Capitolo 8


«È da tanto tempo che dovevo dirti questa cosa. In realtà sono venuto qui per questo. Sono cinque anni che stiamo insieme...».

Abbassò lo sguardo e mi invitò a sedermi sul divano.

«Dan, mi stai facendo preoccupare. Che cosa è successo? Stai male? Hai qualche problema ? N-Non dirmi che vuoi lasciarmi!».

Dan mi guardò con aria sorpresa e scosse la testa.

«Quello che ti devo dire è...» si interruppe e borbotto fra sé e sé: «Perché è così difficile? Basta. Devo comportarmi da vero uomo».

Mi guardò. Nei suoi occhi traspariva una determinazione che non avevo mai visto prima. Fece un lungo respiro e disse in tono deciso: «Lynn, mi vuoi sposare?».

«Cosa?!».

Ero a dir poco stupita. Mi aspettavo di tutto tranne che una proposta di matrimonio. A questo punto si inginocchiò, prese dalla tasca una piccola custodia in velluto rosso, la aprì e riformulò la stessa domanda. Aveva pensato anche all'anello... Non sapevo che fare. Dovevo accettare? Nella mia testa regnava una grande confusione...

«Dan, io... devo pensarci. Questa è una decisione importante e non so se sono pronta. Cerca di capire... devo ragionarci un po' su».

Rimase leggermente deluso da ciò che avevo appena detto.

«Ti capisco... Se ti serve del tempo è giusto che tu lo abbia, però... ti prego di riflettere molto seriamente prima di darmi una risposta».

Ero sollevata da quello che aveva appena detto però, nonostante tutto, dentro di me mille dubbi mi assalirono. Cosa dovevo decidere? Una parte di me era entusiasta della proposta e la aspettava già da tempo. Però in quel momento troppe cose stavano sconvolgendo la mia vita. Forse non ero pronta ad un ulteriore cambiamento.

Pensai tutta la notte alla proposta di Dan, ma non riuscii a capire cosa veramente volessi.

La mattina dopo mi alzai a stento e mi diressi in cucina. Dan era lì. Ero piuttosto imbarazzata perché temevo che mi chiedesse quale fosse la mia decisione. Invece trovai lo stesso Dan affettuoso e premuroso di sempre. Facemmo una colazione serena, ma all'ultimo, mentre stavo per uscire dalla stanza, mi disse: «Pensaci».

Mi voltai. Ci guardammo e rimanemmo in silenzio. Infine gli sorrisi: se soltanto avesse saputo quanto stavo pensando alla sua proposta!

Quando arrivai al dipartimento vidi che la manager di Kyle era lì. La puntualità di quella donna era stupefacente. Roxanne la stava intrattenendo. Si interruppe ed esclamò: «Agente Winter, è già qui? Ford non è ancora arrivato. Se non le dispiace potrebbe interrogare lei la signora Miller?».

Annuii e scortai nuovamente la manager nella sala dell'interrogatorio.

«Quindi signora Miller...».

«La prego, mi chiami Jane».

«Va bene. Jane, potrebbe raccontarmi come ha conosciuto Kyle?».

La signora Miller sembrava restia a rispondere. Ormai ero convinta che nascondesse qualcosa. Decisi di ripetere la domanda. Aveva lo sguardo basso e le braccia strette al petto. Lentamente, con voce esile e insicura, disse: «Io le ho nascosto un segreto. In realtà sono... scusi, ero la manager di Kyle, ma anche... sua madre».

Questa notizia apriva nuovi risvolti. Forse potevo scoprire più di quanto pensassi. Dovevo essere cauta. Una sola mossa sbagliata e avrei fatto andare tutto in fumo.

«Signora Eagle, perché suo figlio ha deciso di intraprendere la carriera musicale?».

«No, in realtà non lo voleva. Quello non era altro che un mio sogno. Io non sono mai riuscita ad essere famosa, ma volevo che mio figlio lo diventasse... Sono stata cieca e lui... si è suicidato!».

«Un attimo! Signora, di cosa sta parlando? Non ci sono prove per sostenere ciò che dice».

«No, non è vero. Mio figlio, il mio unico figlio... È stata tutta colpa mia. Volevo che fosse felice, ma quella da me disegnata non era la sua felicità. Cosa ho fatto!».

