-Capitolo 15
Pov. Crystal
Dopo essere arrivata a casa, mi buttai sul letto sfinita da quella giornata trascorsa con Jacob.
Erano succese molte cose, di cui alcune ignoravo il fatto che facessero parte del mio passato.
Me ne andai, sentendo gli occhi di Damian puntati sulla mia schiena.
Quando mi voltai, rimasi sorpresa nel vedere già fra le sue braccia Sky, la quale mi riservò uno sguardo d'odio.
Allora decisi di andarmene definitivamente con quel ragazzo, che era comparso nella mia vita come un uragano e che adesso ne avrebbe fatto parte.
Ero davvero curiosa di sapere di più su di lui, sicura che se avessi imparato a conoscerlo, sarei stata in grado di ricordare i momenti del mio passato dimenticati.
Però, appena trovai le parole giuste per iniziare quel discorso tanto delicato, una ragazza lo travolse.
Con sorpresa notai, che si trattava di Alex.
Li guardai un pò stranita, soprattutto, quando Jacob ricambiò l'abbraccio.
Qui mi sono persa qualcosa.
Jacob le parlò con troppa dolcezza, per essere dei semplici amici.
- Cuginetta, mi sei mancata molto anche tu.-
Come l'aveva chiamata!?
Alexandra stava per rispondere, ma la interruppi prima, mettendomi fra loro e separandoli:- Siete cugini?! Avete smesso di moltiplicarvi ovunque? -.
La testa cominciò improvvisamente a farmi male, ma feci finta di non stare provando dolore.
Nonostante avvertivo una fitta peggiore di quella precedente.
I due cugini scoppiarono in una risata e potei notare una netta somiglianza nel loro modo di sorridere.
In effetti, ora che ci penso, Damian e Jacob si assomigliavano troppo.
Nonostante avessi accettato di uscire con Jacob, non me la sentivo di stare sola con lui, allora proposi ad Alex di rimanere.
-Certo, ma non solo sola. C'è anche Vincent con me-.
Indicò una panchina, dove lo trovammo coricato che ci fissava da lontano.
Guardai i suoi occhi, notando con dispiacere una nota di perfidia.
Un brutto presentimento mi colse alla sprovvista, ma mi convinsi di essere troppo paranoica.
È solo Vincent...
Volendo essere più sicura, trascinai con me Alex allontanandoci momentaneamente dai maschi e provai ad estorcerle delle informazioni:- Lo conosci bene Vincent?-.
Lei rimase un pò stupita da quella domanda, ma riflettendoci per qualche secondo sembrò ricordare qualcosa, perciò rispose:- Inizialmente pensavo di sì, ma ultimamente mi sono resa conto, che non so niente di lui e in questi giorni si sta comportando in un modo strano-.
Mi feci improvvisamente attenta: facevo bene a non fidarmi di quel ragazzo.
-Perché?-.
Stavolta però, Alex si limitò a fare finta di non avere sentito la mia domanda e tornò da Jacob.
Mi stava nascondendo qualcosa, ne ero sicura.
Mi avvicinai delusa a quel gruppo di amici che in poco tempo erano entrati nella mia vita, ma non mi sentivo ancora pronta di ritenerli tanto importanti.
Tranne alcuni.
Aggiunge la mia coscienza e stavolta non potei darle torto: da quando ero arrivata, mi ero avvicinata molto alla famiglia Moonwhite.
Provavamo lo stesso dolore, eravamo legati da un filo invisibile, che solo noi potevamo avvertire e sarà questo che ci portò a conoscerci.
Quando li raggiunsi, sentii Alexandra urlare euforica:- Sì! Andiamo a mangiare!-.
Quand'è che perdeva le energie questa ragazza?
In fondo però, sapevo che era il suo modo per difendersi dagli altri, nascondendo il suo lato più fragile.
Così ci recammo in un bar li vicino, ma riuscivo a percepire una leggera tensione tra noi.
Tranne per Alex:lei era troppo concentrata a sbranare la sua torta con doppio strato di cioccolato.
Il primo a spezzare l'imbarazzo, fu Vincent.
-Allora ragazzi...
