60. Situazioni di Cuore

Bridget

«Così, tu e Carter avete rotto?»

Alexandra dissimula un'espressione triste, mostrandosi serena. «È finita, per ora, ma forse non era mai iniziata.»

«Si è messo con Emily?»

«Dio, no!» esclama, con una smorfia di sdegno. «Abbiamo fatto una specie di accordo, con Emily. Finché Carter non farà chiarezza con se stesso, non starà con nessuna delle due.»

«Mi stai dicendo che non avete concluso niente? Siete tipo amici-non-proprio-amici?» continuo, come una giornalista intrepida a caccia di notizie.

«Più o meno» borbotta Alex, chiaramente infastidita dalla situazione.

Ci stiamo dirigendo da Annie, la quale - a detta del signor Smith - potrebbe cucirmi un abito su misura per la festa di stasera. Il suo atelier si trova al piano terra e, mentre Alexandra fa da guida, ne ho approfittato per chiederle aggiornamenti sulla sua storia con Carter.

«Non mi hai ancora tartassato di domande su Ryan» osservo, stranita dalla sua apparente indifferenza.

«Sto aspettando il momento giusto. Il gossip tra migliori amiche ha bisogno di tempo» dichiara.

Non posso fare a meno di ridacchiare. Mi mancava avere qualcuno con cui confidarmi apertamente. Sento che, passo dopo passo, il mio mondo si sta ricostruendo: ho nuovamente una migliore amica che sarà sempre al mio fianco, una famiglia che mi fa sentire parte di qualcosa e, soprattutto, un ragazzo che amo follemente.

Ci sono ancora numerosissime lacune e punti interrogativi, ma sono sulla buona strada per riottenere quel piccolo angolo di felicità che mi ero ritagliata a New York.

«Lasciamo da parte la famiglia reale e passiamo a un argomento decisamente più importante» annuncia, e il suo tono serio mi preoccupa.

«Quale sarebbe?»

«Cosa avete combinato tu e Mason?»

Mi blocco sul posto e sgrano gli occhi, mentre una vampata di caldo mi investe bruscamente, mandandomi in fiamme le guance.

«Rispondi, Bridget Kelley» ordina lei, con un sorrisetto furbesco. «Ho riconosciuto quell'espressione che avevi stamattina.»

«Magari ero semplicemente contenta» ribatto, con troppa poca fermezza nella voce.

«È classico sorriso da ragazza innamorata, Bree. Anche io ho avuto una relazione. Le capisco, queste cose.»

«Non è successo niente di che» insisto.

Incrocia le braccia al petto e inarca un sopracciglio chiaro, fissandomi addosso il suo sguardo pretenzioso di risposte immediate.

«E va bene!» cedo, sbuffando.

Le iridi smeraldo della mia amica brillano di entusiasmo. «Lo sapevo!»

Le racconto di come Mason mi abbia raggiunto, ieri, e delle spiegazioni che mi ha fornito. Le dico dei ricatti di Mark, delle scuse del Guerriero e anche che l'ho capito e perdonato, sebbene non sia stato affatto semplice, all'inizio.

Quando arrivo a parlarle di stamattina e di come lui si sia ufficialmente dichiarato il mio ragazzo, provo una sensazione di gioia assoluta. So di amare Mason perché mi basta pronunciare il suo nome e il mio stomaco inizia a fare le capriole. Ma, al tempo stesso, mi procura un vuoto che ho il bisogno indispensabile di colmare. Sento già la sua mancanza, nonostante le nostre strade si siano divise meno di un'oretta fa.

«Deduco che vi siate chiariti del tutto. Sono talmente contenta per te!» Mi inchioda in uno dei suoi soliti abbracci, stritolanti e dolcissimi. «Ma, adesso, andiamo a cercare quel dannato vestito!»

****

L'atelier di Annie è una stanza piccola e tappezzata di stoffe lussuose. Faccio un giro intorno a me stessa per osservarne ogni angolo. Appena varcata la soglia della porta, si viene colpiti da un tripudio di scintillanti colori pastello, appartenenti ai rotoli di tessuti posti su uno scaffale che occupa una parete intera. Dal lato opposto ci sono alcuni manichini che indossano abiti da ritoccare o appena conclusi; mentre, in fondo alla stanza, una donna lavora dietro a una macchina da cucire.

Sentendo la porta aprirsi, alza la testa verso le sue nuove clienti. Noto che al collo porta un metro giallo e sul naso sottile sono appoggiati un paio di occhiali da vista.

«Alex!» esclama, riconoscendo la mia migliore amica.

Lascia la sua postazione e ci raggiunge, sorridendo alla Guerriera bionda. È una donna che porta discretamente i suoi anni, camuffandoli con il sorriso gentile, i capelli neri lucenti e le iridi marrone scuro, accese di allegria.

