20. Fino al Sorgere del Sole
Mason
L'atrio dell'Accademia è buio e deserto, marchiato da fasci di luce blu e bianchi, riflessi delle vetrate colorate del portone. È mezzanotte inoltrata.
Tenendo saldamente Bridget tra le braccia, supero l'ingresso e mi dirigo all'ascensore. Salgo al quarto piano, con gli arti intorpiditi e i muscoli che iniziano a bruciare di stanchezza. Abbiamo rischiato grosso, stasera. Ora che l'adrenalina della battaglia è sparita, sta subentrando la fatica.
Abbasso lo sguardo su Bridget. La sua testa è premuta sulle mie costole e non capisco se sia svenuta o se stia dormendo. L'unica cosa che so è che, se sono ancora vivo, è merito suo.
Esco dall'ascensore e raggiungo la sua camera. La rimetto cautamente con i piedi per terra, reggendola e scuotendola piano. Lei apre piano gli occhi, gonfi di sonno, e fa una smorfia di dolore.
«Dammi la chiave.»
Scava nella tasca e recupera l'oggetto di metallo, porgendomelo. Sblocco la serratura e la accompagno dentro la stanza, tenendole una mano sulla schiena.
Bridget si stacca dalla mia presa e si siede sul materasso, l'aria stordita ed esausta. La lascio un attimo da sola e vado in bagno, cercando nei mobiletti qualcosa per medicare le ferite. Trovo un kit di pronto soccorso e lo porto in camera.
Mi siedo sul letto, accanto a Bridget, e strappo la manica destra della camicia della sua divisa, per scoprire la spalla e il braccio, solcati da tagli profondi e sanguinanti.
«Sei anche un infermiere?» mi chiede, tenendo d'occhio i miei movimenti mentre le disinfetto la ferita. Ariccia il naso per il bruciore e mi scuso.
«Ogni Guerriero deve impararsi a medicare da solo» le spiego, fasciandole la spalla con un sottile strato di garza. «Per le ferite più gravi c'è l'infermiera, ma le basi del pronto soccorso sono una delle prime cose che ci insegnano.»
Bridget mi ringrazia con un piccolo sorriso. Poi, nota che anche io sono ferito e sembra avere un'idea. «Potresti insegnarmi come si fa?»
«Non credo sia una buona idea» faccio, riluttante.
«Hai detto tu che ogni Guerriero deve sapersi medicare. Se mi insegni potrò farlo da sola, d'ora in poi» insiste, e non posso negare che abbia ragione.
«D'accordo» sospiro, cominciando a sbottonarmi la divisa. «Prendi il disinfettante e il cotone.»
Sfilo la camicia sporca e la lascio cadere sul pavimento, insieme al gilet. Noto un lieve rossore farsi strada sulle guance di Bridget, che le colora la pelle della stessa tonalità dei capelli.
«Attenta a non distrarti» la punzecchio, sghignazzando.
In risposta, mi tira un'occhiataccia sdegnata e preme il cotone bagnato di disinfettante sulla ferita, senza delicatezza. Sobbalzo e inveisco, mentre lei ridacchia.
«Sei una stronza» mormoro, non riuscendo però a nascondere un sorriso.
Inizia a passare il cotone con più tatto e nel frattempo la osservo. I capelli ramati le ricadono davanti allo sguardo castano e dorato, e devo reprimere l'impulso di sfiorare quelle onde perfette.
«Adesso metti le bende» le illustro il prossimo passaggio, gli occhi ancora puntati sul suo viso concentrato.
Segue le mie indicazioni e fascia la ferita. Ripete gli stessi procedimenti sul secondo taglio, sull'altro braccio. Sento ancora la sensazione delle unghie dell'Ombra che si conficcavano nella carne e la perforavano.
«Mi hai salvato la vita» sputo all'improvviso, intanto che avvolge la seconda ferita nella garza.
Bridget incastra il suo sguardo nel mio, le scaglie dorate che brillano. «Me l'hai già detto.»
È solo che avevo una fottuta paura di non riuscire a proteggerti, di perdere anche te, invece sei stata tu a salvare me.
«Lo so. Non smetterò mai di ringraziarti. Di solito non mi faccio uccidere» cerco di smorzare la tensione con una risata.