Come va fra voi due? -.
Io e Jacob ci strozzammo con l'unico pezzo di dolce, che avevamo provato a mangiare.
-Non stiamo insieme! -.
Glielo urlai così forte, che tutti si girarono dalla mia parte.
Forse ho esagerato.
Mi voltai verso i miei amici, per vedere le loro reazioni: Vincent se la stava ridendo, Alex stava fissando il vuoto assorta in chissà quali pensieri e Jacob aveva assunto un espressione malinconica.
Cosa hanno tutti?
Prima che potessi riprendermi dalla vergogna, Jacob si alzò velocemente, afferrandomi per il braccio e portandomi con sé.
Senza lasciarmi il tempo di salutare nessuno, ci trovammo già lontani da loro.
Stufandomi di essere trascinata, piantai i piedi per terra e lo costrinsi a guardarmi:- Perché mi hai portato via da lì così all'improvviso? -.
Mi fissò per alcuni istanti indeciso se dirmi la verità ma, appena lo fece, avrei preferito che non lo avesse fatto.
-Noi stavamo insieme, prima che scomparissi-.
Il mondo mi crollò addosso.
Come potevo avere dimenticato delle cose così importanti ?
Mi allontanai ancora di più da lui, cercando di stargli il più lontana possibile.
Stavo per scappare ma, all'improvviso, mi ricordai del nostro patto, perciò lo incitai a parlare:- Ti conviene essere più preciso: raccontami un pezzo del mio passato con te-.
Jacob capì subito, che non mi aveva ancora convinta a fidarmi di lui e finalmente si convinse a raccontare:- Ci siamo conosciuti, quando avevamo appena 11 anni, in un bosco.
Te stavi ascoltando assorta una ragazza suonare il violino, perciò non ti accorsi subito di me.
E già dalla prima volta che ti vidi, mi apparvi bellissima-.
In un momento simile doveva per forza dirlo?
Non mi importava saperlo, volevo conoscere solo il mio passato e lui sarebbe ritornato a vivere la sua vita.
-Appena mi avevi notato, ti eri messa in difesa di Alis, pensando che volessi farvi del male.
Fin da ragazzina avevi questo carattere schivo, per questo non mi stupisce più di tanto.
Anzi, ti preferisco così-.
Jacob e Damian si assomigliavano più di quanto pensassi: entrambi se la cavano bene con le parole.
Però, evitai di dirglielo e rimasi impassibile come al resto.
-Infatti è come se stessimo rivivendo il passato, perché stiamo ripetendo gli stessi errori-.
Inarcai un sopracciglio, non capendo cosa intendesse con quella frase.
Lui sorrise e avvicinandosi, disse:-
Non ti eri fidata subito di me e ci siamo fidanzati dopo due anni. Qui non c'è nulla di male, solo che una settimana dopo eri scomparsa e adesso che sei qui, non ti lascerò più andare-.
Davvero aveva avuto il coraggio di dirlo?!
A quanto pare non mi conosce davvero.
-Forse una volta sarei stata in grado di innamorarmi subito ma adesso no. Rassegnati.
Non sono più quella di una volta, pertanto prova a superare il passato e cerca di andare avanti, perché io non ho intenzione di ritornare indietro-.
Detto ciò me ne andai, lasciandolo lì incredulo per il tono freddo, con cui mi ero rivolta.
Sentendo il bisogno di correre, lo feci e per mia fortuna Jacob non mi seguì.
Da quando mi trovavo lì, non facevo altro che scappare.
Passando davanti ad una palestra, decisi di fermarmi:iscrivermi a qualche sport mi avrebbe fatto solamente bene.
Erano ormai passate due ore, che tiravo dei pugni ad un sacco pieno di sabbia.
Le nocche cominciarono a farmi male, siccome avevo deciso di togliermi quei guanti scomodi, i quali limitavano i movimenti..
Un gruppo di ragazzi mi passò accanto, sentendoli di tanto in tanto sghignazzare.
Tira un calcio più forte del dovuto e girandomi all'improvviso, beccai uno di loro sulle gambe.
