Finalmente

13 ottobre 2020

Era tanto che aspettavo di trovarmi questo album tra le mani. Quei pochi giorni in cui siamo riusciti ad allontanarci dalla torrida e desolata atmosfera di Torino, in una dolce fuga al lago di Como, avevo questo album in rotazione su uno Spotify che ho decisamente pagato (come no, dovevo scroccare il wi-fi dai miei per poter ascoltare la musica). Davvero, è un ideale ascolto per un viaggio in macchina, specialmente se estivo. E' squisitamente solare e colorato, con i suoi contagiosi ritornelli e malinconiche ma dolci melodie in perfetto stile inglese (senza contare che vado pazza per l'ironia british...doveste mai ascoltarlo, non lasciatevi ingannare dall'apparente gaiezza delle canzoni, questi qua sono incazzati neri). 

Perfezione pop, in poche parole. Ma torniamo indietro cosicché capiate il senso del titolo. 

Allora, doveste mai andare con me a fare shopping, una sola parola dovete ricordare: Feltrinelli. Trascinatemi dove volete, attenderò pazientemente, eventualmente mi lascerò attrarre anch'io da qualche bella camicia esposta, ma non comprerò nulla con la scusa che ho l'armadio sovrasaturo di vestiti che non vedono mai la luce (è vero, prima o poi devo passarlo al setaccio che non ne posso più di farmi arrivare indumenti che non sento miei). Non vietatemi però quei minuti (se non ore) di estasi mista a frustrante indecisione che mi procura il mettere piedi dentro alla Feltrinelli. E' il mio mondo. Confesso che non sono un'avida lettrice di libri (sono in fase di lento recupero), ma le sensazioni che provi ad ammirare le copertine, trovare nomi piacevolmente familiari, tenere in mano un libro e sfogliarne le pagine fresche...sono qualcosa di inestimabile, non trovate? E poi scendere al piano di sotto a curiosare tra i dischi e vedere che hanno riservato uno spazio per i tuoi artisti preferiti, taluni di più e taluni di meno...e andare in crisi perché non sai se acquistare l'ultimo album che è uscito, il tuo album preferito in versione deluxe o il box set con quattro dischi dell'era classica di quella band, spendendo diverse snervanti mezze giornate al negozio e tentando di chiamare tuo fratello, che intanto è all'estero e prevalentemente senza internet, prima di poter prendere la decisione finale (tratto da una storia vera, ma non è quella di oggi). 

Ora, siccome la mia Blur-mania non è ancora cessata e siccome ascoltare tramite una streaming app non ha nemmeno il centesimo del valore di possedere fisicamente un album (sogno già di indottrinare i miei futuri figli, se mai li avrò, ai miei ascolti musicali, e di tormentarli in macchina con la mia collezione di CD, hehehe...nah state calmi, più che altro mi piace l'idea di tramandare una passione in famiglia), mi sono detta: diamine, voglio Parklife tutto per me, costi quel che costi. 

Purtroppo però non era esposto da nessuna parte, anzi, dei Blur avevano soltanto il Best Of (che ci sta anche ma onestamente preferisco le deep cuts ai singoli)...e così, con la scusa che stavano dando le nuovissime canzoni di Alicia Keys (Dio che voce straordinaria quella donna), mi avvicino al tizio del punto informazioni...chiedendogli timidamente, dopo aver sciolto il ghiaccio, se mi potesse ordinare una copia dell'album (senza risparmiarmi il discorso di quanto siano magnifici i Blur e di quanto mi sia appassionata al britpop quest'anno, vedendo la cosa come chissà quale acculturamento musicale degno di lode. Capitemi, non ho nessuno con cui parlarne).

Mi fa, certo certo, dovrebbe arrivare per la prossima settimana, ti basta passare in uno di quei giorni. Il tutto risale alla prima metà di settembre, quando avevo bisogno di uno sfogo dopo settimane di reclusione a studiare (senza i risultati sperati) quella tale materia che non va nominata. 

Arriva la fatidica settimana, ma non passo per motivi vari. Cazzarola, penso, potevo risparmiarmi la figura di emme, ora penserà che non lo voglio più. 

In realtà ci passo il venerdì di quella stessa settimana, ma La Feltrinelli a quel punto era già chiusa (l'incontro con quelli di Sottosopra si è prolungato più del dovuto). E io che ero corsa come una matta perché non stavo più nella pelle, era tutta la settimana che agognavo quel momento. Pazienza. Come qualcheduno disse (vediamo se riconoscete questa), "il sole sorgerà e noi tenteremo nuovamente".

Passo la settimana successiva, già che decido di studiare all'EXKi, che praticamente è a due passi dalla libreria. L'addetta è un'altra, quindi non mi capisce quando le dico, senta, mi è stato detto di passare la settimana scorsa per ritirare Parklife dei Blur.