Lei ripone il materiale nella scatola di latta, per poi guardarmi. «Ogni tanto devi lasciare che siano gli altri ad aiutare te, Mason. Non significa che tu sia debole. Anche i Guerrieri più forti possono farsi male.»
Scruto Bridget, che mi sorride dolcemente. È così forte, così coraggiosa. È speciale. È quasi morta, per evitare che succedesse a me.
Poco prima che quell'Ombra ci attaccasse, mentre ammiravamo il paesaggio dall'osservatorio, ho sentito l'impulso di premere le mie labbra sulle sue, di baciarla e di stringerla fino a bruciarmi la pelle, fino a consumare l'ossigeno, fino al sorgere del sole.
Perché, in quel momento, con i suoi enormi occhi colmi di meraviglia, era bella quanto New York dalle vetrate dell'Empire State Building, se non di più.
E voglio ancora farlo. Voglio ancora baciarla fino allo sfinimento.
Perciò, mi chino lentamente su di lei, avvicinandomi piano, conficcando i miei occhi nei suoi. Non si ritira. Il suo respiro si spezza e si avvicina a sua volta.
E quando le nostre labbra stanno per sfiorarsi, ripenso a ciò che è successo. Lei che distrugge quell'Ombra e mi salva da una caduta di quattrocento metri. Lei che utilizza tutta l'energia che le è rimasta, che crolla sotto la stanchezza. Io che non posso fare nulla, nemmeno stavolta.
Proprio come è successo tre anni fa.
Stavamo per morire entrambi, a causa mia, e io non sono riuscito ad aiutare nessuno dei due. Per questo mi separo da Bridget e tronco l'intesa elettrica che si era creata tra i nostri corpi e le nostre anime.
«È meglio che torni in camera. Si è fatto tardi» abbozzo una scusa, evitando di guardarla in faccia. Mi alzo dal letto. «Cerca di dormire, okay? Hai bisogno di rimetterti in forze.»
Bridget non risponde, ma scorgo una traccia di delusione nei suoi occhi, che cerca di camuffare. «Okay» sussurra.
Raccolgo la camicia e il gilet da terra ed esco dalla sua stanza. Raggiungo la mia, pochi metri più in là. Entro e getto i vestiti rovinati al suolo, prendendo una maglietta pulita dall'armadio. Tolgo i pantaloni dell'uniforme e indosso quelli larghi di una tuta.
Qualcuno bussa alla porta. Non faccio in tempo a chiedere chi sia, dato che la maniglia si abbassa e Carter irrompe in camera.
«Non ti ho detto di entrare» gli scocco un'occhiataccia, buttandomi a sedere sul letto.
«Non me ne frega» liquida la questione, prendendo la sedia girevole dalla scrivania e occupandola.
«Cosa vuoi sapere?» arrivo al punto.
Carter era al corrente della Sentinella con Bridget, e conosce anche il mio timore di uscire in compagnia di altri Guerrieri.
«Com'è andata, amico? Passata, la paura?»
«Non credo passerà mai» espiro, arrendendomi al terrore.
«Non è stata colpa tua, quella notte, e lo sai.»
Stringo i ciuffi dei miei capelli nella morsa delle dita, tirandoli con frustrazione. «Lo so, Carter, lo so. Ma è difficile.»
Chiudo gli occhi e li rivedo tutti e tre, che mi accusano, che mi odiano.
E fa male.
Ma cosa posso fare io, che sono la causa di tutto? La risposta è semplice: niente. Stare fermo e rivivere quella scena all'infinito. Subire la mia condanna, scontare la mia pena.
«Ho quasi fatto uccidere Bridget» confesso, la rabbia verso me stesso che aumenta.
Carter mi analizza attentamente con i suoi occhi verde scuro. Poi li spalanca, realizzando qualcosa. «Tu non vuoi che muoia.»
Lo guardo in modo eloquente. «Ovvio che no. È il mio lavoro, tenerla in vita.»
«No, amico, tu non vuoi che muoia perché lei ti piace.»
Resto sbalordito dalla sua affermazione, e anche confuso e leggermente stizzito.
«Sì, ti piace!» ribadisce. «Andiamo, Mason, ti conosco da una vita. Perché dovrebbe importarti così tanto di una ragazza entrata per caso in Accademia? Mark non c'entra, e nemmeno l'incarico. A te importa di lei, vero?»
