56. Una Nuova Squadra

Mason

Volti emozionati. Sogni realizzati. Risate, voci e un caos di frenesia.

Vedo questo, entrando nella palestra.

Mark e il Consiglio hanno selezionato i Guerrieri a cui assegnare i gradi restanti dell'Esercito. Ci hanno fatto riunire tutti qui, nella palestra usata per l'allenamento fisico, per conoscerci. Dobbiamo creare lo spirito di squadra, no? Non ero entusiasta all'idea, ma ho delle responsabilità, adesso, in quanto nuovo Generale. E devo a tutti i costi rispettarle. Anche se avrei preferito restare rintanato nella mia camera, il mio bunker protetto, come negli ultimi dieci giorni.

Mi guardo un po' intorno. Nessuno si è ancora accorto della mia presenza. Chi troppo impegnato a parlare, chi a lanciare pugnali contro un bersaglio improvvisato e chi a studiare l'ambiente con aria concentrata.

In totale siamo sette. Tre ragazze e quattro ragazzi.

E, tra questi, ce ne sono due che mai mi sarei aspettato di vedere.

Avanzo, spedito, verso Emily e Carter, che discutono animatamente su qualcosa. Il mio migliore amico mi nota, interrompendo la conversazione, e si apre in un sorrisetto.

«Che ci fate voi qua?» chiedo subito, senza preamboli.

Emily fa un ghigno complice a Carter, e lui ricambia. Irrigidisce la schiena e si mette dritta, alzando il mento, con le mani dietro la schiena. Il ragazzo al suo fianco assume la stessa postura.

«Signor Generale, sono il Tenente Brown. E lui è il Tenente Miller, il mio alleato» annuncia Emily, in tono solenne e serio.

Poi scoppiano entrambi a ridere. Io, però, sono ancora scombussolato.

«Siete i Tenenti dell'Esercito?» domando, aggrottando le sopracciglia.

«Esatto, Generale» conferma Carter, riprendendo quella voce pomposa e facendomi il saluto dei militari.

«Da quando lo sapete?»

«Da stamattina» risponde Emily. «Ci è arrivato un messaggio da Mark, in cui ci ordinava di andare in palestra. Siamo venuti qui, tutti e sei, e abbiamo trovato quel tavolo pieno di uniformi, con i nostri nomi e le nostre cariche scritti sopra.»

Solo ora faccio caso all'abbigliamento dei miei amici e degli altri. Indossano una casacca, tipica delle guardie reali, azzurra, da cui spunta il colletto di una camicia. I bottoni, rotondi e lucenti, si trovano sulla destra, circondati da delle rifiniture di un prezioso tessuto color argento. In alto a destra, è cucito lo stemma di Arcandida e, poco più in basso, il cognome e il ruolo del proprietario, in un elegante filo argentato. A completare la divisa, un paio di pantaloni bianchi.

«È meravigliosa, non credi?» esclama la mia migliore amica, concitata.

«Già» mormoro.

«Questa è tua, amico» mi richiama Carter.

Prendo tra le mani l'uniforme che mi porge. Il mio nome è in bella vista giacca celeste, ben piegata sopra i pantaloni.

No, aspetta.

«Ma... ma questa... era di mio padre» realizzo, quando leggo "Generale Evans".

Ricordo nitidamente papà che la indossava, sotto lo sguardo compiaciuto della mamma e quello ammirato mio e di mia sorella.

Emily annuisce, incitandomi a metterla. Faccio come dice.

«Ti calza a pennello» osserva Carter.

Vorrei specchiarmi, per vedere se somiglio a mio padre. Per la prima volta da quando sono stato proclamato Generale, i sensi di colpa e il dolore mi abbandonano, facendo spazio a una sensazione di gioia e fierezza.

E spero tanto che i miei genitori mi stiano guardando e siano orgogliosi di me.

Appoggio i pantaloni sulla panca di legno, contro la parete della palestra, e mi avvicino al resto della squadra.

«Vieni.» Emily mi prende a braccetto. «Ti faccio conoscere gli altri.»

Mi presento al resto della squadra.

Il Capitano dell'Esercito è una ragazza dalla criniera di indomabili ricci castano scuro e dagli occhi color miele, vispi e attenti. Si chiama Sophia Benson e ha terminato gli studi da un paio d'anni.

Jack Glover, Andrew Scott e Isabel Cross sono i tre Ufficiali. Andrew è un mio compagno di classe, mentre Jack ha finito di studiare da svariati anni. Con suoi occhi verde intenso e la sua cresta scura, è il più grande del gruppo. Isabel è una ragazza alta e longilinea e ha solo un anno in più a me. I capelli neri e liscissimi contrastano con le iridi azzurro cielo. Andrew, invece, è caratterizzato da una folta chioma biondo platino e da due rassicuranti occhi marroni.

Noi vestiamo i gradi principale dell'Esercito. Il resto dei Guerrieri, invece, occupa il ruolo di soldati.

«Mark vi ha dato altre indicazioni?» chiedo ai miei nuovi compagni.

Isabel scuote la testa, negando. «Credo che questa sia stato il suo ultimo comando. Sei tu che dovresti impartirci ordini, da oggi.»