Park che? Park, aspetti, glielo scrivo. Il suo cognome? Il mio cognome, ehm...aspetta non ricordo di aver lasciato il mio nominativo l'altra volta. Ah già, come fa ora a sapere che quell'album era stato messo da parte proprio per me? Idiota che non sono altro.

In ogni caso l'album non c'è. Mi fa scrivere nome, cognome e numero di telefono, così da essere contattata quando arriva. Mi dà il foglio da presentare direttamente alla cassa, al piano di sopra. Park Life? E' Parklife, mannaia la risaia. Evabbé. Esco con un pizzico di eccitazione, un pugno di imbarazzo e soffocata dal caldo del maglione.

Passano altri giorni e del messaggio neanche l'ombra. Quant'è frustrante andare in centro tra incontri e commissioni varie e non avere un motivo valido per passare alla Feltrinelli, perché ormai l'associ soltanto a un'unica cosa, quella cosa. Il vero amore attende, mi dico (no non è vero, l'ho pensato ora su due piedi...le frasi da effetto non potevano mancare). Su, fatti forza.

E quando meno me l'aspetto, eccolo che spunta. Ieri all'ora di pranzo.

Vi lascerò immaginare la mia reazione. 

Perfetto, penso, tanto domani vado all'EXKi a studiare (spoiler: vado per incontrare un'amica che non vedevo da un'eternità, anzi, ci vado con l'intenzione di sfruttare la mattinata per studiare e prendermi un cappuccino insieme a lei in un momento di pausa, ma invece di arrivare con ampio anticipo ci arrivo proprio all'orario dell'appuntamento. Pressatemi un F per favore). Ahhh non vedo l'ora.

Questa mattina faccio partire la mia playlist apposita per le mattine, insomma, canzoni che ti danno la giusta dose di ottimismo e vitalità. Guarda a caso, il genere predominante è proprio il britpop (o meglio, alternative rock. Odio quel termine, è riduttivo e sviante) e quando esco di casa parte proprio Parklife. Avranno pure il cinismo nel sangue, ma i Brits sanno proprio come tirarti su il morale. 

Oggi, 13 ottobre 2020, poco più di un mese dopo, Parklife dei Blur è finalmente tra le mie mani. Passo il foglio al commesso e con tono di compiacimento pronuncia il nome del gruppo. Sapevo già di avere a che fare con un altro entusiasta. E difatti iniziamo subito a conversare e mi fa, ora ti scrivo i nomi degli altri gruppi affini che amavo di quel periodo, così li ascolti pure tu. Mi restituisce il foglio. The Verve, My Bloody Valentine, The Stone Roses, Happy Mondays, Elastica. 

Leggendo quei nomi, in quel momento, non potevo che sorridere. Li conosco già, esclamo. Ho già sentito alcune canzoni e proprio stamattina stavo ascoltando Lucky Man dei primi. E quindi parliamo ancora per qualche minuto e sinceramente avrei voluto passare tutta la giornata a parlare con lui. E' stato molto accogliente.

Tutto questo non è per vantarmi, assolutamente. E' che...cavoli, è raro avere una simile soddisfazione. Ogni tanto trovi qualcuno che ti capisce e ti si brillano subito gli occhi. Che bella sensazione. Sono queste piccole cose a scaldarti il cuore e rinnovarti l'allegria. 

Non importa se quel signore era di due generazioni precedenti alla mia. Ditemi pure che sono vecchia, che dovrei guardare al presente, condividere gli stessi gusti dei miei coetanei...io continuerò ad ascoltare quel che cavolo mi pare. Voi pure. Sia chiaro, non ho mai chiuso le porte alla musica odierna, anzi, se avessi tempo l'esplorerei con piacere, perché non è vero che è tutta scadente (ma spiegatelo ai cosiddetti "nati nella generazione sbagliata", questi vi ridono in faccia. E, ammesso che sia vero, come fai ad esserne convinto/a se non l'hai mai approfondita? Ma sai che esiste altra musica al di là del mainstream? Mi sa di no...). Ma fatemi ascoltare solo alternative rock britannico e irlandese per il resto della mia vita e non me ne stuferò mai. Mai. E' iniettato nelle mie vene ormai. E vaiii con la crisi d'identità, come se essere per metà libanese e per metà italiana non fosse già problematico di per sé. Credetemi, è una condanna.

Ora però, bando alle ciance e mettiamo in riproduzione questo discone. Prima traccia: Girls and Boys. 

Porca miseria che opera del diavolo iniziare un album con un tormentone del genere. Non mi credete? Provate ad ascoltarla voi stessi (il basso, diamine. IL. FOTTUTO. BASSO.)...















*inhales*












STREET'S LIKE A JUNGLEEEE

SO CALL THE POLIIICCE

FOLLOWING THE HEEERD

DOWN TO GREEECCE

Avete capito.

Del resto, l'espressione del doggo diceva già tutto :D

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