9"Danilo, folletto guaritur"

Le due ranocchie, salto dopo salto, riuscirono a percorrere la via del ritorno grazie alla prodigiosa memoria di Clotilde. Purtroppo nella grotta erano rimasti gli speculos ed il mantello fatto di raggi di luna e, le due giovani dovevano rendersi invisibili ai predatori, nascondendosi nell'erba; essendo piccole, erano costrette ad aggirare gli ostacoli per progredire e, questo aumentava la durata del tempo da impiegare per raggiungere il centro del bosco, così  lontano dalla loro portata.
Cosa ancora più seccante era, che a volte si fermavano, estraevano la lunga lingua e catturavano un insetto, fagocitandolo all'istante. Bleah!
Ci misero due giorni interi, finalmente, a notte inoltrata, arrivarono a destinazione.
Davanti ai loro occhi si stagliava una capanna di legno, il tetto di foglie, misto a paglia secca. Dalla finestra aperta si intravedeva una parte della stanza, illuminata dal fuoco di un braciere, posto su quattro alti sostegni .
Il viso gioviale di un giovane folletto, apparve dietro le fiamme, superò il braciere e si affacciò alla finestra:
"Venite, vi stavo aspettando!" esclamò.
Le due ranocchie si girarono a guardarsi intorno.
"Ce l'ho con voi due, ranocchiette!"
Ora il folletto era sulla soglia della sua capanna.
Le due amiche zompettarono verso di lui e il giovane accolse gli anfibi nel palmo di entrambe le mani, le portò dentro e le posò sul tavolo; sfilò il sacchetto dal collo di Stella, lo aprì, prese un pizzico di polvere di stelle e, pronunciando la frase magica "Mo Ida Hen", spruzzò le due fanciulle riportandole al loro aspetto umano.
Le fanciulle  si misero a piangere di gioia, saltellando e ballando.
Stella, entusiasta per la riuscita dell'esito si aggrappò al collo del folletto e lo baciò sulla guancia; sentì il ragazzo irrigidirsi, lei si scostò, i due si guardarono negli occhi.
Stella, carnagione eburnea, lisci capelli corvini, le lunghe ciglia nere che incorniciavano due grandi occhi color ghiaccio; lui, poco più alto di lei, carnagione verdognola corti capelli con un ciuffo che gli carezzava la fronte, biondo come il grano, occhi di un verde smeraldo.
Entrambi erano arrossiti d'imbarazzo, era chiaro che lui non era abituato a simili attenzioni.
"Prego, accomodatevi." invitò le ospiti, distogliendo lo sguardo dalla principessa e prendendo due sgabelli, li accostò alla tavola. Uscì un minuto fuori dalla capanna e tornò portando con sé due ciotole piene di latte di capra, appena munto. Mentre le ragazze bevevano con gusto, aggiunse a tavola delle gallette e dei formaggi, delle fragoline e delle more.
Stese a terra una coperta di lana e, invitò le due ospiti a passare lì il resto della notte, in un angolo della capanna.
Le fanciulle, esauste e felici si addormentarono all'istante e caddero in un sonno profondo, senza sogni.
Le fanciulle si svegliarono che il sole era già alto nel cielo ed il folletto stava rientrando con delle trote pescate al fiume.
Sul momento, entrambe, aprendo gli occhi e guardandosi intorno erano rimaste sorprese, non ricordavano dove si trovassero poi cominciarono a rievocare gli avvenimenti della sera precedente.
Il giovane sorrise loro:
"Permettete che mi presenti: mi chiamo Danilo, Nilo per gli amici e sono il medico guaritore di tutti gli esseri viventi che si trovano nel bosco. Sono proprio curioso di sapere come avete fatto a diventare ranocchie, avete per caso baciato dei principi?" rise divertito mentre si accingeva a pulire il pesce per il pranzo.
"Cra! Ehm, volevo dire: mi cramo Clotilde... Cra!" la ragazza mise le mani sulla bocca per fermare un altro verso che le stava uscendo.
Stella rise di cuore, con le lacrime agli occhi.
"Non ci trovo niente...Cra! Di divertente! Cra!"esclamò stizzita.
"Scusami!" rispose la principessa, cercando di ricomporsi "È che la tua memoria è davvero eccezionale: mantiene ancora le caratteristiche della tua precedente identità!"
"Ma tornerò come prima?" chiese apprensiva.
"Sicuramente, ne sono certa!"
Le giovani raccontarono a turno le loro storie, Nilo, invece, non volle aggiungere nient'altro di se; era una persona molto cordiale ma contemporaneamente, schiva e riservata.
"Così voi siete riuscite a raggiungere la famosa valle dell'arcobaleno." poi continuò pensoso " E' qui nelle vicinanze, ma è al contempo irraggiungibile... E pensare che io credevo si trattasse di una mera leggenda. E sareste in grado di tornarvi?"
Stella guardò Clotilde.
Quest'ultima rispose:
"Ci posso provare. Cr..." Clotilde si tappò la bocca.
"Cosa potrei mai trovare lì, di utile? Non riporterà in vita i miei genitori... Questa goccia della saggezza, poi... Non mi è parsa così miracolosa." Luna esclamò amareggiata.
"Si dice che nella grotta dell'arcobaleno sia custodito un antico libro di incantesimi, utile a risolvere qualsiasi problema!"
"Potrebbe riportare alla libertà il mio popolo?" chiese Stella, speranzosa.
"Forse; il fatto che sia irraggiungibile, significa che l'accesso è dato solo a colui che è puro di cuore e sincero."
Stella pendeva dalle labbra del giovane, desiderosa che le sue parole diventassero realtà. Quando lo fissava negli occhi, sentiva una strana sensazione allo stomaco, mentre il cuore le batteva all'impazzata, senza apparente motivo. Più lo guardava e più desiderava sapere dettagli della sua vita, conoscerlo meglio.
Dopo aver consumato il pasto, Stella azzardò chiedendo spiegazioni riguardo la sera precedente:
"Come facevi a sapere che avresti dovuto usare la polvere di stelle e soprattutto l'incantesimo giusto da pronunciare?".
Nilo sorrise e con un cenno del capo, indicando alla sua destra, rispose:
"Ho i miei informatori!"
Stella si guardò intorno, ma nella capanna c'erano solo loro tre.
"Oggi voglio che riposiate tutto il giorno; dovete essere in forze per il viaggio di ritorno alla valle. Conto di partire domani all'alba, con il fresco del mattino. Clotilde, tutto dipende da te... Solo tu potrai portarci a destinazione."
"Ce la farò!" incalzò baldanzosa la fanciulla.
Tutto ad un tratto, entrambe le ragazze si sentirono spossate, iniziarono a sbadigliare chiedendo scusa a Nilo si allungarono sulle coperte stese sul pavimento di terra battuta, e, caddero quasi subito, in un sonno profondo.
"Dormite bene." sussurrò il folletto "Ho messo delle gocce di estratto di fiori, rilassante, nei vostri bicchieri. Domattina quando vi sveglierò, vi sentirete rinvigorite."

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top