-Capitolo 24
Mi svegliai di colpo, sentendo un dolore lancinante alla schiena.
Provai ad alzarmi da quella posizione scomoda in cui ero, ma delle braccia ostacolarono le mie intenzioni.
Mi guardai per un attimo intorno e, solo adesso, mi ricordai cos'era accaduto la notte precedente.
Guardai il ragazzo sdraiato di fianco a me, non riuscendo ancora a crederci: lo avevo ritrovato.
Adesso avrei lottato con i denti e con il sangue, pur di non perderlo di nuovo.
Ero stanca di vedere le persone andarsene dalla mia vita, come se nulla fosse.
L'ultimo tentativo sarebbe stato sempre il penultimo, da oggi non permetterò più a nessuno di andarsene.
Distolsi lo sguardo e guardai fuori dalla finestra, accorgendomi che era ancora notte.
"È meglio che ritorni a dormire, che domani mi aspetterà una lunga ed interminabile giornata."
E, sinceramente, non ero ancora pronta per sapere la verità celata in tutti quegli avvenimenti degli ultimi mesi.
Prima di riaddormentarmi, fissai per un'ultima volta quello sguardo così vicino al mio, con quelle ciglia voluminose da fare invidia ad una ragazza e quelle labbra carnose da mordere.
Era incredibile la facilità con cui riusciva a irritarmi, ma avevo imparato ad adorare anche questo di lui.
Sarò strana, ma in quei mesi mi era mancato tutto di lui, riuscendo ad accettare inconsapevolmente ogni suo più piccolo difetto.
Pian piano mi lasciai cullare dal suo respiro lento, dimenticandomi per un momento del disastro che ero, riuscendo a convincermi di potere diventare una persona migliore sia per lui e anche per me.
Quella mattina mi svegliai in un modo alquanto spiacevole.
Qualcosa mi stava bagnando la faccia e, tastando un po' con le mani, mi accorsi che era appiccicoso e caldo.
Mi alzai di soprassalto, schiacciando quasi distrattamente Damian e vidi la causa di ciò: un lupo si trovava accucciato ai miei piedi che, inoltre, non smetteva di fissarmi. Adesso che mi aveva assaggiato, sarà pronto a divorarmi.
Senza preoccuparmi del chiasso che stavo causando, corsi nella stanza accanto e chiusi la porta.
Salva per un pelo.
Sentii raschiare contro la porta, ma per nulla al mondo l'avrei aperta.
-Crystal...cosa stai combinando? -
Mi voltai di soprassalto, dimenticandomi del fatto che ci fosse anche Axel.
-Di là...un lupo, mi stava leccando. Un lupo!-
Dissi, perdendo il contegno di me stessa.
Lui rimase per un secondo indifferente, per poi scoppiare in una grossa e fragorosa risata.
-Gli avvenimenti di ieri ti hanno dato alla testa? Di là non c'è proprio niente.-
Fece per aprire la porta ma, appena ci provò, una sagoma nera gli saltò addosso e cadde scioccato per terra.
-Damian!-
Urlò in preda al panico Axel.
Ecco, non credermi mai.
Adesso sono affari tuoi.
Pensando ciò, mi arrampicai su una libreria vuota, che si rivelò molto più resistente del previsto.
Damian comparì di fretta e furia nella stanza e, appena ci vide in quella situazione, non poté fare a meno di ridere.
-Ti diverte tutto ciò? Voglio vedere, appena ti morderá, a chi verrai a chiedere aiuto-.
Gli sbraitai contro, indignata.
Lui, ignorandomi del tutto, fece le presentazioni.
-Ragazzi non c'è nulla di cui preoccuparsi, questo è il futuro cane di Alexandra.-
Rimase un secondo di troppo a riflettere, per poi esprimere i suoi pensieri a parole.
-Che differenza c'è tra un lupo e un cane? Sono identici, non se ne accorgerà mai.-
Disse ciò, più per rassicurare se stesso, e si mise seduto vicino al cane, accarezzandolo e facendogli dei versi infantili.
