2. Estirpare il Male

Mason

Lo stridere incessante delle ruote sull'asfalto e il rombo dei motori riempiono l'atmosfera di Manhattan. I clacson e le voci si mescolano in un concerto fragoroso e vivace.

New York, con la sua folla impenetrabile e il traffico, mi dà il buongiorno.

Mi immetto nella massa informe di persone, dirette verso il posto di lavoro o la scuola. Mi scappa un sorrisetto ironico, nel constatare che la mia destinazione non ha niente a che fare con la loro.

Camuffandomi tra i pendolari, cammino a testa bassa, le mani infilate nelle tasche della giacca di pelle e i sensi in allerta.

Sfioro il pugnale che porto sempre con me, una lama d'argento dall'elsa di acciaio nero. L'arma, nascosta nello scomparto interno del gilet blu della divisa, ha ormai un peso familiare.

I miei passi si arrestano, tutto d'un tratto. Non mi curo della gente che mi sorpassa frettolosamente, urtandomi una spalla e imprecando.

La sento.

La percepisco, forte e chiara.

Un reticolo di particelle oscure, malvagie, trasportato dai soffi lievi del venticello autunnale, strappa l'uniforme purezza dell'aura umana.

Volgo lo sguardo in più direzioni, cercando di individuarne la provenienza. Scendo dal marciapiede affollato e attraverso la strada, sgusciando tra le macchine e i taxi compressi nell'ingorgo.

Il viale lungo cui riprendo la perlustrazione è spoglio della calca di newyorkesi. Una serie di villette si affacciano sulla strada, intervallate da vicoli bui e stretti.

Percorro il marciapiede, fermandomi davanti all'imboccatura di ogni vicolo per analizzarne l'aria. Non rilevando stranezze nell'atmosfera, sto quasi per tornare dall'altro capo della strada.

Finché non la sento di nuovo.

Da un vicolo giunge un intreccio magico di energia tenebrosa, un'accozzaglia di atomi caricati negativamente, che mi strisciano sulla pelle, tracciando le loro scie malevole, come una leggera ma nociva carezza.

Invisibile, eppure mortale.

Mi addentro nella via sporca e maleodorante. I tetti delle case, accostati tra loro, impediscono alla luce solare di filtrare. L'oscurità quasi totale mi rende difficile muovermi tra i rifiuti.

Il vicolo non è cieco, ma svolta verso sinistra. Giro la parete incrostata dell'angolo, ritrovandomi sul retro di un'abitazione.

L'aura malvagia è alla massima potenza. La avverto sfrigolarmi intorno, milioni di minuscole esplosioni tetre. È vicinissima.

Tolgo la giacca, per facilitare il movimento delle braccia, scoprendo la divisa accademica. La lascio cadere al suolo, senza preoccuparmene. Sbottono il gilet blu e recupero il pugnale dalla tasca interna.

L'energia dell'essere si è fatta fortissima, segno che è nei paraggi e che si tratta di uno spirito più pericoloso del solito. Ma questo non mi spaventa.

«Ti ho trovata» dichiaro a gran voce. Le mie parole rimbombano nel vicoletto vuoto. «Esci fuori, coraggio.»

Aspetto qualche secondo, che vola lento e silenzioso. Poi, percepisco una presenza estranea alle mie spalle. Mi volto prima che possa attaccarmi, trovandomi faccia a faccia con l'essere.

Faccia a faccia con l'Ombra.

Lo spirito, un fantasma fluttuante di brillante semioscurità, mi osserva con i suoi occhi incavati. Emette un bagliore nero, una patina trasparente di saette scintillanti. La sua aura esplode, circondandomi in un cupo abbraccio.

Lancio il pugnale. La lama argentata si fionda verso l'Ombra come un fulmine bianco, però, prima che possa toccarla, l'entità si dissolve in una nuvola di fumo grigio opaco.

