44. Lame di Spade d'Argento
Bridget
Entrando nell'armeria dell'Accademia, vengo abbagliata dallo scintillio delle lame delle armi, che riflettono il sole che filtra dalle grandi vetrate.
La parete di destra è tappezzata di pugnali di ogni forma e materiale, quella di sinistra di spade dalle else tempestate di pietre colorate. In fondo alla stanza, un muro coperto di archi, balestre e faretre colme di frecce, mentre il centro della stanza è libero. In un angolo, è collocato un tavolino di legno, dove sono posati inaccuratamente dischi dai bordi taglienti e pezzi di metallo affilati.
«Wow» mormoro, meravigliata. «Non ho mai visto tante armi tutte insieme.»
Mason, al mio fianco, ridacchia. «Ti ci abituerai.» Il suo sguardo nero analizza il perimetro, affascinato. «È un paradiso in terra, per noi Guerrieri.»
Prima che possa rispondergli, qualcuno che indossa la divisa si avvicina a noi, sorridente, dal centro della stanza fino alla soglia, dove io e Mason siamo appostati.
«Ce l'avete fatta» esclama Carter, gli occhi verdi luminosi. Sposta le pupille su di me. «Pronta, Rossa?»
«Sono nata pronta» affermo, cercando di non farmi intimidire dal luccichio tetro delle numerosissime armi.
Invece di allenarmi in palestra o di seguire una delle consuete lezioni mattutine, sono stata trascinata in armeria da Mason. Quest'oggi, perfezionerò le tecniche di combattimento con le armi e, a quanto pare, mio istruttore sarà proprio Carter.
Il Guerriero dagli occhi verdi mi fa cenno di seguirlo al centro della stanza. Ci posizioniamo uno di fronte all'altro, mente Mason resta in disparte, appoggiandosi a una striscia di parete libera. Sento il suo sguardo che mi tocca.
«Puoi usare qualsiasi arma» esordisce Carter, spalancando le braccia. «Ma ricorda che la magia è vietata.»
«È proprio necessario?» protesto. I miei poteri sono sempre stati la mia carta vincente, in combattimento.
«Sì, Rossa. Qualcuno mi ha detto che hai bisogno di esercitarti con le armi.»
Volgo gli occhi su Mason e lo fulmino con uno sguardo stizzito. Tutto ciò è sicuramente opera sua. Lui, in risposta, mi regala un sorrisino impertinente.
«Ricorda due cose fondamentali» annuncia Carter, e torno a prestare attenzione alle sue dritte. «Uno: ogni oggetto può diventare un'arma.»
«La seconda?» gli chiedo.
Carter ghigna. «Due: non perdere tempo ad ascoltare le regole e comincia a combattere.»
Con uno scatto felino, Carter si fionda sulla parete rivestita di pugnali e ne sfila uno, un coltello dalla punta aguzza e di metallo nero. Carica il braccio e mi tira contro la lama; riesco a schivarla di striscio, accovacciandomi a terra.
Mi rialzo e prendo a mia volta un pugnale, in modo casuale. Non mi soffermo a studiarlo, ma sento che l'elsa gelida è solcata da alcune incisioni. Mi avvicino lentamente a Carter, stringendo l'arma.
Lui recupera un'asta di ferro dal tavolo e, quando sollevo il pugnale, la lama si scontra con il cilindro metallico. Carter lascia cadere sul pavimento l'asta, che rotola fino a giungere ai miei piedi, e si avvicina alla parete di fondo. Sfila un arco dalle cinghie che lo legavano al muro e agguanta qualche freccia da una faretra.
Carica l'arco e la punta triangolare della freccia mi osserva. Il Guerriero la scocca e mi sposto giusto in tempo per evitare di essere trafitta. Mentre inforca un secondo dardo, prendo l'asta metallica dal pavimento. Così, mentre la freccia vola nella mia direzione, alzo l'asta e ne devio la direzione.
Il ragazzo sembra stupito, ma la sorpresa dura solo un attimo, perché mi scocca contro un'altra freccia. Sempre utilizzando l'asta di ferro, mi paro e colpisco il dardo, che si spezza e cade a terra.
Carter posa l'arco. Stavolta, decido di essere la prima ad attaccare e afferro due dischi di ferro da tavolo. Le estremità sono appuntite e devo stare attenta a non tagliarmi da sola, mentre li impugno.
Lancio il primo contro Carter. Lui fa un fluido movimento laterale, evitandolo. Scaglio anche il secondo e il Guerriero se ne accorge in anticipo, schivandolo per un soffio.
«Bella mira» si complimenta. «Vediamo se te la cavi anche con queste.»
Carter si avvicina alla parete di sinistra e sgancia una spada. Quando la solleva, impugnandola saldamente, la lama risplende contro i raggi del sole, maestosa e lucente. Ne prende un'altra e me la passa.
Stringo l'elsa della spada. La lama è una lastra d'argento puro, dall'estremità appuntita e minacciosa, mentre l'impugnatura è rivestita in semplice acciaio nero.
