-capitolo 2
Ecco il nostro Damian! E sinceramente, dopo aver visto teen Wolf,non posso fare a meno di odiarlo. Quindi, riuscirò a immedesimarmi benissimo in Crystal:quanto la capisco.
-Mamma ricordati di comprare una macchina meno appariscente.-
Le dissi, evitando di guardarla.
Aveva comprato da poco una BMW i8, di un grigio splendente e, con alla guida mia madre, la si poteva sentire lontana chilometri, attirando così l'attenzione di tutti.
Non mi piaceva per niente essere notata sin dai primi giorni di scuola.
Soprattutto quando cercavo di apparire invisibile ma, avendo una madre ricca, mi pareva praticamente impossibile.
Lei mi guardò come se fossi impazzita, siccome sapevo benissimo quanto amasse le cose vistose.
Lasciai cadere l'argomento, perchè non mi avrebbe mai capita.
Ogni anno era la stessa storia, ovvero quanto tutti si fingessero amichevoli per riuscire a diventare miei amici anche se, in realtà, erano interessati solo al loro resoconto.
Nella mia vecchia scuola, invece, siccome conoscevano tutti la mia storia, erano semplicemente bravi ad insultarmi e deridermi dietro.
L'uomo è l'arma perfetta per uccidere una persona, però, solo se gliene si lascia l'opportunità.
Perciò, con il passare del tempo, divenni sempre più brava ad ignorare e non ascoltare le storie che circolavano sul mio conto.
Crescendo, mi abituai sempre più alla cattiveria della gente al contrario di mia madre.
Lei, non avendo mai dovuto affrontare problemi del genere, non poteva capirmi.
Scesi in fretta dalla macchina, cercando di non farmi notare, ma mi accorsi troppo tardi di essere diventata già l'argomento del giorno.
Alcuni bisbigliavano tra loro.
Chi era fin troppo sicuro di sé, cominciava a squadrarmi, dandomi la sensazione di essere stata scelta per diventare la loro prossima vittima.
Provateci. Non sapete minimamente con chi avrete a che fare.
Pensai arrogantemente, cercando di infondermi forza per non essere sopraffatta dalla mia parte debole e fragile.
Cercavo di fare l'adulta, quando sapevo anch'io di essere semplicemente una pedina minuscola nelle mani del destino.
Mio fratello si avvicinò a me, cercando di tranquillizzarmi. Almeno lui sapeva come mi sentivo e cercava di starmi vicino in ogni momento difficile.
Attraversato il cancello della scuola, cominciai già a sentire dei pettegolezzi su di noi.
- Guardali. Da come si vestono e dal loro sguardo, saranno i soliti figli di papà: ricchi da fare schifo. Meglio stare alla larga o farseli amici.-
- Loro non possono essere fratelli. Sono completamente gli opposti.-
Per quanto mi dispiaccia ammetterlo, io non assomigliavo per niente a mio fratello.
Cam era il classico ragazzo desiderato dalle ragazze con l'unica differenza di possedere un cervello funzionante, mentre gli altri erano in grado di essere solo belli fisicamente.
Infatti potei già notare molte studentesse con lo sguardo fisso su di lui e, molto probabilmente, neanche si erano accorte della mia presenza.
Non accorgendosi di nulla, glielo feci notare. Avvicinandomi al suo orecchio, gli sussurrai, per non farmi sentire dagli altri.
-Neanche il tempo di presentarti che hai già fatto una strage di cuori.-
Per la prima volta, si guardò attorno e si accorse di tutta quella folla femminile a guardarlo e mi rivolse un'occhiata di traverso.
-E, ovviamente, te sei così cieca da non accorgerti come ti stanno guardando quegli idioti vicino al portone.-
Mio fratello fece un verso molto simile a un ringhio e si avvicinò ancora di più a me con fare protettivo.
Anche se provando un pò di fastidio, risi a quel suo scatto di gelosia.
-Forse qui... c'è qualcuno troppo protettivo per i miei gusti.-
Lo presi in giro e mi allontanai in fretta da lui, prima che mi obbligasse a stargli vicino tutta la giornata, dirigendomi in segreteria.
Ma, improvvisamente, mi bloccai, ricordandomi solo in quel momento di non sapere dove si trovasse.
A guardarla da fuori, la scuola appariva immensa, infatti, neanche il tempo di pensare, che giá ero riuscita a perdermi.
Provai ad immaginare un intero anno trascorso in quella scuola e a quante ore di lezione sarei riuscita a perdere, prima di trovare la mia aula.
