Extra VII - Il Principe e l'Ombra
Un anno prima
Ryan
Nello sguardo castano della donna splendono frammenti di cristalli d'oro. Mi osserva, studiandomi con le sue iridi bicolore, scaglie di luce su uno sfondo di oscurità.
«Ryan» sussurra, con la sua voce soave, «trovami.»
La guardo. I suoi capelli sono ricci e color rame. Indossa una veste di seta, macchiata di sangue e stracciata. Ha i lineamenti delicati, chiari e familiari.
«Trovami.»
Intorno a me, solo tenebre. Una stanza nera, vuota, concentrata di freddo e ombre. Solo io e la misteriosa donna che occupa ogni notte i miei sogni.
«Trovami» ripete, «e salvaci.»
Squadrandola, mi rendo conto di chi si tratta. Il suo volto è rappresentato nei quadri che tappezzano le pareti dei corridoi. Quegli occhi dalle scaglie d'oro, quella chioma di ricci rossi.
Selene Kelley. La Regina di Arcandida.
Improvvisamente, la camera nera si restringe. Non so come io me ne accorga, dato che le pareti sono inesistenti, ma sento l'aria che manca e lo spazio che diminuisce, stritolandomi in una presa gelida.
«Salvaci» dice Selene, le iridi che brillano nell'oscurità che ci sta soffocando.
Poi, tutto viene inglobato dal buio.
****
Mi sveglio di soprassalto, il respiro pesante e i capelli incollati alla fronte sudata. Scosto le ciocche, riprendendo aria inspirando profondamente, e mi metto a sedere sul materasso. Poggio i piedi sul pavimento e le mattonelle fredde a contatto con la pelle mi restituiscono un po' di lucidità.
Tiro uno sguardo all'orologio. Sono le tre di notte passate. Mi alzo dal letto e arranco nell'oscurità della mia camera, raggiungendo il bagno. Accendo la luce e apro il rubinetto del lavandino, posando le mani sotto il getto congelato. Raccolgo una manciata d'acqua e mi sciacquo il viso, cosa che riesce a tranquillizzare il mio respiro e a riattivarmi i sensi.
Stringo le dita intorno al bordo del lavandino e sollevo lo sguardo sullo specchio del bagno, incontrando i miei occhi. Sono esattamente come quelli della donna del sogno, ricamati da chiazze dorate sulla parte bassa dell'iride.
Ho notato fin da subito questa somiglianza con Selene Kelley. Mi sono sempre chiesto perché io abbia gli stessi occhi della Regina, ma le ipotesi che mi venivano in mente erano una più assurda dell'altra.
Tuttavia, sembro l'unico ad averci fatto caso. Nessuno si è accorto di questo tratto in comune con Selene, e non ne capisco il motivo. È talmente evidente.
Come se non bastasse, da qualche settimana ho iniziato a vederla nei miei sogni. Subito dopo essermi addormentato, mi trovo dentro una stanza nera, in compagnia di Selene. Lei afferma che devo trovarla e che devo salvare tutti, ma non sono mai riuscito a rivolgerle parola o a chiederle spiegazioni.
Solo noi, la sua voce che mi tartassa e le tenebre che ci avvolgono.
E non ho idea di cosa significhi.
****
La voce di Dakota Moore, la professoressa di storia, rimbomba nell'aula. Sta spiegando qualcosa riguardo la fondazione del nostro regno, ma non riesco a prestare attenzione.
La stanchezza mi annebbia i pensieri e la mia mente è invasa dai ricordi del sogno di stanotte, l'ennesimo. Mente giocherello distrattamente con l'orecchio di una scheda che ci ha fornito la professoressa, ripenso alle parole di Selene.
Devo trovarla.
"Sì, Ryan, devi trovarmi."
Sobbalzo, irrigidendomi di scatto contro lo schiena della sedia. Nonostante il sonno che mi confonde le idee, sono sicuro di non aver avuto un miraggio. Ho sentito la voce di Selene, e l'eco della sua affermazione rimbomba ancora intorno a me.