Per favore lupo, fammi felice e dagli un morso in faccia, così che si riprenda.
E di colpo il suo volto divenne serio, smettendo di accarezzare quella palla di pelo, disse.
-Adesso...parliamo un secondo seriamente. Cosa siete venuti a fare qui? Ad Axel gli avevo detto di venire, solo in caso di necessità. -
Il suo amico, come se si fosse ricordato solo in quel momento il vero motivo per cui eravamo andati, perse vitalità e si andò ad accasciare sul divano prima di parlare.
-Sono ritornati e loro sono andati a fare una piccola visita a Crystal.-
E, come se volesse sottolineare la gravità della situazione, aggiunse.
-Di notte, in casa sua. Sanno dove trovarla.-
Si guardarono in silenzio negli occhi per un lungo istante e, stufa di non sapere nulla, interruppi quella calma.
-Scusate, ma io non sono come voi. Non riesco a capirvi, se vi guardate per tutto il tempo negli occhi. Perciò adesso, siccome sembro c'entrare anch'io, aprite quella bocca e parlate.-
Quelle parole mi erano uscite con tale ferocia, che i due ragazzi rimasero perplessi da quello scatto così improvviso.
Stavo diventando matta con tutte quelle stranezze che continuavano a capitarmi.
Damian non sembrava avere alcuna intenzione di parlare.
Continuava a fissare un punto fuori dalla finestra, come se volesse estraniarsi da tutto ciò.
Axel, capendo che lui non avrebbe aperto bocca per tutto il tempo, iniziò a raccontarmi una parte del loro passato.
Erano solamente ragazzini, quando entrarono in un giro pericoloso. Forse per noia, per sentirsi più grandi, per essere rispettati o sentirsi qualcuno, ma non potevano sapere in alcun modo in che guaio si stavano per cacciare.
Per mesi passarono semplicemente il loro tempo con gli altri a farsi un paio di canne. Nulla di serio.
Però poi i ragazzi cominciarono a volerli mettere alla prova, per vedere fin dove erano in grado di arrivare, ma la verità era un'altra.
Volevano vedere se era agli stessi livelli del padre di Damian, colui che li aveva sbattuti tutti in cella.
Damian, sentendo nominare il padre, serrò la mascella e vidi la sua postura diventare più rigida, come se di lui non avesse dei bei ricordi.
Allora cercai di avvicinarmi a lui e, avendo il timore di essere allontanata, rimasi ferma al suo fianco.
Ma, stupendo ogni mia aspettativa, mi prese e mi spostò davanti a lui, mettendo le sue braccia intorno al mio busto e nascondendo il viso nella mia spalla.
-Damian...-
Gli sussurrai, preoccupata per la sua reazione.
Appena mi sentì parlare, però, strinse di più la presa, facendomi capire che non era il momento più adatto.
Allora gli presi semplicemente le mani, sperando che potesse arrivargli almeno un po'della mia forza.
Lui non fece altro che stringermi ancora di più nel suo abbraccio.
Stava cominciando a farmi male, ma ero pronta a prendermi un po'del suo dolore e renderlo mio, se questo lo avrebbe fatto stare bene.
"Da oggi ci penso io a te, non c'è più bisogno che lotti da solo."
Guardai Axel, senza dire nulla, ma aveva capito benissimo, che lo avevo incentivato a continuare.
Il padre di Damian era conosciuto da tutti, soprattutto dai loro vicini di casa per i continui litigi familiari, che si potevano sentire chiaramente anche da fuori.
