57. Semplicemente Perfetto

Bridget

Le goccioline di pioggia si rincorrono lungo il vetro della finestra, in una gara a chi scompare prima.

Ho sempre amato la pioggia. Crea un'atmosfera calma, rilassante. Tutto viene catturato dal profondo silenzio, lasciando che l'unico suono a riempire quel vuoto sia la melodiosa caduta dell'acqua contro il vetro.

Fisso le lacrime delle nuvole che scivolano inesorabilmente nel nulla, appoggiandomi con i gomiti al davanzale della finestra. Vengono mangiate dal cemento, dall'erba o dalle persone. Inzuppano i vestiti e i capelli, rendendoli piatti e pesanti. Ma quando ti scorrono addosso, ti fanno sentire, per un momento, parte della natura. Non riesci a sentire il resto dei suoni, per il violento scrosciare, e non riesci a vedere, per quanto la pioggia sia fitta. Non capisci niente. Ma, comunque, stai bene.

Seguo la traiettoria di una goccia con l'indice, facendo scorrere la punta del dito lungo la scia bagnata che essa si porta dietro. Sorrido tristemente nel vederla morire. Le sue sorelle la seguono, una dopo l'altra, come se volessero rimanere unite, nonostante questo significhi andarsene.

C'è qualcuno che sarebbe capace di farlo, pur di non separarsi dalla persona che ama.

Ho pensato a lungo alle parole di mia madre. Sono disposta a dare un'altra occasione a Mason? Non lo so, accidenti, non lo so. Fa troppo male. Non voglio ricevere altro dolore.

È da ore che sono bloccata davanti alla finestra, osservando la pioggia e navigando nel mare burrascoso delle mie riflessioni. Dopo che io e Ryan ci siamo separati, una volta usciti dai sotterranei, ho raggiunto Yara e le ho riferito le parole di sua madre. Lacrime di gioia le riempivano gli occhi e non smetteva più di ringraziarmi.

Poi, mi sono rintanata in camera e ho iniziato a pensare. Eppure, non sono giunta a nessuna conclusione. Ci ho provato, lo giuro, ma non riesco proprio a trovare una valida ragione per quello che ha fatto Mason. Mi ha sempre presa in giro? Non ha mai provato niente, per me?

L'idea che le cose che mi ha detto in palestra siano vere mi sta logorando. Non può considerarmi uno stupido problema di cui sbarazzarsi. Un errore. La cosa peggiore che gli sia capitata. Non può. So che erano parole dettate dalla rabbia, ma mi hanno comunque procurato un dolore atroce.

Dei colpi secchi alla porta mi riportano con i piedi per terra. Mi giro verso il battente, distogliendo l'attenzione dalla pioggia di fine autunno. Sarà sicuramente Ryan. Sbuffo e, con poca voglia, mi costringo a raggiungere la porta e ad aprirla.

È la sorpresa che mi sbianca il viso, a scolpirmi i lineamenti. Non è mio fratello. Vengo trapassata da uno sguardo di carbone, fermo e sicuro.

«Dobbiamo parlare» annuncia Mason, il tono inflessibile.

Sembra uno scherzo del destino. Si è sentito chiamato in causa dai miei pensieri, per caso?

Una rabbia intensa prende il posto dello stupore. «Non mi interessa. Non voglio sentire più niente, da te» ribatto velenosamente.

Faccio per chiudere con forza la porta e sbattergliela in faccia, ma riesce a bloccarla in tempo, spalancandola del tutto.

«Bridget, ti prego, ascoltami. Devo darti una spiegazione. E dopo, se vuoi, non mi rivedrai mai più» mi implora, le iridi nere piene di disperazione.

Mi prendo un momento per pensarci. Mi sta supplicando di dargli la possibilità di parlare. Ho paura che, però, le prossime cose che dirà saranno peggio delle precedenti. Ho ormai appurato che gli riesce particolarmente bene, farmi stare male. Ma se questa fosse la volta buona che mi dice la verità? Sospiro e, infine, mi arrendo.

«Entra.»

Si affretta a superare l'uscio, quasi come se temesse che perdendo tempo io cambiassi idea.

«Vedi di fare in fretta» incalzo, richiudendo la porta.

Mi osserva, e i suoi occhi mi trafiggono come lame. Nel suo sguardo brilla un'angoscia affranta, ma mi impongo di non farmi ingannare.

Solo ora noto la giacca che indossa. Sopra c'è scritto "Generale Evans", e ciò mi aiuta a capire che si tratta della divisa dell'Esercito. Gli conferisce un'aria più matura e affascinante.

Dannazione, è anche più bello del solito.

«Cosa devi spiegarmi?» gli domando, rimproverandomi per essermi lasciata ammaliare.