Guardo il resto dei miei compagni, con cui frequento il quinto anno del percorso di studi dei Guerrieri. La maggior parte sta ignorando la spiegazione di Dakota. Qualcuno, al contrario, prende appunti e partecipa attivamente alla lezione.
In seconda fila, noto una Guerriera bionda che si sta ripassando il mascara sulle ciglia, osservandosi da uno specchietto portatile. Quando ha concluso il lavoro, i suoi occhi, sfumati di castano e verde, sembrano più grandi e accesi.
Sposto l'attenzione da Tiffany Campbell, alzando gli occhi al cielo. Ha ripreso a frequentare le lezioni da qualche mese, dopo la morte di Christian Hunter, il suo ragazzo, ed è completamente un'altra persona. La ricordavo come una ragazzina silenziosa e riservata, non come una smaniosa fissata con il trucco e i vestiti.
Il mio sguardo viene catturato dalla figura di un'altra Guerriera, in fondo alla classe, nell'angolo a sinistra. Ha dei lunghi e voluminosi capelli corvini, scuri come la notte e come le sue iridi, di un nero intenso. La sua pelle, bianca come la neve, stona con il resto. Credo che si chiami Mackenzie. Non le ho mai parlato, ma, ogni volta che i miei occhi si posano su di lei, sento la necessità di raggiungerla, spinto da un'attrazione assolutamente irrazionale.
Mackenzie si accorge che la sto osservando e mi restituisce lo sguardo. Distolgo in fretta il mio, scappando dalle sue iridi abissali.
"Segui la mia voce, Ryan" mormora Selene Kelley.
Mi guardo di nuovo intorno, e nessuno sembra aver udito la Regina, nemmeno stavolta. Sto diventando pazzo.
"Segui la mia voce" ripete la Regina, e mi rendo conto che le parole provengono dalla mia testa. Mi sta parlando mentalmente. "Esci."
Faccio come dice e, senza rendermene conto, mi trovo in piedi. Gli occhi chiari di Dakota mi puntano, insieme a quelli dell'intera classe.
«Ryan?» fa la professoressa. «C'è qualche problema?»
Sì, ho un problema: la Regina defunta di Arcandida mi parla telepaticamente.
«Posso uscire?» chiedo, tenendo per me i miei pensieri.
Dakota mi squadra. Poi, sospirando, dice: «Va bene, ma fai in fretta».
La ringrazio e mi faccio largo tra i banchi, arrivando alla porta dell'aula. Lascio la classe, trovandomi nel corridoio deserto del secondo piano, dove sono collocate la metà delle aule degli insegnanti. Le altre sono distribuite al piano superiore.
"Scendi al piano terra" indica Selene.
Raggiungo l'ascensore e schiaccio il testo del pianterreno, come mi ha detto la Regina. La cabina si apre e mi ritrovo nell'atrio deserto della scuola. I raggi del sole trapassano le porte di vetro colorato.
Selene mi ordina di immettermi nel corridoio di sinistra e di proseguire in avanti. Dopodiché, svolto e continuo a camminare, superando l'infermeria, le palestre e l'ufficio del direttore.
Seguo le indicazioni della donna, imboccando corridoi che non avevo mai visto, girando angoli e trovando vie biforcate. Mi fermo solo quando mi imbatto in una parete vuota, che mi blocca la strada.
«Un vicolo cieco?» esclamo ad alta voce, contrariato e confuso.
Selene non risponde. Sto valutando l'idea di ignorarla e tornare in classe, quando un punto al centro della parete si illumina di una debole luce argentata. Spalanco gli occhi, fissando con stupore il muro che scorre, rivelando un passaggio segreto.
Dietro alla parete si nascondeva una scalinata di roccia, che si tuffa dritta nel buio, al punto da non vederne la fine.
