Capitolo 24: Caronte

Demetra Romano

Quando ero piccola sentivo mio padre dire Devo correre contro il tempo.Non l'avevo mai capito. Come si poteva correre contro qualcosa che non si vedeva? Contro qualcosa che andava molto più veloce di noi?

Ora, sulle spalle di Adriel, che corre alla velocità della luce in direzione del Duomo di Milano, lo capisco e non faccio altro che pensare a come Daniel non si fosse ricordato di me, cioè di noi. Se ne era andato, lasciandomi sola in quel ristorante a Roma, per venire a Codogno? Perché? E poi, perché le pagine erano proprio in quella villa?

Ripenso al certificato di nascita, con il mio nome e quello dei miei – in teoria – veri genitori, Mirea e Viktor. È per questo che vedo i fantasmi? Perché sono figlia di colui che possedeva il potere dell'occulto? È questa la risposta che stavo cercando? È questo che Francesco voleva dirmi? Quello che tutti gli altri fantasmi volevano dirmi?

Il vento della corsa dei vampiri dovrebbe risultare fastidioso agli occhi umani, eppure a me non fa alcun effetto. È perché sono figlia di Mirea e Viktor?

Inoltre, dopo aver chiesto con uno sguardo ad alcuni fantasmi di usare la loro energia per far uscire Daniel dalla casa, posso affrontare tutti e tutto? I miei amici non mi hanno chiesto come ci fossi riuscita a farlo e questo mi confonde.

L'ansia prende il sopravvento e faccio fatica a respirare: «Adriel, puoi fermarti un attimo?»

«Ma siamo a San Donato Milanese. A breve arriviamo...» mormora lei rallentando il passo.

«Ho bisogno di stare con i piedi per terra» ribatto.

Lei sospira, mi lascia a terra su un muretto e si siede.

«Vado avanti a controllare e poi vengo a prenderti» afferma Adriel per poi sparire nel buio della notte.

Mi siedo e sospiro trattenendo le lacrime.

«Demetra...» sussurra la vocina di Francesco.

Alzo lo sguardo e deglutisco, serrando la mascella. «Io non capisco... Sono stata adottata e fino a un certo punto l'ho accettato, perché ormai la maggior parte dei ragazzi è in adozione, ma... essere figlia di...» singhiozzai. «Sono io, quindi?»

Terri annuisce, Alboin e Vittorio distolgono lo sguardo e Francesco abbassa la testa.

«Da quando ne siete al corrente?»

«Alboin ha percepito tutto a pochi giorni dalla tua partenza» afferma Vittorio.

«E perché non me l'avete detto?» sbotto.

«Perché poco dopo abbiamo scoperto una cosa più importante» continua Francesco.

«Vale a dire?» esortai.

«Che sei innamorata del vero Lestat Defendi e che condividi il Merak con lui» dichiara una voce sconosciuta che mi fa rabbrividire.

Una nuova ombra si materializza accanto a me; prende sempre più forma e serro gli occhi per vedere meglio: ha i capelli neri lunghi fino alle orecchie e uno strano cappotto scuro.

«Oddio, è lui!» esclama Vittorio entusiasta.

«Chi sei?» chiedo con voce singhiozzante.

«Dovresti riconoscermi» dichiara l'ombra scura. Si volta e il suo viso si colora: ha gli occhi color pece e le labbra rosa sottili.

«Dovrei?» ribatto sfregandomi gli occhi.

Lui sorride e afferma: «Ho sempre desiderato vederti. Non eri nemmeno nata quando già ti immaginavo adulta e con Lestat al tuo fianco.»

«Io non voglio Lestat al mio fianco...» borbotto. «Hai appena detto che... Com'è possibile? Dovrei conoscerti?»

«Se non sai chi sono vuol dire che Lestat Defendi ha fatto un bel lavoro. Ti ha protetta, anche se non perfettamente, visto che sono qui a parlare con te... Evidentemente non avrai scelta... Devi sapere...»

«Non sto capendo» sussurro. «Perché mi stai facendo un discorso paternale?»

Il nuovo fantasma ridacchia e mi tende una mano. «È un piacere conoscerti.» Mi stringe la mano. «Il mio nome è Viktor. Il capo d'America.»