Mason trae un profondo respiro e comincia a parlare: «Ciò che è successo in quella stanza, tra me e Tiffany, non è affatto come sembra. Il giorno prima, poco dopo che hai attaccato Carter, in armeria, Mark mi ha chiamato. Mi ha offerto il ruolo di Generale, ed ero al settimo cielo, ma poi ho capito che era un inganno. Detestava il fatto che io e te stessimo insieme, voleva separarci a ogni costo. Ha detto che se non avessi rinunciato a te non avrei mai ottenuto la giacca. Quindi, ho rinunciato all'Esercito, perché tu sei più importante di uno stupido ruolo, Bridget. Poi ha minacciato di espellermi, ma ho continuato a oppormi, finché non ha trovato un modo per costringermi ad ascoltarlo. Ha minacciato di cacciarti dall'Accademia e, a quel punto, sono andato in panico. Mark era disposto a consegnarti alle Ombre, pur di separarci».

Sentendo le sue ultime parole, spalanco gli occhi, terrorizzata dall'ipotesi. Il direttore sarebbe davvero capace di vendermi a Seth, pur di raggiungere i suoi scopi? So che il signor Smith è un uomo determinato e irremovibile, ma non pensavo che la mia vita valesse così poco, per lui.

«Continua» ordino a Mason, che si era fermato a sondare la mia reazione.

«Dicevo: Mark ha minacciato di farti del male, perciò non ho avuto altra scelta che accettare di diventare Generale e di lasciarti. So che avrei potuto inventarmi una bugia e dirti che dovevamo troncare qualsiasi rapporto tra noi, ma non ci sono riuscito. Così, ho chiesto a Tiffany di aiutarmi. Il resto lo sai.»

«Stai dicendo che era tutto un piano contorto per sbarazzarti di me?» assodo, con un filo tremante di voce.

Lui annuisce, lo sguardo basso e colpevole, e io sento un'altra crepa farsi strada nel mio cuore.

«Non avrei mai voluto arrivare a tanto, Bridget. Non ho avuto scelta. Anzi, forse ce l'avevo, una scelta, ma il pensiero che Seth o le Ombre potessero farti del male mi ha mandato fuori di testa.»

«Sei stato tu a farmi del male, alla fine» dichiaro, e Mason non replica. Poi, mi sorge un altro dubbio. «Sei... sei andato davvero a letto con Tiffany?»

Scuote veemente le testa. «L'ho solo baciata, ed è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto. Devi credermi.»

Espiro. È tutto così confuso, esasperante, assurdo. Non ho idea di cosa dire o fare. Mi sento paralizzata dall'incertezza.

Mason si avvicina lentamente. I suoi occhi scuri mi bruciano e mi pregano di guardarlo in faccia. Incastro le pupille nelle sue e sento il vuoto nell'anima, ricordando tutto il male che mi ha fatto provare durante queste due settimane.

Però mi è mancato da morire, e non posso negarlo. Ho sentito la sua mancanza ogni giorno, un chiodo fisso che non mi ha mai abbandonata.

«Perché mi hai detto quelle cose, in palestra?» decido di domandargli, alla fine.

«Volevo allontanarti da me. È stato orribile, da parte mia, lo so, ma credevo di non avere scelta. L'ultima cosa che desideravo era farti soffrire.»

Mi sfugge un risolino triste. «Eppure ci sei riuscito lo stesso.»

«Mi dispiace, Bree» sussurra Mason, e nei suoi occhi leggo lo stesso dolore che mi ha marchiata ultimamente. «Volevo soltanto proteggerti.»

«Non ce n'era bisogno!» sbotto, improvvisamente furiosa. «Non dovevi mandare tutto a pezzi solo per difendermi. So cavarmela da sola, Mason, e di sicuro baciare un'altra non mi salverà da Seth!»

«Dio, che vuoi che faccia, per farmi perdonare?» sbraita a sua volta. «Ti ho chiesto scusa. Mi dispiace da morire, okay? Voglio solo aggiustare le cose perché, dannazione, senza te al mio fianco mi sento vuoto.»

«Se vuoi aggiustare le cose, spiegami perché mi hai fatto questo! Non venire a dirmi che volevi fare il paladino della giustizia, che volevi salvare la Principessa dai mostri, perché non ci credo. Volevi fare un gesto eroico? Beh, ci sei riuscito, complimenti, ma non hai risolto niente. Dimmi perché volevi proteggermi, Mason, dimmelo, perché sto letteralmente impazzendo!»

Grido queste parole con tutta l'afflizione che ha impregnato le mie giornate, con tutta la rabbia nera che provo e con tutte le domande che mi stanno tormentando. La sua risposta, però, arriva del tutto inaspettata.

