Extra IX - Aprire gli Occhi
Un anno prima
Emily
Cerco di concentrarmi sulle parole incise a inchiostro sulla carta, ma le due voci alle mie spalle me lo impediscono. Sollevo lo sguardo dal libro e lo porto sui Guerrieri che occupano il mio letto.
«L'hai vista, quella?» chiede Mason, al suo migliore amico.
«Niente di che. Preferisco la mora di stamattina» commenta Carter.
«Era meglio la bionda, amico. E, poi, hai visto che...»
«La smettete?» sbotto, interrompendo la loro conversione, basata su qualche ragazza vista di sfuggita nei corridoi.
Mason si mette a sedere sul materasso, mentre Carter resta stravaccato tra le mie coperte. Il primo Guerriero afferra un cuscino e, senza darmi il tempo di spostarmi, me lo tira contro.
«Smettila tu, di studiare» mi risponde Mason, evitando il cuscino che gli lancio indietro.
«Al contrario di te, ci tengo a essere una buona Guerriera.»
Lui alza gli occhi al soffitto, esasperato. «Sei noiosa.»
Lo fulmino con lo sguardo. «Ti preferivo quando eri depresso.»
«Va' a 'fanculo, Brown» mi dice, per poi tornare a sdraiarsi sul mio letto.
Scuotendo la testa per lo sfinimento, torno a prestare attenzione al libro di magia su cui stavo studiando, posato sulla scrivania. È passata l'ora di cena ed è sera inoltrata, e di solito è il momento più tranquillo per ripassare.
Se non fosse per i miei migliori amici, che hanno fatto irruzione nella mia camera, buttandosi sul letto e cominciando a parlare di cose da maschi.
Non riesco a non guardare di sottecchi Carter e Mason. Mi sfugge un sorriso, nel vederli intenti a battibeccare per qualche argomento stupido.
Al contrario di quanto ho detto prima, sono contenta che Mason sia tornato tra noi, dopo un lunghissimo periodo di isolamento. È di nuovo il ragazzo che era prima di quella fatidica notte, anche se porta sulla pelle una ferita che lo segnerà in eterno.
Io e Carter, che abbiamo vissuto in orfanotrofio fino ai dodici anni, sappiamo cosa significa non avere una famiglia, ma noi non abbiamo nessun ricordo dei nostri genitori. Mason, invece, è cresciuto in una famiglia amorevole, che poi gli è stata sottratta nel peggiore dei modi.
«Perché non andiamo a fare un giro?» propone Carter, all'improvviso.
Noto l'occhiata nervosa che gli dedica Mason, le iridi nere d'un tratto colme di timore. «Non credo sia una buona idea.»
«Niente Sentinelle» specifica Carter. «Solo una passeggiata. In cortile, o qui intorno.»
Mason si tranquillizza visibilmente. «Ci sto» accetta. Si volta nella mia direzione. «Tu vieni, Emy?»
«Mi dispiace, ragazzi, ma ho da fare» mi scuso, alzandomi dalla sedia. Prendo il libro e mi avvio verso la porta. «Ci vediamo dopo, va bene?»
Ignoro le proteste dei miei migliori amici ed esco dalla mia camera. Cammino lungo il corridoio, illuminato da antiche lampade a parete, che gettano bagliori dorati sul pavimento piastrellato di blu e bianco. Raggiungo l'ascensore e schiaccio il pulsante del pianoterra.
I battenti della cabina si aprono sull'atrio dell'Accademia. Dalle alte vetrate colorate penetrano raggi argentati, emessi dalla luna, che rischiarano l'ingresso della scuola.
Varco le porte in vetro, trovandomi in cortile. Sollevo la testa in direzione del cielo: è una tela scura, drappeggiata di diamanti luccicanti. Tra le centinaia di stelle, la luna calante brilla solitaria, a forma di falce.
