0. Prologo
Il Cairo, Egitto
estate 2014
Era notte fonda.
Il silenzio che vigeva tra le strade anche illuminate dai lampioni era spezzato dalla marcia lesta di un gruppo di soldati vestiti di nero e armati fino ai denti. I loro visi in ombra avevano tratti duri e freddi, proprio come l'individuo che dava ordini e mai si mostrava al loro fianco, e le loro intenzioni erano mosse da cose cui l'umanità lottava tutta una vita per non cadervi mai facile preda: prepotenza, sopraffazione e violenza.
La marcia degli uomini continuò fino a inoltrarsi per uno dei vicoli più antichi della città, non passando di certo inosservata tra quelle viuzze, quell'ora che doveva essere porta di sogni e di riposo: il mese scorso quegli stessi soldati avevano buttato giù l'entrata della dimora più a nord di quella stessa strada e avevano condotto via il primogenito dalla sua famiglia per "alto tradimento".
Allertata dal rumore, una donna e sua figlia si diressero alla finestra dello stabile nell'angolo della viuzza e da dietro le imposte dipinte di blu scorsero i soldati: alla vista il cuore di entrambe fremette di terrore...
La bambina fece per parlare e dare voce a quelle emozioni viscerali che sentiva contrarle le viscere dello stomaco, ma la donna le mise una mano sulla bocca e la allontanò dalla finestra prima che i soldati si accorgessero di loro.
Intanto gli uomini si fermarono davanti a una delle botteghe più antiche della città, un suq di quelli tipici e custodi delle tradizioni, che era meta di cittadini bisognosi e turisti curiosi: vi fu un attimo di esitazione nel gruppo di scellerati perché questa volta le modalità dell'incursione erano diverse, la donna che gestiva quell'attività la conoscevano da bambina e c'era sempre stata nei momenti di pura disperazione.
Stizzito da quel fare, il più alto di grado avanzò e staccò le erbe, appese per essere essiccate alla saracinesca decorata da intarsi, con un forte strattone; infine le gettò in terra pestandole con le suole delle scarpe con fare spietato.
Dopo ordinò di buttare giù tutto a calci con occhi brucianti come brace e il piglio da bruto. I sottoposti dimenticarono l'umana esitazione e l'aiuto ricevuto ed eseguirono; d'altronde quelli erano gli ordini e non si dovevano discutere.
Alla fine giunsero alla porta d'entrata dell'appartamento collegato alla bottega e la sfondarono senza tante cerimonie e riguardi, per poi sparpagliarsi come biglie impazzite alla ricerca della proprietaria.
Tuttavia, se non avessero esitato e quel barlume di coscienza non li avesse condotti all'esitazione iniziale, avrebbero scorto l'irriducibile proprietaria che si dava alla fuga proprio dalla porta secondaria dell'esercizio commerciale. Con tanto di gatto un po' fuori taglia alle calcagna come un'ombra e una valigia, chiusa alla meglio con uno spago stretta sotto braccio come il bene più prezioso. E un solo pensiero in mente: non osare più guardarsi indietro.
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