Un giorno, il padre ritornò a casa con una combriccola di persone e si vedeva lontano un miglio, che venivano dai quartieri più infami dall'aspetto trasandato e dall'odore pungente sui loro vestiti. Suo padre aveva organizzato una festa, ignorando di avere dei figli a cui badare, ma questo era l'ultimo dei suoi problemi. Un vicino, stanco di tutto quello, decise finalmente di farsi avanti per primo e chiamare la polizia. Molti di loro vennero arrestati, accusati di possesso di stupefacenti, ma i poliziotti non potevano immaginare che il vero colpevole fosse un'altra persona. Così gli rimase del tempo in più per scappare e decidere così di lasciare soli i suoi figli, fregandosene della fine che avrebbero potuto fare.
Una cosa, però, non poteva immaginare: un giorno, sarebbero usciti dal carcere e avrebbero fatto di tutto pur di trovarlo e rovinare anche i suoi figli.
Axel si bloccò di colpo, non volendo raccontare probabilmente il seguito della storia.
Damian, non reggendo più quella situazione, se ne andò, portandosi con sé anche il lupo.
Che sfida avrà mai dovuto fare?
Guardai il mio amico, scongiurandolo di dirmelo, anche se lo sapevamo entrambi, che non gli avrebbe mai fatto questo torto.
-Crystal sarà lui a decidere di parlartene, io purtroppo non posso dirti altro.-
Abbassò il capo, stanco di tutta quella situazione in cui eravamo coinvolti.
Soltanto che non mi tornava ancora qualcosa.
Io cosa c'entrano in tutta quella storia?
Sapevo che mi riguardava molto più di quel che mi facevano credere, ma potevo semplicemente sperare che Damian si decidesse al più presto di parlarmene.
Sapendo che Axel non avrebbe più parlato, feci per andarmene, ma poi mi voltai.
-Davvero non provi più niente per Alexandra?-
Lo sapevo che non era il momento più adatto, ma era ingiusto farla soffrire così.
Lui non osò ancora alzare lo sguardo, ma mi sembrava di avere notato i suoi occhi lucidi.
Anche lui stava nascondendo qualcosa ed io ero stufa di tutti quei segreti.
-Se cerchi qualcuno con cui parlarne, ci sarò sempre per te.-
E me ne andai veramente, lasciandolo lì solo in mezzo alle macerie come i resti dei nostri cuori, distrutti.
Uscendo, vidi Damian appoggiato alla portiera della sua macchina e il lupo che giocava con un bambino del quartiere.
Poteva essere veramente così amichevole un animale del genere?
Sentendo i miei passi, il lupo si girò per fissarmi e corrermi incontro, ma non fece in tempo, che ero già in macchina con la portiera chiusa.
Damian sorrise sornione e ricevette da parte mia un'occhiataccia.
-Cretino, che hai da ridere così? -
Il sorriso gli si ampliò ulteriormente sul volto.
-Una ragazza come te che ha paura di un cagnolino del genere, che vergogna.-
Dicendo ciò, mi prese la mano, sperando così di addolcirmi.
Bastardo, non funziona con me.
Tolsi la mia mano in modo brusco e gli puntai un dito contro.
-Non fare il ruffiano, con me non funziona.-
Damian mi guardò di sbieco, siccome stava guidando e non aggiunse più nulla.
Il viaggio durò poco, trascorso con la musica sparata nelle casse e i guaiti del cane.
Non vedeva l'ora di scendere, come del resto anch'io.
Scesi di fretta dall'auto, mentre Damian era impegnato a portare le valigie in casa ed entrai in casa sua. Era da tanto che non ci andavo, ma non era cambiato nulla. In fondo ci abitava anche Alexandra e lei era troppo fissata con l'ordine, quindi non mi stupii più di tanto.
Appena vidi Damian in camera sua, impegnato a sistemare tutto, gli andai incontro e, prima che se ne accorgesse, lo baciai.
Un gemito di stupore e piacere risalì dalla sua gola e, abbandonando tutto quello che stava facendo, mi afferró sui fianchi per prendermi in braccio.
Mi lanciò sul letto, mettendosi sopra di me, non smettendo mai di baciarmi e accarezzarmi il corpo. Sentivo le sue mani scorrere dolcemente sui miei glutei, sui miei fianchi per giungere infine al mio seno.