"Scendi" dice Selene, confermando i miei timori.
Accendo un fuocherello sul palmo della mia mano, per farmi luce, e comincio a scendere i gradini di pietra. Arrivo in fondo alla scalinata e tendo il bracco in avanti, rischiarando con le fiamme magiche l'ambiente. Davanti a me, un lungo tunnel scavato nella roccia.
Proseguo lungo la galleria e, secondo le direttive della Regina, svolto a destra, trovandomi davanti a una porta di vetro.
"Entra e guarda lo specchio."
Posiziono le dita sulla maniglia e la serratura si sblocca da sola. Spingo il battente ed entro in una piccola stanza, completamente vuota. L'unico arredo è un grande specchio a parete, che occupa il muro opposto alla porta. Mi piazzo davanti alla lastra, come ha detto Selene, e aspetto.
Ben presto, una sagoma prende forma sul vetro. È una figura femminile, prima sbiadita poi sempre più definita. Riconosco gli occhi macchiati d'oro e i lineamenti della donna che invade i miei sogni. Indossa la stessa veste, ma non è sporca di sangue. I capelli sono rossi e ricci come stelle filanti.
«Ryan» parla, facendo un sorriso dolce. La sua voce è delicata. «Mi hai trovata.»
«Selene» osservo, piuttosto stranito.
«Immagino che ti starai chiedendo come mai ti ho condotto fin qui» intuisce.
«Già. Mi piacerebbe anche sapere perché ti sogno ogni notte.»
«È il momento che tu sappia la verità, Ryan» dichiara.
«Ti ascolto.»
Le prossime frasi che escono dalla bocca di Selene mi paralizzano. «Suppongo che tu conosca la storia dei miei figli, vero? Dopo lo scoppio della guerra, li nascosi, per tenerli al sicuro da Seth. Dissi a Mark che li feci adottare, per camuffare la loro energia tra quella degli umani. In realtà, era una bugia: sì, ho nascosto mia figlia a New York, ma non mio figlio. Lo lasciai nell'orfanotrofio dell'Accademia, in modo che, quando sua sorella avrebbe scoperto la verità sulle sue origini, lui sarebbe stato già lì, pronto ad accoglierla.»
«Cosa... cosa c'entra tutto questo con me?» chiedo, il tono quasi spaventato dalla risposta.
Selene mi scruta con le sue iridi, il riflesso delle mie. Improvvisamente, mi è tutto più chiaro, come se uno strato di nebbia si fosse appena dissolto.
«Sei il Principe di Arcandida, Ryan, e il legittimo erede al trono» pontifica la Regina.
«Credo di sentirmi male» mormoro tra me.
Selene - mia madre - incurva le labbra in modo tenero. «Mi rendo conto che è una notizia sconvolgente, tesoro, ma è la verità. Ti ho lasciato in Accademia così che potessi trovare tua sorella. Dovrete sconfiggere Seth insieme. Siete gli unici che potete farlo.»
«Perché me lo dici solo ora?» le domando, leggermente offeso.
«Presto tutto cambierà. Dovevi saperlo. Ho cercato di procrastinare, perché, dicendoti chi sei, l'incantesimo che protegge la tua identità si è spezzato. Ti permetteva di non essere riconosciuto, ma adesso le Ombre percepiranno la tua aura e gli Arcandidi cominceranno a notare la somiglianza con me e Den. Devi continuare a nasconderla, almeno fino all'arrivo di tua sorella.»
La testa mi gira. Non riesco più ad assimilare le informazioni che mi sta fornendo Selene.
Sono il figlio della Regina. Sono il Principe.
«Quindi, cosa devo fare, adesso?» domando, ancora spaesato.
«Cerca tua sorella. Trovala. Oppure, aspetta che sia lei, ad arrivare. L'importante è che uniate le forze. Arcandida ha bisogno di voi.»