Il pugnale atterra sul cemento crepato, tintinnando. Provo a scattare per recuperarlo, quando l'Ombra mi ricompare davanti. Il suo volto deformato e cinereo è a un palmo dal mio naso.

Troppo occupato a studiare la fisionomia spettrale del mostro, non mi accorgo della sfera elettrica che brilla tra le sue dita ossute. Il circolo di scintille nere mi colpisce in pieno, scaraventandomi sull'asfalto umido e ricoperto di sporcizia. Mi rimetto in piedi all'istante, l'espressione furiosa.

«Vuoi usare la magia?» sibilo al mostro. «D'accordo.»

Nelle mie vene sento scorrere un'energia chiara e incontaminata, che costituisce ogni cellula del mio corpo. Incanalo i poteri nei palmi delle mie mani e una serie di scaglie bianche, luminose come stelle, si incastrano tra loro, dando vita a due sfere magiche.

Tiro il circolo che infuoca nella mano destra. L'incantesimo impatta con l'Ombra e la disintegra in tanti frammenti di tenebra, che si confondono con il buio del vicolo.

Prima che possa ricomporsi, mi precipito nel punto in cui mi è caduto il pugnale e lo riafferro, stringendo l'elsa fredda di acciaio.

Intanto, l'Ombra è tornata al suo stato naturale, una massa di vapore nero dalla forma di un fantasma. Le getto contro anche la seconda sfera magica.
Stavolta, però, non centro il bersaglio: lo spirito rimanda indietro la sfera. Mi abbasso e la schivo appena in tempo.

È più forte di quanto credessi.

Con una nuova scintilla di determinazione che mi illumina le iridi, serro la presa sul pugnale e corro verso l'Ombra, la lama d'argento puntata in avanti. L'essere si scosta dalla traiettoria, veloce come un lampo nero che si fonde con le tenebre.

Mi fermo sul posto, guardandomi velocemente intorno, senza trovarla. La percepisco di nuovo dietro di me, tuttavia non mi volto a fronteggiarla. Sento che si avvicina alla mia schiena, probabilmente sicura che io non l'abbia notata.

Nel preciso momento in cui le sue dita si sollevano, per artigliarmi, mi giro e affondo il pugnale nel suo corpo. È come perforare un agglomerato di nebbia scura. Non stacco gli occhi dalla mia avversaria, mentre la lama la distrugge.

Le mie labbra si piegano in un sorriso di scherno. «Porta i miei saluti al tuo Padrone.»

E l'Ombra si smonta in macchie di caligine nera, che si disintegrano e spariscono, unendosi all'atmosfera. L'aura malvagia è scomparsa insieme allo spirito.

Soddisfatto della vittoria, ripongo il pugnale nella tasca del gilet. Mi incammino verso l'uscita del vicolo, riprendendo anche la giacca di pelle che avevo lasciato a terra. Scollo la polvere e la indosso, per celare la divisa agli occhi umani.

Quando esco dalla via, i raggi solari tornano a irradiarmi. Con un sorriso sghembo, mi rintano tra la folla che ha iniziato a inondare il marciapiede.

Estirpare il male da New York è il mio lavoro. È il compito di ogni Guerriero, scovare e distruggere Ombre.

Lancio uno sguardo all'orologio da polso. Tra qualche minuto, il mio turno di Sentinella sarà concluso.

Sarà meglio incamminarsi verso l'Accademia, rifletto.

Ero ancora ignaro di cosa sarebbe accaduto di lì a poco.

Spazio Autrice

Ciao a tutti, readers! Eccovi il secondo capitolo, decisamente più movimentato del primo. Oggi conosciamo Mason Evans, il protagonista maschile della storia. Ha avuto uno scontro con quella che definisce "un'Ombra". Idee su cosa possa essere? Ma, soprattutto, chi è Mason? Se volete espormi le vostre teorie in un commento, fate pure.

Fatemi sapere se vi è piaciuto il capitolo e ci vediamo con il terzo, dove si torna da Bridget!

Xoxo

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