Intanto passò dal baciarmi il collo al morderlo e non avrei mai pensato di poterlo desiderare così tanto. Gli tolsi la maglia, ma lui cominciò a fermarmi.
Lo guardai stranita.
-Forse non è il momento...tra poco arriva Alexandra e non penso le farebbe piacere vederci in questa posizione.-
Feci l'offesa, mordendomi provocatoriamente il labbro che lui non esitò a baciare.
-Allora sarà meglio alzarci, prima che ti leghi al letto e non ti faccia andare più via.-
Gli dissi, alzandomi svelta, accorgendomi che stava per abbracciarmi con il rischio di tentarmi di nuovo.
Non ero mai stata una così facile, ma era la prima volta che stavo così bene con qualcuno di genere maschile, che non fosse mio fratello.
Damian fece per dire qualcosa, ma sentimmo un urlo arrivare dal soggiorno.
Era Alexandra.
Il lupo l'avrà attaccata o semplicemente, conoscendola, se ne sarà già innamorata.
Neanche il tempo di andare noi da lei, che era già in camera di suo fratello.
Era arrabbiata.
Mi aspettavo di vederla felice, certamente non ero preparata ad un suo scatto d'ira, perciò cominciai a cercare riparo in un angolo della camera.
Infatti, non so come, non mi notò.
-Cosa ci faceva questo lupo per strada? I vicini mi hanno detto che l'hanno visto scendere dalla tua auto che, però, non c'era nessuno a tenerlo!-
Non si fece attendere, che Alexandra scoppiò, andando minacciosamente contro il fratello, ma, appena si trovò vicina a lui, gli saltò addosso in un abbraccio.
-Non ci provare mai più! Non andartene mai più via, Cretino. Ci tengo a te, anche se non te lo dimostro mai.-
Nonostante stesse ancora urlando, sul suo volto era comparso un sorriso, finché non mi vide e cominciò ad apparire veramente arrabbiata, ma non osò parlarmi.
Lo feci io per prima, ma il risultato fu disastroso.
-Alis io...-
-Non chiamarmi così! In queste settimane non mi hai mai calcolata e, ne sono certa, ma la mia migliore amica non si sarebbe mai comportata così con me.-
Ne ero consapevole, ma non era mia intenzione farla soffrire.
-Volevo semplicemente stare sola.
Era chiedere troppo?-
Non volevo urlarle contro, ma non potevo farne a meno. Odiavo, quando qualcuno mi urlava in faccia, per rinfacciarmi di cose di cui ero a conoscenza e non ne andavo fiera.
-Potevamo aiutarci a vicenda, come faccio io sempre con te.
Io ti permetto di aiutarmi, però, perché te non ti fidi di me? Ti aiuterei con tutte le mie forze e, se andrà male, comunque possiamo dire di averci provato. Non c'era bisogno, che mi abbandonassi anche tu.-
Le vidi gli occhi lucidi, sapevo che sarebbe bastato poco per farla crollare, così mi limitai a dirle.
-Sono sempre stata abituata a fare tutto da sola. Non posso cambiare da un momento all'altro, solo perché tu senti il bisogno di aiutarmi.-
E con questo me ne uscii svelta di casa, sentendo dietro di me le urla incessanti di Alexandra.
L'avevo ferita. Lo sapevo bene, ma quella era la mia indole.
Facevo del male inconsapevolmente con le mie scelte, per questo avevo deciso di non legarmi con nessuno, ma poi sono arrivati loro a rovinarmi.
Avevo imparato da poco ad accettare il mio modo di essere e adesso mi toccava conoscere di nuovo una parte sconosciuta di me, non sapendo minimamente da dove potere iniziare.
-Sono a casa!-
Senza accorgermene, avevo corso per più di un'ora e, arrivata finalmente a casa, non vedevo l'ora di buttarmi nel letto.