Carter mi indirizza contro la lama della sua spada, che cozza contro quella della mia. Cominciamo ad attaccare e a parare senza sosta, con le lame che strofinano l'una sull'altra, producendo tintinnii metallici e suoni striduli.
Mi assale nuovamente e stavolta la spada si scontra con violenza sulla mia, che mi scivola dalle mani e cade a terra. Rimango disarmata e Carter ne approfitta, puntandomi l'estremità della lama al petto.
«Saresti già morta, a quest'ora, se io fossi un'Ombra» mi fa notare. «Ti do tre secondi per trovare un modo per liberarti.»
Mi guardo freneticamente intorno. Le altre armi sono troppo lontane da me. Provo a recuperare la spada dal pavimento, ma Carter prevede il mio gesto e colpisce l'arma con il piede, facendola strisciare lontano da me.
Impreco tra me, pronta ad arrendermi, quando dietro di me scorgo un oggetto, posato sul tavolo, tra i dischi di ferro.
"«Uno: ogni oggetto può diventare un'arma.»"
Allungo la mano e recupero la corda attorcigliata su se stessa. È spessa e ruvida al tatto e Carter non fa in tempo a bloccare il mio movimento. Stringo la corda tra le dita e la avvolgo intorno al collo del Guerriero, senza però serrarla sulla gola. Tengo tra le mani le estremità della corda e basterebbe uno strattone a privare Carter dell'aria.
Lui lascia cadere la spada a terra e solleva i palmi, in segno di resa. «Hai vinto, Rossa. Ottimo lavoro. Adesso, puoi anche liberarmi.»
Sto per slegare la corda dal suo collo, quando lo sento.
"Uccidilo."
Freno i miei movimenti e Carter aggrotta la fronte. «Tutto bene?»
"Uccidilo."
«Bridget?» mi chiama il Guerriero.
"Uccidilo" ripete Seth. "Stringi la corda e soffocalo."
Mi irrigidisco, la corda ancora tra le mani, che circonda mollemente la gola di Carter.
"Vattene" ordino a Seth. "Esci dalla mia testa."
"Uccidilo, Bridget" insiste. La sua voce mi penetra i timpani come un sussurro proibito, un fruscio basso e tentatore. "Lui è tuo nemico. Tutti i Guerrieri lo sono."
Guardo Carter negli occhi. I suoi sono spaesati e confusi. E, lentamente, percepisco qualcosa che mi stringe l'anima, che me la strappa dal corpo e che piega la mia volontà. È Seth, che si appropria della mia mente. Seth, che mi contamina l'organismo.
Le grida e i sussurri dell'inferno mi riempiono la testa, martellando furiosamente. Un fischio assordante ovatta i suoni circostanti e gli occhi bruciano tremendamente. Le iridi stanno cambiando colore.
L'ultima cosa che noto è Carter che spalanca le palpebre, prima che il mio corpo si svuoti e la mia mente esca dai binari della ragione.
"Uccidilo" dice Seth, e stavolta lo ascolto.
Perdo totalmente il controllo delle mie azioni e, guidata da un male interiore che mi annera l'anima, tiro la corda. La stretta intorno al collo di Carter si fa intensa e letale. Il Guerriero annaspa e boccheggia; porta le mani intorno al cappio, cercando di allentarlo, ma oppongo resistenza con tutte le mie forze.
Stringo maggiormente la corda sulla gola e gli impedisco di inalare ossigeno. Gli occhi di Carter lacrimano e il viso perde colore.
«Bridget» rantola, la voce un sottile filo che si infrange.
Le sue ginocchia sbattono contro il pavimento. Non mollo la presa sulla corda. Anzi, la stringo, riversando tutta la cattiveria che mi sento dentro.
Un istante prima che Carter soffochi, qualcuno mi afferra e mi strattona via da lui. La corda mi scivola dalle mani e la mia vittima si libera dalla sua presa, sciogliendola e gettandola.
Mi dimeno tra le braccia di Mason, che mi tengono ferma e ancorata al suo petto. Carter si rialza, le gambe che tremano e le mani posate sulla gola. Respira affannosamente e i capelli gli ricadono disordinatamente davanti agli occhi.
Mason mi libera e mi prende per le spalle, facendo scontrare con forza il mio corpo contro la parete libera dell'armeria. Preme la fronte contro la mia e stringe le dita intorno alle mie braccia, inchiodandomi sotto i suoi occhi scuri e furiosi.
«È ancora lui, vero?» ringhia.
Oltre Mason, vedo Carter, con la gola arrossata. Ha ripreso a respirare regolarmente, ma sembra ancora scosso. Alza il suo sguardo, sconvolto e ferito, su di me.
E mi sento sprofondare nelle mie stesse colpe. Di botto, ritorno in me. Torno ad avere il controllo del mio corpo e della mia mente, e la consapevolezza di ciò che ho fatto mi si abbatte addosso.
