Capitolo 14: Il Piano
Può essere strano come le cose cambiano da un momento all'altro: fino a una settimana fa ero chiusa in un cimitero di notte con Daniel Micio, lo sbruffone, e adesso sono a bordo di un aereo privato del pontificato con un cacciatore svizzero di nome Elia e il mio compagno di classe, rivelatosi vampiro, Daniel Micio.
«Vuole darmi il suo giubbotto?» domanda gentilmente una hostess slanciata con i capelli castani legati in uno chignon perfetto.
«Sì, grazie» mormoro imbarazzata.
Ero appena salita a bordo quando l'hostess mi ha raggiunta. È un piccolo aeroplano con interni beige e grossi divanetti. Ha l'aspetto di un normalissimo jet da ricchi.
Non che mi aspettassi che la Chiesa non lo fosse.
«Sei nervosa?» mi chiede il cacciatore passandomi avanti e sedendosi su una poltrona.
«Non so se... Può funzionare il piano?» ribatto a bassa voce.
Adriel si voltò verso il cacciatore e gli sorrise, mentre Daniel gli rivolse uno sguardo inespressivo e all'improvviso gli disse: «Grazie per aver fatto mangiare Demetra.»
Adriel tossì guardandolo male, poi ritornò a me con gli occhi. «Perché ci hai chiamati? Ti senti bene? Perché Elia si trova qui?»
«Perché dovete aiutarmi» risposi.
«In che cosa?» esortò Adriel.
«Ti è stato fatto del male? Chi è stato?» ringhiò Daniel e subito dopo abbassò lo sguardo: «A parte Lestat. Se ci hai chiamati, deve esserci per forza un motivo...»
«Lestat Defendi è cambiato. È diventato irragionevole e spietato. L'abbiamo tenuto sotto controllo, ma adesso ha definitivamente fatto perdere la pazienza a Roma. Per quanto i rapporti fossero molto cordiali, adesso non lo sono più. Lestat ha portato Demetra in un mondo che ancora non comprende e voi, di certo, non potete dirle tutto, perché finireste per confonderla...» spiegò Elia.
«Con ciò? Dove vuoi arrivare?» insistette Adriel, infastidita dalle accuse, ma con un'evidente rassegnazione.
«Ho avuto un permesso per l'accesso alla biblioteca vaticana. Andremo a Roma e voi due, Daniel e Adriel, dovrete coprire Demetra con Lestat. Se lui dovesse sapere che è scomparsa, perderebbe le staffe» affermò il cacciatore. «Non può aver fatto liberare quell'Akira dalla custodia dei vampiri per poter giocare» aggiunse a bassa voce, pensando tra sé e sé.
«Demetra non viene da sola a Roma, con te» ringhiò Daniel.
«Lestat avrebbe liberato Chiara Sole?» chiese la mia amica vampiro.
«Demi...» mi chiamò Francesco. Mi voltai verso di lui e lo ascoltai: «Vado a fare delle ricerche anch'io. Verrò ovunque tu sarai, ma per ora devo andare» e sparì in una dissolvenza leggera.
«Dove stai guardando?» domandò Elia accigliato.
«Stavo pensando» risposi. Il cacciatore allargò le narici e inspirò con fare sospettoso.
«Verrò anch'io» esordì Daniel.
«Non potrai entrare» ribatté Elia portando le braccia al petto.
«Aspetterò fuori. Ho tutto il tempo del mondo» sibilò Daniel con gli occhi serrati e un'aria minacciosa.
«Il mio compito è proteggerla» affermò il cacciatore con tono serio.
«Officium meum est non amare: et salvum facere, adoremus eum, et vivat» (Il mio compito è di amarla, salvarla, adorarla, viverla.) sussurrò il mio amico vampiro con un'espressione più rilassata.
Adriel si mise una mano sulla bocca ed Elia, pallido, deglutì rumorosamente. Il cacciatore guardò Daniel, immobile, e dopo alcuni secondi scosse la testa per poi annuire subito dopo.
«Che cosa significa?» chiesi, ma nessuno mi rispose.
Una cosa fantastica del frequentare un liceo linguistico era sapere il latino, eppure la frase appena udita mi sembrava talmente intraducibile che quasi non me la ricordavo più. Anzi, era così: era sparita dalla mia memoria.
«Va bene. Daniel, verrai con noi. Dobbiamo fermare Lestat e l'unico modo per farlo è sfruttare il suo punto debole: Demetra. Più lei sa, meno possibilità lui ha di continuare con il suo regno del terrore» mormorò Elia. Diede un'occhiata veloce al suo cellulare, che continuava a vibrare, ed esclamò: «Merda!»
«Cosa succede?» domandò Adriel.
«Lestat ha appena violato l'accordo. C'è stato un molteplice omicidio nei dintorni della stazione di Cadorna» rispose il cacciatore.
«Deve esserci un motivo per tale comportamento?» intervenne Daniel convinto, quasi sorpreso della notizia.
Perché lo sembra? pensai.
«Mio fratello dice che Lestat voleva giocare quando ha liberato l'Akira, ma non con Demetra, e ciò che è successo l'ha fatto infuriare. Ha ucciso dodici persone ed è andato via come se niente fosse» spiegò Elia.
«Come ha scoperto che...» bisbigliai.
«È colpa mia» ammise Adriel all'istante. Ci voltammo tutti e lei abbassò il capo: «Non sapevo nulla di tutto questo, così gli ho inviato un messaggio nel quale gli ho descritto l'accaduto.»
«Perché l'hai fatto?» sussurrai con la gola serrata.
«Perché Lestat è come un padre per me e voglio la sua felicità e... Demetra, tu lo sei per lui e, fidati...» disse la mia amica. Alzò lo sguardo e continuò, appoggiandomi una mano sul ginocchio: «Tu sei così importante per lui. Lo mandi fuori di testa e ti ama più di ogni altra cosa...»
Seguii il suo sguardo fino ad arrivare a Daniel, alle mie spalle, che mi guardava con ardore.
Elia tossì rovinando l'atmosfera, così Adriel si allontanò da me e rise sotto i baffi.
«Troverò io il modo, ma voi dovete riempire la testa di questa piccolacervellona» ridacchiò la mia amica avvisando il vampiro e il cacciatore.
«È l'unico modo per sconfiggerlo» ammette Elia.
Rimango in piedi nel piccolo corridoio: mi sento intimidita da tutto questo.
Ancora mi chiedo: che cosa ho fatto per avere tutto questo? Che cosa ho fatto per attirare così tanto l'attenzione del vampiro matto Lestat Defendi?
«Signori, vi chiediamo di accomodarvi. Il volo sta per partire...» annuncia l'hostess slanciata del volo privato del Vaticano.
Annuisco e raggiungo il divanetto su cui è seduto Daniel. Guarda fuori dal finestrino e sospira: non sembra nemmeno lo stesso Daniel Micio che mi aveva rovinato la maglietta, che mi aveva fatto rinchiudere in un cimitero di notte e che urla arrabbiato quasi sempre. Sembra diverso. Sembra...
I miei pensieri vengono interrotti dalla mia capacità di cadere spesso, poiché inciampo: tutte le mie cose finiscono a terra e chiudo gli occhi aspettandomi una botta in faccia, ma non sento nulla. Il colpo duro dell'impatto con il pavimento non arriva mai.
Allora sono morta?
È come se fossi sospesa in aria, come se qualcosa o qualcuno mi tenesse la testa impedendomi di farmi male: apro gli occhi lentamente, uno alla volta, e scopro che quel qualcuno è Daniel.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top