46. Dietro l'Apparenza
Bridget
«Sicura di sentirti bene?» domanda Emily, addentando il cibo presente nel suo piatto.
Poso il mio sguardo su di lei. I suoi occhi blu mi osservano, impensieriti. Devo avere veramente un aspetto orribile.
«No» sussurro a denti stretti, appoggiando la testa sul palmo della mano.
È da quando sono entrata nella mensa gremita e rumorosa, che un'emicrania martellante mi assilla. Come se un trapano mi perforasse i timpani e mi bucasse il cervello. Sento la fronte bollente e brividi di freddo mi cospargono la pelle.
«Dovresti farti controllare da Robert» mi consiglia, squadrandomi.
Non ho chiuso occhio nemmeno un secondo, stanotte. Le parole di Seth si sono insinuate nella mia mente, continuando a rimbombare instancabilmente. Lo sento ovunque. È riuscito ad ottenere il pieno controllo dei miei pensieri. E non posso fermarlo.
Sto impazzendo. È da ieri pomeriggio, da quando ho quasi ucciso Carter, che Seth mi assilla senza riguardo. Vuole portarmi sull'orlo della follia, vuole fare a pezzi la mia mente. E sta facendo un ottimo lavoro, perché ci sta riuscendo.
Afferro il cucchiaio d'argento, appoggiato sul tovagliolino di stoffa di Emily, e analizzo il mio riflesso distorto attraverso la superficie scintillante.
Ho due occhiaie mostruosamente marcate. Il colorito pallido e gli occhi rabbuiati completano il quadro, insieme all'evidente stanchezza.
Sono un disastro. Non mi sono mai vista talmente esausta.
"Ma come, di già? I giochi sono appena iniziati, Principessa."
Sollevo il capo dalla precedente posizione e saetto lo sguardo ovunque, come una molla che rimbalza dappertutto. La posata argentea cade sul pavimento, tintinnando, mentre io persisto a cercare colui che ha interrotto le mie riflessioni. I movimenti troppo bruschi fanno tornare il mal di testa, ancora più insistente.
«Maledizione» impreco a bassa voce, massaggiando i lati della fronte.
«Ciao, ragazze» esclama una voce.
Io ed Emily spostiamo contemporaneamente gli occhi sulla Guerriera che ci ha raggiunte. Alexandra prende una sedia e si accomoda al mio fianco, il più lontano possibile da Emily.
«Dove sono gli altri?» chiede Emily, in tono brusco, senza risparmiarle uno sguardo acuminato.
«Il mio fidanzato ha il turno di Sentinella» risponde Alex, marcando quel "mio" per infastidire la sua rivale.
Se solo sapessero cosa ho fatto a Carter. Ho quasi tolto la vita al ragazzo che piace a entrambe. Rido internamente, per la situazione assurda. Grazie a Dio, Carter ha deciso di non farne parola con nessuno. Mason deve averlo convinto a mantenere il segreto, anche se non ho idea di come abbia fatto.
«Non c'è bisogno di sottolinearlo!» sbotta Emily. «Siamo tutti a conoscenza della vostra ridicola relazione.»
«Sei tu quella ridicola, Emily! Risparmiami la tua morbosa gelosia» replica Alexandra, il tono astioso.
«Ti sbagli!»
«Perché non lo ammetti?»
«Carter sta con te perché vuole dimenticare me.»
«Lui mi ama!» fa Alexandra, strillando, e sembra quasi che voglia autoconvincersi.
«Ti sta usando!»
«Smettetela, vi prego» mormoro, sfinita dai loro continui battibecchi.
Aumento la pressione delle dita sulle tempie, inutilmente. La vista si appanna per un attimo; strizzo le palpebre e scuoto debolmente la testa, tornando a una visuale limpida.
«Tutto bene, Bree?» Alexandra mi sfiora la spalla, chiaramente impensierita.
«Sì, non è niente» rispondo, da perfetta bugiarda quale sono diventata.
«Ne sei sicura?» insiste Emily.
«Non è niente» ripeto.
Si rivolgono per la prima volta un'occhiata che non sia carica di avversione, ma semplicemente preoccupata per me. Lasciano cadere l'argomento e tornano a ignorarsi in religioso silenzio.
Dal mio canto, non riesco a scrollarmi via la fastidiosa sensazione di essere perennemente osservata. O, per meglio dire, fissata.
«Se mi allontano per pochi minuti, mi giurate di non uccidervi a vicenda?» chiedo alle ragazze.
«Sta' tranquilla. Non riuscirebbe a sfiorarmi con un dito» risponde Emily, con aria di superiorità.
«Non sprecherei neppure un attimo della mia esistenza, per te» ribatte Alexandra, roteando gli occhi.
Decido di levare le tende, prima di essere costretta ad assistere all'ennesimo litigio. Mi alzo dal sedia mi allontano dal tavolo, per raggiungerne un altro.
Mentre mi avvicino, rischio di inciampare un paio di volte, a causa della vista sfocata che va e viene. Mi fermo per prendere un lungo respiro, dal momento che non riesco a fare più di una manciata di passi senza barcollare.
Non appena giungo a destinazione mi siedo al primo posto che mi capita a tiro, troppo affaticata per restare un minuto di più in piedi. Nemmeno un maratoneta che ha corso per decine di chilometri si potrebbe sentire indebolito quanto lo sono io.
«Ce ne hai messo, di tempo.»
Ryan mi guarda divertito. I suoi occhi color cioccolato ridono beatamente del mio scarso equilibrio, insieme al ghigno che ha dipinto sulle labbra.