Jane iniziò a piangere. Era troppo scossa per riuscire a pensare lucidamente. Il mio timore si era avverato: avevo posto la domanda sbagliata al momento sbagliato. Nello stato in cui era non poteva fornirmi nessun dato attendibile. Prima di lasciarla andare mi feci consegnare una lista dei conoscenti di Kyle.

Iniziai a leggere qualche nome qua e là: c'erano più di cinquanta possibili indiziati. Avrei dovuto interrogare tutte quelle persone. Soltanto il pensiero mi faceva girare la testa.

In quel momento arrivò Austin. Anche a lui era stato affidato il caso perché considerato strettamente collegato al precedente. Gli riferii tutto quello che avevo scoperto durante le indagini del giorno prima e l'interrogatorio appena svolto. Decidemmo di tornare sulla scena del crimine.

Quando arrivammo sembrava che niente fosse cambiato. Ci avvicinammo al nastro della polizia e lo scavalcammo. Iniziammo a controllare ogni minimo particolare. Ad un certo punto mi accorsi che in mezzo alla sagoma che segnava dove una volta era situato il corpo, c'era una perlina. Era dell'assassino oppure apparteneva ad una delle persone che si erano avvicinate alla vittima? Mi misi i guanti e la raccolsi.

«Lynn, guarda cosa ho trovato!» mi richiamò Austin «Sulla sabbia non ci sono semplici impronte, ma sembra proprio che un oggetto pesante sia stato traportato fin qui. Vedi, la traccia è molto ampia e profonda. Questo ci lascia intuire che anche questa volta il colpevole ha spostato il corpo. Kyle dev'essere morto da un'altra parte. Mi chiedo perché l'assassino si diverta a spostare i corpi».

Il mio collega aveva posto una bella domanda: qual era la ragione? Purtroppo eravamo ancora lontani da una soluzione.

Austin si allontanò e si sedette sulla riva. Mi accorsi che stava guardando il mare e le onde che si infrangevano sugli scogli. Sarebbe stato tutto molto suggestivo se non ci fossimo trovati nel bel mezzo di una scena del crimine. Mi sedetti accanto a lui.

«Guardando il mare non ti senti infinitamente minuscola?» mi chiese senza distogliere lo sguardo.

Rimasi a riflettere un attimo e poi presi una manciata di sabbia e gliela mostrai: «Vedi questa sabbia? È formata da minuscoli granelli e moltissimi granelli formano una spiaggia. Noi non siamo che microscopiche parti dell'universo infinito, eppure se non esistessimo anche il cosmo intero non esisterebbe. Ognuno di noi è importante. Ne sono fermamente convinta» mi accorsi che Austin mi fissava con uno sguardo strano. «Perché mi guardi così? Non mi prenderai per una mezza matta?!».

«No, non preoccuparti, non ti prendo per una mezza matta... tu sei completamente matta!».

«Ehi!» Gli diedi una gomitata che gli tolse per un attimo il respiro e la voglia di scherzare. Austin mi sorrise ed io ricambiai.

«Lynn, secondo te, riusciremo mai a scoprire la verità riguardo a questo caso? Riusciremo a catturare l'assassino?».

«Io spero proprio di sì. A me piace pensare che si risolverà tutto nel migliore dei modi e che la giustizia prevarrà. Eppure... dentro di me sento che non è altro che un'illusione. Quante persone si sono comportate in modo disonesto e non ne hanno pagato le conseguenze? Quanti assassini sono riusciti a fuggire e chissà quante persone innocenti sono state incolpate di un crimine che non avevano commesso».

A quel punto mi tornò in mente la donna vestita di bianco. Non avevo ancora raccontato a nessuno di lei. Ora mi rendevo conto che non avrei dovuto omettere un dettaglio così importante. «Austin, devo rivelarti una cosa...».

Raccontai ad Austin della donna che avevo visto il giorno dell'assassinio di Matthew. Quando finii il mio discorso parve alquanto sorpreso. Era d'accordo con me che fosse stata lei, ma chi fosse e quale fosse il movente era ancora un mistero.

Era tardi e dovevamo rientrare al dipartimento. Mentre stavamo in macchina, pensai alle coincidenze tra i due casi. Matthew e Kyle avevano entrambi il marchio 2004... Perché? Forse anche la seconda vittima era in qualche modo collegata al mondo della droga? Dovevamo perquisire anche la sua casa, ma senza una testimonianza o una prova non potevamo richiedere il mandato di perquisizione. Senza contare che, se il caso fosse diventato più importante, sarebbe potuto passare al dipartimento centrale. Che rabbia! Avevamo lavorato così tanto!