«Perché ti amo!» urla più forte di me. «Ti amo, Bridget, e il pensiero di vederti tra le grinfie di Seth mi uccideva! Ho preferito lasciarti andare e farmi odiare, piuttosto che saperti in pericolo.»

Poi, senza darmi il tempo di rispondere, mi prende il viso tra le mani e affonda le sue labbra nelle mie, con urgenza. È un bacio che urla disperazione, che sa di lacrime, di odio e amore. Un bacio violento e feroce, ma anche così delicato da sfiorarmi l'anima, così dolce da distruggermi.

Quando le nostre labbra si separano, dopo uno scontro lunghissimo, Mason appoggia la sua fronte contro la mia, il respiro corto e gli occhi che mi scavano dentro. E nel suo sguardo scopro un'emozione così grande, così intensa, così sincera da farmi male.

Perciò, mi stacco da lui e mi costringo a non crollare, mentre gli dico: «Non ci riesco».

Le sue iridi si oscurano di delusione. «Cosa?»

«Non riesco a perdonarti.»

«Ti sto implorando, Bridget. Non sei stata l'unica a soffrire» mi fa notare, il timbro rammaricato.

«Dovevi lottare per noi» ribatto.

Mason si accosta di nuovo al mio viso, posando i palmi sulle mie guance, i nasi che si sfiorano e le labbra troppo vicine. «Dammi una seconda possibilità. Stavolta Mark non ci intralcerà, te lo prometto. Combatterò.»

«Come mai sei venuto a scusarti solo ora, dopo settimane in cui morivo dentro?» gli pongo un'altra domanda. «Avresti dovuto darmi una spiegazione tempo fa.»

«Avevo paura» confessa, e il suo respiro mi colpisce le labbra. «Una paura tremenda. Di affrontarti, di vederti stare male, di fare di nuovo i conti con Mark. Non immagini quante volte ho sentito il bisogno di mollare tutto e venire a cercarti, ma sapevo che avrei solo peggiorato la situazione.»

«E cos'è cambiato, adesso?»

«Ho solo capito che non riesco più a starti lontano. Mi sono stancato di farmi comandare da Mark. Tutto ciò che voglio sei tu. Sei sempre stata tu e sarai sempre tu.»

Divincolarmi dalla presa di Mason e mettere distanza tra i nostri corpi mi costa uno sforzo enorme, eppure lo faccio. Lui fa ricadere le braccia lungo i fianchi, lo sguardo pieno di afflizione.

«L'hai capito troppo tardi» gli dico. «Mi serve tempo per pensare. È meglio che te ne vada, ora.»

«Bridget...»

«Vattene, Mason» blocco le sue proteste. «Ti prego» aggiungo sottovoce.

Evito di guardarlo mentre apre la porta, esce e la chiude, andandosene definitivamente. Mi appoggio di schiena contro il battente, prendendo un respiro tremante per arginare le lacrime che mi riempiono gli occhi, insistendo per cadere.

Premo la nuca contro la porta e guardo il soffitto, dove sono dipinte galassie colorate e stelle, e mi sento un minuscolo puntino in balia della forza distruttiva dell'universo.

A distrarmi, una mano che sbatte con forza contro il battente. Sussulto, ma immediatamente vengo sommersa da una collera accecante. Perché diamine Mason insiste ancora? Tolgo la schiena dalla porta, afferro la maniglia e la abbasso, con tanta potenza da rischiare di staccarla.

«Cosa vuoi anco...» esordisco in tono furibondo, spalancando la porta, ma non concludo la frase.

Ho solo il tempo di scorgere il luccichio di coraggio negli occhi neri di Mason, prima che lui varchi la soglia, chiuda il battente con un tonfo e mi baci. Afferra il mio viso e lo tira a sé, facendo scontrare con irruenza le nostre labbra e i nostri corpi.

Non posso fiatare o separarmi da lui, perché mi tiene stretta contro il suo petto, quindi tutto ciò che riesco a fare è ricambiare il bacio e lasciarmi andare. Incastra le dita tra i miei capelli e io allaccio le braccia intorno al suo collo. E ci baciamo prepotentemente, strappandoci l'ossigeno a vicenda, mentre i nostri sentimenti vengono a galla e ci sommergono.

Mason avanza e io indietreggio verso il letto, senza staccare la bocca dalla sua. Mi prende per i fianchi e mi spinge con delicatezza sul materasso. Poi, con le mani ai lati della mia testa, si china sopra di me. Non ricordo più come si fa a respirare, quando smettiamo di baciarci.

«Ti ho detto che lotterò per te e lo farò, a costo di bussare a quella maledetta porta per anni» annuncia, annaspando alla ricerca di ossigeno.

Mio malgrado, non riesco a trattenere un sorriso. Le nostre fronti sono schiacciate e gli sguardi incatenati.