Calpesto l'erba del prato fino a giungere nel mio luogo preferito dell'intero istituto. È un angolo del cortile, dove è scavata una piccola sorgente d'acqua. Davanti al laghetto improvvisato, uno spesso tronco di legno che fa da panchina, accarezzato dagli steli d'erba.
Mi siedo, emettendo un sospiro di sollievo. Qui ci siamo solo io, il fruscio delle foglie smosse dal vento e i versi di qualche rapace notturno. Il posto ideale per rilassarsi e schiarire la mente. Apro il libro sulle ginocchia e torno alla mia lettura, finalmente in pace.
Adoro Carter e Mason, e averli intorno mi fa piacere, il più delle volte, ma tengo anche al rendimento accademico. Sono cresciuta prefissandomi l'idea di essere la Guerriera perfetta, la combattente migliore, la più sveglia e quella con più conoscenze. E vado fiera del punto a cui sono arrivata oggi, tra i migliori studenti dell'Accademia.
È che quando cresci senza una guida e devi imparare da solo come funziona il mondo, vuoi solo il meglio. Non ho mai avuto nessuno da rendere orgoglioso di me, se non me stessa, perciò do sempre il massimo in ogni cosa che faccio.
Forse è per questo che non ho molti amici, se non Carter e Mason. E, in tutta onestà, mi bastano loro. Sono tutto ciò che ho e so che non mi lasceranno mai.
A distrarmi dai miei pensieri e dallo studio, sono delle voci. Faccio scattare lo sguardo intorno a me, ma non individuo nessuno. Poi, le sento di nuovo.
Chiudo il volume e lo lascio sul tronco, mettendomi in piedi. Mi allontano dal mio angolo paradisiaco e cammino con prudenza verso l'ingresso del cancello che circonda la scuola. Tengo i sensi in allerta, mentre mi sporgo da un albero per vedere chi sta parlando.
Appoggiati contro le sbarre d'oro della recinzione, Mason e Carter. L'agitazione mi lascia e faccio per raggiungerli, ma la prossima frase che sento mi blocca.
«E con Emily?» chiede Mason.
Resto nascosta dietro il tronco dell'albero, comprendendo di essere il soggetto della loro conversione.
Un'espressione amara si forma sui lineamenti di Carter. «Per lei sono solo un amico.»
«Ma ti piace» afferma Mason, e il fiato mi si spezza in gola.
«No, non mi piace» ribatte Carter. I suoi occhi verdi scintillano sotto la luce lunare, che si infrange sul cancello dorato. «Sono perdutamente innamorato di lei, amico, da quando ho cinque anni.»
Non mi rendo conto di aver smesso di respirare, né di avere gli occhi sgranati e le ginocchia che tremano. La mia testa si rifiuta di elaborare ciò che ho appena sentito.
Non è vero. Non può.
«Cosa aspetti a dirglielo?» continua Mason.
«La conosci. Non ricambierà mai. Dice sempre che l'amore, nella vita di un Guerriero, è inutile.»
«Beh, falle cambiare idea» insiste il Guerriero dalle iridi nere.
Carter scuote la testa. «Ormai, mi sono arreso.»
I due smettono di parlare e decidono di rientrare in Accademia. Si incamminano verso l'ingresso della scuola, mentre io resto appoggiata al tronco dell'albero, sentendo le gambe sul punto di cedere.
"«Sono perdutamente innamorato di lei, da quando avevo cinque anni.»"
"«Non ricambierà mai. Dice sempre che l'amore, nella vita di un Guerriero, è inutile.»"
Chiudo gli occhi, per trattenere una pioggia di lacrime di frustrazione. È vero, ho detto quelle cose, innumerevoli volte. Ma non avevo idea di star spezzando il cuore di Carter, tanto meno di piacergli.
L'idea mi annebbia la testa. Carter, il mio migliore amico, è innamorato di me. Lui, il ragazzo che mi contava le lentiggini quando eravamo piccoli, che dormiva con me in orfanotrofio ogni volta che avevo un incubo, che mi accompagna durante le Sentinelle e commenta con me le lezioni ogni mattina.
