24. Scusarsi

Mason

«...e gli schieramenti che si batterono per l'indipendenza furono il regno di Atlas e il regno di Krystall, che in quel secolo erano sotto il dominio di...»

La professoressa Moore gesticola animatamente e cammina per l'aula, mentre spiega alla classe la nuova lezione di storia. Sta blaterando qualcosa sulla conquista dell'indipendenza e ogni tanto ci getta un'occhiata, per appurare che stiamo attenti alle sue parole.

E io non lo sono. Ho la testa tra le nuvole. Letteralmente, potrei dire. Nella mia mente incasinata c'è solo un punto fisso: la ragazza dai capelli rossi e dagli occhi screziati d'oro.

Non rivolgo parola a Bridget dalla scorsa notte. Da quando l'ho baciata, sul quel tetto, circondati dalle stelle. Da quando mi ha rifiutato.

La sua reazione mi ha lasciato spiazzato, all'inizio. Poi, quello stupore è diventato rabbia. Non riuscivo a capire se fossi arrabbiato con me stesso, per averla baciata, o con lei, per avermi lasciato in quel modo.

Aspettavo quel momento con trepidazione, e sono sicuro che anche per lei sia stato così. L'ho consolata, le ho asciugato le lacrime e l'ho stretta tra le mie braccia. Ma, a quanto pare, non è servito.

Sembrava acconsentire al bacio, inizialmente, ma poi si è staccata bruscamente e ha mormorato un paio di scuse, scappando in camera. Sono rimasto dietro alla sua porta per quasi un'ora, sperando che aprisse.

Non si è fatta viva.

Così, in preda al nervoso, ho chiamato Tiffany, l'unica persona in grado di spegnermi i pensieri a suon di baci e gemiti.

Non ha perso tempo a raggiungermi. È rimasta in silenzio, come sempre, e non ha fatto domande. Eppure, mentre eravamo a letto insieme, percepivo qualcosa schiacciarmi il petto, bloccarmi il respiro, invadermi la testa.

Il peso del tradimento.

Ho dato buca a Bridget, la mattina seguente, perché sapevo che non sarei riuscito a guardarla negli occhi senza pentirmi. Anche se non posso definire il mio gesto come un vero tradimento, dato che tra me e lei non c'è niente di ufficiale, ero a conoscenza delle ripercussioni. E quando si è presentata dinanzi alla porta della mia camera, dopo che ho sgarbatamente mandato via Tiffany, ne ho avuto la conferma.

L'ho delusa.

Ho sentito lei e Tiffany parlare, oltre il battente di legno. Tiffany si vantava di essere finita nel mio letto e Bridget tentava di mascherare l'amarezza.

Le avevo promesso che sarebbe andato tutto bene e sono stato io il primo a mandare ogni cosa a rotoli. Bridget non è più la mia promessa. È la mia promessa infranta.

«Evans!» esclama Dakota, in un richiamo che mi riporta con i piedi per terra.

Batte il palmo sul mio banco, facendomi sussultare per il rumore improvviso che blocca il flusso dei miei pensieri scoordinati.

«Gradirei attenzione da parte tua» dice, con una sottile punta d'ironia. Sposta i suoi occhi chiari sul resto della classe. «Vale anche per voi.»

Sento un piede colpirmi la caviglia; Carter, al mio fianco, chiede risposte sul mio poco interesse per la lezione con uno sguardo interrogativo. Lo ignoro e tento di seguire la professoressa che riprende a spiegare dal punto in cui si è interrotta.

Quando l'ora finisce, segnando l'arrivo della pausa pranzo, la voce di Dakota viene sostituita dal chiacchiericcio sommesso degli alunni, che si alzano dai propri posti, facendo stridere le sedie sul pavimento.

L'aula di storia si svuota lentamente, finché rimaniamo soltanto io, Carter, Emily e un gruppo ristretto di ragazzi che si è fermato a parlare.

«Che ti prende?» domanda subito il mio migliore amico, stranito dal mio comportamento.

