Extra IV - Diventare una Guerriera

Tre anni prima

Piper

È arrivato il gran giorno.

Oggi, il primo gennaio, si terranno le prime lezioni del nuovo anno.

Oggi, diventerò ufficialmente una Guerriera arcandida.

Lo specchio a parete restituisce la mia immagine, fasciata dalla divisa dell'Accademia. Nonostante la neve e il gelo che imperversano all'esterno, sto sudando dentro l'uniforme, a causa dell'ansia che non mi lascia tregua.

Ieri pomeriggio, io e mamma siamo andate a ritirare la divisa da Annie, la sarta della scuola. Erano presenti un sacco di matricole, in compagnia dei loro genitori o amici, che si provavano gli abiti freschi di cucitura.

Sui volti di ognuno splendeva un'emozione vivida, un'agitazione chiara dal modo in cui torcevano il tessuto leggero delle camicie, una paura e una determinazione limpide.

Sistemo la treccia bionda sulla spalla e stiro bene le sottili pieghe del gilet blu, osservandomi dritto nei miei occhi neri.

La Piper dello specchio è un'adolescente sicura nella sua divisa, pronta ad affrontare il mondo e i suoi pericoli.

La Piper reale è una dodicenne terrorizzata, che sta tremando dalla testa ai piedi e sta soffocando, stretta in questi vestiti.

«Sei pronta?»

Mio fratello irrompe nella mia stanza. Si appoggia allo stipite della porta e mi guarda attraverso la superficie riflettente. Le sue iridi nere, identiche alle mie, mi esaminano.

«Stai bene così. Andiamo?» tenta di tranquillizzarmi, sbrigativo.

Tra le tante cose in cui Mason fallisce, nel campo dei sentimenti, c'è dare sicurezza alle persone. Non ne è mai stato capace.

«Ho paura» confesso in un bisbiglio, torcendo la punta della treccia dorata.

«Andrà tutto per il meglio, Piper. Ormai, sei cresciuta: è l'ora di dare il tuo contributo all'Accademia.»

La sua aria da vecchio saggio mi infastidisce. Da oggi inizierà a frequentare il quarto anno e si ritiene già in grado di ottenere il diploma.

«Parli come Mark» gli faccio notare, con una smorfia irritata.

Mio fratello lo prende per un complimento. «Sono contento che mi consideri alla pari del direttore.»

Sbuffo e mi arrendo dinanzi all'ego smisurato di Mason. Qualcuno dovrebbe farlo scendere dal piedistallo. Credo che la colpa sia di Emily e Carter, i suoi migliori amici, che si affidano a lui per qualunque cosa, e del suo cognome, lo stesso del Generale dell'Esercito.

Io, al contrario di lui, non voglio farmi additare dall'intera classe. Non voglio essere riconosciuta e non voglio ascoltare mormorii, della serie: "Ma quella è la figlia del Generale Evans?".

Il mio aspetto fisico, poi, peggiora la situazione. Sembra che io sia uscita da una fotocopiatrice e che lo scanner abbia replicato l'immagine di mio padre su di me, in versione femminile e rimpicciolita.

Gli stessi capelli dorati, le stesse iridi scure, la stessa forma del viso. L'unica cosa che mi caratterizza come figlia di mia madre è lo sguardo profondo e persuadente, che ho ereditato da lei.

«D'accordo, andiamo» mi convinco.

Afferro la borsa a tracolla, dove ho infilato un quadernino e una penna per prendere appunti.

Questo è il mio primo giorno di scuola da Guerriera. Fino a oggi, ho frequentato l'asilo e la scuola elementare dell'Accademia, per costruirmi una base e imparare il minimo indispensabile, come contare, leggere e scrivere.

Dai dodici anni, è obbligatorio cominciare i corsi di specializzazione per Guerrieri. Sono sette lunghissimi anni, nei quali ti insegnano a combattere, a controllare i poteri, a conoscere le radici del nostro popolo.

Nei quali metti in gioco la tua vita.

Perché essere Guerrieri è un rischio. Tanti ragazzi sono morti, sono stati uccisi dalle Ombre, durante quei giri di Sentinella che mio fratello ama tanto fare.

Presto, sarà il mio turno. Temo la giornata in cui dovrò lasciare le mura accoglienti dell'Accademia, per perlustrare New York e andare a caccia degli spiriti maligni di Seth.

«È bello» esordisce all'improvviso Mason.

«Cosa?» gli domando, mentre chiudo la porta della nostra suite, vuota.

Mamma è a lavoro e papà si trova... beh, non ne ho idea. Forse sta esplorando ancora le Pianure Ghiacciate, o magari si sta riposando in una tenda angusta e fredda. È partito per un'altra spedizione, l'altro ieri. Era dispiaciuto di non potermi augurare un buon primo giorno, ma non importa.