Scossi incurante le spalle, trovando facilmente la soluzione: mi aiuterà Cam.
Non avrei mai pensato di dirlo, ma, finalmente, anche mio fratello si renderà utile a qualcosa e non soltanto a stressarmi l'anima, quando era l'ora di svegliarsi.
Distogliendomi dai miei pensieri, mi accorsi di stare girando a vuoto, siccome nei corridoi non si aggirava più nessuno ed era calato il silenzio.
Una cosa che mi risultava ancora impossibile, visto che, appena ero entrata, stavo quasi per dubitare di essere in una scuola.
Oggetti che volavano, gente che dormiva nel primo angolo libero della stanza e nessuno con un libro in mano.
Una situazione alquanto irreale, siccome mi trovavo in una struttura ideata apposta per portare libri e preoccuparsi solamente di studiare.
A quanto pare, gli studenti di qui se la prendono con comodità.
Capendo che, stavo solamente sprecando del tempo e non sarei mai giunta in segreteria, decisi di uscire da quel posto, fortunatamente trovando subito l'uscita. Vedendo un muretto poco lontano da lì, decisi di arrampicarmici e buttarmi dall'altra parte, ma capii subito, che non si trattò di un ottima idea.
Oltre ad essere caduta e ad avere sbattuto il ginocchio, mi ritrovai con un altro volto a pochi centimetri dal mio.
Cercai di alzarmi, ritrovandomi con il viso in fiamme, ma lui mi afferrò la vita e mi riavvicinò al suo corpo, provando a farmi diventare meno fredda caratterialmente e perdere il controllo delle mie emozioni.
-Mi piacciono questi incontri improvvisi. In fondo... Lo sapevo che non saresti riuscita a resistermi a lungo e presto staresti ritornata.-
Appena sentii quella voce presuntuosa, capii di chi si trattasse:
il mio antipatico vicino.
Se non sto attenta, mi rovinerá. Deve stare lontano da me.
Provai a rialzarmi di nuovo, ma lui continuava a non mollare allora, a mali estremi, decisi di tirargli un pugno sul fianco e lui mi mollò subito.
-Sei così ogni mattina? -
-No, solo per te. Dovresti andarne fiero, tiri fuori il peggio di me.- Dissi con acidità, irritata da quel ragazzo.
-Buono a sapersi...-
Ci stava per caso provando? Non deve neanche osare a pensarci.
Si avvicinò al mio volto, ammiccando.
-Non resisterai per sempre alla mia bellezza.-
Non avevo mai odiato così tanto una persona che, tra l'altro se non fosse stato tanto arrogante, sarebbe stato un ragazzo piacevole con cui stringere amicizia.
Rischiando di perdere il controllo e di menarlo, decisi di andarmene e, senza voltarmi una seconda volta, sentii comunque il suo sguardo imprimersi sulla mia pelle.
Raggiunto con grandi sforzi mio fratello che mi aveva aspettato pazientemente nel parcheggio della scuola per tutto quel tempo, mi informò che in segreteria aveva già risolto lui anche per me.
-Cosa farei senza di te!-
Gli dissi, entusiasta di non dovere compilare quei soliti noiosissimi moduli d'iscrizione.
Mi guardai attorno, aspettandomi di scorgere l'auto di mia madre dove, in teoria, doveva essere lì da un pezzo.
Al suo posto vidi una macchina nera di una marca a me sconosciuta con dentro un gruppo di ragazzi.
Guardai mio fratello che, sicuramente, si era dimenticato d'avvertirmi di qualcosa d'importante.
Lui mi guardò con un misto di paura e di scuse, ma potei notare anche un pò di divertimento nei suoi occhi.
-Giusto...la mamma era impegnata, pertanto non è potuta venire e ci ha consigliato di farci portare a casa da degli amici.-
Ero un po' arrabbiata, perché entrambi sapevano benissimo che non ero mai riuscita a farmi veramente degli amici e di certo non ci sarei riuscita così da un giorno all'altro.
Ma, appena ritornai a guardare l'auto dei compagni di Cam, mi consolai, placando per un istante la mia ira.
Ma, appena feci per avvicinarmi, mio fratello mi bloccò, facendomi ben capire che non mi voleva con loro.
-Ok tranquillo. Mi arrangerò.-
-Crystal...non è che non ti voglio, ma devi cominciare a cambiare e farti degli amici.-
Non mi fermai neanche ad ascoltarlo o ad urlargli contro, intanto era tempo sprecato.