Dopo queste ultime parole, la figura di Selene inizia a schiarire, diventando trasparente.
«Cosa sta succedendo?» le chiedo, guardando il suo corpo che sbiadisce.
«Questo è uno specchio che collega il tuo mondo a quello dei defunti. Il tempo per parlare è poco, e si è appena esaurito. Ma ti basterà scendere di nuovo nei sotterranei e chiamarmi, se vorrai vedermi» mi spiega.
«Posso parlare anche con Den?»
«Con chiunque tu desideri. Solo i membri della famiglia reale possono usare gli specchi magici, e tu ne fai parte, Ryan» sancisce mia madre.
Dopodiché, Selene svanisce dallo specchio, dissolvendosi in una nube di cristalli.
****
È passato qualche mese da quando ho scoperto di essere il Principe di Arcandida. Da quel giorno, mi dirigo quasi sempre nei sotterranei, per parlare con la mamma.
Mi ha raccontato del mio primo anno di vita, che ho trascorso ad Arcandida, e di come ha conosciuto Den. Non ho ancora trovato l'occasione di contattare mio padre, però. Mia madre dice che devo aspettare il momento giusto, anche se non capisco perché.
Ho seguito il suo consiglio sul nascondermi e ho comprato un paio di lenti a contatto, durante un turno di Sentinella. Adesso, le mie iridi sono di un banale marrone, e nessuno sembra aver notato il cambio di colore.
Mi sto annoiando, chiuso in camera, con la pioggia che picchietta contro la finestra. Perciò, decido di uscire e di andare a trovare mia madre. È l'unica persona con cui riesco ad aprirmi, che mi comprende a pieno. Non ho mai avuto molti amici, in Accademia. A meno persone ci si affeziona, meglio è.
L'ascensore è occupato, perciò uso le scale per scendere al pianoterra. Percorro velocemente i gradini, i miei passi frettolosi che rimbombando tra le pareti vuote. La maggior parte dei Guerrieri ha gli allenamenti pomeridiani o i turni di Sentinella, a quest'ora.
Arrivo all'ultima rampa. E, proprio nel momento in cui metto piede sull'ultimo gradino della scalinata, un rumore improvviso mi fa scattare sull'attenti. È un debole fruscio. Forse, la pioggia, ipotizzo.
Il suono continua. Ascoltandolo meglio, mi rendo conto che non è il ticchettio dell'acqua. Sono dei passi, e sembravo dirigersi qui.
L'atrio della scuola è buio, a causa delle nuvole grigie che coprono il sole. Quindi, l'assenza di luce mi impedisce di perlustrare bene la zona.
Mi volto di lato, ed è in quel momento che incontro due iridi di carbone, che mi fissano, nascoste nell'ombra.
Mi irrigidisco sul posto, in allerta, mentre la figura misteriosa esce dalle tenebre e mi si avvicina. Collego quegli occhi al corpo di una Guerriera. Una ragazza che sembra fatta di porcellana, con la pelle marmorea e i capelli corvini che incorniciano l'esile volto.
Ci troviamo faccia a faccia e, finalmente, capisco di chi si tratta. Mackenzie Davis, la mia compagna di classe. Sto per chiederle se ha bisogno di qualcosa, ma la sua voce mi precede.
«Ho bisogno del tuo aiuto.»
Il suo tono è urgente. I lineamenti bianchi e duri sono piegati in una smorfia agitata.
«Che succede?» le chiedo, preoccupandomi.
«Tu potrai aiutarmi» decreta. «Sei l'unico che può.»
«Di cosa stai parlando, Mackenzie?»
«Ti ho seguito attentamente, in questi mesi, Ryan Wood. Anzi, Ryan Kelley» si corregge, e il sangue mi si gela nelle vene. «Sì, ho scoperto chi sei. Forse potrai ingannare gli Arcandidi, con un paio di lenti a contatto, ma non me. Io sento la tua aura, ed è diversa da quella degli altri Guerrieri.»