«Vuoi anche ipotizzare che sto per chiederle di sposarmi, per caso?» ironizzo. «Sei impazzito.»
«Fai pure l'orgoglioso, ma so quello che dico.»
«Piantala, Carter. Sai che mi impegno sempre al massimo per compiacere Mark, e se riuscirò a proteggere Bridget lui mi ricompenserà. Mi importa solo di questo» affermo con acidità.
Carter scuote il capo, l'espressione irritata. «Sei impossibile.»
«Possiamo cambiare argomento, ti prego?» Mi passo stancamente una mano sul viso.
«Ho incontrato una ragazza» dichiara inaspettatamente.
Sgrano gli occhi, preso alla sprovvista. «E me lo dici così?»
«Si chiama Alexandra» continua. «L'ho conosciuta qualche giorno fa, in biblioteca.»
«Ti piace?» indago.
Non è convinto della risposta che mi fornirà, lo vedo dalla sua espressione combattuta. «Riesce a farmi sentire accettato.»
«E riesce a farti scordare Emily?» domando piano, confidando in una risposta affermativa.
«Non credo che qualcuno ci riuscirà mai.» Il suo sorriso amareggiato brucia di umiliazione e rassegnazione.
«Com'è questa Alexandra?» indirizzo la conversazione su un'altra rotta.
«Lei è... speciale.» Il suo sguardo si illumina. «È simpatica, bellissima e intelligente. Ha gli occhi verdi, grandi e... sembro un idiota, vero?»
«Accidenti, hai perso la testa» ridacchio.
"Speciale". È buffo il fatto che poco prima, tra me e me, io abbia usato lo stesso aggettivo per definire Bridget.
«Lei ha la capacità di comprendere esattamente come mi sento, senza fare domande scomode o invadenti, ma solo ascoltandomi» ammette.
«Sembra fantastica» osservo.
Lui annuisce, d'accordo . «Le ho detto di me ed Emily. O, meglio, di me. Non esiste un "noi", quando si parla di Em.»
«Togliti quell'espressione depressa e continua a parlare» lo prendo in giro.
Lui ride con me, seppur lo faccia con una punta di amarezza. «"Magari ti sei innamorato di Emily perché ti è sembrato giusto così. Tendiamo a innamorarci delle persone che ci fanno stare bene e con cui passiamo ogni giornata, ma forse non è vero amore. È un modo per ringraziarla di esserci". Mi ha detto così.»
Devo ammettere che mi stupiscono le parole pronunciate dalla ragazza ignota.
«Devi darle una possibilità, Carter. Fallo per te, per lei, per voi» lo incoraggio, sottolineando volutamente l'ultima parola.
«Tu credi che ci sia una possibilità? Una possibilità di creare un "noi"?»
«Tutti meritano una possibilità.»
Sembra essersi convinto che sia realmente così. Mi ringrazia e battiamo i pugni tra loro: il nostro modo di salutarci, ringraziarci, sostenerci.
La porta si apre una seconda volta e, stavolta, a entrare è proprio Emily. Carter si irrigidisce sulla sedia, mentre la ragazza varca la soglia.
«Lo sapete che questa è la mia stanza e non potete entrare a vostro piacimento?» dico a entrambi, allacciando le braccia al petto con fare nervoso.
«Beh, non ci importa.» Emily scrolla le spalle, sedendosi a gambe incrociate sul mio letto, accanto a me. «Di che parlavate?»
«Della Sentinella di Mason e Bridget» mente Carter. È una mezza bugia, in realtà.
«Com'è andata?» mi chiede Emily.
«A parte il fatto che siamo quasi morti, direi tutto bene.»
Emily mi posa una mano sulla spalla, sorridendomi dolcemente. «Non ti starai dando la colpa, vero?»
Dannazione. Emily mi conosce bene quanto Carter. Sono praticamente le uniche due persone in grado di decifrare le mie espressioni.
«È complicato, Em. Se Bridget fosse morta, non me lo sarei mai perdonato. È stata la sua prima Sentinella e invece di insegnarle come si fa l'ho soltanto messa in pericolo.»