Siccome non avevo intenzione di chiedere aiuto ad uno sconosciuto, decisi di andare a casa a piedi.
Dopo vari chilometri lo zaino cominciava a pesarmi sulle spalle.
"Dovevano per forza darmeli oggi questi macigni da portarmi a casa?"
Non sopportando più il dolore e la stanchezza, lanciai lo zaino e mi sedetti sul marciapiede.
"Io non mi muovo da qui! Piuttosto fermo qualcuno e mi faccio portare a casa, comincio ad essere stanca di tutto.
E pensare che è solo il primo giorno, non osò immaginare la settimana avvenire."
Vedendo una moto avvicinarsi, mi alzai, mossi le braccia, cercando di attirare la sua attenzione ed ebbi successo nell'impresa.
La moto si fermò a pochi passi da me. Mi avvicinai, ma, appena vidi il volto del guidatore, mi bloccai sul posto e ritornai sui miei passi.
Nonostante mi allontanassi, non restituendogli alcun tipo di attenzione, lui continuava a seguirmi imperterrito.
- Non eri bisognosa d'aiuto?-
Mi disse con fare arrogante e, non riuscendo a stare zitta ulteriormente, gli dissi.
-No, volevo solo sapere chi era il cretino a guidare così male.-
Me ne stavo per andare via di nuovo, ma vidi con la coda dell'occhio il mio odioso vicino porgermi un casco.
-Visto che sono un gentil uomo , ti offro un passaggio, inoltre è lontano da qui arrivare a casa.-
In effetti, pensandoci su,non aveva tutti i torti.
Non mi restava altro che accettare.
Mi avvicinai a lui e gli presi il casco dalle mani senza fiatare, ma sul suo volto potevo già notare l'ombra di un sorriso.
"Vediamo il lato positivo...
Sto per salire su una moto!"
Salii in sella e aspettai con ansia che partisse.
-Ti conviene tenerti o potresti cadere.-
Mi disse con lo scopo di convincermi ad avvicinarmi a lui.
-Se sei veramente così bravo a guidare, non mi farai cadere.-
Non lo sentii più ribattere, ma potei percepire una vibrazione provenire dal suo petto, il che stava trattenendo una risata.
-Comunque non ci siamo ancora presentati, io sono Damian.-
Non ebbi il tempo di rispondergli che partì a tutta velocità, senza neanche avvertirmi. E, istintivamente, gli strinsi il busto con le mie braccia, non aspettandomi una partenza così brusca. Damian rise, aspettandosi una reazione simile e, per farlo smettere di ridere di me, gli tirai inutilmente uno schiaffo sul ventre.
Nonostante la sua irritabile presenza, mi rilassai per qualche secondo. Era piacevole sentire l'aria che sferzava sul mio corpo.
È come se potesse trascinarsi con sé tutti i problemi.
Quando arrivammo davanti casa, mi affrettai a scendere.
Forse potrei comprarmi una moto...
Pensai già entusiasta all'idea.
Quando provai a muovere il primo passo per andarmene, le mie gambe non ressero il peso e caddi in avanti, ma due braccia erano già pronte per bloccare la mia caduta.
Perché devo sempre fare ste figure con lui?
Mi affrettai ad allontanarmi, avvertendo un calore intenso al volto.
Solo lui mi faceva questo effetto, ma era meglio non farglielo notare.
-Grazie per il passaggio. Ora devo andare Damian.-
Potei sentire la solita freddezza ritornare nei miei gesti abituali. Me ne andai, ma non abbastanza in fretta che Damian afferrò il mio polso.
-Perché sei così? Non puoi essere come le altre?-
Venni colta da un moto di rabbia, perché non mi sarei mai abbassata così a tanto. Vedendo i suoi modi di fare, le sue espressioni facciali e la sua disinvoltura, capii che era abituato alle ragazze di facili costumi.
-Sono grata di non essere come quelle ragazze che farebbero di tutto, pur di attirare la tua attenzione.-
Detto ciò, feci per andarmene nuovamente e stavolta non osò fermarmi, ma sentii comunque una sua constatazione che mi lasciò alquanto sorpresa.
-Noi siamo più simili di quel che pensi. Non c'è bisogno di scappare e nascondersi dagli altri.-
Ero stanca della piega che aveva preso quella giornata.
-Devi starmi lontano, perché io potrò solo odiarti e da me non riceverai nient'altro.-
Raggiunta la porta di casa mia, la aprii ed entrai velocemente, chiudendomela alle spalle come avevo fatto tanto tempo fa con il mio cuore.
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