«Annie, ti affido la creazione dell'abito più importante della serata: quello della festeggiata» dichiara Alexandra, indicandomi con un gesto plateale.

La sarta mi squadra per un attimo, prima di rendersi conto di chi sono. «Oh, Principessa, non mi aspettavo di trovarvi qui» biascica, chinando il capo in una specie di riverenza.

«Non c'è bisogno di tutta questa formalità, davvero. Puoi chiamarmi solo Bridget» la rassicuro, a disagio.

«Mark le ha consigliato di venire da te» interviene Alex.

«Ho ricevuto un sacco di richieste, ragazze. Sapete, questa sarà una celebrazione importantissima per tutti noi. Devo creare una ventina abiti e completi entro dieci ore, ma sono piuttosto avanti con il lavoro. Quindi, guardate pure in giro e avvertitemi se trovate qualcosa che potrebbe fare al caso vostro.»

La ringraziamo e Alexandra mi trascina in una stanza adiacente, che scopro essere una sottospecie di cabina armadio, contenente una quantità sproporzionata di vestiti.

«Wow» mormoro, guardandomi attorno, meravigliata. «Questo posto è il sogno di qualsiasi adolescente umana.»

«È anche il sogno di qualsiasi adolescente non umana» precisa, andando verso una parete colma di abiti eleganti.

«Che hai intenzione di metterti?» le chiedo, mentre prova un paio di décolleté nere che ha pescato da uno scaffale.

«Queste mi piacciono» sussurra tra sé, compiaciuta, osservando il suo riflesso con le eleganti scarpe ai piedi. Slanciano la sua figura e la fanno apparire più raffinata.

Incrocio i suoi occhi verdi dalla lastra dello specchio. «Ti vanno alla perfezione.»

«Tu, invece?» mi domanda, sfilandosi i tacchi. «Hai già un'idea?»

«No.» Scuoto la testa. «Cosa mi consigli?»

«Qualcosa di... prezioso» mormora, squadrandomi. «Regale

«Lascia fare a me, Bridget. Ho in mente un abito perfetto, che ti si addice proprio» si intromette Annie, che è rimasta sulla soglia, facendomi un sorriso dolce.

«Deve essere spettacolare, Annie» ordina Alex. «Così spettacolare che Mason non le scollerà gli occhi di dosso per tutta la serata.»

Il mio viso prende fuoco, mentre la sarta ridacchia.

«Seguitemi» ci incita la donna, avvicinandosi a una stampella dove è appesa una fila di abiti di seta colorata.

Ne scorre qualcuno, finché non arriva a quello che cercava. Si scoglie in un'espressione soddisfatta, porgendolo alla mia migliore amica.

Si tratta di un vestito lungo fino alle caviglie, color lavanda, con il bordo del corpetto e una cintura tempestati di piccole pietre luccicanti. Non ha le maniche e la gonna è rivestita da uno strato di tulle trasparente.

«È... è bellissimo!» farnetica Alexandra, sgranano gli occhi davanti al vestito.

«Sapevo ti sarebbe piaciuto.»

Le dà anche un paio di scarpe alte e dal colore dell'argento lucido e un ferma capelli di diamanti.

«Tu sei la dea della moda, Annie» strepita Alexandra, gettandole le braccia al collo.

«Non c'è di che, cara.»

Aiuto Alex a raccogliere il suo abito per la festa e, intanto, Annie mi informa che potrò venire a ritirare il mio tra poche ore.

Le sono grata un'altra volta, prima di imboccare la porta e sgusciare fuori, seguita dalla mia migliore amica, ancora euforica per il vestito che stringe accuratamente tra le mani.

****

Una vera principessa.

Sembro una vera principessa, con questo abito.

La meraviglia che la sarta dell'Accademia ha realizzato in sole tre ore consiste in una gonna di seta, di un brillante verde smeraldo, e in un corpetto di pizzo dorato. La base della gonna - che tocca quasi il pavimento - è rifinita da cuciture d'oro. Le maniche del corpetto mi arrivano ai gomiti e mette in risalto il mio fisico minuto e le mie forme.

Poco fa è passata Alexandra, per darmi una mano con trucco e capelli. I miei occhi sembrano ancora più grandi e sfavillanti, grazie al mascara e all'ombretto dorato. I capelli, invece, sono raccolti in un morbido chignon, con le ciocche rosse che ricadono dappertutto.

«Sei ancora davanti allo specchio?»

La voce di mio fratello, che esce dal bagno della sua camera per raggiungermi, mi distrae.

Sto fissando il mio riflesso da un tempo interminabile, perché non riesco a capacitarmi di tutto ciò. Sono qui dentro già da qualche mese, ormai. Eppure, mi sembra sempre tutto così nuovo. Ogni mattina mi alzo con la consapevolezza di essere diversa, e non più con il trillo assordante della sveglia. Sembro un'altra persona.

La realtà, però, è che quella riflessa nello specchio è sempre Bridget. È un'altra versione di me stessa, ma sono io.

