Capitolo 17: Pensieri in una notte Romana




Ha il fisico di una donna, o almeno il vestito è da donna.

Mi stringe il collo impedendomi di respirare e mi mette spalle al muro. Mi solleva in aria e si avvicina lentamente al mio viso, proprio come farebbe un dissennatore. L'unica differenza è che le creature oscure di Harry Potter si nutrono di felicità, mentre gli Akira di anime.

«Che cosa vuoi?» domando a fatica.

So che cosa vuole: la mia anima.

Ben presto diventerò uno zombie e il mio corpo morirà per sempre.

L'unica gioia è che non dovrò più sorbirmi Lestat Defendi e i suoi atteggiamenti spocchiosi e fastidiosi da uomo e vampiro megalomane.

Chiudo gli occhi ed esalo l'ultimo respiro, pronta, quando improvvisamente finisco a terra. Sento un urlo strozzato, ma non ho il coraggio di guardare.

«Demetra.»

È la voce di Daniel. È la sua voce. Sono viva? Mi ha salvata?

Apro gli occhi ansante e lo vedo: è piegato su di me, ha entrambe le mani sul mio viso e nel frattempo mi accarezza i capelli; i suoi occhi azzurri mi scavano un pozzo senza fondo nel petto e il suo respiro mi riporta alla realtà. Sono viva ed è solo grazie a Daniel.

Continuo ad ansimare, quando porto spontaneamente la mia mano sul suo collo e lo trascino verso la mia bocca.

Perché sento questo strano bisogno di averlo così vicino a me?

Perché...

La sua bocca si muove perfettamente, seguendo i movimenti della mia, la sua mano mi sorregge la testa e l'altra mi tiene per il fianco e il suo respiro si fa sempre più boccheggiante. Siamo l'uno padrone dell'altra fino a quando non vado a sbattere contro due canini sporgenti. Mi stacco, con il labbro sanguinante a causa di un piccolo taglio, e cerco di calmare il respiro.

Solo i vampiri originali hanno i denti fissi, o sbaglio?

Lo osservo attentamente, anche perché l'avevo visto trasformato, e non lo era.

Com'è possibile?

Daniel abbassa la testa e poggia una mano sul muro alle mie spalle. Alza e abbassa velocemente le spalle, come se dovesse riprendere il controllo di sé.

«Tu non mi ami...» sussurra con voce strozzata. Si allontana e inizia a balbettare, trattenendo singhiozzi qua e là: «Ami Daniel Micio. Non me... Quanto sono stato stupido... Ti ho illusa e...»

Si volta verso la porta, fa un grosso respiro allargando le spalle e rivolgendomi un ultimo sguardo afferma: «Scusami se ti ho ferita, Demetra.»

In un battito di ciglio se ne va. Guardo a terra e non ci sono più i resti dell'Akira di prima. Rimetto le mani sotto l'acqua e dopo alcuni minuti in cui mi autoconvinco che l'accaduto sia stato solo una mia fantasia, esco dal bagno.

Salgo le scale e vedo il nostro tavolo vuoto. Non era una fantasia?

«Il suo cappotto, signorina.» Il cameriere compare davanti a me e mi porge gli oggetti personali che avevo lasciato al tavolo.

«Dov'è...?»

Non mi lascia nemmeno finire di parlare e aggiunge: «Il signore ha già pagato il conto.»

«Le ha detto dove stava andando?» domando.

«No, mi dispiace» risponde il cameriere.

«Okay» sospiro.

Esco dalla porta e osservo la vita: ci sono turisti che girano tranquillamente, scattandosi foto qua e là, e poi ci sono io. Potrei recitare in un videoclip dei Finley o dei Journey tanto sono malinconica.

È successo davvero? Ho davvero baciato Daniel?

Scrollo la testa e provo a chiamare Adriel, ma il telefono suona a vuoto, così decido di provare con Elia, che risponde all'istante.

«Pronto?»

«Elia, scusa se ti disturbo» mormoro calciando i ciottoli.

«Non disturbi. Hai bisogno?» chiede Elia al telefono.

«No, ma... potresti venire a prendermi?»

«Non eri con Daniel? Ho chiesto un permesso speciale per lui e...»

«Se n'è andato e non mi va di parlarne» ribatto. «Vieni a prendermi o no?»

«Dove sei adesso?» sospira il cacciatore al telefono.

«Lungotevere, penso» rispondo sbalordita per la mia camminata.

«Mandami la posizione e verrò a prenderti!» esclama Elia, così soddisfo subito la sua richiesta.

«Aspetta, volevo chiederti un'altra cosa...» sussurro.

«Cosa?»

«Possiamo continuare a studiare?»

Lo sento parlottare con qualcuno e poi mi dice: «Va bene. Due minuti e sono da te.» Chiudiamo la telefonata e mi siedo su una panchina lungo il fiume.

«Demetra» dice una vocina familiare.

Mi volto e al mio fianco siede Francesco.

«È da un po' che non ti si vede. Dove sei stato?» chiedo sorridendo.

«Ho scoperto una cosa... Devi sapere una cosa sul tuo amico Daniel...» sussurra il bambino fantasma.

«No. Non voglio parlarne» lo interrompo bruscamente.

Lui prova a obiettare, ma non lo ascolto; così, deluso e triste, si dissolve nella notte.

Come promesso, Elia arriva a bordo di un suv nero. Salgo e sussulto quando mi trovo davanti una ragazza con la pelle olivastra, gli occhi marroni e dei capelli lunghi castani.