Appena entrai, però, mi accorsi che c'era qualcosa che non andava.
C'era James, che rideva e scherzava con mia madre, come se nulla fosse.
Eccolo il bastardo. Che cavolo di fine aveva fatto?
Per due o tre mesi mia mamma era stata veramente disperata, perché era da tempo che il suo fidanzato non si faceva vedere.
Una cosa che a me non era mancata per niente.
Pensai, rimpiangendo i vecchi tempi in cui era sparito dalla circolazione.
Stavano ridendo così tanto su quel divano, che non si erano neanche accorti della mia presenza.
Ma, appena li vidi che si stavano per baciare, una cosa che mi dava alquanto fastidio, mi buttai su mia madre.
-Crystal!-
Perché oggi mi dovevano gridare tutti contro?
-Non sei contenta, che sono ritornata?-
Cercai di fare la voce da bambina. Non mi ero mai abbassata così a tanto, ma avrei fatto di tutto, pur di non vederli baciarsi.
-Non vedi chi c'è?-
Come non notarlo, purtroppo ci vedevo ancora bene.
-Ah scusa, c'eri anche te. Non me n'ero proprio accorta.-
Avevo notato subito la presenza di quell'essere che, quando arrivavo a casa, era sempre spiaggiato come una balena sul nostro divano.
-Fa niente, piuttosto come stai?-
Bene, almeno fino a quando non l'avevo visto in casa mia.
Però, siccome ero una ragazza educata e gentile, mi limitai ad un " va tutto bene" per potermene andare in fretta in camera mia.
Finalmente...un po' di pace.
Mi feci una doccia veloce, non vedendo l'ora di scomparire e rintanarmi nelle lenzuola del mio letto. Infatti non mi preoccupai neanche di mettermi il pigiama che, appena toccai il letto, mi addormentai in un sonno senza sogni.
Peccato che passarono pochi minuti, almeno così a me parve, che qualcuno mi gettò giù dal letto.
E senza sapere neanche chi fosse, sospirai esasperata.
-Posso trascorrere una notte tranquilla? Non chiedo tanto...solo 8 ore di sonno, poi potete ritornare a stressarmi.-
Una voce fin troppo familiare mi interruppe.
-Anche se sono io?-
Damian lo disse con fare sensuale, facendo quel sorriso che tanto amavo.
-Soprattutto se sei te, non mi dovresti svegliare.-
Risposi, chiudendomi in un bozzolo con le coperte, per nascondergli il sorriso che mi comparve sul volto.
Dovevo pur sempre mantenere un contegno di fronte a lui, mica potevo apparire come una ragazzina di 14 anni alla prima cotta.
Lui, cogliendomi di sorpresa, mi prese in braccio e mi portò fuori dalla mia camera.
-Fammi scendere! Intanto adesso Cam se ne accorgerà e te la dovrai vedere con lui.-
Lo minacciai, ma lui sorrise.
-Peccato che tuo fratello sa tutto e sta dalla mia parte-.
E me lo indicò con un cenno della testa, appoggiato sulla parete vicino alla porta.
Ero completamente senza parole.
Lui...quello che era stato sempre geloso di tutti, adesso mi lasciava andare via così.
-Traditore! Non me la dimenticherò questa.-
Quando ci avvicinammo sempre di più a Cam, provai ad afferrarlo, ma Damian si aspettava questa mia mossa e, prontamente, mi allontanò.
-Ti dovrai fare perdonare anche di questo, oltre al fatto di avermi abbandonata.-
Lui mi guardò, quasi con tenerezza oserei dire e, stupendomi, disse.
-Lo sto già facendo, my Princess. Ti porterò in un posto, che diventerà solo nostro.
Lontano da tutti, lontano dai nostri errori, ma, soprattutto, saremo insieme. Solamente questo conta.-
Mi stava dimostrando una parte di lui, che credevo non potesse esistere in così tanta arroganza e superbia, ma, a quanto pare, dovevo ricredermi.
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