Prova qualcosa per me e, oltre a non essermene mai accorta, gli ho dato l'impressione di non avere speranze, durante tutti questi anni.
Alzo le palpebre, guardando l'ingresso dell'Accademia, dove i miei migliori amici sono scomparsi. Adesso capisco. Capisco perché Carter non mi ha mai abbandonata. Mi è stato vicino più di chiunque altro, persino di Mason.
Per la prima volta, capisco.
Per la prima volta, apro gli occhi sulla verità.
****
Presente
Nei giorni successivi a quella sconvolgente scoperta, iniziai a fare più attenzione ai gesti di Carter e alle sue parole.
Lo osservavo, ogni volta che eravamo insieme. Osservavo il luccichio nei suoi occhi, il modo in cui sorrideva, le espressioni che gli si formavano sul viso.
E lo ascoltavo. Ascoltavo come la sua voce cambiava tonalità, il suono della sua risata, della sua rabbia e della sua tristezza.
Cominciai a guardarlo davvero, e mi resi conto che tenevo a lui più di qualsiasi altro Guerriero. Mi infastidivo se qualche ragazza gli si avvicinava, odiavo il pensiero di vederlo in compagnia di altri, non riuscivo a trascorrere mezza giornata senza vederlo.
E mi detti ogni volta della stupida, perché avevo sempre provato quelle sensazioni, ma ci avevo fatto caso solo adesso. Non avevo il coraggio di dirgli che avevo origliato la sua conversazione con Mason, né di confessargli i miei sentimenti.
Perché sì, alla fine mi innamorai del mio migliore amico.
E nessuno dei due aveva la forza di fare il primo passo. Ero una delle più brave a lottare, a uccidere Ombre e a mettere al tappeto i miei sfidanti, certo. Ma, quando c'erano in ballo i miei sentimenti, diventavo una bambina spaventata. Mi avevano sempre fatto paura, perciò presi la brutta abitudine di tenerli per me.
Passò quasi un anno, e il mio affetto per Carter crebbe a dismisura. Volevo solo stare con lui, in tutti i modi possibili e immaginabili, e sapevo che il mio migliore amico desiderava lo stesso.
Poi, un giorno, verso settembre, cambiò tutto.
Avevo notato il distacco di Carter, nelle ultime due settimane. Si era allontanato da me e Mason. Solo quando si presentò in mensa mano nella mano con una Guerriera, ne compresi il motivo.
Mi presentò Alexandra, la sua nuova ragazza, una biondina dagli occhi grandi e verdi come smeraldi. Carter sembrava davvero preso da lei. Fin troppo.
Quello che mi ferì di più era la consapevolezza di quanto stessero bene insieme. Mi apparivano fatti l'uno per l'altra, e questo pensiero era insopportabile.
Non ero abituata a stare così. Non ero abituata ad avere il cuore frantumato, ad essere gelosa verso una Guerriera apparentemente gentile e simpatica, al desiderare che sparisse dalla mensa e dalla vita di Carter.
Trascorsi i due mesi seguenti fingendo di stare bene, ma l'invidia e il dolore mi stavano divorando dentro.
Tutto ebbe una svolta quando baciai Carter. Lo trovai in biblioteca, da solo, e non potei fare a meno di sedermi con lui. Spinta da non so quale coraggio, schiacciai le mie labbra sulle sue e gli confessai i miei sentimenti.
Non scorderò mai la sua risposta.
"«Mi dispiace, Emy, ma hai detto bene: ormai è troppo tardi.»"
Mi voltò le spalle e uscì dalla biblioteca, mentre io restavo ferma e impotente, con le lacrime agli occhi, a guardarlo andare via.
