6. Il Duca Francese
"Il territorio della Gran Bretagna è diviso in molti staterelli, di cui però ci ricordiamo maggiormente dell'Inghilterra e della Scozia*." Spiegò con voce calma Margaret, la vecchia domestica dal viso rugoso e gentile che si occupava dell'istruzione di Nicholas.
"Sì, sì, lo so già: l'Inghilterra e la Scozia sono rivali e bla bla bla, che noia." Fece il rosso con tono seccato, tenendosi pigramente la testa con la mano e guardando fuori dalla finestra con fare assente.
"Nicholas, non puoi fare il bambino in questo modo. Il Principe Astaroth mi ha ordinato di farti apprendere il più possibile sulla storia del nostro glorioso paese; dopotutto nessuno vorrebbe una guardia del corpo ignorante." La domestica incrociò le braccia con disappunto, scuotendo la testa.
"Potrei dirvi ogni singola data storica a memoria, se è questo che vi interessa. Sono più preparato di voi e, francamente, non credo che il compito di una guardia del corpo sia quello di essere istruita. Quello lasciatelo ai maestri, va bene?"
"Qualcosa non va?" Margaret era preoccupata da quella risposta così acida e scostante del ragazzo, che fino a quel momento si era sempre comportato in maniera impeccabile con lei. "Nicholas, cosa è successo?"
"Niente d'importante, solo io che mi faccio delle stupide congetture e poi ne rimango deluso." Si alzò in piedi, stiracchiandosi per bene, poi s'incamminò verso la porta senza dire più una parola.
"Dove stai andando? Guarda che la lezione di storia non è ancora finita!" Margaret lo inseguì con un po' di preoccupazione, afferrandolo per un braccio per evitargli di scappare.
"Me ne vado ad allenarmi con la spada. Dopotutto è questo quello che dovrebbe fare una guardia del corpo, no?"
E detto fatto il ragazzo uscì in cortile, dove iniziò ad allenarsi per liberare un po' la mente. Le vicende accadute la sera prima continuavano ancora a perseguitarlo, ripetendosi incessantemente nella sua testa come un disco rotto.
Lui e il Principe che danzavano sotto le stelle, il vento che accarezzava i loro corpi, il leggero e squisito aroma di alcool che circondava Julian.
E poi ancora le loro mani a contatto, il collo caldo del corvino e le loro labbra che si univano finalmente in un bacio pieno di passione e sentimento.
Cos'altro avrebbe dovuto fare Nicholas? Stare lì a guardare mentre il Principe continuava involontariamente a sedurlo in quel modo?
"Cavolo, perché non me lo so tenere nei pantaloni?" Nicholas colpì con così tanta forza un fantoccio di legno, che lo distrusse all'istante, mentre le vene di tutto il braccio gli guizzavano come impazzite. "Perché proprio a me? Perché Julian non poteva essere l'ennesimo vecchio bavoso, anziché un bellissimo e delicato principe, troppo bello per essere vero?"
Un urlo di dolore lo distrasse dal suo stato di trance. Con una mano si asciugò il sudore che gli imperlava la fronte, successivamente accorse in soccorso del povero malcapitato senza neanche pensarci due volte.
"Ma è mai possibile che voi sporchi Inglesi non riusciate a farne una giusta?" Domandò una voce fastidiosa e alterata un giovane uomo dall'aspetto nobile dal forte accento Francese, dando senza alcuna pietà un calcio ad un povero apprendista stalliero. "Avevo detto di dare da bere acqua pura ai miei cavalli assetati dal lungo viaggio, e tu osi presentarti con questa schifosa acqua stagnante? Se fossi il mio stalliero ti farei ghigliottinare seduta stante."
"M-mi perdoni, Duca Ludovic. Non si ripeterà più." Si scusò con fare sommesso il povero ragazzo, implorando con le mani unite di essere perdonato. Il nobile in questione era un bel ragazzo dal fisico prestante, sulla ventina circa, con la pelle più chiara della neve e due occhi sul giallo dal taglio crudele e felino. Il ragazzo aveva un neo sotto l'occhio sinistro, ma la cosa che spiccava più del suo aspetto erano i capelli, colorati artificialmente di un lilla davvero molto chiaro.
"Chi è questo pagliaccio dai capelli rosa?" Si domandò Nicholas, cercando di non scoppiare a ridere per il colore davvero improponibile di quei capelli. "Cosa vuole quel francesino da strapazzo da noi?"
"Tu." Il duca puntò un dito in direzione di Nicholas, rivolgendogli un sorrisetto a metà tra il sadico ed il compiaciuto. "Miserabile servo, conducimi immediatamente nelle stanze del Principe Julian."
