Capitolo 3: Chi cazzo siete?

«Come hai fatto?» farfuglio confusa.

Aveva appena scaraventato Daniel come se fosse una piuma. Con quale forza? È una ragazza di nemmeno cinquanta chili.

«Te lo dirò, ma adesso dobbiamo andare via» mormora Chiara con voce tentennante.

«Andare via da dove?» insisto. «Dove siamo?»

«Siamo al cimitero» bisbiglia.

«Sì, ma...»

«Dobbiamo scappare!» urla e inizia a tossire allo stesso tempo. «Sbrigati! Stanno arrivando!» continua. Mi prende per il polso e cerca di trascinarmi con sé verso la parte da cui sono arrivata con Daniel.

«Aspetta. Daniel. Non possiamo lasciarlo qui» spiego. Qui, ovunque io sia.

«Sì, invece» balbetta Chiara tra un colpo di tosse e l'altro. «Lui è come loro.»

«Come loro chi?» supplico.

Si volta verso di me con le lacrime agli occhi e la vedo irrigidirsi, con lo sguardo fisso dietro le mie spalle.

Mi volto lentamente e, proprio come se fosse una scena di un film, vedo Daniel Micio. Non lo stesso che poco prima mi aveva dato il suo cappotto, bensì un essere con gli occhi iniettati di sangue, forse anche dello stesso colore, delle strane rughe sotto gli occhi, che prima non c'erano, e dei canini che spuntano dalla bocca aperta alla disperata ricerca di aria.

«No. No. Vi prego» sussurra Chiara indietreggiando e lasciandomi il braccio.

Sono ferma e immobile. Ogni fibra del mio corpo non si muove, anche se dovrebbe. È questa la sensazione di cui parlano tutte le protagoniste dei film e dei libri gialli, thriller e fantasy? Sento i ringhi soffusi uscire dalla bocca di Daniel, che si avvicina a passo lento, mentre Chiara cerca di smuovermi, urlandomi nell'orecchio:«Demetra, dobbiamo andare. Non posso lasciarti qui! Demetra!»

Accade così velocemente che non me ne rendo conto, come se avessi chiuso e riaperto gli occhi, come se, durante un film, lo schermo fosse diventaro scuro e all'improvviso ci fosse un cambio di scena: Daniel mi oltrepassa, prende Chiara per il collo Chiara, facendola gemere per il dolore, e la sbatte ripetutamente contro il muro finché lei non perde i sensi. Successivamente si volta verso di me e, quando arriva a meno di una spanna da me, si posa un dito sulle labbra, come per dire Fa' silenzio!

I suoi occhi tornano chiari e le rughe, così come i canini, spariscono completamente.

«Stai bene? Ti ha fatto del male?» mi chiede preoccupato, ma non rispondo, né tanto meno muovo un muscolo.

È un vampiro? Un vampiro?

Ripenso a poco fa, a quando mi ha preso in giro perché credo nel sovrannaturale. Lui... lui ne fa parte. Quando gli avevo spiegato la ragione per cui ero ritornata al cimitero aveva fatto uno strano ghigno e adesso so per quale motivo: sapeva dov'era Chiara.

Questo è il suo nascondiglio? È la sua cripta? Ha forse ucciso Chiara e ora tocca a me? Saremo la sua cena?

«Demetra?» mi chiama Daniel.

Scuoto la testa e inizio a fissare il pavimento.

«Demetra!» insiste.

«Che cosa hai fatto?» Alzo la testa, avendo riconosciuto l'ultima voce, e in fondo al corridoio scorgo Adriel.

«Adriel...» mormoro a bassa voce.

La mia compagna arriva velocemente vicino a me e mi mette una mano sul viso.

È la solita Adriel, ma perché si trova qui sotto?

Scappa. Scappa, salvati.

È arrivata dal corridoio opposto, lo stesso da cui ho visto scappare Chiara.

Non è che lei... è come Daniel?

«Demetra, tesoro. Sono qui. Non ti sarà fatto del male, è una promessa» mi sussurra nell'orecchio la mia amica, con voce dolce. «Stringimi la mano e seguimi.»

Mi prende per mano con dolcezza e iniziamo a camminare, mentre Daniel prende Chiara, priva di coscienza, sulle spalle. Arriviamo davanti a una vecchia porta di legno piuttosto malridotta. Adriel bussa quattro volte e all'improvviso si apre una piccola finestrella, attraverso la quale si intravedono solo due grandi occhi neri. Questi ultimi ci osservano per qualche secondo e poi spariscono. La porta si apre rapidamente ed entriamo.

