Capitolo 14


Il giorno seguente si celebrò il funerale di Dan. Era presente mezzo paese, poiché molti lo conoscevano, essendo cresciuto lì. Dopo la cerimonia, che a me parve durare un'eternità, ci recammo al cimitero. Era un luogo soleggiato, curato e circondato da alberi. Gli amici di Dan stavano portando la bara. Ogni loro passo era per me una pugnalata. Si avvicinarono lentamente, i loro occhi erano carichi di tristezza.

Nessuno poteva far qualcosa per aiutarmi, se non io stessa. Non ero pronta a dirgli addio eppure dovevo.

Posarono la bara nella fossa appena scavata, la ricoprirono di terra e adagiarono una lapide. Tutti si allontanarono, io rimasi lì.

«Non so se in qualche modo tu riesca a sentirmi. Voglio che tu sappia che ti ho amato come mai nessun altro prima d'ora. Chi ti ha fatto questo pagherà per il suo errore. Ti vendicherò e ti giuro che non mi fermerò finché non saprò tutta la verità. Lo so che sarai sempre con me, in particolare nei momenti più difficili. Questo non è un addio. Ciao Dan».

Mi alzai e mi voltai. Non sapevo dire se le parole che avevo appena pronunciato erano per Dan o per me stessa.

Così facendo mi ero prefissata un nuovo obiettivo nella mia vita e avrei continuato a perseguirlo fino al suo compimento.

Dopo la cerimonia le persone più care al defunto pranzarono insieme. La madre di Dan mi fissò per tutto il tempo quasi a volermi rimproverare la morte prematura del figlio. Forse non aveva tutti i torti. Tra me e lei non c'erano mai stati dei buoni rapporti. Sinceramente non riuscivo a capire come quella donna potesse essere la madre di Dan.

Ripercorsi la sala con lo sguardo e non potei far a meno di pensare che tutte quelle persone sarebbero dovute venire ad un pranzo ben diverso. Il destino, a volte, gioca brutti scherzi. Mi tornò in mente la bellissima sala per il pranzo delle nozze: dovevo ancora disdire tutto.

Tornando a casa decisi di mettere tutte le cose più care di Dan in uno scatolone. Iniziai dal soggiorno e dalle altre stanze, lasciai per ultima la sua camera. Dovetti fare un grande sforzo, ma alla fine riuscii a entrare. Vidi la foto mia e di Dan sul suo comodino... Quanti ricordi! Sembravano passati mesi e mesi. In realtà era trascorsa solo qualche settimana.

Tolsi tutto, compresi i libri sugli scaffali. Mancavano solo tre album di fotografie sopra una mensola. Non resistetti alla curiosità e iniziai a sfogliarli. I primi due riguardavano la sua infanzia mentre il terzo racchiudeva sue foto con amici. Guardandone una di classe dell'anno 2004/2005, mi sembrò di riconoscere una ragazza. Presi la foto fra le mani e la voltai. Iniziai a leggere le varie dediche scritte dai compagni e anche i loro nomi. Sulla foto c'era la firma di Mary Knox. Quindi anche lei era in classe con Dan! Il filo comune che legava le varie vittime era la scuola, tranne che per Matthew Turner. Perché il marchio era proprio 2004? Che cosa era accaduto in quella classe? Se Dan fosse stato ancora vivo avrebbe sicuramente risposto alle mie domande. Tra le dediche catturò la mia attenzione una scritta in rosso. La grafia era molto irregolare e molto piccola. Ci volle un po' perché riuscissi a decifrarla. Rimasi interdetta, quella frase sembrava tutto tranne che una dedica: «Pagherai per tutto quello che mi hai fatto- Alys Hobbes».

Quale di quelle ragazze poteva essere? Osservai meglio la foto cercando di trovare qualche particolare. Accanto a Mary c'era un'altra ragazza, alta e con i capelli che le coprivano parzialmente il viso. Il suo sguardo non aveva niente della spensieratezza dell'adolescenza. I suoi occhi mi ricordavano qualcuno... Quella fiamma, quell'odio profondo che avevo già visto... Provai a immaginarla in un altro contesto e tutto mi fu chiaro. Era lei: era la donna in bianco!