«Cazzo, Bree, come devo farti capire che ti amo?» prosegue. «Ti amo fottutamente da morire, da quando ti ho puntato quel pugnale contro, la prima volta che ti ho vista. Ti amo da impazzire. Sì, impazzire, perché è questo che fai: fai impazzire chiunque ti stia vicino. Hai presente quando ho detto che sei un casino? Ecco, era vero, sei un enorme casino, ma non avrei potuto chiedere casino più bello di te. Non ti merito, Bree, e sono stato un grandissimo idiota, ma devi sapere che tutto, di me, ti appartiene. Ti sei presa tutto, ogni dannato pezzo della mia anima e del mio corpo e, perdendoti, ho perso anche me stesso.»

Mason intreccia la sua mano con la mia e preme il mio palmo sulla parte sinistra del suo petto, dove il cuore batte con furia contro le costole. Serra la presa e le mie dita stringono il tessuto della giacca. Chiude gli occhi e una lacrima, una sola, gli riga la guancia.

«Ti amo anche io» gli sussurro, asciugandogli la lacrima con la mano libera.

Lui apre gli occhi e mi perdo nelle sue iridi, lucide e cariche di amore.

«Ho bisogno di sentirti parte di me. Ti voglio, Mason. Adesso e per sempre.»

Spalanca gli occhi alla mia richiesta, ma io mantengo un'espressione determinata.

«N-ne sei sicura?»

Muovo la testa su e giù, strusciando la nuca sul materasso, per dimostrargli che sono più che convinta.

«Va bene» acconsente, accennando un sorriso dolce.

Mi bacia la punta del naso e mi sfiora la fronte con le labbra. Poi si solleva leggermente dal mio corpo, guardandomi dall'alto.

«Sei bellissima» mi dice, scostandomi i capelli dalla fronte.

Sento l'imbarazzo salire a fiotti sulle guance e macchiarmi la pelle del viso.

«Lo sei anche quando arrossisci. Lo sei sempre» continua Mason.

Divento sempre più rossa e accaldata, perciò decido di prendere il comando della situazione. Afferro il colletto della divisa di Mason tra le dita e lo tiro verso me, baciandolo. Ridacchia sulle mie labbra e mi circonda la vita, spingendomi delicatamente verso il fondo del materasso, senza smettere di baciarmi. Mi accarezza la pelle sotto la camicia, procurandomi un brivido e alimentando il mio desiderio.

I suoi occhi mi chiedono silenziosamente un permesso che gli do senza esitazioni. Inizia a sbottonarmi rapidamente il gilet e poi la camicia, che finiscono sul pavimento. Sfiora ogni centimetro della mia pelle, in una lenta e meravigliosa tortura. Incastro le dita tra suoi capelli e chiudo le palpebre, beandomi della sensazione divina che mi procurano le sue labbra sul mio corpo.

Mi dà una mano a togliersi la giacca e la camicia, che seguono i miei pantaloni e i suoi a terra. Io e Mason ci esploriamo, tocchiamo e baciamo per minuti interminabili, in cui il cervello si è completamente spento e il cuore è impazzito del tutto.

Piano piano tutti i vestiti sono ammassati sul pavimento, e noi siamo spogliati di ogni barriera che può dividerci.

«Sei sicura?» mi domanda, per l'ennesima volta.

«Non sono mai stata così sicura in vita mia» affermo.

Marchio Mason nel mio cuore e lui mi incide nel suo, mentre le nostre anime si uniscono. Bisbigliamo dei "ti amo" che rappresentano una silenziosa promessa, quella di restare per sempre, e arriviamo insieme al culmine del nostro momento, che ci travolge entrambi in un'onda di passione.

Questa notte, lontana dagli incubi e dal male, c'è solo una cosa che conta: Mason. Capisco che con lui voglio trascorrere il resto della vita, che lo amo in ogni sua sfaccettatura e che, ormai, ci apparteniamo.

E, per la prima volta, è tutto perfetto.

Semplicemente perfetto.

Spazio Autrice

Scrivere questo capitolo é stato difficilissimo. Non me ne intendo di situazioni del genere, quindi ho preferito descrivere la parte sentimentale, piuttosto che quella fisica. Sapete che il mio obiettivo é quello di farvi entrare nella testa dei miei personaggi, e spero davvero di esserci riuscita.

Mason si scusa e dichiara i suoi sentimenti a Bridget, spiegandogli come mai ha baciato Tiffany, e lei lo perdona, capendo la situazione.

Tra loro c'è un rapporto speciale, ma che non hanno mai potuto approfondire, a causa di vari problemi. In questo capitolo trovano il coraggio di amarsi davvero e danno una svolta decisiva alla loro storia.

Aspetto con ansia i vostri pareri e, se ne avete, consigli❤ (e qualche stellina magari).

Xoxo🦄

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