25. Tessere di un Puzzle
Mason
"Provare rimorso e dolore per una colpa in cui ci si propone di non ricadere."
Pentirsi.
Quelle otto lettere racchiudono un significato complicato e al tempo stesso banale.
Il senso di colpa mi sta corrodendo le membra. Il pensiero che Bridget non accetti le mie scuse mi manda in paranoia. Posso solo pregare silenziosamente che metta da parte l'astio nei miei confronti e che mi spieghi il motivo per cui è scappata, la scorsa notte.
Busso alla porta della camera da letto di Bridget, con due colpi secchi, e attendo. Tamburello il piede al suolo, prima la punta e poi il tallone, in un gesto di evidente nervosismo. Passo le dita tra i capelli, più volte, e mordicchio il labbro inferiore, fino a farmi male.
Aspetto, e aspetto ancora, ma la porta rimane chiusa. Inizio a pensare che non mi abbia sentito, così batto nuovamente le nocche contro il legno, ma niente.
Tendo l'orecchio. Oltre il battente di legno, capto solo silenzio. Comincio a preoccuparmi.
Prendo dalla tasca dei pantaloni la copia della chiave che mi ha fornito Mark. Ha detto che non si sa mai e che, dato che sono la guardia di Bridget, dovrei possedere ogni mezzo per tenerla sott'occhio.
Infilo la chiave nella toppa e, con uno scatto della serratura, la porta si apre.
Vengo istantaneamente investito dalla solitudine che soffoca l'area della stanza. Faccio una breve perlustrazione e scopro che Bridget non è qui.
Osservo vagamente intorno a me, senza degnare di un'occhiata approfondita nessun elemento dell'arredamento spoglio. I mobili sono rimasti identici a come lo erano prima, quando questa era solo una camera vuota e disoccupata.
Non c'è traccia di una recente presenza, se non per le ante dell'armadio leggermente accostate che lasciano intravedere i capi di abbigliamento appesi e piegati con cura.
Mi avvicino e sbircio all'interno del guardaroba. Due uniformi sono agganciate alle grucce di acciaio fino, mentre il resto degli indumenti è sul piccolo ripiano all'interno dell'armadio, in una pila verticale. Noto anche la valigia, chiusa, sul fondo.
Nel momento in cui comprendo che non c'è niente che possa stimolare il mio interesse, sono costretto a ricredermi, attirato da qualcosa sulla cima dei vestiti ripiegati.
È una fotografia. La prendo e la studio. Raffigura due bambini: un maschio e una femmina. La bambina sembra avere circa dieci anni e l'altro poco di più.
Riconosco immediatamente gli occhioni bruni e dorati, le onde ramate e il sorriso spensierato della piccola. Il maschietto, invece, ha i capelli castani, in contrasto con gli occhi verdi e luminosi.
Sul retro dell'immagine è scarabocchiata una data a penna, la quale indica che la foto è stata scattata più di sei anni fa. Ci sono anche due nomi, che inizialmente fatico a leggere.
Bree e Matt.
Rigiro la foto, studiando Bridget e il suo fratello adottivo. Conduceva ancora una vita normale. Non le sarà mai passato per la testa il pensiero di dover abbandonare tutto, un giorno, e di trasferirsi in un'esistenza di rischio e morte.
Poso la fotografia sul mobile di fianco alla porta e vengo distratto da un ulteriore oggetto posato sul ripiano. È una spazzola d'argento.
La parte posteriore preme contro il legno. La prendo delicatamente per il manico, come se fosse un cimelio estremo valore, da trattare con assoluta cautela. Ammiro l'argento sfavillante che riveste la spazzola. Sul retro, incisioni indecifrabili.
È una parola in lingua antica, quella che parlavano solo i primi abitanti di Arcandida, secoli fa. Non riesco a tradurla, però sento una strana familiarità. Sono certo di aver già visto queste lettere. Mi sforzo di ricordare e mi viene in mente solo un posto.
