8. La Storia della Distruzione
Bridget
«Voglio risposte. E subito.»
Il signor Smith abbozza un sorrisetto colpito. «E risposte avrai, Bridget.»
Attendo che cominci il discorso. Rivolgo un'occhiata obliqua a Mason ed Emily: anche loro sembrano curiosi di sentire la versione della storia che racconterà.
«Partiamo dal principio» esordisce Mark, rigirandosi una penna nera tra le dita. «Noi non siamo umani, come avrai intuito. Proveniamo da Antylia, un continente situato all'estremo nord del pianeta, in corrispondenza del Circolo Polare Artico. Antylia è divisa in tre regni autonomi, fondati nel milleseicento: Atlas, Krystall e Arcandida. Vedi, noi non abbiamo sempre vissuto a New York: Arcandida era la nostra patria. Gli abitanti - chiamati Arcandidi - frequentavano questa struttura per imparare a controllare i loro poteri magici. Anche gli altri due regni possedevano un'Accademia: tutt'oggi, Atlas ha un istituto a Las Vegas e Krystall uno a Washington.»
«Ci sono tre Accademie?» chiedo, interrompendolo.
«Sì, ma il nostro scopo è diverso dal loro. Noi studiamo per combattere, loro studiano per imparare.»
Mi sento a disagio, sotto lo sguardo del direttore, che mi osserva circospettamente. Sembra arrabbiato. Accusatorio.
Come se fossi colpevole di qualcosa.
Come se fossi un problema. Il nodo principale della matassa.
«Cosa vi è successo?» chiedo in un bisbiglio, inclinando lievemente la testa.
I miei capelli scivolano sulle spalle e sul petto, seguendo il movimento del capo. Osservo Mark da un'altra angolazione, ma la sua espressione resta immutata.
«Il peggio, Bridget. Ci è successo il peggio.»
Il suo tono è severo. Eppure, dietro la rigidità, scorgo la tristezza. Un dispiacere che inonda i suoi occhi chiarissimi, mentre parla.
Punto le mani sul bordo della scrivania, drizzandomi. «Voglio saperlo.»
«Nel milleottocento cominciò la dinastia Kelley, che andò avanti per secoli. Tra le sovrane che salirono al trono, ci fu Selene Miranda Kelley, nonché ultima Regina di Arcandida.»
Kelley. È il cognome della famiglia dipinta nel quadro. «Perché fu l'ultima?»
«Selene salì al trono quasi venti anni fa, appena raggiunta l'età maggiore. Come voleva la tradizione, era obbligata a sposarsi. A corte si presentarono moltissimi principi e nobili, provenienti da tutti e tre i regni. Però, nonostante gli innumerevoli spasimanti, nessuno riuscì ad attirare la sua attenzione. Finché, un giorno, per puro caso, non incontrò Den: il Comandante delle guardie reali. Si trovava lì per motivi del tutto differenti dagli altri, ma sai come si dice: tra loro fu amore a prima vista. Iniziarono a frequentarsi e alla fine si fidanzarono. C'era solo un piccolo problema: i genitori di Selene non avrebbero mai e poi mai approvato la loro relazione. L'etichetta prevedeva un matrimonio al fianco di un ricco rampollo o erede, per questo Selene e Den continuarono a vedersi segretamente. Eravamo a conoscenza di questa relazione solo io, la migliore amica di Selene, Alyssa, e il migliore amico di Den, Seth.» Non mi sfugge il modo in cui pronuncia l'ultimo nome, con una nota di disprezzo. «Seth era il membro di una prestigiosa famiglia, e Selene era talmente furba che ebbe un'idea geniale. Presentò Seth ai suoi genitori come suo ragazzo e suo futuro marito, in modo che lei potesse continuare a stare con Den senza che sospettassero di niente.»
Ingegnoso, penso. Questa Selene era senz'altro sveglia. Mark ferma la narrazione, per sondare il mio sguardo.
«Poi? Che accadde?» incalzo, sempre più presa dal suo racconto.
«Passò qualche mese. Erano talmente innamorati che decisero di affrettare le cose e si sposarono. Selene stava anche aspettando un bambino.» Un piccolo sorriso si forma sulle sue labbra, al ricordo di quel periodo. «Quando Selene scoprì di essere incinta, lei e Den decisero di affrontare i genitori di lei e dire loro la verità. Non riuscivano più a tenersi tutto dentro. Ricordo ancora la reazione che ebbero: erano sconvolti e soprattutto si sentivano traditi dalla loro unica figlia. Ma non potevano separarli: sapevano che avrebbero distrutto la vita di Selene, in quel modo. Per la sua felicità, accettarono suo marito e il suo bambino.»