«Ciao, sono Gabriela» si presenta la ragazza.

«Oh, ciao» rispondo confusa.

«Demetra Romano, ti presento Gabriela Koch. Gabriela, Demetra» mormora Elia.

«Non sapevo fossi in compagnia» affermo confusa.

«Se non ti dispiace, vengo anch'io con voi» dice Gabriela stringendosi nelle spalle.

«No, ma se avessi saputo che voi due eravate fuori non vi avrei rovinato la serata...» brontolo.

«Ci sono altre priorità in questo momento» dichiara Gabriela con un sospiro. «Ovvero quella di aiutarti a... capire

«Stiamo andando all'archivio» mi informa Elia.

Annuisco e guardo fuori dal finestrino.

Dove sarà Daniel in questo momento?

«Dov'è Daniel?» domanda Elia.

«Non lo so» ammetto triste.

«E com'è andato il vostro appuntamento?» esorta il cacciatore.

«Male, ma non voglio parlarne, per favore» bisbiglio percependo le lacrime arrivare agli occhi.

Una volta giunti all'archivio, scendiamo e raggiungiamo il nostro tavolo seguendo la consueta procedura di sicurezza, che prevede che io venga bendata.

«Elia mi ha detto che da studiare ti mancano solo gli Akira» dichiara Gabriela sedendosi vicino a me.

«Esatto» ribatto.

«Lo sai il latino?» esorta la ragazza di Elia.

«Sì» rispondo.

«Non quello scolastico...» precisa Gabriela ridendo.

Sospiro e scuoto la testa.

«Allora possiamo spiegartelo noi. Che ne dici, tesoro?» propone la ragazza. Sta marcando il territorio: pensa che mi interessi Elia? Sbuffo una risata che contengo e annuisco.

«Gli Akira sono demoni, ninfe. Creature orribili e senz'anima che per vivere devono rubare gli spiriti agli altri. Sono arrivati nel nostro mondo per colpa di papa Giovanni XII nel 960 d.C.» dice Elia.

«Perché sarebbe una colpa?» esorto.

«Aveva una strana avversione per le arti occulte e voleva capirne il funzionamento... L'esperimento riuscì, ma gli Akira portati in questo mondo scapparono e si riprodussero» spiega Gabriela.

«Ci si può trasformare in Akira?» chiedo.

In realtà la mia domanda è più mirata: Posso essere stata trasformata in un Akira?

Il fatto che vedo gli spiriti può essere una soluzione?

«No» risponde tesa e rigida Gabriela.

Tiro un sospiro di sollievo.

«Come già sai, si nutrono di anime e devono toccarti in qualche modo per rubartela...» aggiunge Elia.

«E ci sono diversi modi? Oppure uno vale l'altro?»

«Adorano metterti una mano sulla faccia. Li fa sentire potenti come dei ed è il modo più veloce» chiarisce Gabriela.

«E quello più lento quale sarebbe?»

«Un bacio» risponde Elia. «Dipende dalla potenza della creatura e dall'età. Per rubarti l'anima possono impiegare anche anni.»

«Ma perché lo fanno? Okay, per nutrirsi... Ma non possono essere controllati?» insisto.

«Credi che non ci abbiamo provato?» sbuffa scontrosa Gabriela. «Abbiamo provato a instaurare un rapporto pacifico come con le altre creature, ma ci hanno rispedito i nostri messaggeri fatti a pezzi in alcune scatole. Si divertono e ne traggono piacere...» sibila furiosa la ragazza di Elia. «Dopo essersi nutriti, il corpo dell'essere umano, privato dell'anima, diventa uno schiavo e scudo per tre. Dopodiché cede e muore. Il cervello della persona funziona ancora ed elabora ciò che accade intorno a lui, ma non immagazzina più nulla» continua Gabriela.

«Sono esseri immortali che smettono di crescere quando il corpo raggiunge la maturità. Sono più vulnerabili in presenza di vampiri o di luoghi specifici come la Chiesa e sono consacrati dai...» spiega Elia.

«Pipistrelli» lo interrompe la sua ragazza. All'improvviso sussulta e, prendendo il telefono in mano, ci dice: «Scusatemi un attimo» e si allontana.

«Hanno una specie di reazione allergica: prurito, arrossamenti e problemi di respirazione» aggiunge il cacciatore.

Mentre i due svizzeri parlano, tutto ritorna alla mente. La tosse di Chiara Sole e il suo vero aspetto.

«Il loro aspetto è inquietante...» constato a bassa voce.

«Già» concorda Elia.

«Elia, abbiamo un'urgenza. Ci vogliono tutti sul campo a Milano e dobbiamo correre» afferma seria Gabriela.

«Cos'è successo?» chiedo.

I due cacciatori si scambiano uno sguardo e non rispondono alla mia domanda. «Farò venire qualcuno a prenderti. Riesci a stare qui qualche minuto?»

«Certo!» esclamo annuendo.

In men che non si dica i cacciatori sfrecciano via. Aspetto qualche minuto in silenzio e colgo l'occasione: cerco un libro che possa aiutarmi con gli spiriti.

Passo in rassegna diverse sezioni e perdo quasi la speranza, ma all'improvviso il mio occhio cade su un grande libro:

Simone Iuliano

Manuale di Demonologia

Ho fatto centro. Penso di averlo trovato. Lo prendo lentamente e me lo metto nella borsa con delicatezza.

«Signorina?» mi chiama qualcuno.

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