Esattamente tra l'entrata della scuola e il corridoio di destra, sul muro, è affisso un dipinto che rappresenta il nostro regno. E, scritto in lingua antica sulla targhetta d'oro, il nome "Arcandida". Lo stesso inciso sulla spazzola argentea che tengo tra le mani.
Selene Kelley deve averla lasciata a Bridget, quando l'ha fatta adottare. Sarà stato un regalo d'addio o un ricordo della sua vera famiglia.
Lo stridio impercettibile dei cardini mi costringe a voltare lo sguardo verso la porta, dalla quale fa capolino la figura esile di Bridget. Mi osserva con un la fronte corrugata, e non capisco se sia irritata o semplicemente sorpresa di vedermi nella sua camera.
«Che ci fai qui?» domanda, il tono asciutto.
Entra e si richiude la porta alle spalle. Indossa una maglietta a maniche corte e dei pantaloni sportivi. Probabilmente era in palestra.
«Volevo parlarti» rispondo, calmo, posando la spazzola.
«Tu vuoi parlarmi.» Rimarca freddamente il "tu". «Non io.»
Sarà più difficile del previsto.
Mi squadra in modo torvo e sembra sul punto di sbattermi fuori dalla sua stanza a calci.
«Bree, ascoltami. Ti chiedo solo questo» la supplico.
«Come hai fatto a entrare?» mi chiede, contro ogni aspettativa.
«Mark mi ha dato la copia della chiave.»
«Così puoi pedinarmi meglio?» sbotta, incrociando le braccia. «Che cosa vuoi, Mason?»
«Solo parlarti. Chiarire.»
«Ti sei già stancato di Tiffany?» sibila una frecciatina che mi colpisce in pieno.
«Mi dispiace, okay?» sputo fuori. «Sono venuto a chiederti scusa.»
«Non me ne importa.»
«A me sì! A me importa!» esclamo, alzando la voce.
«Vattene, Mason» ordina, stanca e nevosa. «Torna da Tiffany. Da quanto ho capito, è già da un po' che te la porti a letto.»
«No, non me ne vado. Non m'importa se mi detesti, in questo momento. Ti chiedo solo di ascoltarmi, Bridget. Per favore.»
Non ritenevo possibile che sarei finito così, a supplicare il perdono di qualcuno. Lei non emette suono, ma la sua espressione vacillante mi dà la speranza che non mi cacci via. Non ancora, perlomeno.
«Ti ho fatto una promessa, è vero. E l'ho anche infranta» inizio, concentrandomi per trovare le parole giuste. «Tiffany... tra me e lei non c'è niente. Niente di vero. Sono andato a letto con lei perché ero arrabbiato con te, ecco. Sono stato un cretino.»
«Solo un cretino?» domanda, ridendo seccamente.
«Uno stronzo, sì» enfatizzo. «Ma, devi credermi, non mi sono mai sentito così in colpa. Ho usato un'altra ragazza per provare a scordarmi di quella che voglio davvero» sussurro l'ultima frase, decidendomi a darle il mio cuore in mano.
Bridget spalanca gli occhi grandi e screziati. «Come?»
«Ti ho baciata perché mi fai impazzire, Bridget. Mi mandi fuori di testa» getto fuori i pensieri più profondi che mi offuscano la mente, senza frenarmi. «E non riesco a capirne il motivo. Ti conosco da a mala pena due settimane, ma sei riuscita a incasinarmi l'anima come se ti conoscessi da una vita.»
Lei sospira, affranta. «E allora perché sei...» La sua voce si spezza. «Perché Tiffany? Perché proprio lei?»
«È una storia complicata, Bree, che non ti racconterò adesso. Ti basta sapere che il rapporto tra me e Tiffany si basa sul distrarci a vicenda. Non c'è mai stato alcun sentimento, da parte di nessuno dei due. Va avanti da anni, ma da quando sei arrivata tu non ho più sentito la necessità di stare con lei.»
Si abbandona a sedere sul letto, scostandosi i capelli dagli occhi. «Non lo so, Mason.» Mi osserva con gli occhi lucidi e tristi. «Io... quello che mi hai appena detto...»
«Perché sei scappata in quel modo?» la interrogo, sedendomi al suo fianco. «Quando ti ho baciata, intendo.»