Studio Mackenzie, il suo volto pallido, gli occhi neri e gelidi e i capelli scuri. «Tu sei una di loro» realizzo, sussurrando con stupore. «Sei...»
«Un'Ombra» conclude al mio posto. «È buffo che nessuno se ne sia accorto, finora, vero?»
«Non sembri un'Ombra. Sembri... umana» le faccio notare.
Mackenzie sorride. Un sorriso vuoto, come il suo sguardo. «Sono diversa dalle altre. Sono stata creata da un esperimento, ma questo è un altro discorso. Adesso, devi ascoltare cosa ho da dirti.»
Tasto il gilet della divisa e scopro che non ho armi. Ho lasciato il pugnale in camera. Maledizione, impreco tra me.
«Tranquillo, Principe. Non voglio combattere» mi rassicura Mackenzie, notando i miei movimenti. «Voglio parlare.»
«Cosa vuoi, da me?»
«Il tuo aiuto. Te l'ho già detto.»
«Io, un Arcandido, dovrei aiutare te, un'Ombra?» domando in tono ironico, sollevando un sopracciglio.
«Il mio Padrone mi ha mandata in Accademia per spiarvi. Voleva che tenessi d'occhio il Principe e la Principessa, quando sarebbero arrivati. Sarà entusiasta di scoprire che il figlio di Selene, in realtà, si trova già qui. Ma non preoccuparti: non ho intenzione di dirglielo. Ho un'idea migliore.»
«E sarebbe?»
«Alleiamoci, Ryan. Sono stanca, di essere la marionetta di Seth. Entrambi vogliamo la stessa cosa: trovare tua sorella. Io ti aiuterò a farlo, e insieme la proteggeremo da Seth.»
Per poco non scoppio a ridere. «Scordatelo. Non sarò mai alleato di un'Ombra. Mai» sibilo velenosamente.
Poi, creo una sfera di energia magica. Sono pronto a scagliarla su Mackenzie, ma lei dice qualcosa che mi blocca.
«Seth vuole distruggere tua sorella. Se non uniamo le forze, ci riuscirà.»
La sfera elettrica si sbriciola sul mio palmo. «Spiegati.»
«Seth mi ha mandata in Accademia anche per trovare la Principessa prima di voi e raccontarle la verità sui suoi genitori. Sapeva che questa notizia l'avrebbe distrutta, e voleva manipolare tua sorella, sfruttando il suo dolore. Se mi uccidi, non saprai mai di cosa si tratta, e non potremo fermare Seth.»
«Qual è, questa verità?» incalzo.
«Tua sorella non è figlia di Den e Selene. È figlia di Seth. Selene ha tradito Den, e da quel tradimento è nata la Principessa. È l'arma segreta di Seth. Vuole usarla per distruggervi, e ci riuscirà, se io e te non facciamo qualcosa per fermarlo.»
Gli occhi di Mackenzie sono irremovibili, il suo cipiglio serio e convincente. Eppure, non posso pensare che stia dicendo la verità. Non voglio pensare che stia dicendo la verità, perché il pensiero di mia madre insieme a quel mostro mi dà il voltastomaco.
«Non credo a una sola parola di ciò che dici» dichiaro.
«Fa' come vuoi, Ryan. Perché non lo chiedi a Selene?» mi sfida.
«D'accordo» accetto. «Vado da lei. Tu aspettami qui.»
Mackenzie incurva le labbra in un ghigno. «Non vado da nessuna parte, Principe.»
****
Non è possibile.
Non può essere vero.
«Mi dispiace non avertelo detto prima, tesoro» mormora mia madre, dispiaciuta, gli occhi lucidi e pieni di rammarico.
Guardo Selene, la cui sagoma occupa la superficie dello specchio. Ho seguito il consiglio di Mackenzie e sono sceso nei sotterranei, per chiedere a mia madre spiegazioni.