«Io?» mi indico.

«Sì, Generale» risponde Jack.

«Chiamatemi Mason, vi prego» dico, con una smorfia. Non mi va di essere chiamato come mio padre. Ho bisogno di affrontare un ricordo per volta.

«Che facciamo, quindi, Mason?» mi chiede Isabel, sbattendo gli occhioni celesti.

«Ci alleniamo. Prendiamo confidenza. D'ora in avanti, ci addestreremo insieme» decido.

«Quando?» domanda Carter.

«Potremmo fare due volte a settimana, in questa palestra» propone Andrew, guardandomi per ricevere una conferma.

«Va bene» acconsento. «Siete tutti d'accordo?»

Si solleva un coro di risposte positive. Dopodiché, ci disperdiamo per l'area della palestra.

Mi avvicino ai tre bersagli circolari, attaccati alla parete, distanziati l'uno dall'altro. Seleziono il pugnale da tiro che ritengo più adatto, tra quelli ammucchiati sul pavimento, e mi metto nella posizione di lancio. Tendo il braccio e sto per rilasciare l'arma, quando una voce mi interrompe.

«Posso?»

Mi volto e incontro gli occhi dorati di Sophia. Mi fa un sorriso mite, indicando il pugnale che stringo.

«Certo.» Glielo porgo.

Mi sposto e le lascio lo spazio necessario per eseguire l'esercizio. Inquadra il centro del bersaglio e scaglia l'arma, che, con una traiettoria perfetta, va a piantarsi nel cerchio giallo al centro del bersaglio.

Dalle mie labbra sfugge un'interiezione di stupore. «Complimenti.»

«Mi alleno ogni giorno, da quando ho finito gli studi» spiega, recuperando la lama. «Potrei centrare il bersaglio a occhi chiusi.»

«Provaci.»

«Cos'è, Generale, una sfida?» ridacchia, e i suoi capelli ricci saltellano come molle.

«Chiamiamola così.»

Accetta e si rimette nella posizione di prima. Serra le palpebre e, con un'espressione concentrata, tira il pugnale. E prende in pieno l'obiettivo.

«Hai una mira pazzesca» mi complimento, sbalordito.

«Beh, ti ringrazio» sorride, compiaciuta. «Tu, invece? Come te la cavi?»

«Abbastanza bene, ma non quanto te» ammetto.

«Provaci» ripete la stessa parola che ho usato per spronala in precedenza, calcandola.

«Come vuoi, Capitano.»

Mi colloco dinnnzi al bersaglio, studiandolo e stringendo l'elsa di acciaio scintillante del pugnale.

«Non avrei mai immaginato di poter entrare nell'Esercito. Cioè, capisci? Sono persino il Capitano!» squilla Sophia, elettrizzata, tutto d'un tratto. «Insomma, non mi interessava nemmeno, l'Esercito. Ora ne faccio anche parte! Come cambiano le cose, eh?»

Mi concentro, tentando di ignorare la sua parlantina.

«Tu te lo saresti mai aspettato? Quando ho letto il mio nome su questa uniforme, ero troppo contenta.»

Assottiglio gli occhi, puntando il centro del bersaglio, come se fossi un rapace pronto ad artigliare la sua preda.

«Non ci credo ancora! Seconde te, poi, perché Mark ha scelto me? Ci sono un sacco di Guerrieri che hanno fatto domanda. Quando ho compilato quel questionario l'ho fatto per divertimento, sai?»

Sulla mia fronte si crea un cipiglio spazientito. Ma non finisce più di parlare?

«A proposito, sai che non ricevevo un ordine da Mark da mesi? Infatti, quando mi è arrivato il messaggio, ero confusa. Mi sono chiesta: "Perché Smith vuole vedermi?". Così sono andata in palestra.»

Lascio cadere il braccio lungo il fianco, senza tirare il pugnale, e guardo Sophia in modo confuso.

«Ho parlato anche con quella tua amica, Emily, giusto? È davvero simpaticissima. Hai visto che capelli biondi che ha? Non ho mai avuto un'amica così bionda. Veramente, non conosco nessuna bionda. Non li sopporto, i capelli biondi. Peccato che noi Arcandidi siamo quasi tutti chiari. Preferisco una tonalità più scura, come la mia o la tua. È decisamene meno appariscente.»

Sollevo un sopracciglio e la squadro. Finirà l'aria, prima o poi.

«Mia sorella dice che i miei ricci sono troppo ricci. Tu che ne dici? Io, personalmente, li adoro. Li uso come anti-stress, quando sono agitata. Comunque, mia sorella è troppo saccente. Si chiama Jenette e ha un anno più di me. È voluta diventare una professoressa. Ma io dico, tra poco andiamo in guerra e tu che fai? Ti metti ad insegnare? Non lo trovi assurdo?»

«Sophia, smettila» la richiamo, scocciato.

«Non ho mai capito perché dobbiamo stare seduti e ascoltare una noiosissima lezione, con Seth a piede libero che spiattella Ombre ovunque. Per fortuna, io ho terminato questa tortura. Ero felicissima di aver, finalmente, concluso l'ultimo anno. Lo sarai anche tu, Mason. Ti sentirai libero» continua, instancabilmente.