«Non so cosa tu e la tua strana amica abbiate in mente, Ryan Wood, ma scoprirò di che si tratta» passo all'accusa, incatenandolo con le mie iridi.
«Sei venuta qui per insultarmi? Lo trovo poco regale, Principessa.»
La sua indignata, allietata, finta espressione non fa altro che innervosirmi di più. «Io trovo poco regale il fatto che mi fissi di continuo, idiota» ringhio.
«Mi hai chiamato idiota?» Incrocia le braccia al petto, stizzito.
Sto per rispondere, però vengo sorpresa da un'altra fitta. Stavolta è così acuta che il mio campo visivo viene investito da una coltre di nebbia, costringendomi a serrare le palpebre.
«Cos'hai?» chiede Ryan, e il suo tono si tramuta da scherzoso ad apprensivo.
«Non iniziare anche tu» sibilo, con le dita incastrate tra i capelli e gli occhi ancora chiusi.
La risposta del ragazzo non arriva alle mie orecchie, ma il brusio dei Guerrieri continua a riempire l'aria, rendendo il silenzio solo una vana immaginazione.
«Bridget!» squittisce una ragazza, dal timbro allegro.
Riapro gli occhi contro la mia volontà e, fortunatamente, la visuale non mi gioca brutti scherzi.
Mackenzie si siede al mio fianco, un sorriso raggiante stampato sul volto. I suoi occhioni neri sembrano più grandi e intensi.
«Hai rivalutato la proposta di pranzare con noi?» continua, senza mascherare la gioia.
Probabilmente, è già una maschera.
«Veramente...» Non completo la frase, perché inizio davvero a rivalutare quella proposta.
Mi volto verso Emily ed Alexandra, che si ignorano beatamente a vicenda: la prima continua mangiare il suo pasto; la seconda scrive un messaggio al telefono. Beh, sono entrambe vive, perlomeno.
«Sì, mi piacerebbe tenervi compagnia. Se non vi dispiace, ovviamente» rispondo, infine, ai due ragazzi.
«Nessun disturbo» mi assicura lei.
Se i tratti di Ryan mostrano stupore, quelli di Mackenzie brillano di felicità. Troppa felicità.
Non mi voglio fermare per chiacchierare amabilmente, ma per tenere sott'occhio la situazione. Nascondono qualcosa. Ormai, ne sono certa.
Mackenzie Davis sarà anche un'ottima attrice, però non mi faccio ingannare. Ho istantaneamente colto la falsità dei suoi gesti. È un travestimento. Ma cosa si cela, dietro l'apparenza?
Il punto è che tutti i miei sospetti si rivelano infondati, dal momento che continuo a provare fiducia nei loro confronti. È come il canto manipolatrice di una sirena, che ti trascina dritto nell'oblio, contro la tua volontà.
Sento che c'è qualcosa di strano, ma una sottospecie di barriera invisibile mi impedisce di capire cosa. Devo a tutti i costi scoprire le loro intenzioni.
Mugugno per il dolore lancinante che l'ennesima fitta mi procura. Sento che la mia testa potrebbe esplodere da una momento all'altro.
«Stai bene? Ti vedo... distrutta» osserva Mackenzie.
Distrutta. La parola perfetta per descrivermi. Distrutta dentro, fuori, ovunque.
«Ho soltanto dormito poco» le sorrido piano, anche perché con le mie condizioni fisiche non riuscirei a fare di meglio.
Ryan posa la sua mano sulla mia fronte, improvvisamente, scostando i capelli che la ricoprivano in modo parziale. La sua pelle calda e il suo tocco dolce riescono a darmi una serenità illogica.
Storce il naso in una smorfia di disappunto. «Scotti.»
Toglie le dita, privandomi di quella strana tranquillità. La ragazza imita il suo gesto e tocca lo stesso punto con il dorso della mano.
«Sei bollente» conferma.
«Ti portiamo da Robert» afferma Ryan.
«Ragazzi, non ce n'è bisogno. È tutto a posto» intervengo, seppur nemmeno io mi creda.
«Invece ne hai bisogno» replica Mackenzie.
"Non fidarti. Sono dei traditori."
«Bridget?» mi richiama il Guerriero.
"Traditori."
«N-no...» farfuglio, spinta dalle parole di Seth.
"Traditori."
«Se non vuoi, non importa.»
"Ti stanno ingannando."
«Ci andrò dopo» rispondo a Mackenzie.
Lei annuisce e rivolge una fugace occhiata a Ryan, che coglie al volo la frase muta.
Mi sto lasciando manipolare da Seth. Magari i ragazzi hanno buone intenzioni. Forse, vogliono solo aiutarmi. Eppure, c'è qualcosa che mi blocca, che non mi lascia libera di credere alle loro parole gentili e che mi fa sospettare che Seth stia dicendo la verità.
A chi devo dare ascolto?
Spazio Autrice
Salve, readers!
Allora, passiamo al capitoli. La nostra Bree si sente poco bene: non riesce proprio a liberarsi di Seth.
Ritroviamo anche Mackenzie e Ryan, i due misteriosi ragazzi che hanno stretto quel patto su Bridget. Seth li ha chiamati "traditori". Siete d'accordo? Dopotutto, sappiamo che non sono innocenti al cento per cento... cosa nasconderanno?
Il prossimo capitolo sarà davvero doloroso, vi avverto, quindi preparatevi.
Aspetto un sacco di commenti e stelline, intanto!
Xoxo 🎧
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top