🎬🗣️ Ravenous
Ehilà! Rieccomi che torno con i capitoli seri. Vi mancavano? Se sì posso capire, non riesco a essere abbastanza attiva sulla piattaforma e per mettere per iscritto un'idea capita che passino settimane dal suo concepimento. Questa volta però si tratta di recensire un film che ho visto proprio ieri, quindi dai, qualche passo in avanti lo sto facendo.
Ravenous, meglio noto in Italia come L'insaziabile, è un film del 1999 diretto da Antonia Bird, con protagonisti Guy Pearce e Robert Carlyle e incentrato sul tema del cannibalismo.
Sì, avete letto bene. Praticamente è una pellicola di un'ora e quaranta minuti di gente che si scanna e maciulla a vicenda. Adorabile, non trovate?
Ma prima di rivelarvi come l'ho scoperto e cosa mi ha spinto a guardarlo, vorrei provare a convincervi del fatto che sia un film eccezionale che merita di essere visto, al di là della scarsa popolarità che ha riscosso al tempo della sua uscita.
Ravenous non è un banale e comico film splatter fatto solo per scandalizzare gli spettatori, come potrebbe suggerire l'insipido trailer che lo anticipa. E' in realtà parzialmente ispirato ai tragici episodi di cannibalismo che si verificarono nella metà dell'Ottocento durante le spedizioni di pionieri americani verso la California, in particolare alla spedizione Donner e a quella di Alferd Packer. Queste persone vennero messe a dura prova dalle condizioni ostili che il prepotente inverno portava con sé e, in mancanza di approvvigionamenti, si trovarono costrette a, beh, ricorrere ad espedienti poco ortodossi per sopravvivere.
Ma il film va ben oltre la documentazione di queste vicende, tra l'altro con un formidabile realismo, grazie alla credibile e naturale interpretazione degli attori. Dietro al cruento tema principale si cela in realtà un'arguta satira del cosiddetto mito americano, che affonda le sue radici nello scellerato passato coloniale del paese e che viene tuttora alimentato dalla vacua e frenetica cultura del consumo, del volere sempre di più.
Questa irrazionale e incontrollata brama di carne, di predominio e potere si concentra tutta in un personaggio, Colqhoun, interpretato dallo spettacolare Robert Carlyle (che personalmente avevo già incontrato nella figura di Begbie in Trainspotting e che in questo film mi ha infuso una certa inquietudine...); egli tenta in tutti i modi di persuadere il protagonista, Boyd (Guy Pearce), un soldato codardo ma dai sani principi, a fare del cannibalismo una vera e propria abitudine, promettendogli che ciò gli garantirà salute, vigore e padronanza in quantità illimitate. Boyd verrà tormentato lungo tutto il film da questa sinistra tentazione e ciò in qualche modo è emblematico di come funzionino le dipendenze in generale: una volta che hai provato una cosa, questa continuerà a riproporsi come se fosse ormai parte dei tuoi bisogni essenziali. Ci vuole una forza d'animo incredibile per sottrarsi a questi inviti illusoriamente benefici. Premetto che non sono una cannibale, ma questo tipo di sensazioni non mi sono per niente estranee. Avevo già sottolineato in un capitolo precedente (quello su Trainspotting, per l'appunto) come noi effettivamente viviamo in un mondo dominato dalle droghe, materiali o ideali che siano. L'assuefazione è uno dei sintomi più ricorrenti nella nostra vita, tuttavia non abbiamo ancora imparato a distinguerlo, forse proprio perché è perfettamente inserito nella nostra insospettabile quotidianità.
Insomma, ho preferito non raccontarvi i dettagli sulla trama e su come tutto si conclude, perché voglio che guardiate il film voi stessi. Veramente, è fatto molto bene, gli attori hanno tutti saputo dare vita e identità ai propri personaggi, in maniera del tutto naturale, e il contrasto tra umorismo, violenza cruenta e profondità tematica appare coerente e ben orchestrato.
A proposito di orchestrato...voglio spendere due parole sulla colonna sonora, perché, diamine! Se il film risulta così unico e pieno di carattere è soprattutto grazie ad essa. Credetemi, ho visto che praticamente tutti quelli che l'hanno guardato si trovano d'accordo con me. Molte tracce iniziano con una certa spensieratezza e comicità, a mano a mano si aggiungono diversi strati di arrangiamento e dissonanza, introducendo un tono alquanto sinistro, per poi accumulare tutta la tensione e creare un effetto orrendamente sublime. Mi riferisco per esempio a questa splendida traccia, forse la mia preferita.