Il giorno stesso scoprii che Alexandra aveva assistito a tutta la scena. Lei e Carter si lasciarono e la situazione tra noi tre si stava facendo insostenibile, quindi decidemmo di chiarire. Arrivammo alla conclusione che fosse meglio essere solo amici, almeno fino a quando Carter non avrebbe capito di chi delle due era innamorato. Io e Alex accettammo di aspettarlo, perché tenevamo entrambe a lui in maniera smisurata, anche se mi costava ammetterlo.
Dopo quella tregua momentanea, io e Carter fummo nominati Tenenti dell'Esercito, al fianco di Mason, che era il Generale.
Oggi, il giorno successivo alla nomina, c'è stata la festa in onore del Principe e della Principessa. Seth ha varcato le barriere, portando con sé un esercito di Ombre nel bel mezzo della cerimonia, e le ha schierate contro tutti i presenti.
E, adesso, mi trovo con la divisa imbrattata di sangue, un dolore lancinante allo stomaco, dove la lama di un'Ombra mi ha pugnalata, e il calore delle braccia di Carter mi circondano. Appoggio la testa sulla sua spalla, gemendo per il dolore alla ferita.
«Andrà tutto bene, Emy» mormora Carter, per la centesima volta, ma sento che la sua voce trema.
Serra la presa sul mio corpo, e la sua vicinanza riesce a risollevarmi, per un attimo, e a risvegliarmi i sensi, che minacciano di abbandonarmi.
Carter varca una porta ed entriamo in un piccolo studio, con una scrivania e un lettino medico. Nonostante la vista sfocata, riconosco l'infermiera dell'Accademia.
«Carter!» esclama Robert, il dottore, avvicinandosi. O, almeno, credo che si stia avvicinando. I suoni sono così confusi...
Carter e il medico si scambiamo qualche parola, poi il Guerriero mi porta in una stanza adiacente, dove sono allineati lettini d'ospedale. Molti sono occupati da Arcandidi sofferenti, e mi rendo conto che le Ombre stanno facendo una strage, nella Sala Principale.
Seguendo gli ordini di Robert, Carter mi adagia su uno dei letti liberi. Il bruciore alla ferita si sta facendo insopportabile. Il mio migliore amico mi stringe forte la mano e si china alla mia altezza. I suoi occhi verdi e le sue dita tra le mie sono l'unico appiglio che ho con la realtà.
«Non... non lasciarmi» bisbiglio, con l'ultimo filo di voce che mi resta.
«Non lo farò mai, Em» risponde, premendomi le labbra sulla fronte.
Poi, tutto diventa irriconoscibile. La mia vista è coperta da uno strato di nebbia e acqua, lacrime di dolore. Un fischio incessante mi riempie le orecchie e l'unica cosa che riesco a fare è chiudere gli occhi.
E forse è solo un sogno, o un delirio causato dalla ferita, ma le labbra di Carter mi sfiorano l'orecchio, sussurrando due parole che non sono sicura di aver sentito bene.
«Ti amo.»
L'istante successivo, scivolo nel buio dell'incoscienza.
Spazio Autrice
Eccoci qui con l'ultimo extra e l'ultimo capitolo, dal punto di vista di Emily. Mi sono resa conto di aver prestato poca attenzione al suo personaggio, quindi ho voluto dedicarle un extra. Forse è la Guerriera in cui mi rispecchio di più, quindi spero che abbiate apprezzato questo capitolo. Fatemi sapere!
Passiamo al resoconto: Emily scopre che Carter è innamorato di lei e anche lei capisce di provare qualcosa. Per un anno, tiene per sé i suoi sentimenti, finché non arriva Alex e si decide a fare il primo passo. Lo fa decisamente troppo tardi, ma almeno ha trovato il coraggio.
Ricordate che Emily è stata ferita nell'attacco a sorpresa di Seth, durante la festa per Bree e Ryan? Sarà vero, quel "ti amo" che ha sentito da Carter? E, soprattutto, quando si riprenderà?
Adesso, readers, vi saluto. ISDD finisce qui. Lasciatemi una stellina e un commento e ci vediamo nel sequel. Vi aspetto!
Xoxo🤍
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