Raggelo nello stesso istante in cui le mie orecchie afferrano il nome Viktor.

È il fantasma di mio padre. Qui. Oddio.

«Sei... Sei...» balbetto.

«Sono tuo padre» afferma Viktor.

«Oddio. Ci sono così tante cose che vorrei dire, ma... ma...»

«Non preoccuparti» dice mio padre sorridendo. «C'è poco tempo e non intendo usarlo per elencare le cose che non abbiamo potuto fare. Demetra, tu sei nata da due grandi e potenti vampiri originali. Per questo non devi mai dubitare di te stessa. C'è qualcosa che blocca il tuo vero io e nessuno di noi capisce che cosa sia, ma devi lottare. Devi credere in te stessa e accogliere tutto ciò che è nuovo. Non sarai mai sola: permetti ai fantasmi di toccarti e falli entrare. Non rifiutarli.»

«Non voglio farmi possedere» lo interruppi.

«Non lo faranno. Tu sei il tramite, sei Caronte. Non appena tocchi questi spiriti assorbi la loro energia, che ti permette di fare qualunque cosa, e loro andranno oltre» spiega mio padre.

«Quindi in paradiso o all'inferno?» chiedo.

«Sì, ma sta' attenta ai demoni. Pensano di poter approfittare di te, ma devi avere un pugno d'acciaio» conclude Viktor.

«Però che cosa c'entra Lestat? Non capisco.»

«Lestat ci ha aiutato a nascondere la tua presenza agli altri vampiri, che non vedevano di buon occhio la relazione con tua madre» risponde mio padre.

«Perché l'ha fatto?» esorto.

«Perché condividete il Merak» afferma Viktor.

«Ma non ha fatto altro che farmi del male... Mi ha minacciato e fatto male al ginocchio, che... non mi fa più male. Non sento più dolore perché sono vostra figlia?» domando.

Mio padre annuisce. «Lestat non ha fatto nulla del genere, bambina mia.»

«Invece sì. Tra l'altro sta combinando un casino nella vostra società segreta di vampiri e...» insisto.

«Quello che dici non è vero. La tua amica sta tornando» afferma mio padre per poi sparire subito. Mi volto e vedo Adriel, che mi guarda confusa.

«Stai bene?» mi chiede.

Annuisco. «Benissimo.» Sarcasmo.

Salgo sulle sue spalle e in due minuti mi ritrovo in piazza Duomo. «Rimani qui in piazza e andrà tutto bene» afferma Adriel e, incurante delle altre persone presenti, fa un grosso balzo in aria, nello stesso istante in cui si sente un forte tuono, accompagnato da un fulmine che attacca il Duomo.

La maggior parte delle persone corre verso la Galleria Vittorio Emanuele per ripararsi dalla pioggia imminente, mentre altre rimangono ferme.

«Cosa sta succedendo?» domando a vuoto.

«Sono lassù» risponde mio padre comparendo al mio fianco.

«Chi è lassù?»

«I capi dei Clan e lui...» mormora Viktor.

«Lui chi?» esorto esasperata.

«L'impostore!» esclama mio padre. «Adesso sono arrivati anche i cacciatori.»

«Si sta scatenando una guerra?» domando con voce tremante.

Lui si volta e mi guarda con una faccia piena di sgomento. Lo prendo come un , così dico: «Devo salire lì sopra. È Lestat a volere la guerra e, forse, posso fermarlo.»

Gli occhi di mio padre, al mio fianco, si addolciscono e le sue labbra si incurvano in un sorriso sincero. «Coraggiosa. Tale e quale a tua madre.»

«Papà, ci sarà pure un modo per salire lì sopra...» insisto.

«Ci sarebbe e sai già qual è» afferma lui.

«Ovvero?» esorto in ansia.

«Prendere la nostra energia» risponde. Mi volto e vedo tutti i miei amici fantasmi.

«Ma...»

«Non ci sono alternative» dichiara mio padre. Si avvicina e mi tende una mano.

Sospiro. «Vorrei poter avere più tempo» ammetto. Le lacrime ricominciano a scendere e non riesco a fermarle.

«Non appena stringerai la mia mano, farà male» mi avverte mio padre.