«È un lieto fine, no?» domando, ingenuamente.
Una risata amara sfugge al controllo del direttore. «Ti sei scordata di un dettaglio fondamentale, Bridget. Di Seth. Lui non era altrettanto contento. Era stato usato per quasi un anno, senza ricevere niente in cambio, e tutto ciò che desiderava era la vendetta. Aspettò la nascita del secondo figlio di Den e Selene, poi scatenò l'inferno.»
Tira un'occhiata ai ragazzi alle mie spalle. Mi volto e noto Emily che si muove nervosamente sulla poltrona e Mason che stringe il tessuto dei braccioli tra le dita, le nocche sbiancate e gli occhi neri furenti.
«Seth trovò la maniera di amplificare i suoi poteri. Utilizzò la magia nera per macchiarsi e la sua anima da Arcandido venne contaminata dall'energia oscura. Era uscito di senno. Non accettava il fatto che i due giovani vivessero felici, solo grazie a lui, che aveva assecondato il loro "stupido teatrino". La cosa peggiore, però, è che si era innamorato di Selene e sapeva di non avere speranze con lei. Non avrebbe mai rinunciato alla sua famiglia. Per questo, Seth passò all'attacco. Trasformò gli abitanti in Ombre, spiriti dannati che sarebbero stati al suo servizio.»
Nominando gli esseri mostruosi, mi scruta, cercando in me una reazione che non arriva. Rimango indifferente, senza spiccare parola. All'interno, però, mi sento ancora scombussolata, marchiata dal gelo e dal vuoto che percepivo a contatto con l'Ombra. La paura di morire che mi paralizzava i muscoli, i sibili della creatura che mi trapanavano i timpani, i tremori e i brividi.
Non parlerò con Mark dell'attacco di ieri sera. Non voglio ricordarlo.
Non qui, non ora.
«Era talmente accecato dalla rabbia che distrusse la famiglia reale. Uccise Den e Selene, con le sue stesse mani.» Serra le dita in un pugno, come se cercasse di arginare un fiume di emozioni dolorose e rancorose. «Il nostro popolo venne sterminato, quasi del tutto. Seth scagliò una maledizione sul regno, rendendolo inaccessibile, e i pochi sopravvissuti si rifugiarono in Accademia. Di Arcandida rimasero solo le rovine.»
L'angoscia mi attanaglia. Gli Arcandidi hanno vissuto un inferno. «I figli di Selene, invece?» mi interesso. «Seth uccise anche loro due?»
«Non ne abbiamo idea, Bridget. Prima di morire, Selene disse che si sarebbe occupata lei dei neonati e li mise al sicuro, ma nessuno sa dove. Abbiamo trascorso gli ultimi sedici anni nella speranza di trovarli. Loro potrebbero aiutarci a sconfiggere Seth e a riprenderci Arcandida.»
«Seth...» comincio, terrorizzata dalla sola idea di pronunciare il nome di quel tiranno, «... lui è ancora vivo?»
«Dopo il trasferimento in Accademia, abbiamo iniziato a studiare le tecniche di attacco e difesa, oltre che la maniera per controllare la nostra magia» prosegue il signor Smith. «Abbiamo passato un paio d'anni ad addestrarci e a cacciare Ombre, finché Seth non attaccò l'Accademia, due anni dopo la caduta di Arcandida. Fu una durissima battaglia, ma grazie al nostro Esercito riuscimmo a contrastare i nemici. Seth mi fronteggiò e io riuscii ad ucciderlo, utilizzando una potente arma magica. O, almeno, credevo di esserci riuscito. In realtà, fu solo il suo corpo a perdere vita: la sua anima non morì. Si nascose e continuò a creare Ombre dal suo covo, mandandole per le strade di New York ad appropriarsi dell'energia dei cittadini, cosa che fa tuttora. Crediamo che voglia usare l'energia raccolta per tornare in vita.»
Sospiro, scostandomi un boccolo ramato dalla fronte. Sento che la testa sta per scoppiarmi, intasata dalle troppe informazioni. «Quindi, voi cosa siete, esattamente?»
«Ci definiamo Guerrieri arcandidi, e abbiamo due missioni da portare al termine: trovare il Principe e la Principessa e proteggere New York dalle Ombre» conclude, soddisfatto, la storia.