Il mio sogno non era quello di ottenere una promozione, ma di riuscire a risolvere enigmi sempre più complessi. Dovevo ancora lavorare molto se volevo diventare così abile.

Già, i miei progetti sul futuro... La proposta di matrimonio! Accidenti! Dovevo prendere una decisione. Le risposte erano solo due ma perché era talmente complicato scegliere? Una sola cosa era sicura: qualsiasi scelta avessi fatto avrebbe cambiato drasticamente la mia vita. Ritenni opportuno che in quel momento fosse meglio rimanere concentrata sul lavoro.

Tornati al dipartimento, iniziai a interrogare i conoscenti della vittima. Ne convocai solamente dieci e, vista l'ora, non erano nemmeno così pochi.

Tra i testimoni c'era anche la fidanzata di Kyle. Era una ragazza molto particolare. Era vestita interamente di pelliccia di volpe, indossava i gioielli più svariati, borsetta ultima moda e scarpe con tacco alto. Sembrava una bambola appena messa in commercio che possedeva yacht, ville enormi, jet privato e anche un fidanzato. Peccato che il suo fosse appena morto. Emanava un misto di pura antipatia e frivolezza. Dato che avevo già interrogato sei persone, fui ben felice che fosse Austin a farle delle domande. Volevo vedere cosa era in grado di fare. In più io non avrei potuto resistere alla tentazione di infierire su di lei.

La sala adibita agli interrogatori era insonorizzata così, per sentire quello che dicevano indossai delle cuffie apposite.

«Quindi signorina, da quanto tempo conosceva la vittima?».

«Scusa tesoro, ma ti stai rivolgendo a me? Signorina! Non saremo mica tornati al Rinascimento? Senti, coso, chiamami Ashley e finiamo questa strana sceneggiata! Poi tra poco c'ho pure l'appuntamento con la manicure. Quindi fai presto».

«La prego di essere seria. Mi dica, svolge qualche attività lavorativa? Cosa può raccontarmi di Kyle?».

«Ma stai scherzando o cosa? Caro, come potrei avere una pelle così perfetta se lavorassi? Ma dico, hai visto le mie bellissime mani o no? Una pelle come questa te la sogni. Comunque, ciccio, io vivo lussuosamente grazie alle rendite che mi ha intestato il mio caro papi».

In poche parole Ashley voleva dire che viveva di rendita. Ah, l'avessero tutti una vita così!

«Mi hai chiesto di raccontarmi del mio ormai ex-fidanzato... Beh, non c'è molto da dire. Quello lì era un vero allocco, appena mi ha visto è caduto subito ai miei piedi. D'altronde chi può resistermi? Lui sarebbe pure morto per salvarmi in caso di pericolo. Povero stupido, mi ricopriva di pellicce, gioielli e doni vari. Peccato che non c'è più, ora dove troverò un altro come lui? A proposito caro, tu quanto guadagni?».

Qualcosa mi diceva che Ashley si era fidanzata con la vittima solo per prosciugare tutti i suoi risparmi. Il povero Kyle non aveva capito che lei non era innamorata di lui, ma dei suoi soldi.

Austin era rimasto senza parole sia dalla superficialità della ragazza sia dalla domanda insolita che gli aveva posto.

«Senti, amore, io non ho tanto tempo. Guarda, sono pure in ritardo. Quanto tempo si perde con questi signorotti all'antica! Io vado via e ricordati che non mi rivedrai mai più in questo posto squallido».

Si alzò e andò via, come appena annunciato. La lasciammo andare, tanto qualcosa ci faceva pensare che non ci sarebbe stata molto d'aiuto.

Quando finimmo di interrogare tutti coloro che avevamo convocato, controllai l'orologio: era ora di tornare a casa.

Mentre stavo sull'autobus pensai nuovamente alla proposta di Dan. Ormai avevo preso la mia decisione.

Appena arrivata lo cercai e lo trovai in camera sua: «Dan, ti devo parlare. Ho riflettuto a lungo...».

«Lynn, voglio che tu sappia che io senza di te non posso vivere» disse tutto d'un fiato «Farò di tutto per renderti felice. Ti prego...».

«Lasciami parlare. Ormai qualsiasi cosa tu dica è del tutto inutile. Ho già preso la mia decisione».

Dan si diresse verso la finestra dandomi le spalle. Mi avvicinai lentamente e lo abbracciai. Poi gli sussurrai: «La mia risposta è sì».