«Dov'è mia madre?» domando.

«Mi sta aspettando» risponde.

Tiro su con il naso e afferro la sua mano, chiudendo gli occhi: d'un tratto avverto una fitta che diventa sempre più forte; parte dalla mano e si propaga in tutto il mio corpo. Apro gli occhi e il fantasma di mio padre non c'è più. È scomparso, questa volta per sempre. Me lo sento.

Alboin, Terri e Vittorio si posizionano davanti a me, frementi, e mi tendono una mano.

Ho il fiatone per il dolore, ma non importa. Ci giriamo verso Francesco, che non si unisce al gruppo, e lo guardiamo.

«Francesco, vieni» dice Alboin.

Lui scuote la testa.

«Francesco, ti ordino di venire qui!» interviene Vittorio, ma il bambino fantasma non si muove nemmeno di un centimetro.

«Io rimango qui» afferma Francesco.

«Che cosa?» chiede Terri. «Perché?»

«Non voglio lasciare sola Demetra» risponde il bambino fantasma.

«Francesco, non devi farlo per me. Da quanto desideravi di poter passare oltre, invece di vagare in questo mondo dove nessuno ti vede?» esorto.

«In realtà, il mio più grande desiderio era trovare un'amica viva» ammette sorridendo.

«Vuoi davvero rimanere qui?» domanda Alboin e Francesco annuisce.

«Va bene» mormora Terri. I tre fantasmi sorridono in sincronia e nell'esatto momento in cui poggiano su di me le loro mani da fantasmi accade la stessa identica cosa di prima: provo un forte dolore, che parte dal punto in cui mi toccano e che si diffonde per tutto il mio corpo per qualche secondo. Così come è successo a mio padre, i tre amici fantasmi di Francesco e miei spariscono nel nulla, lasciandomi con la sensazione che non faranno più ritorno.

Guardo Francesco e sussurro: «Ne sei sicuro?»

«Sicurissimo» risponde il bambino fantasma.

Alzo la testa e fisso la punta della guglia del Duomo. «Adesso cosa devo fare?»

«Hai l'energia di quattro spiriti. Usala» dice Francesco.

«Come?» esorto sbuffando.

«Metti le mani lungo i fianchi, apri i palmi e rivolgili verso il terreno» mi spiega. Seguo le indicazioni del mio amico fantasma e attendo. «Adesso chiudi gli occhi e immagina di poter volare usando l'energia che hai accumulato» sussurra Francesco.

Calmo il mio respiro e ascolto attentamente. All'improvviso non percepisco più il terreno sotto i miei piedi: apro gli occhi di scatto e vedo che sono in aria, precisamente all'altezza del portone della cattedrale, fin quando cado a terra di schiena.

«Ero in aria!» esclamo. Mi alzo velocemente e continuo: «Voglio riprovare.»

«Devi riuscirci adesso» mormora spaventato Francesco nello stesso istante in cui un altro fulmine si abbatte sulla cattedrale.

Faccio un grande respiro, piego le ginocchia e uso tutta l'energia che ho in corpo per fare un grande salto e finire su una guglia. Niente più gravità per qualche secondo e poco dopo finisco dietro a una guglia. Mi guardo intorno: tutti sono così concentrati su Lestat che nessuno fa caso a me.

Daniel si trova tra Lestat, di cui vedo il volto, e altri due uomini, che vedo di spalle e che sono circondati da altri vampiri.

«Nessuno vi ha invitati, cacciatori» sibila Lestat.

Seguo il suo sguardo e vedo Elia e Gabriela insieme ad altri cacciatori.

«Tancredi, smettila!» esorta Daniel con tono minaccioso.

Lestat serra gli occhi e mostra i denti. «Non so di cosa tu stia parlando! Nessuno ti ha autorizzato a intervenire. Questa è una riunione dedicata esclusivamente ai capi dei Clan e ai membri autorizzati e tu non lo sei. Chandra, portalo via e rinchiudilo. Ci penso io dopo.»

Vedo la guida turistica del Cimitero Monumentale avanzare, ma Daniel la blocca alzando un dito. Inaspettatamente viene affiancato da Adriel e da Daniel. Aspetta. Ci sono due Daniel Micio. Ha un gemello?