«Io...» farfuglio, stordita. «Non so cosa mi sia successo. Te lo giuro. Mi dispiace, Carter.»
Mason espira con rabbia e sbatte le nocche contro il muro. Sobbalzo. Nei suoi occhi infuria una tempesta nera.
«Ammazzerò quel bastardo» latra, riferendosi a Seth. «Lo farò con le mie mani, se sarà necessario.» Poi, si volta a guardare Carter. «Chiedi a Robert di darti un'occhiata. Ti raggiungo dopo.»
Carter esce dall'armeria. Mi getta un'ultima occhiata, così delusa che mi fa salire le lacrime. Cosa ho fatto?
Mason si allontana di un paio di passi. Strattona i capelli con le dita, preso dall'ira. Inveisce contro Seth, tirando calci alle armi abbandonate sul pavimento.
Oh, Dio. Cosa ho fatto? continuo a dirmi.
Mi porto una mano davanti alla bocca, sconvolta da me stessa, da quello che momentaneamente sono diventata. Mi accascio sul pavimento, la schiena contro la parete e le gambe strette al petto.
Cosa ho fatto?
Cosa sono diventata?
Le lacrime mi appannano la vista. "Cosa mi hai fatto?" domando, e stavolta indirizzo i miei quesiti a Seth.
"Ho tirato fuori la vera te, Bridget."
Schiaccio la fronte contro le ginocchia e chiudo gli occhi. Le lacrime cascano dalle ciglia e mi graffiano il volto. Mi manca l'aria, e provo solo disgusto per me stessa, un odio viscerale per le mie azioni. Un singhiozzo mi sfugge, e un altro, e un altro ancora, accompagnati dalle lacrime.
Cosa ho fatto?
«Bree» sussurra Mason, inginocchiandosi al mio fianco. Il suo tono si è addolcito. Alzo la testa, imbattendomi nel suo sguardo rassicurante. «Vieni qui.»
Il suo braccio mi circonda la schiena, ma mi allontano di scatto. «Non avvicinarti, ti prego» lo supplico, mentre un singulto mi scuote il petto. «Non voglio fare del male anche a te.»
Sospira, passandosi in modo frustrato le dita tra i capelli. Si siede accanto a me, attaccando la schiena alla parete.
«Mi dispiace» ripeto, singhiozzando tra le lacrime. Mi sento così stupida, sbagliata, incapace. Così debole. «Non volevo fargli del male, Mason.» Singhiozzo, il senso di colpa che mi strappa l'anima a brandelli. «Mi dispiace» dico nuovamente, serrando le palpebre. «Seth... lui mi ha detto di ucciderlo, e io...»
Non riesco a terminare la frase, perché sto impazzendo, impazzendo di dolore, di rabbia, di pentimento.
Mason prova di nuovo a stringermi a sé, ma lo prego di non farlo. Non voglio che il mio lato distruttivo rovini anche lui. Non me lo perdonerei mai.
Però, non mi ascolta, e senza neanche accorgermene mi trovo incastrata tra il suo mento e il suo sterno. Le sue braccia mi circondano e le dita mi accarezzano la schiena, mentre piango tutte le lacrime che ho e singhiozzo rumorosamente.
«Non è colpa tua, Bree» mi sussurra dolcemente. «Seth ti sta manipolando.»
«Sono come lui» mi rendo conto. «Sono un mostro.»
Mason mi stringe maggiormente, e mi aggrappo a lui per non autodistruggermi. «Carter starà bene. Ti sei fermata in tempo. Non sei come Seth, non lo sarai mai, Bree. Sei migliore di lui.»
«Sei tu che mi hai fermata» gli ricordo, il tono rotto. «Se non fosse stato per te, l'avrei ucciso. Lo sappiamo entrambi.»
«Ma non è successo» ribatte. «Non pensarci più, adesso.»
Mi bacia la fronte e mi accarezza la schiena, seguendo la linea della colonna vertebrale. Decido di ascoltarlo, per ora, e non replico. Serro le palpebre e reprimo ogni riflessione.
Stretta tra le braccia di Mason, Seth non riesce a raggiungermi. Mi lascio consolare dal calore che mi trasmette, mentre precipito nel mio buio interiore, in silenzio.
Spazio Autrice
Buon pomeriggio lettori!
Eccovi il nuovo capitolo. Stavolta, abbiamo Bree alle prese con un allenamento, insieme a Carter. Si esercitano sulla lotta con le armi e spero che il loro scontro non vi abbia annoiati, ho cercato di renderlo il più avvincente possibile. Fatemi sapere!
Seth tormenta ancora Bree, e stavolta la manipola e le ordina di soffocare Carter. Ci riesce quasi, ma Mason la ferma in tempo, grazie a Dio. Cosa ne pensate di queste "possessioni"? Come mai Seth la sta tormentando così?
Ricordatevi di lasciare una stellina, prima di passare al prossimo capitolo.
Xoxo🏹
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