Siamo in un grande salone che ha tutta l'aria di essere un night club: da un lato lunghi divanetti addossati al muro e dall'altro angoli appartati, specchi sulle pareti e luci rosse soffuse.

Scorgo qualche macchia di quello che spero non sia sangue. Dopo esserci fermati più o meno al centro della stanza, ci accorgiamo di essere circondati.

«Non sapevamo di avere due ospiti stasera!» urla entusiasta qualcuno, emettendo un fischio di approvazione.

«Sta' zitto. Lei è con me e se vi azzardate a toccarla, siete morti» minaccia Adriel.

Daniel prende una sedia, vi posa il corpo di Chiara e lo lega con due corde rosse.

«Che cosa fate? Volete ucciderla? Volete ucciderci?» balbetto.

Le persone intorno a noi iniziano a urlare, come se fossero impazzite, e Adriel e Daniel si mettono davanti a me.
Perché proteggete solo me? chiedo nella mia testa.

Un'altra porta si apre ed entrano la professoressa Marchese e la guida Chandra Sauro.

Che cosa ci fa lei qui? Cosa ci fanno loro qui? Cosa ci faccio io qui?

Stiamo scherzando, vero? C'è qualche telecamera nascosta, qui! È tutto un grande scherzo.

«Cosa sta succedendo?» chiede la mia insegnante di italiano.

«Era tutto sotto controllo, come avevamo previsto, ma la cagna è scappata...» spiega Daniel.

«Demetra è salva?» domanda Chandra Sauro.

«Sì, almeno fisicamente» mormora Adriel guardandomi negli occhi per pochi secondi.

«Che cosa intendi?» le chiede Eva Marchese, la professoressa.

«Sembra sotto shock» risponde la mia amica dai capelli biondi.

«Noi andiamo a chiamare il maestro, voi fate riprendere Demetra» afferma Chandra Sauro.

«La festa è finita!» urla Eva Marchese. Tutti iniziano a borbottare e a lamentarsi, uscendo dalla porta da cui siamo arrivati.

«Tutta colpa di quell'umana.»

«Buuu.»

«E il lupo? Che fine fa?» domanda qualcuno tra la folla.

Chandra ed Eva si scambiano qualche sguardo d'intesa per qualche secondo, dopodiché una delle due – non capisco chi – risponde: «Portatela in cima all'Unicredit e che giustizia sia fatta!»

La folla impazzisce. Qualcuno di loro prende la sedia a cui è legata Chiara e la trascina fuori dal mio campo visivo.

Che giustizia sia fatta? Verrà uccisa?

Perché veniva definita una cagna?

Dove sono finita? Da chi sono circondata?

Adriel viene davanti a me, mi accarezza le spalle e mi fa sedere su uno dei divanetti, mettendosi in ginocchio davanti a me, mentre Daniel si siede al mio fianco e mi porge un bicchiere d'acqua.

«Grazie» riesco a bisbigliare.

«Che cosa ha visto di preciso?» chiede Adriel a Daniel.

«Tutto quanto. Mi sono trasformato» risponde lui.

«Cazzo» sospira Adriel. «Demetra, mi senti?»

Sì, ti sento.

«Demetra, sono Adriel. Riesci a sentirmi?»

Annuisco.

«Si muove. È un bel segno» commenta Daniel.

«Non so se il maestro lo considererà tale» ribatte Adriel. «Demetra, ascoltami...»

Butto fuori tutta l'aria che ho nei polmoni e prendo il coraggio in mano. «Che cosa siete?» chiedo d'un tratto.

Loro si scambiano uno sguardo fugace e tornano con gli occhi su di me. «Penso che tu lo sappia già, Cervellona!» mormora Daniel alla mia destra.

«Vampiri?» balbetto. Entrambi annuiscono. «Non capisco.»

«Ma come... Mica ci credevi?» cerca di scherzare Daniel.

Lo prendo come un sì.

«Sì, ma siete diversi da come mi aspettavo e...»

«Non dirmi che ci aspettavi sbrilluccicosi?» sbotta Daniel. Adriel gli dà un pugno sul ginocchio per zittirlo.

«Qualcosa del genere» ribatto.

«Il cinema ha fatto la sua parte, ma noi siamo così» commenta Daniel.

«Così come, scusa? Sono confusa. Perché sono qui insieme a voi, che cercate di consolarmi in qualche modo, mentre Chiara Sole sta per essere uccisa sulla torre dell'Unicredit in piazza Garibaldi?. È qui vicino, possiamo raggiungerla e...» mormoro scombussolata.