Dovevo assolutamente avvisare Austin delle mie scoperte. Lui solo poteva aiutarmi a risolvere definitivamente il caso. Ci serviva tutto il materiale che avevamo raccolto. Finalmente l'assassina aveva un nome.

Chiamai il mio collega per chiedergli di passarmi a prendere e aggiunsi che gli avrei spiegato tutto in macchina. Rispose che mi avrebbe raggiunta in brevissimo tempo. Chiudendo il telefono mi accorsi che ogni volta che avevo bisogno di qualcosa Austin non faceva mancare la sua disponibilità. Stava diventando sempre più importante per me.

Quando arrivammo a destinazione gli avevo già raccontato ogni singolo particolare. Sembrava essere piuttosto sorpreso dagli indizi da me trovati. Concordammo che per prima cosa avremmo cercato Alys Hobbes nel nostro database per ottenere delle informazioni sulla sua vita. Inserii tutti i parametri di ricerca e mi apparvero i suoi dati. Osservai la sua foto. Capii cosa nascondevano i capelli dal volto della ragazza: una brutta cicatrice. Io e Austin ci guardammo: come poteva essersi procurata uno sfregio del genere? Iniziammo a cercare negli archivi vecchie notizie di giornale e articoli on-line risalenti più o meno ad una decina di anni prima.

«Lynn, ferma. Guarda cosa ho trovato qui!».

Mi avvicinai, sul computer di Austin c'era una pagina di cronaca locale. C'era un articolo che trattava di un terribile incidente avvenuto su una strada soprannominata dagli abitanti "Falce della morte". Era l'ennesima sciagura che avveniva in quella via maledetta. La vittima della disgrazia era Alys Hobbes.

La motocicletta della ragazza era scivolata su una macchia d'olio provocando un incidente quasi fatale. Sarebbe morta dissanguata se non fosse intervenuto un ragazzo che stava percorrendo la stessa strada in macchina. Per merito suo Alys era sopravvissuta, anche se aveva riportato un terribile sfregio in volto. Era riportata una fotografia della vittima prima dell'incidente. Sotto la foto c'era una didascalia in cui era scritto che l'anno precedente aveva vinto il concorso come reginetta di bellezza del paese. Più là c'era anche un'immagine del ragazzo che l'aveva salvata. Inizialmente non mi sembrava possibile, ma era proprio lui... Matthew Turner.

«Lynn, hai finito di leggere?».

«Sì, stento ancora a crederci. Ora sappiamo chi è la nostra assassina e perché è sfregiata, anche se non sappiamo ancora il suo movente. Perché avrebbe dovuto uccidere il ragazzo che l'ha salvata?».

«Non lo so, ma se vogliamo saperne di più credo che dovremo tornare dai genitori di Matthew».

«Credo sia un ott... Aspetta, no! Dai signori Turner no! Tutto tranne questo!».

«Lynn, non c'è altro modo. Su, facciamo quest'ultimo sforzo».

Odiavo ammetterlo però se volevamo risolvere il caso dovevamo per forza tornare dai genitori di Matthew. Salimmo in macchina e ci recammo a casa loro. Prima di bussare alla porta esitai un attimo e presi un gran respiro. La signora Turner aprì la porta. Appena ci vide sbiancò e gridò al marito: «Caro, credo che le medicine che sto prendendo abbiano qualche effetto collaterale. Vedo di nuovo quei due agenti...».

«Cosa? Ancora?» chiese stupito il signor Turner dal soggiorno.

La signora Turner rimase immobile ad aspettare il marito che si avvicinò bofonchiando. Quando ci vide si ammutolì. Austin sfruttò il silenzio che si era creato.

«Scusateci, ma dobbiamo porvi delle domande. Faremo sì che queste siano veramente le ultime. Volete o non volete che l'assassino di Matthew paghi per quello che ha fatto?».

I due coniugi annuirono e ci fecero accomodare.

«Cosa volete sapere stavolta?» borbottò il signor Turner.

«Conoscevate un'amica di vostro figlio di nome Alys Hobbes?».

«Ah, quella lì non l'ho mai sopportata!».

«Vorremmo sapere qualcosa in più su di lei e sul suo incidente...» «Sì, sì ha fatto proprio bene a lasciarla per quell'altra... Come si chiamava caro? Samantha?» mi interruppe la signora Turner.