Quando ha confermato le parole dell'Ombra, sono rimasto paralizzato, raggelato da una sensazione di disgusto, rabbia e incredulità.
«Come hai potuto farlo?» la accuso.
«Ho sempre provato qualcosa per Seth» confessa, la voce debole e incrinata. «Lui è stato l'errore peggiore che abbia mai commesso. E tua sorella... lei è l'unica cosa bella ricavata da quello sbaglio.»
Passo le dita sul volto e mi ravvio i capelli, sospirando di frustrazione. «Non posso crederci che tu abbia tradito papà con Seth.»
Selene evita di guardarmi negli occhi, l'espressione carica di vergogna. Capisco che questo suo gesto la tormenterà per sempre, anche dopo la morte.
«Seth vuole usare questo segreto per distruggerla» le riferisco ciò che mi ha detto Mackenzie. «Non possiamo permetterglielo, mamma.»
«Ho sentito la conversazione tra te e quell'Ombra. Devi fidarti di lei, Ryan. Sento che dice la verità. Seth sarebbe capace di fare una cosa simile, e lei sembra davvero disposta ad aiutarti. Impeditegli di impadronirsi della mente di tua sorella.»
«Come dovremmo fare?»
Gli occhi d'oro di Selene brillano attraverso il vetro dello specchio. «Dovete mentirle.»
****
Quando rimetto piede nell'atrio della scuola, trovo Mackenzie seduta sull'ultimo gradino della rampa di scale principale. I capelli si confondono con il buio dell'ambiente, e le sue iridi sembrano buchi neri che risucchiano la luce.
«Sei tornato, finalmente» esclama, alzandosi dallo scalino. Mi raggiunge, arrivandomi davanti. «Cosa ti ha detto?»
Serro i pugni per placare la rabbia. «Avevi ragione» sussurro a denti stretti.
Lei incurva le labbra in modo dannatamente irritante. «Dimmi qualcosa che non so.»
«Secondo lei, dobbiamo mentire a mia sorella, quando arriverà in Accademia. Selene non vuole che scopra la verità su suo padre, e non lo voglio neanche io. Non dovrà mai venirlo a sapere.»
«Allora abbiamo un patto» dichiara Mackenzie, tendendomi il braccio.
Stringo la sua mano gelida, sugellando la nostra alleanza. I nostri occhi sono incatenati, e affondo in quello sguardo di tenebre.
«Posso davvero fidarmi di te?» le chiedo, ancora scettico.
«Voglio sbarazzarmi di Seth tanto quanto lo vuoi tu, Principe. Sono stanca di essere usata.»
«Bene» dico, «parlami del tuo piano.»
****
Presente
Se quel pomeriggio buio e tempestoso mi avessero detto che avrei perso la testa per un'Ombra, sarei scoppiato a ridere.
Ma accadde davvero.
Io e Mackenzie iniziammo a passare ogni giorno insieme. In classe, ci sedavamo vicini, così come a mensa. Ci allenavamo e facevamo i turni di Sentinella in compagnia, discutendo del nostro piano.
Setacciammo ogni angolo di New York, ma non riuscivamo a captare l'aura di mia sorella. Probabilmente Selene l'aveva camuffata come aveva fatto con la mia, per impedirci di essere riconosciuti come suoi figli. Perlustrammo anche l'Accademia, studiando i fascicoli di tutti i Guerrieri. Tuttavia, nessuno sembrava essere quello giusto.
«Non la troveremo mai, così» mi disse Mackenzie, un giorno. «Devi chiedere aiuto a Selene.»
Seguii il suo suggerimento e raggiunsi la stanza con lo specchio magico, nei sotterranei. Domandai a mia madre dove avrei potuto cercare mia sorella, e la sua risposta mi lasciò deluso ed esasperato.
«Quando sarà il momento, arriverà da sola, Ryan. Devi solo aspettare.»