«Demi. Demi. Demi» ripete Adriel con tono calmo. «Una cosa alla volta, ricordi?»

Annuisco e cerco di riordinare la mente, per quanto possibile.

«Ci sono» dichiaro.

«Va bene. Prima domanda» incita Adriel sorridente.

«Siete vampiri, giusto?» domando.

«Sì» afferma Daniel.

«Di che cosa vi nutrite?» chiedo.

«Cibo» dice schiettamente il ragazzo che credevo un normale sbruffone.

«Ovvero?» insisto. «Animali?»

«No. Che schifo! Il sangue animale non ci rende forti. E poi loro sono creature migliori dell'uomo, quindi perché dovremmo ucciderli?» ribatte Adriel.

«Quindi vi nutrite di sangue umano?»

«Ding. Ding. Ding. Esatto» mi prende in giro Daniel.

«Come vi procurate il sangue?» domando.

«Di questo parleremo un'altra volta» dice Daniel eludendo la domanda.

«Quando vi trasformate... i vostri occhi diventano rossi e vi appaiono i canini?» chiedo.

«Sì» risponde Adriel.

Annuisco, cercando di assimilare le informazioni.

«Dormite nelle bare? Anzi, dormite? Come fate a esporvi al sole? Riuscite a mangiare cibo umano? Potete avere figli? In che modo trasformate qualcuno?»

«Non avevamo detto una domanda alla volta?» ribatte Daniel alzando un sopracciglio. Adriel alza le spalle.

«Non dormiamo nelle bare. Dormiamo in letti normalissimi» spiega Adriel.

Quindi dormono. Okay.

«Non abbiamo problemi al sole. Non brilliamo e non andiamo a fuoco. Inoltre - e se me lo chiedi te ne pentirai -, la cipolla non ci fa stare male, ma tutto ciò che è riconducibile alla chiesa sì» continua Daniel.

«Per noi il cibo umano non ha sapore e, comunque, il nostro corpo lo respingerebbe subito. Non possiamo avere figli e...» prosegue Adriel. «Dovresti essere sul punto di morte e bere il nostro sangue per diventare un vampiro.»

«Vorresti già trasformarti, eh?» scherza Daniel.

«No.» Non lo so. Mi sembra un sogno.

«Hai altre domande?» chiede Adriel.

«Perché sono qui? Perché non mi uccidete come Chiara?»

Si scambiano uno sguardo cupo e non rispondono.

«Come ha fatto Chiara ad arrivare qui?»

Ancora nessuna risposta.

«Perché l'avete chiamata cagna?» insisto.

A un certo punto annuiscono, come se stessero rispondendo a un comando proveniente da qualche parte.

«Chiara Sole era una Akira» dice Adriel.

«Una che?» borbotto.

«Una Akira» spiega Daniel.

«Che cos'è un Akira?» chiedo.

«Una creatura maligna» ringhia Daniel.

«Perché lo sarebbe?» domando confusa.

«È una ninfa che si nutre di anime» sussurra a denti stretti Adriel.

«E Chiara era una di quelle?»

«Sì» risponde Daniel.

«Non capisco. Non l'avete vista prima? Come è finita qui?» continuo.

«Ci sono alcuni Akira che sanno nascondersi bene tra gli umani, ma quando entrano in un luogo con troppi vampiri iniziano a stare male» spiega Adriel.

«Così come Chiara ha iniziato a tossire appena abbiamo oltrepassato i cancelli del cimitero. Ma perché non l'avete scoperta prima?»

«Sanno nascondersi bene alle volte. Siamo arrivati al Carlo Tenca perché avevamo ricevuto una soffiata anonima sulla presenza di un Akira e...» afferma Daniel.

«E cosa?»  chiedo.

«Era una missione di qualche mese, ma poi...»

«Poi cos'è successo? Perché una missione? Siete degli agenti vampiri? Qual è il vostro ruolo?» balbetto.

«Sono troppe informazioni. Nonostante tu abbia un grande cervello, devi elaborare quanto sta accadendo» mi interrompe Adriel mettendomi una mano sul ginocchio.

«Io... devo solo...» mormoro abbassando gli occhi.

«Lasciatele un po' d'aria.»

Alzo la testa di scatto e vedo un uomo adulto con i capelli neri come la pece, un pizzetto strano ma ammaliante e una luce singolare negli occhi. Accanto a lui, la mia insegnante di italiano e Chandra Sauro mi fissano preoccupate.

«Sto bene» dico. Subito dopo, le mie palpebre si appesantiscono e mi addormento.

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