La sua missione è più importante.

Arcandida è sempre più importante di me.

È il punto fisso di ogni abitante della scuola. Non capisco questa smania verso l'antico regno di Selene Kelley. Persino mia madre e mio fratello ne sono ossessionati.

Qualcosa mi dice che, non appena entrerò nella mia classe, riuscirò a comprenderli.

«Essere un Guerriero. È bello» specifica Mason.

Sbircio la sua espressione. È totalmente assorto dai suoi piedi che calpestano il pavimento del corridoio.

«Ti piacerà» aggiunge.

«Potrei morire» mi lascio scappare dalla bocca questa macabra e triste verità.

«Non succederà. Sei un'Evans. Arriveremo fino alla fine. Attraverseremo Arcandida e sconfiggeremo Seth. E saremo tutti insieme» afferma, risoluto.

Ho sempre ammirato mio fratello per la sua determinazione. Lo rende incredibilmente simile a papà. È testardo e quando si impunta nessuno riesce a svincolarlo.

Non parla mai all'aria. Non sputa frasi a caso. So che devo fidarmi di lui e so che ha ragione. La nostra famiglia non può essere smontata.

Così credevo, perlomeno. Ma il destino è impossibile da pilotare.

****

Giselle Collins, l'insegnante di magia, è una donna dallo sguardo dolce e calmo, color caffè. Seduta dietro la cattedra della sua classe, sta facendo l'appello.

«Piper Evans?»

Ecco. Il momento che mi spaventa da troppo tempo.

Sospiro, raccattando coraggio, e sollevo il braccio. L'attenzione dell'intera classe si sposta sul mio banco, in seconda fila, contro il muro.

Mantengo una postura indifferente e fiera. Veramente, il cuore mi sta per esplodere e la mano non finisce più di tremare.

La professoressa mi sorride, per poi passare al prossimo alunno. Abbasso il braccio ed espiro, recuperando un po' di compostezza.

«Così, abbiamo in classe la figlia di Evans» sussurra il mio compagno di banco, tra sé.

Mi volto a guardarlo. Non avevo fatto caso a lui. Ho scelto un posto a caso, quando sono entrata in classe. Lo osservo per la prima volta: i capelli biondo cenere sono spettinati in un ciuffo laterale, che ogni tanto gli cade sugli occhi marroni. Non è molto più alto di me. Ha un fisico magro e asciutto e indossa la divisa, come chiunque altro.

«Sì, sono la figlia del Generale» sbotto sottovoce. «Problemi?»

Incastra i suoi occhi nei miei, sorpreso dal fatto che gli abbia risposto. L'istante dopo, si cuce in faccia un sorrisetto divertito. «Affatto. È solo che sei famosa, in Accademia. Cioè, tuo padre è famoso.»

«E tu saresti?» gli donando, inarcando un sopracciglio.

«Max Caldwell» si presenta. Il suo sguardo castano mi scruta attentamente. «Piacere di conoscerti, Piper Evans.»

Evidenzia con voce bassa il mio nome, in modo talmente spocchioso che devo trattenere un insulto pesante.

«Hai finito?» prorompo, ringhiando sottotono, per non interrompere la lezione.

«Di fare cosa?»

«Di guardarmi come se fossi un animale strano.»

«Beh, no» ridacchia. «E non credo che tu sia un animale strano. Gli animali strani non sono così carini.»

Sento le guance andarmi a fuoco. Decido di ignorarlo e di focalizzarmi esclusivamente sulla lezione di Giselle. Sta spiegando la base della magia arcandida e il suo utilizzo.

La professoressa afferra una pila di fogli puliti e ne consegna uno per ogni coppia di banchi. Il rettangolo di carta sembra una barriera che divide me e Max.

«Adesso, uno di voi dovrà creare una fiamma e bruciare il foglio, mentre l'altro dovrà spegnere il fuoco, con l'acqua» illustra i passaggi del compito, tornando alla cattedra. «Potete iniziare.»

«Coraggio, P. Ah, e cerca di non bruciarmi» scherza Max, avvicinando la sua sedia alla mia.

Stranamente, quel soprannome non mi dà fastidio. Di solito, permetto solo a mio fratello di chiamarmi così.

«Avevo preso in considerazione l'idea» ironizzo, anche se da un lato sono seria.

L'insegnante ha detto che, per ricavare energia dalla forza dei quattro elementi, dobbiamo inquadrare nella nostra mente le sensazioni che ci suscitano.

Così fantastico su una mattinata in riva al mare, con il sole cocente che batte sulla pelle. Prendo quel calore e lo trasferisco dalla testa al corpo, facendolo circolare nel sangue.

