Capitolo 23: Riunione dei Clan




Lestat Defendi

Arrivo poco prima dell'inizio dell'incontro. Sono sul tetto della Torre Velasca, che mi concede un'ottima visuale, e aspetto che Zaire, Alexander e Tancredi, con il mio aspetto, entrino dalle porte superiori della cattedrale. Ci sono cinque vampiri, uno a ogni entrata; ce ne sono altri tre sulla terrazza della galleria del Campari e gli altri passeggiano in piazza, come se fossero dei normali turisti.

Devo contare sulla velocità e sorprenderli.

Ecco che vedo entrare Tancredi, con i miei vestiti, accompagnato da Chandra ed Eva.

«Questa sera passeremo alla storia!» esclamò felice. «Tutti sapranno i nostri nomi.»

«Lestat, ricordati che sei Lestat» dice Eva con tono apprensivo.

«Come pensi che ricordino il tuo nome quando, in realtà, hai l'aspetto del fratello che tanto disprezzi?» mormora la mia consigliera.

«Chandra!» la ammonisce Eva allargando gli occhi e spalancando la bocca.

«Sei così diffidente, Chandra» commenta Tancredi. «Avendo l'aspetto del mio prezioso fratello posso fare tutto, perfino cedere il potere.»

«E quando lo farai?» ribatte Chandra.

«Non appena finiremo questa ridicola aggregazione con quei plebei» borbotta mio fratello.

All'improvviso Zaire e Alexander entrano e arrivano sul tetto, seguiti dalle loro guardie.

«Finalmente siete arrivati. Stavo perdendo la pazienza» si lamenta Tancredi, in mia vece.

I due vampiri originali si guardano perplessi e inspirano.

«Cosa stai facendo, Lestat? Rompere i patti...» inizia a parlare Alexander.

Tancredi alza una mano e li interrompe, come fa un insegnante con un alunno: «Alexander, amico mio» sibila a denti stretti. «Perché sprecare il nostro tempo con la Chiesa, che non fa altro che limitarci?»

Un forte tuono mi ricorda di mantenere il controllo: mi sto innervosendo. Come può parlare così?

«Perché...» intervenne Zaire.

«Ah. No. No. No» dice Tancredi. «Non mi interessa la vostra opinione. Consegnatemi i vostri territori e nessuno si farà male.»

«Ci stai minacciando?» ringhia Zaire.

«Io? Certo che no» esordisce mio fratello, facendo il finto tonto. Improvvisamente il suo viso si fa scuro e i suoi occhi prendono vita, assumendo quello sguardo che io tanto conosco. «Me li darete volontariamente.»

«Non se ne parla!» esclama Alexander.

«Tu dici?» ridacchia Tancredi.

Alexander fa un passo in avanti e la sua scorta si posiziona davanti a lui. Zaire si mette fra i due e cerca di calmare le acque. «Lestat, non è da te. Lo sai cosa succederà rompendo i patti con la Chiesa... Da quando vuoi la guerra?»

«Da sempre» ammette Tancredi.

Un altro tuono: non riesco più a controllarmi.

«Adesso basta!» urlo.

Con un balzo mi libro in aria e atterro tra Zaire e Tancredi.

«Daniel, non puoi interrompere una riunione!» grida mio fratello come una ragazzina.

«Miseros, spurca, rat. Quid igitur habeo dimittere te?» sibilo avvicinandomi a Tancredi.

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