Perciò, io e la mia alleata smettemmo di cercare e decidemmo di fare la cosa più semplice: attendere l'arrivo della Principessa.
Ormai Mackenzie era diventata una presenza costante, nelle mie giornate, e non c'era ora che trascorressi senza di lei. Eravamo diventati una squadra inseparabile. Lei continuava a vedere Seth, per riferirgli le ultime novità, e il suo Padrone non sembrava sospettare del nostro accordo.
Mi accorsi dei miei sentimenti dopo qualche mese. Non so come sia possibile infatuarsi di una creatura del male, gelida fuori e dentro, che non prova nessuna emozione se non rabbia e odio. Non so come sia possibile provare certe cose per qualcuno che dovresti soltanto detestare.
Eppure, sentivo che Mackenzie era diversa, e io continuavo a nutrire l'assurda speranza di sciogliere il blocco di ghiaccio dentro cui era nata e salvarla dall'oscurità. E, lentamente, notai dei cambiamenti, in lei. Cominciò a sorridermi, a preoccuparsi per me, a spaventarsi, a essere confusa e sorpresa.
Così il Principe si innamorò dell'Ombra.
«Ryan!»
La porta della mia stanza viene spalancata di botto, interrompendo il flusso dei miei pensieri. Sobbalzo, distogliendo lo sguardo dal libro su cui stavo studiando, e poso la mia attenzione su Mackenzie.
Ha fatto irruzione nella mia camera, all'improvviso, e la sua espressione cerea esprime agitazione e urgenza. Sembra trafelata, come se avesse corso per raggiungermi. Gli occhi neri, spalancati, risaltano sul suo volto pallido.
«In mensa» farfuglia, ansimando per il fiatone. «È qui.»
Capisco immediatamente a chi si riferisce. Scendo dal letto e ci precipitiamo entrambi in corridoio. Usiamo l'ascensore per arrivare ai piano terra e ci fiondiamo in mensa.
Spalanco uno dei due battenti della porta. All'interno del locale, l'odore del cibo mescolato alle voci degli studenti, che occupano i vari tavoli distribuiti nella stanza. Scruto i Guerrieri seduti, ma non riesco a scorgere nessun dettaglio particolare.
«Dov'è?» chiedo a Mackenzie, dopo aver ripreso ossigeno.
Lei mi indica un tavolo in fondo alla mensa, dove sono seduti quattro Arcandidi. Uno di loro è Mason Evans. Accanto a lui, un ragazzo castano e una ragazza bionda, probabilmente i suoi migliori amici.
E, seduta accanto alla Guerriera dai capelli chiari, una seconda ragazza, che sono sicuro di non aver mai visto. Indossa la divisa accademica, ma sembra piuttosto imbarazzata e a disagio. La chioma ramata le incornicia il viso, dove splendono due occhi screziati d'oro, di cui scorgo la lucentezza anche da quaggiù.
«È lei» sussurro, studiandola.
«Si chiama Bridget Stewart. Emily, quella ragazza bionda, l'ha portata in Accademia, stanotte» mi illustra Mackenzie.
«È lei, Mackie» ripeto, sentendo l'euforia che mi pervade. «Ne sono sicuro.»
«Dobbiamo avvicinarci. Ricordi ancora il piano, vero?»
«Non dovrà mai scoprire chi è realmente» rispondo, mentre guardo Bridget.
Mia sorella.
Spazio Autrice
Stavolta, il protagonista dell'extra è Ryan, il fratello di Bree. Vediamo come ha scoperto di essere il Principe e come è iniziata la sua alleanza segreta con Mackenzie, e anche come si è innamorato di lei.
Selene era d'accordo con loro e tutti e tre si erano messi d'accordo per mentire a Bridget. Il loro unico intento era proteggerla, anche se hanno scelto il modo peggiore per farlo.
Se vi è piaciuto il capitolo, fatemelo sapere, dopo aver lasciato una stellina💫
Xoxo🤎
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top