L'energia arriva al palmo della mia mano e, indirizzando lo sguardo sulla carta, la sposto su essa. Una fiammella rossastra divora un angolo del foglio, riducendolo in cristalli di cenere grigia.

«Wow» commenta Max, stupito. «Sei brava.»

«Spegni il fuoco. Vediamo se te la cavi» lo sfido.

Max abbassa le palpebre e io ne approfitto per esaminare meglio il suo aspetto. Non sembra male. Credo che potrebbe starmi simpatico, un giorno.

Un giorno lontano, ovviamente.

Uno spruzzo d'acqua svolazza sulla fiamma, appiattendola, e ne rimane solo una nuvoletta di fumo, che vola nell'aria.

«Non sei pessimo come credevo» mi limito a dire.

Max, offeso, mi punta l'indice contro. Aggrotto le sopracciglia, non capendo il suo gesto. Però, prima che io possa esprimere la mia perplessità, un rivolo di acqua gelida mi colpisce al centro della fronte, bagnandomi il viso. Una scia si insinua oltre il colletto della camicia e scorre lungo la schiena, procurandomi un brivido.

Tiro a Max l'occhiata più torva del mio repertorio.

Cos'ho detto, prima? Un giorno lontano? Beh, intendevo un giorno lontanissimo.

****

Un mese dopo

Max

Le parole falsamente addolorate di Mark mi scivolano addosso. Non presto attenzione a cosa sta dicendo il direttore.

Cazzate. Un mucchio di cazzate.

Studio la foto di Elaine, Caleb e Piper Evans, sul palchetto della Sala Principale, accanto a una bara di legno vuota.

Piper sorride, radiosa, stretta tra i suoi genitori. I suoi occhi fissano l'obiettivo e, Dio, è bellissima. I capelli biondo oro le incorniciano il volto contento, illuminando lo sguardo nero.

Il direttore recita pietà ed empatia verso la famiglia di Christian Hunter, la quarta vittima di quella notte di sterminio. L'unico sopravvissuto della famiglia Evans, Mason, non si è fatto vivo. Se fossi stato in lui, neanche io avrei avuto il coraggio di presentarmi.

Infatti, non capisco perché diamine sono seduto su questa sedia di plastica, vestito con un insopportabile completo nero ed elegante, circondato da persone che porgono condoglianze e improvvisano tristezza.

Piper non avrebbe voluto tutta questa disperazione, né quest'atmosfera tesa e cupa. Lei vedeva sempre il lato positivo di qualsiasi situazione. Rideva sempre, e ogni volta che lo faceva restavo incantato a guardarla.

La conoscevo da appena un mese, ma la consideravo già una parte preziosa della mia anima.

Non ho avuto abbastanza tempo per innamorarmi del suo sorrisetto scaltro e dei suoi occhi scuri e dolci. Le Ombre me l'hanno strappata via troppo presto.

Ci siamo entrambi etichettati come "migliori amici". Forse, nel profondo, si celava un sentimento più intenso.

Non lo saprò mai.

Abbiamo passato queste quattro settimane a punzecchiarci, a lamentarci delle lezioni noiose e dei professori severi, a stare svegli fino a tarda notte, a fissare il cielo stellato, sul tetto della scuola. Ci siamo conosciuti, spogliati di ogni barriera emotiva, abbiamo riso e pianto insieme, e sono stati i giorni più belli della mia vita.

Mi pento di tutte quelle numerosissime volte in cui ho represso l'istinto di baciarla, per confermare o smentire le emozioni che tenevo segrete. Se avessi assecondato i miei impulsi, vivrei con un minimo di serenità in più.

Invece, ogni occasione si è frantumata. Non la rivedrò mai più. Non potrò più infastidirla, per il solo gusto di vedere la sua espressione irritata. Non potrò più esplorare l'Accademia con lei, non potrò più inventare barzellette orribili per farla ridere e non potrò più fantasticare su un futuro felice.

Perché ho perso Piper.

L'ho persa per sempre.

Spazio Autrice

Buona domenica, readers!

Eccovi un altro capitolo extra, stavolta sulla sorella di Mason, Piper. Affronta la sua prima lezione da Guerriera e conosce Max, il suo migliore amico. Purtroppo, un mese dopo, ritroviamo Max che assiste al funerale degli Evans e di Chris, l'ex di Tiffany.

Non so voi, ma io adoro Piper, e mi è dispiaciuto un sacco farle fare questa fine🥺

Comunque, lasciate una bella stellina e fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto!

Ps: Grazie di cuore, dieci mila volte, perché è solo merito vostro se la mia storia sta crescendo così in fretta❤

Xoxo💚

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