Come diventai una spia
Abitavo in una piccola casa in riva al mare. Ricordo ancora il giardino fiorito che la circondava, il rumore delle onde e le risa dei bambini che si rincorrevano sulla spiaggia bianca, schizzandosi a vicenda.
La mia famiglia era numerosa: a mio padre e mia madre si aggiungevano i miei quattro fratelli, Mossador era il maggiore, aveva ereditato i ricci scuri e la pelle color rame di nostro padre ma gli occhi, oro anziché color ambra (tipici di Naath) li aveva presi da mamma. Nonostante fosse robusto di corporatura era agile come una scimmia. Già a quattro anni si arrampicava sugli alberi e quando ne ebbe dieci lo insegnò anche a me.
Marselen era diverso da lui, sia di fisico che di carattere: se Mossador era alto e corpulento Marselen era minuto e smilzo e i suoi occhi non erano né oro né ambra, ma neri come il carbone.
Neri erano anche i capelli, lisci e tanto lunghi da ricadergli sulle spalle. Inoltre, Mossador era serio, solitario e il più delle volte malinconico mentre l'altro sorrideva in continuazione e amava circondarsi di persone, specie giovani donne.
Infine Marissin. Io e lui siamo nati insieme e sin da piccoli eravamo due gocce d'acqua.
Stessi occhi dorati, stesso fisico minuto, stessa pelle ramata e stessi capelli ricci.
Marissin amava la musica, suonava qualunque strumento gli capitasse in mano ma la sua vera passione era il canto. La sua voce, dolce ma sonora era capace di ammaliare chiunque, tanto che pareva che persino gli uccelli si fermassero ad ascoltare.
Mia madre era una donna piccola, dai lunghi capelli scuri e dal sorriso più caldo del mondo.
Amava tutti e non odiava nessuno.
Per lei tutti gli uomini erano fratelli, e un fratello, buono o cattivo che sia non va mai odiato, soleva dire. Quando nacqui io, mi dissero che sorrise e con un risolino sospirò -Finalmente una femmina!-. Non mi ha mai sgridato, neanche se me lo meritavo. Quando commettevo uno sbaglio si limitava a sospirare e a lanciarmi un'occhiata piena di delusione tanto che io, pentita, andavo a chiederle scusa subito.
Mio padre era un'uomo dal carattere mite e gentile che rideva spesso e che amava mia madre e noi più di ogni altra cosa al mondo. Non aveva paura di niente, manco della morte, affermando che essa era solo un'altra grande avventura come lo era stata la vita. Quando vorrei avere ereditato un po' del suo coraggio.
Poi tutto finì. Accadde una notte d'estate, mentre tutti dormivano.
Una nave schiavista delle Isole del Basilico approdò sulle nostre coste al fine di fare razzia di manufatti e persone.
I sacerdoti dicono che gli Spiriti della Farfalle proteggono i Naathi quando degli invasori approdano sull'isola. Ma quella notte non lo fecero.
In un'attimo il tutto si trasformò in un caos di urla e sangue.
Gli anziani e i malfermi, inutili come schiavi, vennero eliminati subito dai predoni. Stessa sorte toccò a coloro che osarono scappare o reagire. Come mio padre, che ingaggiò una lotta corpo a corpo con un predone urlandoci di scappare. Il suo gesto non servì molto, durante la rissa l'uomo lo trafisse e poco dopo toccò a mia madre, non prima che un paio di schiavisti la violentassero sotto gli occhi di noi quattro, due adolescenti e due bambini di sei anni.
Noi non volevamo morire, così accettamo la schiavitù.
Mesi dopo la nave schiavista, con noi a bordo, approdò nella città libera di Volantis dove uomini liberi lo erano alcuni, gli altri schiavi di questi.
Piansi disperata, mentre i miei fratelli venivano venduti a un Buon Padrone di Astapor per essere arruolati fra gli Immacolati, i guerrieri eunuchi che si diceva erano imbattibili.
Il giorno dopo sarei stata venduta anche io, ma durante la notte, uno schiavista alto due metri e della pelle color ebano, in un atto di pietá, mi liberò -Scappa- disse in un sussurro. E così io feci.
Per tre giorni vissi di elemosina, finché un giorno un uomo grasso e calvo che profumava di rose mi diede del conio sufficiente a procurarmi un buon pasto per la giornata. -Se ne vuoi ancora- sussurrò lo sconosciuto -Scoprì di più su di lui- detto questo mi indicò un signore scheletrico dalla faccia da avvoltoio impegnato a trattare con uno schiavista.
Mi sembrò una cosa poco onesta ma non avevo scelta: era la mia unica speranza di soppravvivere.
-Oris Myentarys- gli comunicai il giorno dopo - Quarantasette anni.Commerciante. Possiede una magione vicino al Porto. Ha più di cento schiavi al suo servizio. Girano voci su una sua presunta omosessualità .- -Bene- l'uomo mi porse il conio e io feci per andarmene. -Missandei- mi chiamò lui. Io lo guardai con aria interrogativa. -Ti piacerebbe lasciare questa città ed andare a vivere nel Continente Occidentale?-. -Cosa farei lì?- replicai -Prima di tutto là non è ammessa la schiavitù quindi non correresti nessun rischio. Inoltre..- si chinò su di me -Se compirai dei lavoretti per me ti potrò garantire cibo e denaro a tempo indeterminato-. - Che tipo di lavoretti?- -Tipo quello che hai svolto ieri.- mi rivolse un sorriso enigmatico -Segreti-. Esitai ma poi mi convinsi -Verrò con te Lord...
-Varys, Lord Varys-.
Ad Approdo del Re scoprì che non ero l'unica orfana a essere impiegata per gli scopi di Varys.
Li chiamavano gli "Uccelletti" e io da lì a poco sarei diventata una di loro. Varys mi insegnò le più svariate lingue, da quella di Westeros al Valyriano e a quella dei Dothraki, signori dei cavalli.
Mi insegnò anche a leggere e col passare dei giorni scoprì che mi piaceva. Leggendo imparavo molte cose ma soprattutto mi piaceva perché colmava il senso di vuoto e solitudine che avevo dentro.
Col passare degli anni diventavo sempre più brava nel mestiere e il fatto di sapere più lingue mi avvantaggiava. Mi sopprannominarono "Il Passero" perché ero piccola e agile e perché "cantavo" le informazioni necessarie a Varys rendendolo contento.
Ora mi è stata affidato il compito più importante della mia vita.
Me lo disse qualche giorno fa Varys, mentre attraversavamo i sotterranei della Fortezza Rossa. -Tu hai del talento. Sei straordinariamente intelligente e sai parlare le lingue apprese meglio della tua..voglio affidarti pertanto una nuova missione, e il suo esito dipenderá da te.-
-Di che missione si tratta?- - Il Passero deve entrare nella tana del drago, senza farsi mangiare però. Il Passero diventa amico del drago per poi cantare a Lord Varys le canzoni che gli piacciono tanto-. - E chi sarebbe questo drago?- chiesi -Il drago che da est sta tornando a ovest- rispose -Daenerys Targaryen.
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