«Niente che vi possa interessare» parlo al plurale e rivolgo uno sguardo ad Emily, che sembra fregarsene altamente di ciò di cui stiamo parlando. Infatti, non credo mi abbia sentito, troppo presa a osservare il pavimento.

«Em» la richiama Carter, utilizzando il nomignolo che le ha sempre affibbiato. «Che hai?»

«Cosa?» fa lei, alzando di scatto gli occhi oltremare.

«Ragazzi, state facendo a gara a chi mi ignora di più?» sbuffa Carter.

Al suono della sua voce, la professoressa Moore alza lo sguardo, osservandoci da dietro la sua cattedra. Forse si sta chiedendo da quanto tempo siamo appostati qui. Ormai anche il gruppetto di Guerrieri se n'è andato.

Emily storce il naso ed esce dall'aula a passo spedito, sotto le nostre espressioni confuse.

«Vado da lei» mi informa Carter.

«Mason, posso parlarti?» mi domanda cordialmente la professoressa.

«Certo» le rispondo.

Prima di raggiungerla, però, chiedo a Carter di riservarmi un posto in mensa. Lui annuisce e abbandona la classe, per dirigersi da Emily.

Dakota ripiega accuratamente il foglio di carta che stava leggendo, fino a formare un quadrato bianco che ripone in un cassetto della scrivania.

«C'è qualche problema?» le chiedo.

«In realtà, credo che debba essere io a farti questa domanda.» Intreccia le mani davanti a sé, sul ripiano di legno.

«Mi dispiace se ero disattento. Non ricapiterà più.»

«Non importa. Che mi dici di Bridget, invece? Come va il tuo compito?» indaga all'improvviso.

«Non ho niente da dire» rispondo, brusco.

«Io credo di sì» mi contraddice. «Di solito non sei così distratto.»

Poggio le mani sul bordo della cattedra e fletto le gambe, per arrivare all'altezza dei suoi occhi. «Dove vuole arrivare, professoressa?»

«Mark ti ha affidato Bridget» comincia.

Ripercorro quel momento, nello studio del direttore, dove mi ha assegnato l'incarico di proteggere la vita della nuova ragazza. Attendo che Dakota finisca la frase.

«E ti ha mentito, Mason» rivela. «Bridget...»

La fermo, sollevando una mano. So cosa sta per dire. Non voglio sentirlo, non di nuovo.

«Lo so già» affermo.

Dakota sgrana le palpebre. «Come...»

«Lo so e basta» taglio corto. «Non ho bisogno di sentirmelo ripetere. Starò attento a lei.»

La professoressa scuote la testa. «Non hai capito. Non mi riferivo a quello.» Mi sorride con triste dolcezza. «Ho visto la tua espressione. Immagino che avresti preferito non scoprire chi è realmente.»

«Non ha importanza, ormai. Non ci parliamo neanche» mormoro tra me. «Non dire a Mark che l'ho scoperto, però.»

Mi assicura che non lo farà e si rimette in piedi. Raccatta le sue cose, tra cui scartoffie varie, che sistema in una borsa.

«Potresti fare una cosa, sai? Anzi, potreste» dice, caricandosi la borsa in spalla. «Qualunque sia il motivo per cui non vi parlate, dovreste chiarirvi.»

«E come?»

«Magari iniziando a mettere da parte l'orgoglio e scusandovi.»

****

"«Scusandovi»".

Passo le dita tra i capelli, sospirando. Devo scusarmi con Bridget. Devo chiederle spiegazioni per il suo allontanamento e perdonarla.

Non sono più abituato a farlo. Non sono più abituato a calpestare l'orgoglio e a dire "mi dispiace". Non sono più abituato a perdonare. Forse perché non mi sono più legato a nessuno, in questi anni, e perciò non ho mai avuto la necessità di risolvere una discussione.

Quando riuscivo a essere ancora il vecchio Mason, era tutto diverso. Ero circondato di persone che mi volevano bene e mi impegnavo per renderle felici.

Poi, è cambiato tutto, e ho cominciato a provare solo rabbia verso il mondo. Da vero egoista, ho iniziato a fregarmene di chiunque.