«No, si chiamava Mary» la corresse il marito.

«Ah, sì Mary Knox! Dai c'ero quasi!».

Io e Austin ci guardammo, tutti i pezzi del puzzle stavano cominciando a combaciare.

«Comunque quella era un po' strana. Va bene che l'amore è cieco però... Poi una volta quelli della sua classe la fecero grossa. Oh sì! Dopo quella festa venne in lacrime dal nostro Matthew».

«Cosa accadde di così grave? Cerchi di ricordare. È molto importante».

«Era l'estate del 2004, mi sembra. Avevano fatto una festa in spiaggia, non mi ricordo bene cosa era successo, ma un certo Ray gli aveva tirato un brutto scherzo. Mi sembra che ci fosse anche un ragazzo di nome Sam. So solo che ad un certo punto Alys fuggì».

«Cara, non si chiamavano così, ma Kyle e Dan» disse il signor Turner alzando lo sguardo al cielo.

«Ah, sì. Ma non credo che interessi agli agenti».

«Invece la ringrazio per aver corretto la signora» dissi facendo l'occhiolino ad Austin «Cosa sapete di Mary Knox?».

«Quella sì che era una ragazza a modo. Una vera santa! Sembrava fosse la migliore amica di Alys. Con Matthew fu amore a prima vista. Lei sì che era la donna perfetta per mio figlio. Comunque Alys non volle più sentir parlare di Mary. Anzi le giurò vendetta».

Sembrava che il gossip fosse il passatempo preferito della signora Turner. Ero sicura che avrebbe continuato per tutta la serata a raccontare se non l'avessi fermata.

«Credo che possa bastare. Austin, abbiamo tutto ciò che ci serve».

«Sì, vi ringraziamo per la vostra pazienza. Togliamo subito il disturbo».

Stavo per uscire dalla porta quando la signora Turner mi prese dolcemente per la spalla.

«Agente, la prego. Arresti il colpevole che mi ha portato via il mio Matt...».

Sorrisi e con tono rassicurante aggiunsi: «Prometto che l'assassino non ci scapperà. Pagherà per ciò che ha fatto. In più non lo devo solo lei...».

Ripensai a Dan e al giuramento che gli avevo fatto. Sapevo che era solo questione di tempo.

Il giorno dopo ci dirigemmo a casa della signora Miller. Dovevamo capire meglio che cosa fosse successo quella sera sulla spiaggia.

Subito la madre di Kyle ci fece accomodare. Le chiedemmo se si ricordava di Alys.

«Certo! Povera ragazza. Che destino crudele. Così bella, ma così sfortunata! Quante volte ho rimproverato Kyle e i suoi amici di classe per quel loro modo di fare. Sa come sono i giovani, a volte possono essere spietati».

«Mi scusi se la interrompo, ma volevo farle una domanda proprio su questo. Sa che cosa successe durante la festa al mare nell'anno 2004?».

La signora Miller sembrava turbata dalla domanda, abbassò lo sguardo e strinse le braccia al petto. Questo suo atteggiamento era lo stesso che aveva avuto quando era combattuta se confessare il suo vero legame con Kyle. Capii che per ottenere quello che volevo dovevo convincerla.

«Jane, deve capire quanto questo sia importante per la risoluzione del caso. Lo faccia per suo figlio...».

A quel punto la madre di Kyle sospirò profondamente e iniziò a raccontare: «Quella volta avevano proprio esagerato. Come ogni anno avevano organizzato la festa per eleggere la nuova reginetta della città, ma poi, per uno stupido scherzo, la cosa era degenerata. Forse avevano bevuto anche un po' troppo. Iniziarono a prendere in giro Alys eleggendola la reginetta degli storpi. Le misero addirittura una corona in testa e la portarono in giro. Da quel giorno cambiò completamente. Non voleva più uscire di casa. Dopo che Matthew la lasciò di lei non seppe più nulla».

«Grazie signora Miller, non sa quanto sia preziosa la sua testimonianza».

Quando uscimmo dalla casa della madre di Kyle guardai Austin con aria trionfante.

«Ora abbiamo anche il movente».


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