«È per questo che l'Ombra mi ha aggredita? Voleva la mia energia da umana?»
«Non sei umana, Bridget. Nessun umano varca le barriere e ha un'aura così potente come la tua. Sei una di noi: un'Arcandida.»
«Dev'esserci un malinteso, signor Smith» ribatto, in panico. «I miei genitori sono dei comuni essere umani, ne sono certa.»
«È semplice: non sono i tuoi genitori biologici.»
«Questo è troppo!» tuono, alzandomi di scatto.
La sedia striscia sul pavimento, producendo un suono stridulo e assordante. Sbatto i palmi sulla scrivania e stringo forte il bordo del ripiano tra le dita. Inchiodo i miei occhi, due pozze strabordanti di ira, in quelli di Mark.
«Lei chi diamine è per stravolgere la mia vita con queste stronzate? Io me ne vado!» prorompo, ringhiando.
«È la verità, Bridget» replica, il tono pacato che contrasta con la mia voce acuta e rabbiosa. «Capisco che è difficile da accettare, ma non ti riferirei queste informazioni se non fossi sicuro della tua natura. Siediti, adesso.»
Lo ascolto, ricomponendomi sulla sedia. Percepisco gli occhi pizzicare e inumidirsi; chiudo le palpebre e scaccio le lacrime, rifiutandomi di piangere. Quando le riapro, vedo il direttore che mi osserva.
«Dovrai trasferirti in Accademia e diventare una Guerriera, Bridget. Non possiamo lasciare un'Arcandida a piede libero per New York. Abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Capisci?»
No, non capisco. Non capisco perché stia accadendo proprio a me. Non capisco perché i miei genitori mi abbiano mentito per tutti questi anni.
«D'accordo» rispondo, invece. Voglio solo uscire da questo maledetto studio. «Prima, però, ho bisogno di parlare con mia madre. Se mi dirà che non appartengo davvero alla famiglia, vi crederò e resterò in Accademia. Ma devo sentire la verità di persona.»
«Mi sembra un buon compromesso. Domani ti farò accompagnare a casa tua, così potrai parlare con i tuoi genitori» decreta Mark. «Adesso, potete andare. Evans, mostrale la sua nuova stanza» ordina a Mason.
«Sarà fatto, signore» accetta Mason, una punta di sfacciata ironia nella voce. Balza in piedi e si avvia alla porta.
Anche Emily fa per alzarsi, ma viene frenata dal direttore. «Tu resta, Emily. Ho ancora un paio di domande da farti.»
La ragazza sbuffa, senza però contestare. Osservo la scena, ancora seduta davanti alla scrivania di Mark.
«Coraggio, ragazzina» mi richiama Mason, già sull'uscio dello studio.
Lo raggiungo e lasciamo l'ufficio del signor Smith. In corridoio, camminiamo in silenzio, tra i dipinti e le lampade a olio.
«Perciò, sono una Guerriera» dichiaro all'improvviso.
Mason fonde i suoi occhi di ossidiana con i miei. «Ti ci abituerai presto, vedrai.»
Non capisco se vuole rassicurarmi o se sta dileguando frettolosamente la questione. In ogni caso, sento che non mi abituerò mai.
«Perché Mark stava così male, mentre mi raccontava la vostra storia?»
Il ragazzo si acciglia, forse non aspettandosi che avessi prestato attenzione allo stato d'animo del direttore. «Beh, lui ha vissuto la guerra di persona, ed era molto legato a Selene, per questo conosce ogni particolare della sua relazione con Den e delle conseguenze che ha portato. Credo che parlare di loro lo faccia soffrire.»
«E quell'Alyssa, la migliore amica di Selene? Anche lei era a conoscenza della sua relazione, se ricordo bene. Che fine ha fatto?»
«Alyssa è stata uccisa insieme a Selene» rivela. «E non era solo la sua migliore amica. Era anche la moglie di Mark.»
Spazio Autrice
Ecco svelata la storia di Arcandida! Cosa ne pensate? Come avrete intuito, il cattivo del racconto è Seth, che crea Ombre e le manda a raccogliere energia per New York, in modo da avere la forza di rinascere. Manca ancora qualche tassello, ma andando avanti tutte le lacune verranno colmate.
A quanto dice Mark, il direttore, Bree è costretta a stare in Accademia, perché é un'Arcandida. Si lascerà travolgere dal mondo dei Guerrieri?
Se avete dubbi, non esitate a chiedere.
Alla prossima! Xoxo❄
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top