«Mi stupisco che le tue corde vocali funzionino ancora» la derido, sbuffando.

Lei, però, non mette il freno. «Mi dicono spesso che parlo troppo, ma io non credo sia così. Sono semplicemente iperattiva. Salto da un argomento all'altro, sì, ma non mi sembra una cosa tanto drastica. No? Mi piace fare conversazione, tutto qui. Probabilmente ti ho snocciolato una marea di informazioni che avrei dovuto tenere per me, ma poco importa. Aspetta, tu credi che io parli troppo?»

Mi osserva con gli occhi dorati spalancati e scoppio a ridere fragorosamente.

Sophia si indispettisce alla mia reazione. «Ehi! Non ridere di me, Evans!»

«Scusa, scusa» sghignazzo. «Sei irrefrenabile.»

«Lo so. Jenette è così schiva e... e io non voglio essere come lei» confessa, improvvisamente timida.

«Non scorre buon sangue, tra voi?» domando, continuando l'esercizio di lancio.

«Una cosa del genere» mormora.

Andiamo avanti alternandoci i turni di tiro al bersaglio, restando in rigoroso silenzio, stavolta.

«Posso... ehm... farti una domanda?» chiede, tentennante.

«Dimmi.»

«Non voglio sembrarti indiscreta. Sono solo curiosa. La mia curiosità finisce per farmi sembrare impicciona, e non voglio che tu mi consideri tale, quindi...»

«Sophia» la fermo, «fammi questa domanda.»

«Dunque... poco prima di entrare in palestra, ho visto la Principessa con un ragazzo. Sembravano così in sintonia, perciò ho pensato che fosse giusto dirtelo. Voi due state insieme, o una cosa del genere, dico bene?»

Fermo la mia mano un millesimo di secondo prima di lanciare l'arma. Bridget con un ragazzo?

«Chi sarebbe, questo ragazzo?» indago, sentendo la gelosia colpirmi nel profondo.

«Castano, alto e dagli occhi marroni. Credo che frequenti il sesto anno, o il quinto.»

La descrizione corrisponde a una sola persona. Ryan Wood. Quello là le gira sempre intorno, come una mosca fastidiosa. Sono quasi sicuro che ci provi con lei. Alexandra sostiene che si sia preso una cotta per Bridget. Lo diceva principalmente per farmi irritare, ma io credo che sia davvero così.

«Lo conosci?»

«Purtroppo, sì» bofonchio, irritato.

Si è avvicinata a Ryan? Non avevo preso in considerazione l'idea che potesse sostituirmi. Beh, io l'ho tolta dalla mia vita come se fosse un rifiuto inutile. Me lo merito.

«Hai detto che erano in sintonia? Quanto in sintonia? Hai notato qualcosa di intimo, tra loro? Cioè, sembravano più che amici?» sparo domande a raffica, come se fossi una mitragliatrice.

«Accidenti, Mason, parli più di me, se si tratta della Principessa. Comunque, non sembravano una coppia. Mi hanno dato l'impressione di volersi bene, così tanto che farebbero di tutto per l'altro.»

Una fitta mi colpisce alla bocca dello stomaco. Farebbero di tutto per l'altro?

«Ho fatto un casino» sussurro a me stesso, rendendomi conto di cosa ho perso.

«Ti serve un aiuto per risolverlo?» mi chiede il Capitano, gentilmente.

«Come si fa a dire a una persona che la ami, quando lei è convinta che la odi?»

«Non lo so, Mason. Penso che tutto ciò che tu debba fare è essere sincero» risponde lei, stringendosi nelle spalle.

«E se essere sincero mi costasse tutto? Se dovessi perdere ogni cosa, Sophia?»

Abbozza un sorriso dolce. «Avrai lei, almeno. Un giorno qualcuno ha detto che l'amore vince su tutto. Potresti scoprire se aveva ragione, no?»

Le sue parole risvegliano in me la consapevolezza di aver sbagliato a rinunciare a ciò che mi rende felice. Mi fanno capire che devo riprendermi quella felicità, a ogni prezzo, nonostante i pericolo a cui vado incontro.

Lascio cadere il pugnale sul pavimento e mi avvio verso l'uscita della palestra.

«Dove vai?» mi chiama Sophia.

Mi giro a guardarla. «Devo rimediare a un errore.»

Spazio Autrice

Buon Natale, readers!

Spero che il capitolo sia stato un bel regalo. Ditemi voi.

Dunque, oggi vediamo Mason alle prese con la sua nuova squadra. Come vi sembra l'Esercito arcandido? In particolare, leggiamo di Sophia, una riccia iperattiva e dalla parlantina instancabile. Che ne pensate del Capitano Benson, per ora? È riuscita a far ragionare Mason, perlomeno. Il nostro Guerriero si è finalmente svegliato e ha capito che deve rimediare. Che dite, le cose con Bree si risolveranno?

Vi auguro di nuovo un felice Natale! Noi ci vediamo venerdì, con un capitolo esplosivo💣 Tenetevi pronti!

Xoxo🎁

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