«Non è complicato» ribatte Carter. «E Bridget ti piace, mi sembra ovvio. Giusto, Emily?»
La Guerriera bionda ritira la mano e la sua espressione si oscura. I suoi occhi blu elettrico traboccano di agitazione.
«Emily?» la richiama Carter.
«Lei ti piace?» mi domanda Emily, e sembra quasi spaventata dalla prospettiva di ricevere una risposta affermativa.
«Perché? C'è qualche problema?» domando.
Emily sospira, mordendo le labbra. Io e Carter la scrutiamo, in attesa di una spiegazione.
«Ricordi quando Mark ha raccontato a Bridget la storia di Arcandida?» esordisce, l'espressione preoccupata.
Annuisco e la incito a proseguire.
«Dopo che voi ve ne siete andati, lui mi ha chiesto di restare. Abbiamo parlato e siamo giunti alla conclusione che Bridget è la figlia di Selene. È la Principessa, Mason. Ho origliato una riunione del Consiglio e ho ricevuto la conferma. Mark non vuole che si sparga la voce. Nemmeno Bridget deve saperlo.»
«Cosa?» Ho la vaga sensazione di non riuscire più a respirare.
«Sei sicura, Em?» si accerta Carter.
«Mai stata più sicura» conferma Emily. «Pensateci, ragazzi. Lei e Selene sono identiche.»
Io, dal mio canto, sono ancora incredulo. Il mio cervello si rifiuta categoricamente di elaborare quanto mi è stato riferito. Nonostante ciò, la foschia di interrogativi che albergava in me si è dissolta. Coincide tutto: l'insolita somiglianza con i Kelley, i suoi poteri nettamente più forti, la collana, l'adozione, l'incarico che mi ha assegnato Mark.
Tutto.
È assurdo come una singola risposta possa risolvere decine di quesiti.
«Mason.» La voce di Emily è debole e rammaricata. «Mi dispiace, ma non può piacerti Bridget. Lei, tu... non sarebbe giusto.»
Certo che no. Mark mi ucciderebbe. Non mi permetterebbe mai di avvicinarmi sentimentalmente alla Principessa.
Mi riprendo dallo stato di stordimento totale e presto la mia attenzione alla mia migliore amica. «Nessun problema. Lei non mi piace, ve l'ho già detto. Non è niente.»
Mi mostro indifferente, ma dentro di me percepisco qualcosa che si incrina irrimediabilmente. Cosa diavolo mi hai fatto, Bridget?
«Sicuro di stare bene, amico?» si preoccupa Carter.
«Sì. Davvero. Adesso, se non vi dispiace, vorrei dormire. È stata una serata pesante.»
Emily e Carter si scambiano un'occhiata, capendo che non è il caso di insistere. Si alzano e si avviano alla porta. Escono, non prima di avermi assicurato che per qualunque cosa loro ci sono, pronti ad aiutarmi. Li ringrazio e lasciano la mia stanza.
Aspetto qualche minuto in silenzio, immobile sul letto, poi mi alzo di scatto ed esco a mia volta. Mentre avanzo lungo il corridoio, serro i pugni, in preda alla collera e alla frustrazione.
Ho bisogno di svuotare la mente, di respirare, e c'è un solo luogo in Accademia che riesce a darmi pace e tranquillità.
Spazio Autrice
Quanto sono carini Mason e Bree? Tornano dalla Sentinella e si medicano a vicenda. È quasi scappato anche un bacio, ma Mason si è fermato. Non riesce a perdonarsi per aver fatto rischiare la vita a Bridget.
Se avete letto attentamente finora, avrete notato che Mason ha paura di fare Sentinelle con altri Guerrieri. Dice che tre anni fa è successo qualcosa... idee?
Carter è sicuro che a lui piaccia Bridget, ma Mason si ostina a negare, anche se noi abbiamo già capito cosa prova, vero? Comunque, Carter dice che ha conosciuto una certa Alexandra. Questo nome vi ricorda qualcuno?
Alla fine del capitolo, arriva Emily, che riferisce ai suoi migliori amici ciò che ha scoperto su Bridget. Mason non sembra esserci rimasto bene, poverino💔
Per chi shippa Mason e Bree, il prossimo capitolo vi piacerà! Lasciate una stellina, un commento e andate avanti.
Xoxo🔆
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