Il ragazzo crollò a terra e gli altri si precipitarono ad aiutarlo, riservandomi occhiate indiscrete.
Il più alto dei tre mi spintonò, ma ritrovai subito l'equilibrio, non lasciandogli la soddisfazione di vedermi crollare.
-Ehi! Ti devi calmare ragazzina.-
Mi preparai in posizione d'attacco e altrettanto fecero gli altri due, ma qualcuno ci bloccò: era Damian.
Cosa ci faceva lì?!
Gli rivolsi un ringhio, avvertendolo di doversi allontanare, ma lui si avvicinò ai ragazzi e gli minacciò.
- Provate a toccarla e vi farò pentire di essere nati!-.
I ragazzi, capendo che non stava scherzando, se ne andarono e sentendo accrescere la mia rabbia, gli tirai un pugno a Damian.
-Ahia! Cosa ho fatto stavolta? -.
-Cosa ci fai qui?! Mi segui?-.
Lui mi guardò allibito, per poi vederlo scoppiarmi a ridere in faccia.
Mi limitai ad osservarlo, scoprendo solo adesso, che si trovava in costume davanti a me.
Quanto era bello?!
Rimasi sognante a guardarlo, fin quando non comparì un sorriso compiaciuto sul suo viso perfetto.
-Noto con piacere che ti sta piacendo, quello che stai guardando-.
Mi ripresi immediatamente, non volendo dargliela vinta e lo mollai lì, senza neanche rispondergli.
Ritrovandomi sola negli spogliatoi, mi tranquillizzai:quel ragazzo sapeva come farmi perdere la calma.
Mi guardai allo specchio, vedendo l'immagine di una Crystal diversa, perché i miei occhi cominciavano ad esprimere delle emozioni e quando sorridevo non sembrava più tanto falso.
Possibile, che stessi cambiando in così poco tempo?
Decisi di non pensarci più e quando aprii la porta, vidi Damian cadere all'indietro e me lo ritrovai coricato per terra.
-Non ti stufi mai di apparire ridicolo?-.
Lui si alzò e ignorò la mia provocazione, fissando il suo sguardo nel mio.
Quando si avvicinò a me, la sua bocca si posò non curante sul mio collo, lascuandoci dei delicati baci. Mi godetti per alcuni istanti quella sensazione mai provata prima, riempiendo quel silenzio con il mio respiro affannoso.
Non pensavo potesse essere così bravo con le ragazze e per quanto mi facesse piacere, dovevo farlo smettere.
Perciò mi allontanai di scatto e continuai sui miei passi per ritornare a casa, ma lui continuò a seguirmi.
Voglio proprio vedere, quando se ne renderà conto.
Trovandoci ormai fuori dall'edificio, accolti da una folata d'aria fredda, mi voltai e gli dissi,
-Siccome sei troppo stupido per ricordartene, ti devo informare che ti conviene rientrare, se non vuoi trovarti malato-.
Lui mi guardò come se fossi impazzita, ma appena si ricordò di essere in costume, rientrò in fretta, non prima di scoccarmi un bacio sulla guancia.
Non mi conquisterà mai così.
Sbuffai infastidita dai suoi modi da play boy, nonostante mi facessero piacere quei tipi di attenzioni nei miei confronti e finalmente me ne tornai a casa.
Un suono costante mi costrinse a interrompere il flusso dei miei pensieri, costringendomi a rispondere "avanti", nonostante avessi voluto cacciare chiunque fosse venuto a disturbarmi.
Però, appena vidi Alex entrare come una saetta e aggrapparsi al mio collo, capii, che c'era qualcosa che non quadrava.
Quando alzò il suo volto, potei notare i suoi occhi rossi contornati da profonde occhiaie, che precedentemente non avevo mai notato, piangere.
Sopratutto, notai il livido sul suo zigomo, scatenando in me una rabbia cieca.
L'abbracciai,promettendomi di non doverla lasciare più sola e le domandai:-Chi è stato? -.
Mi sembrava inequivocabile che qualcuno aveva osato picchiarla.
Alexandra, quando nominò il suo nome, mi sentii in colpa per averla lasciata sola con lui.
-È stato Vincent-.
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