"Oh no, non credo proprio." Disse con un velo di sarcasmo il rosso, incrociando le braccia. Quel Francese con la puzza sotto il naso aveva provato ad intimidirlo dalla bellezza del suo metro e ottanta; era proprio un peccato che Nicholas fosse alto ben tredici centimetri in più, e che quindi il tentativo di intimorirlo fosse andato in fumo ancora prima di iniziare. "Sapete, per avere un onore simile è necessario avere un permesso. Voi sareste...?"
"Sono Ludovic III, Duca di Bretagna e promesso sposo** del principe Julian." Rispose con orgoglio e presunzione il ragazzo, guardandolo dall'alto in basso con un senso di superiorità che soltanto un nobile poteva possedere. "E tu chi sei, invece? Sei solo un povero ed infimo servo, o mi sbaglio?"
"Si sbaglia di grosso, io sono la guardia del corpo del Principe." Lo contraddisse il rosso, cercando il più possibile di stuzzicarlo per provocare la sua ira. Le parole del Duca lo colpirono in pieno, come un calcio in pancia: allora era lui il maledetto rivale in amore da battere per poter avere il cuore del Principe Julian. "Molto bene, mi segua. Avvertirò il Principe del suo arrivo per dargli un paio di minuti per prepararsi."
"No, portami direttamente da lui." Ordinò Ludovic mentre faceva segno ad uno dei suoi servi di scaricare le sue valige. "Ho intrapreso questo viaggio in segreto soltanto per vederlo, non voglio rovinare la sorpresa proprio alla fine."
Al povero Nicholas non rimase che obbedire, dopotutto lui era soltanto una misera guardia del corpo senza alcun potere, tutto ciò che poteva fare era limitarsi ad accompagnare il Duca a destinazione per sorvegliare attentamente i suoi movimenti.
Una volta arrivati di fronte alle camere del reale, il rosso sentì una strana sensazione bruciargli nel petto. Era l'invidia, che lo stava consumando interiormente come un fuoco eterno: quello stupido Francese era troppo odioso e spocchioso per poter avere un uomo elegante e raffinato come Julian, questa cosa proprio non la mandava giù.
Ludovic spalancò la porta della stanza di Julian senza alcuna delicatezza, entrando come un fulmine e urlando a gran voce un "sono tornato!"
Il Principe, di tutta risposta, scattò sull'attenti come se qualcuno avesse sparato un colpo di pistola in camera, sgranando gli occhi per il terrore quando si accorse dell'ospite appena entrato.
"L-ludovic? Cosa ci fate voi qui? Nessuno mi ha avvisato del vostro arrivo." Balbettò penosamente il nobile, con il cuore che prese a battergli all'impazzata nel petto.
Il Francese chiuse la porta alle sue spalle, facendo segno a Nicholas di levare le tende. Non voleva essere disturbato da guardie troppo impiccione, adesso desiderava soltanto stare un po' in compagnia del suo amato fidanzato. "Mio caro Julian, puoi evitare di darmi del "voi". Siamo intimi, io e te."
"Perché ti trovi qui?" Chiese nuovamente il Principe, con tono fermo e severo, quasi come se si sentisse offeso dalla presenza del promesso sposo.
"Ho deciso di farti una sorpresina, tutto qui. Mi mancavi tanto, sai?" Rispose l'altro, accennando un ghigno che non prometteva niente di buono. Allargò le braccia, tentando di afferrare Julian, ma lui fu più svelto e sfuggì via dal suo abbraccio. Ludovic schioccò la lingua sul palato con disappunto, mentre le sue sopracciglia diventavano quasi un cipiglio. "Vedo con profondo dispiacere che io non sono mancato a te, però."
"Avresti dovuto avvisare." Julian incrociò le braccia in maniera severa, guardando il più grande dritto negli occhi, quasi per rimproverarlo.
"Non potevo permettere che te ne scappassi ancora come l'ultima volta. Le tue scuse per non vedermi sono davvero patetiche, lo sai?" Ludovic si avvicinò al Principe con fare minaccioso, sovrastandolo per incutergli timore. Gli mise una mano dietro la schiena, facendo aderire completamente i loro corpi, mentre con l'altra mano prese ad accarezzargli teneramente le labbra. "Tu sei mio."
*In questo AU sono presenti alcuni territori realmente esistenti come la Francia, l'Inghilterra e la Scozia. Varia tuttavia la storia dei vari paesi, che combattono guerre e vivono situazioni diverse rispetto a quelle realmente accadute.
**In questo AU l'omosessualità non è vista come un peccato poiché la religione cristiana non è mai esistita. Se i reali dovessero essere omosessuali, verrebbe utilizzata una concubina (o concubino in caso di due regine) per garantire un erede alla casata.
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