Si girò di scatto, mi strinse forte a sé e mi sollevò dalla gioia: «Davvero? Ne sei convinta?».

Annuii.

«Lynn, è il giorno più bello della mia vita!».

Sorrisi. «Anche il mio. Dan, ti amo moltissimo».

«Ma mai quanto io ti amo».

Sembrava tutto così perfetto e gioioso. Purtroppo niente è come sembra.

La mattina dopo, al dipartimento di polizia, decisi di finire di interrogare gli amici di Kyle. Feci scorrere il mio dito fra i nomi... No, non poteva essere. Sembrava che il mio cuore avesse smesso di battere per un attimo. Dovetti rileggere più volte per rendermi conto che quel nome era proprio quello di Dan. Cosa dovevo fare? Cosa centrava lui con la vittima? Forse era coinvolto anche lui nei duplici omicidi... Ma fino a che punto? Incredibile! Stavo veramente dubitando di lui? Sicuramente era innocente, non mi sarei dovuta preoccupare. Vidi anche il lato positivo dell'accaduto: se avesse saputo qualcosa me lo avrebbe certamente detto. Io, però, non potevo interrogarlo perché troppo coinvolta. Ci avrebbe pensato Austin. Temevo solo la reazione di Dan nei confronti del mio collega, dal momento che tra loro non correva buon sangue dal giorno in cui si erano incontrati al ristorante.

Quando spiegai a Dan la situazione, accettò subito di farsi interrogare. Mi raggiunse subito al dipartimento e lo accompagnai da Austin che lo aspettava nella sala dell'interrogatorio.

«È a conoscenza della morte del suo amico Kyle?».

«No, non ne sapevo niente prima che Lynn... volevo dire l'agente Winter me ne parlasse. Non ci sentivamo da molto tempo, ossia da quando lasciò il gruppo musicale di cui facevamo parte. Mi arrabbiai moltissimo, litigammo e questo determinò la fine della nostra amicizia. Purtroppo ora non potrò più chiedergli scusa. Perché mi chiede questo?».

«L'unica cosa che le chiedo è di collaborare e di raccontarci qualcosa in più sulla vittima. Ogni particolare potrebbe essere utile per risalire all'assassino».

A queste parole, Dan sembrò calmarsi: «Ho conosciuto Kyle a scuola. Abbiamo fatto amicizia e poco dopo abbiamo fondato una band. Ci esibivamo in concerti in piccoli locali, ma lui puntava sempre più in alto e così lasciò il gruppo. Non ci riteneva più alla sua altezza. Voleva arrivare a toccare il cielo e invece ora si ritrova sottoterra. Che brutta fine! Se volete sapere qualcosa di più, vi posso dare i nomi degli altri membri della band. Alcuni hanno troncato i rapporti con lui, altri hanno continuato a frequentarlo. Se mi è permesso, posso sapere com'è morto quel povero diavolo?».

«Non lo sappiamo ancora. Abbiamo finito, per ora non devo porle altre domande. La ringrazio per le sue utili informazioni».

Avevamo ottenuto informazioni molto importanti: nomi che probabilmente ci avrebbero potuto portare alla soluzione del caso.

Dopo aver accompagnato Dan all'uscita, subito convocammo tutti i membri della band. I primi due non ci dissero niente di nuovo, mentre l'ultimo...

«Lei era amico di Kyle Eagle?».

«No, quello sbruffone non era mio amico. Bastardo...».

«La prego di moderare i termini. Posso sapere il motivo di tanto rancore nei suoi confronti?«.

«Ci aveva abbandonato soltanto per ottenere la sua ambita fama. Per colpa sua il gruppo si è sciolto. Non lo potrò mai perdonare per tutto quello che mi ha fatto».

«Mi dica, lo odiava a tal punto da volerlo morto?«.

«Certo. Scusi, ma perché mi fa certe domande? Cosa ha combinato quel farabutto? Io certo non lo voglio tirare fuori da qualche impiccio. Non si merita niente».

Sotto pressione, ero sicura che avrebbe parlato. In realtà non avevo alcuna prova per incolparlo. Così decisi di bleffare: «Abbiamo trovato il suo amico morto per cause ancora ignote. La dichiarazione che ha appena fatto potrebbe incriminarla come possibile assassino... L'unica possibilità che ha è quella di collaborare...».

«Io odiavo Kyle, è vero. Ma per un altro motivo. Tutto quello che ho detto non è la verità completa...».


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