Mi erano rimasti solo Carter ed Emily, e spesso ho rischiato di distruggere la nostra amicizia, per colpa del mio caotico dolore e della mia testardaggine.

La mensa è affollata come al solito, durante la pausa pranzo. Cerco con lo sguardo i miei migliori amici e riconosco Carter, che agita una mano in aria per attirare la mia attenzione. È seduto con Emily, al tavolo accanto alla finestra.

Mi avvicino a loro e prendo posto davanti alla Guerriera dagli occhi blu. Lei sembra ancora immersa in un universo parallelo. Carter la osserva di sottecchi, ma lei evita accuratamente le occhiate del ragazzo.

«Domanda da un milione di dollari» esordisco, per spezzare la tensione.

«Spara» mi incoraggia Carter.

«Vi sembro una persona in grado di pagare le conseguenze delle proprie azioni?»

Emily alza lo sguardo, battendo le ciglia chiare. Si scambia un'occhiata frastornata con Carter.

«La risposta mi sembra ovvia» afferma il mio migliore amico.

Emily guarda il ragazzo al suo fianco e si lascia andare a una risata.

«No» rispondono, in coro.

«Vi ringrazio. Siete degli amici fantastici» borbotto, sarcastico.

«Nello specifico, di cosa stai parlando?» mi chiede Emily.

«Devo scusarmi con una persona» butto fuori le parole tutto d'un tratto, facendoli così smettere di ridere.

«Tu?» domanda, incredula.

«Io» confermo.

«E la persona è...» Carter aspetta che finisca la frase per lui.

«Naturalmente, è Bridget» risponde Emily, al mio posto.

Faccio un cenno d'assenso.

«Cosa le hai fatto?» chiede il ragazzo.

«L'ho baciata. Lei è scappata e per ripicca sono andato a letto con Tiffany. Bridget l'ha scoperto e credo che mi odi, adesso.»

«L'hai baciata?» esclama Emily, gli occhi blu spalancati. Annuisco e lei espira rumorosamente, portandosi una mano sulla fronte.

«Cosa c'è che non va?» le chiedo.

«Dio, Mason, ti sei scordato di quello che ti ho detto? Bridget è Principessa» sibila a bassa voce, sporgendosi verso di me. Il suo sguardo è severo. «Avevi detto che non ti piaceva. Perché l'hai fatto?»

«Perché è pazzo di lei» appura Carter. «E non vuole ammetterlo.»

Mi prendo la testa tra le mani, frustrato, accasciandomi contro lo schienale della sedia. Non posso negare. Non riesco più a contenere i miei sentimenti.

«Mark ti ucciderà, lo sai» mi avverte Emily.

«Non me ne frega, Em» sbotto, rimettendomi composto. «Okay? Non me ne frega di Mark, né del Consiglio. L'ho baciata perché avevo una dannata voglia di farlo, da quando l'ho vista.»

«Allora lo ammetti?» Carter mi sorride maliziosamente.

«Sì» lo accontento, sfinito. «Ammetto che lei è molto più di un incarico e che mi ha completamente fottuto il cervello. Contento?»

«Beh, meglio tardi che mai.»

«Cosa hai intenzione di fare?» mi domanda Emily.

«Andare a cercarla e dirglielo.»

«Sicuro di essere il vero Mason? Chi sei e cosa ne hai fatto di quell'idiota del mio migliore amico?» ironizza Carter.

«Ho aperto gli occhi» gli rispondo.

«Allora, che aspetti? Va' da lei» esclama, forse con troppa enfasi. «Riprenditela.»

Spazio Autrice

Buongiorno lettori!

Ecco qui il nuovo capitolo. Torniamo dal nostro protagonista, che non riesce a smettere di pensare a Bree. Sotto consiglio della professoressa, decide di chiarire con lei e di scurarsi per il suo comportamento.

Nel prossimo capitolo, capirete qualcosa in più riguardo alla "relazione" tra Mason e Tiffany.

Se siete curiosi, lasciate una stellina e andate avanti💫💫💫

Xoxo🧭

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