Capitolo 16: Pantheon
Un abito rosso. Elegante. Con delle spalline morbide e una gonna larga.
Un vestito perfetto.
È un appuntamento?
Mi ha chiesto di uscire?
Oddio. Mi si mozza il fiato. Anzi, non respiro proprio.
Rabbrividisco sia per il modo in cui me l'ha chiesto, che è il medesimo di Lestat, sia perché lui me l'ha chiesto. Oddio.
Prendo il telefono in preda al panico e chiamo rapidamente Adriel, che risponde al terzo squillo: «Pronto?»
«Possiamo parlare?»
«Stai bene?» mi domanda.
«Sì... Sto imparando molto, ma non è per questo che ti ho chiamata» rispondo.
«E per cosa?» ribatte.
«Daniel mi ha chiesto di uscire. Ha usato un biglietto e un regalo proprio come fa Lestat e non ci credo, ma ci siamo baciati e...»
Adriel ride dall'altro capo del telefono.
«Perché ridi?» sbuffo.
«Perché sei in ansia» risponde.
«Si capisce così tanto?» sussurro.
«Non capisco, però, il motivo: sei in ansia perché ha usato un vecchio metodo romantico che usa anche Lestat o perché ti ha chiesto di uscire e ti ha fatto un regalo?» mi chiede maliziosamente.
«È diverso. È cambiato... Non è più la stessa persona e ciò mi spaventa. Perché mi ha baciata e perché mi ha chiesto di uscire?»
«Magari devi provare a chiederlo a lui... Avanti, facciamo una videochiamata , così vedo i preparativi» ridacchia la mia amica vampiro al telefono.
Faccio come chiesto e iniziamo la videochat. Adriel è splendida come sempre, mentre io ho le occhiaie.
«Stai riposando?» mi ammonisce subito.
Abbasso la testa e nascondo un sorriso.
«Adesso appoggio qui il telefono e mi preparo» comunico ad alta voce appoggiando il cellulare sul comodino. Mi metto le cuffie Bluetooth, così posso rispondere al cellulare e spostarmi allo stesso tempo.
«Allora, come va la ricerca? E il ginocchio come sta?»
«Sta bene. Riesco a camminare normalmente. Non so come mai, ma non fa - quasi - più male», mormoro. «Diverse cose mi sono più chiare, ma devo imparare ancora molto sugli Akira», spiego. E sugli spiriti... aggiungo nella mia testa.
In merito a questo, potrei controllare e cercare informazioni su quel capo del clan americano... Com'è che si chiamava? Ah, sì. Viktor.
«Pronto?» Adriel mi riporta alla realtà. «Mi stai ascoltando?»
«Sì, mi sto truccando e vestendo in bagno» rispondo.
«Lo vedo. Sei sparita dalla mia visuale» borbotta Adriel.
«Come sta andando con Lestat?» sussurro.
La sento inspirare ed espirare dall'altro capo del telefono.
«Non bene» esorto.
«Lestat ha dichiarato guerra a Roma e tutti gli altri capi rimasti si sono infuriati. A breve si terrà una riunione speciale del consiglio qui a Milano e tutti i vampiri verranno in città... Poi è costantemente arrabbiato e... l'ho visto baciare Eva, che peraltro ricambiava...» dice stupita.
«Perché sei sorpresa che Eva baci Lestat?» domando.
«Perché Eva è sposata con suo fratello, Tancredi, che Lestat adora... Io... non so cosa fare, è proprio cambiato... L'altro giorno ho detto che eravamo impegnate con la scuola e che dovevamo prepararci per alcune prove importanti... Non so più come tenerlo a bada... Gira voce che abbia fatto comunella con gli Akira... C'è un vero e proprio putiferio qui» ammette triste.
«Merda!» esclamo mentre mi infilo il vestito. «Raccontami un po' di Tancredi.»
«Mah, non c'è molto da dire su di lui...» mormora. «È il gemello eterozigote di Lestat, perciò è completamente diverso da lui.»
«Ma i vampiri originali non potevano avere solo un figlio?» domando.
«Vedo che hai studiato» ridacchia Adriel. «Sì, ma Lestat e Tancredi rappresentano l'eccezione alla regola. Di solito, quando un originale mette incinta una donna e questa ha dei gemelli, il più forte prevale assorbendo il più debole, ma con loro due non è successo...»
«E chi dei due è più forte?» chiedo.
«Lestat. È per questo che Tancredi non è una bella persona. Nonostante l'affetto di Lestat, con il suo continuo perdono, Tancredi ha sempre fatto cose orribili. Era invidioso perché non aveva nulla: né i poteri né il governo» afferma malinconicamente Adriel.
«Dal tono con cui ne parli, questo Tancredi non sembra molto amato dagli altri» constato.
«Non è una bella persona» continua la mia amica al telefono.
«Perché?»
«Ha fatto talmente tante cose orribili che se te le raccontassi ora non andresti più a quell'appuntamento.»
Esco dal bagno e Adriel tace. Guardo il cellulare e vedo la sua faccia minuta sullo schermo: la sua bocca è aperta e al posto degli occhi ci sono delle piccole stelline.