«Andrà tutto bene» mi rassicura Ryan, e il suo riflesso, dietro al mio, mi sorride dal vetro. Si è tolto le lenti a contatto e l'oro nelle sue iridi scintilla.

Si annoda la cravatta verde smeraldo, dalle rifiniture d'oro. È stata Annie a crearla appositamente per lui, in modo che avessimo un elemento in comune.

«Ti dona, fratellino» lo canzono.

«A me dona tutto, sorellina.»

Non sono mai riuscita a capire se Ryan dica cose del genere per stuzzicarmi o se sia davvero così egocentrico.

«Io direi la prima opzione» risponde, leggendomi i pensieri. «Comunque, dovremmo avviarci, se non vogliamo ritardare alla nostra festa.»

Lancio uno sguardo all'orologio, che segna le nove in punto. «Hai ragione» concordo.

Raggiungo la porta della camera di Ryan, inciampando un paio di volte sui tacchi. Maledette scarpe troppo alte.

«Cerca di non cadere davanti a tutti» mi deride mio fratello.

Gli sferro un'occhiata fredda quasi quanto il ghiaccio perenne dell'Artide. «Non sei affatto divertente.»

Alla fine, sono costretta ad aggrapparmi al suo braccio, per non perdere il mio già precario equilibrio. Usciamo dalla sua camera, che si trova al quinto piano, e percorriamo un buon tratto di strada in silenzio, fino a giungere all'ascensore. Una volta dentro la cabina, Ryan si decide a parlare.

«Hai fatto pace con Mason, quindi?» indaga, schiacciando il pulsante del pianterreno.

«Da cosa lo deduci?»

Solleva l'angolo sella bocca in un sorrisetto. «Stanotte ho sentito alcuni tuoi pensieri che avrei preferito non sentire.»

Oh, Dio. So per certo di essere arrossita e di avere le guance dipinte di rosso, mentre mio fratello sghignazza tra sé.

Non apriamo più il discorso e, arrivati a destinazione, usciamo dall'ascensore. Mi reggo di nuovo al suo braccio piegato e ci incamminiamo fianco a fianco in direzione della Sala Principale.

«Ho baciato Mackie» dice Ryan, all'improvviso, prendendomi completamente alla sprovvista.

Inciampo sui miei passi e, se non fosse per la presa salda di mio fratello, sarei già caduta.

«Ma ti sembra una notizia da dare così?» sbraito, rimproverandolo.

«Non so come siete abituate, voi ragazze.»

Riprendo la stabilità. «Quando è successo?»

«Stamattina.»

«Sei stato tu a baciarla?»

«Sì, ma me l'ha chiesto lei.»

«Da quant'è che ti piace?» cambio l'indirizzo delle domande.

«Da quando l'ho conosciuta, credo. Ma è solo tempo perso, perché lei non potrebbe mai amarmi» risponde, il tono rammaricato.

«Perché dici così? È stata lei a volerti baciare, no?»

Ryan fa una risata strana, di quelle che fai per non scoppiare in lacrime. «È complicato, Bree. Ma non lo è perché non ho voglia di parlartene. È davvero complicato, e lo è in modo pazzesco.»

«Lo è sempre, Ryan. È sempre tutto dannatamente complicato» mormoro tra i denti.

«Ti voglio bene, sorellina. Te ne voglio tantissimo. Ti prego, non odiarmi mai. Non lo sopporterei» mi prega in un sussurro rotto dalla tristezza, le pagliuzze dorate negli occhi che brillano di una scintilla dolorosa.

Aggrotto la fronte. «Non ho motivo di odiarti.»

L'espressione che assume mi fa capire che vorrebbe dirmi tanto, ma dalle sue labbra serrate non esce alcuna parola.

Scelgo di rimandare a dopo le domande, dato che siamo arrivati davanti alla porta chiusa della Sala Principale. Stanno aspettando solo noi. I loro futuri sovrani. Prendo un enorme respiro e unisco la mia mano a quella di mio fratello, per farmi forza.

«Coraggio» mi incita. «Entriamo e mostriamo a tutti di che pasta sono fatti i Kelley.»

Spazio Autrice

Buon martedì, lettori! Oggi Alex e Bree fanno un viaggio tra abiti e scarpe, alla ricerca di vestiti da indossare per la festa. Siete riusciti a immaginarveli? Ditemelo nei commenti.

E Ryan? Cosa intendeva dire, con la sua frase finale? Preparatevi ad affrontare questa cerimonia, perché ne accadranno di tutti i colori😈

Qui sotto vi lascio l'immagine del vestito di Bree (nella descrizione ho cambiato qualche dettaglio)👇🏻

Ne approfitto per comunicarvi che può ufficialmente iniziare il conto alla rovescia verso la fine del libro! Mancano solo sei capitoli!

Xoxo👗

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top