«Perché ho paura» risponde con la voce incrinata.
Le sollevo il viso e le sue iridi bagnate si incatenano alle mie. «Perché? Perché hai paura?»
Una lacrima, una sola, le graffia la guancia, lasciando la sua scia indelebile. Si scosta dalla mia presa, impedendomi di asciugarle il viso.
«Ricordi quel ragazzo con cui stavo discutendo, quando sono andata a salutare mia madre?» inizia, scacciando la goccia salata dalla pelle.
Ho un vago ricordo di quel ragazzo dalle iridi azzurre che prega Bridget di non andarsene e di lei sul punto di distruggersi, presa da una sofferenza che non riuscivo a comprendere.
«Lui era il mio ex-ragazzo» confessa, e i suoi occhi si riempiono di lacrime. «La sera in cui Emily mi ha trovata, ero da sola per strada perché ero scappata da una festa. Avevo appena scoperto che Henry mi aveva tradita con la mia migliore amica. Li ho trovati a letto insieme e non riesco ancora a togliermi quella scena dalla testa. Ha fatto così male» mormora, trattenendosi dal piangere, ma vedo che continua a provare dolore.
«Bree...» bisbiglio, angosciato. «Mi dispiace.»
«Ho il terrore che ricapiti» conclude, emettendo un respiro strozzato. «Per questo sono scappata.»
Scendo dal materasso e mi inginocchio davanti a lei, che è seduta sul bordo del letto. I nostri occhi sono alla stessa altezza e nei suoi scorgo una sofferenza che mi spezza il cuore.
«Non ti meritava» affermo, sistemandole i capelli dietro le orecchie. «Nessuno che ti faccia soffrire si merita una come te.»
«Anche tu mi fai impazzire, Mason» rivela in un sussurro. «E mi fai stare meglio. Mi fai dimenticare di Henry.»
«A quanto pare, siamo entrambi incasinati» sorrido dolcemente, rimettendomi in piedi. Poi le tendo una mano. «Superiamo il dolore insieme?»
Ridacchia tra le lacrime e accetta il mio aiuto per alzarsi. Una volta in piedi, le poso le mani sui fianchi e la tiro a me, facendo scontrare i nostri corpi.
Riesco a distinguere ogni sfumatura castana dei suoi occhi, mentre le scaglie dorate brillano, riflettendosi nel mio sguardo.
Le punte dei nostri nasi si sfiorano. Basterebbe un piccolo movimento per annullare ogni distanza. E, stavolta, è lei a disintegrare gli ultimi millimetri che ci separano, unendo le nostre labbra.
La bacio per la seconda volta, ma è come se fosse la prima. Le trasmetto tutto ciò che provo e lei fa lo stesso. Muovo con dolcezza le labbra sulle sue, sfiorandole e schiacciandoci sopra le mie. La stringo tra le mie braccia e la bacio in una carezza delicata.
Non si stacca. Non più. Nessun ricordo negativo può influenzarci, adesso, perché abbiamo trovato il nostro posto.
E credo che la vita sia come un puzzle, dove ogni tessera è messa dove deve stare, per formare un'immagine precisa e perfetta. Non puoi insistere a posizionare un pezzo dove non puoi.
Eppure, io e Bridget siamo come due pezzi sbagliati, nel posto sbagliato e uniti alla tessera sbagliata. Siamo due pezzi che, una volta incastrati, non puoi più separare. Mai più.
Spazio Autrice
Che dite, troppo dolce? Comunque, i nostri protagonisti si sono riappacificati! Ed è scappata anche la dichiarazione🙈💕
Mason spiega a Bree che tra lui e Tiffany non c'è niente di sentimentale, mentre lei gli rivela il tradimento di Henry e Katherine, motivo per cui è scappata, sul tetto. Si chiariscono e capiscono di provare qualcosa l'uno per l'altra.
Come credete che andrà tra loro, d'ora in avanti? Ho tantissime cose in serbo per questi due (non tutte positive😈)
Al prossimo capitolo!
Xoxo🧩
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