«Stai benissimo...» bisbiglia quasi commossa.
«Grazie mille» dico. «Augurami buona fortuna.»
«Buona fortuna» ripete sorridente.
«Grazie mille per il supporto. Ti voglio bene» mormoro prendendo in mano il telefono.
«Anche io» ricambia la mia amica.
Chiudo la telefonata e mentre mi dirigo nella hall faccio degli esercizi di respirazione.
Le porte dell'ascensore si aprono e lo vedo: è seduto su uno di quei divanetti grigi; indossa un completo nero elegante senza cravatta e ha lasciato slacciati i bottoni del colletto della camicia.
Faccio un passo in avanti e all'istante si volta nella mia direzione.
Si alza e mi viene incontro.
«Stai davvero bene» afferma sorridendo.
«Grazie... Anche tu» dico con un sorriso.
«Vogliamo andare?» chiede porgendomi il braccio.
Annuisco e mi attacco a lui. Usciamo dall'albergo e, dopo aver passato quindici minuti in macchina, arriviamo davanti al Pantheon.
È stupendo: con l'illuminazione serale, la pietra assume un colore arancio e rende tutto più speciale.
«Non sapevo si potesse entrare con l'auto» affermo.
«Ho chiesto un permesso speciale» ridacchia Daniel.
«Dove andiamo?»
«Da Armando al Pantheon. Ho conosciuto il vero Armando e mi sono innamorato delle sue ricette, perché a me fanno un menu speciale...»
«Vuoi dire che loro sanno che sei un vampiro?» esorto.
«In un certo senso» risponde aprendo la porta del locale.
È una piccola trattoria con tavoli altrettanto piccoli e un'aria rustica.
Un cameriere ci accoglie sorridendo e con un marcato accento romano dice: «Buonasera. Avete prenotato?»
«Sì, ho parlato con il proprietario. Mi conosce» afferma Daniel porgendo un biglietto di carta al cameriere.
Quest'ultimo lo legge, sussulta e dice: «Aspettate qui un momento, per favore.» Si dilegua per qualche secondo e ricompare poco dopo.
«Prego, seguitemi» sussurra e ci fa accomodare in un angolo.
«Grazie mille» bisbiglio mentre inizio a leggere il menu.
«Ti consiglio di prendere la cacio e pepe... So che è la tua preferita e qui la fanno in modo eccezionale...» mi suggerisce Daniel.
«Come sai che è il mio piatto preferito?»
Lui abbassa gli occhi e ride. Subito dopo alza una mano e veniamo raggiunti dallo stesso cameriere che ci ha accolti.
«Salve, siete pronti per ordinare?»
Attendo che Daniel prenda la parola, ma lui fa un gesto e lascia parlare me: «Vorrei uno spaghetto cacio e pepe e una bottiglia d'acqua frizzante.»
«Per me già lo sai» mormora Daniel.
«Grazie mille» afferma il cameriere prendendo i menu e andando in cucina.
«Come mai mi hai chiesto di uscire?» chiedo non appena il cameriere ci porta le pietanze che abbiamo ordinato.
«Perché mi sembra di aver ricevuto dei segnali abbastanza chiari: ogni volta in cui mi avvicino i tuoi occhi si allargano, diventando profondi; i tuoi polmoni smettono di allagarsi e il tuo cuore, per qualche secondo, smette di battere. Incroci le braccia al petto a mo' di protezione e accavalli le gambe, che è un segnale più che tipico di quando una ragazza quando si trova dinnanzi a una persona speciale» afferma maliziosamente Daniel.
«Quindi pensi che io sia innamorata di te?» ribatte.
«Sì» risponde.
Sorrido. È vero. Mi sto innamorando di Daniel.
«Sono così felice, Demetra» afferma Daniel quando abbiamo finito di mangiare. «Ho combattuto per troppo tempo contro questo sentimento...»
Sta andando troppo veloce. Aspetta che... Oddio, no.
«Aspetta!» esclamo attirando l'attenzione di tutti i presenti, che si zittiscono all'istante. Abbasso la testa e il brusio incomincia di nuovo a prendere piede nel ristorante. Daniel mi guarda con gli occhi sgranati e le spalle rigide.
«Ascoltami, Daniel...»
Si fa scuro in viso e alza una mano per bloccarmi. «La tua faccia dice tutto. Tu non mi ami. Ami Daniel...» sussurra. Scuote la testa e chiude gli occhi.
Vorrei dire una cosa, ma non so cosa...
«Devo andare in bagno.»
Mi alzo velocemente e chiedo le indicazioni a un cameriere. Scendo delle piccole scale e arrivo in bagno. Poggio la borsetta e metto le mani sotto l'acqua fredda.
Sono bollente. Mi guardo allo specchio e ho un aspetto stranissimo ma vero. Sembro diversa. Sono cambiata davvero così tanto? È stato Daniel a farmelo fare?
Mi piace veramente Daniel?
Mi riempio le mani d'acqua e abbasso la testa per darmi una rinfrescata.
Sospiro e alzo di nuovo la testa, quando al mio fianco vedo una figura riflessa, senza occhi, senza naso. Solo pelle e una bocca.
Un Akira.
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