Com'è possibile?

«Tancredi, arrenditi!» ringhia il Daniel al centro.

«Chandra, portali via!» urla Lestat, mentre gli altri vampiri si scambiano sguardi confusi.

Improvvisamente un pesante tuono rimbomba e un enorme e accecante fulmine si abbatte nello stesso punto in cui si trova Daniel 1 (quello al centro). Mi copro gli occhi e tolgo la mano solo quando il bianco del fulmine si dissolve. Le posizioni sono cambiate: accanto a Chandra e alla mia professoressa c'è un uomo con gli occhi verdi e dei riccioli castani; Daniel Micio e Adriel sembrano essere rimasti gli stessi e al centro, tra i miei due amici, è apparso Lestat.

Dov'è andato il gemello di Daniel? Chi è quell'uomo dai riccioli chiari?

Cosa sta succedendo?

«Lestat!» esclama uno dei capi, che vedo di schiena.

Lestat si volta e il suo occhio si concentra su di me: allarga le palpebre e sfodera i denti, senza trasformarsi completamente.

«Cosa sta succedendo?» chiede uno dei capi.

«Succede che avete un traditore nella vostra società» interviene Giuseppe Meier.

«Che cosa intendi, cacciatore?»

«Mio fratello» risponde Lestat. «Si è alleato con gli Akira nel 2000. Giuseppe, prendi Tancredi, sua moglie Eva Marchese e la mia seconda consigliera, Chandra Sauro. Adriel e Daniel, prendete Demetra e portatela via da qui.»

I miei due amici si voltano verso di me e rimangono a bocca aperta, mentre il mucchio di cacciatori procede all'arresto dei tre vampiri fuorilegge.

Adriel mi dà una mano e mi aiuta a saltare piano sul pavimento. I due capovampiri si voltano e sobbalzo quando vedo che uno dei due è il poliziotto che era in casa mia quando mia madre...

«E lei chi sarebbe?» chiede l'altro vampiro. È alto e ha i capelli corti castani e gli occhi scuri.

«Sei la ragazza della mamma prosciugata» afferma il finto poliziotto.

«E tu sei il poliziotto...» mormoro.

«Sono Zaire» si presenta tendendomi una mano.

Faccio per stringerla, ma Lestat si intromette: «Adriel, ti ho detto di portarla via.»

«Ma...» ribatto. «Daniel?» Chiedo di essere difesa, ma lui storce il naso. Non capisco. Che cosa è cambiato qui? Che cosa è cambiato in Daniel? Perché è così distante da me?

«Demetra, hai visto cosa è successo quando è arrivato il fulmine?» mi domanda Francesco apparendo davanti a me.

«Demetra Romano è la figlia di Viktor e Mirea» afferma Lestat.

Deglutisco e lui continua: «Gli incantesimi che erano stati posti si sono spezzati e tutti si sono rivelati per quel che sono...»

«Ma com'è possibile?» sussurra Zaire sbalordito.

Impallidisco e mi irrigidisco. Adriel mi scuote preoccupata. Alzo la testa di scatto e incontro gli occhi neri di Lestat. «Quindi sei sempre stato tu a Roma?» singhiozzo.

Lestat chiude gli occhi e abbassa la testa, mentre dietro di lui i due capi del Clan si bisbigliano qualcosa all'orecchio.

Non riesco a respirare. Rivolgo uno sguardo a Elia e Gabriela, che mi lanciano occhiate furtive, mentre legano il vampiro con i riccioli chiari e la mia professoressa. Questi ultimi, però, rompono le corde con uno scatto felino e fanno un balzo in aria, portando con sé i miei due amici cacciatori.

Accadde così velocemente che non sapevo nemmeno cosa stesse effettivamente succedendo. Sentivo solo un grande tonfo provenire dal fianco del Duomo e un grande dolore al petto. Non mi serviva guardare dalla guglia. Lo percepivo. Percepivo la loro morte. Adriel e il vero Daniel mi presero di peso e mi portarono a casa, anche se l'unica cosa che avrei voluto fare era rimanere là ad aiutare i miei amici a passare oltre, per poi abbracciare Lestat.

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