Cosa ne pensate? Io la trovo geniale...che brividi. La comprenderete meglio se guarderete la scena a essa annessa, ma potete già immaginare a cosa alluda.
Bene, ora vi rivelo una cosa: la colonna sonora è nata dalla collaborazione tra due compositori, che in realtà hanno lavorato separatamente, ciascuno su tracce diverse, eseguite poi da un'orchestra. I due compositori in questione sono Michael Nyman, tra i principali rappresentanti della musica minimalista e con una già acclamata carriera alle spalle come compositore di numerosi film, opere e concerti e come pianista, musicologo e librettista e, ecco, un certo Damon Albarn. Vi dice qualcosa questo nome? A me no...
;)
No ma sul serio, questo ragazzo (non so perché lo chiamo ancora così considerando che ha quasi l'età di mio padre ma va beh) non smette di stupirmi. Avrete già capito che sono tipo la sua fangirl numero uno (si veda la rubrica musicale), è tutto l'anno che non smetto di parlarne. E per giuste ragioni. Scordatevi del suo faccino rubacuori, è un Artista con la A maiuscola. Non c'è genere che non abbia esplorato nella sua discografia (a parte il metal forse, ma questo non invalida la mia affermazione), ha uno spirito d'intraprendenza e una creatività certamente degni di lode.
Questo pezzo che ho condiviso qui, in particolare, è attribuito a lui. E in effetti riesco a riconoscere la sua "impronta", è reminiscente di alcune sue stramberie che ho incontrato ascoltando sia i Blur che i Gorillaz. Quello che mi affascina particolarmente di certa sua musica è proprio questa giustapposizione di elementi contrastanti, apparentemente sgradevole ma che, concedendosi a più ascolti, si rivela essere ragionata e effettivamente più vicina alla realtà. Una realtà multidimensionale, complessa, bizzarra, dove emozioni positive e negative si confondono, si mescolano, si annullano e si rafforzano a vicenda. Tutto questo è estraniante, destabilizzante.
E' proprio questo l'effetto che vuole restituire il film, nel suo complesso. E non è un caso che la regista, i compositori e alcuni attori siano britannici; fatemelo dire, il dark humour della terra di Albione è qualcosa di squisito. Quando ironizzano sulla cultura statunitense, poi, è tutto ancora più esilarante. Non mi sorprende che il film abbia ricevuto poca attenzione al tempo. L'industria hollywoodiana è notoriamente intollerante alla satira e al realismo. Se non continua a sfornare i suoi film narcotici e stereotipati sul grande sogno americano, semplicemente non sopravvive. E' ciò di cui si nutre, del resto. Intanto dietro le quinte succede di tutto, si manifesta il lato cannibale e oscuro che Hollywood ha tentato da decenni di nascondere, ma qui si apre un altro discorso...
Che dire...devo ringraziare un commentatore sotto un video per il fatto di aver segnalato questo film, scrivendo che Damon ha preso parte alla colonna sonora e che probabilmente è il suo lavoro migliore. Ecco, ora sapete perché ho deciso di guardarlo. Ma poi ho una cultura cinematografica alquanto irrisoria, pertanto un buon film da guardare è sempre ben accetto, di qualunque genere sia (ripeto, questo qua è più che un semplice horror).
Personalmente non sono riuscita ad apprezzarlo da subito, avendolo visto in lingua originale senza sottotitoli (è inutile che mi abboni a Netflix se guardo film ogni morte di papa), il che mi ha reso difficile comprendere i dialoghi non sempre molto chiari. E quindi ho pensato di rivedermi la trama su Wikipedia, oltre a guardarmi video e commenti in merito, il che penso sia un buon esercizio da fare dopo la visione di un film, per fissarlo meglio diciamo, e per favorire lo sviluppo di una certa stima verso il lavoro e la cura che esso ha richiesto. Pertanto, dopo che avrete visionato il film (o anche prima, ma non vorrei che finisca per rovinarvi l'effetto sorpresa; questo sempre che vi interessi guardarlo), vi consiglio di guardare questo video in particolare, che va anche in fondo rispetto a com'è stato prodotto e alla filosofia che caratterizza la regista (che purtroppo è venuta a mancare sette anni fa), la quale allora aveva già alle spalle un corredo di film indipendenti britannici improntati su questioni sociali e che finì per dirigere questo lungometraggio per puro caso, in tempi assai limitati (facendo ciononostante un ottimo lavoro). Non fatevi ingannare dal titolo provocatorio, è un video davvero ben fatto.
E questo è tutto. Alla prossima!
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