Axel
Pov. Axel
Ero davvero giù di morale.
Come aveva osato Vincent toccare Alexandra?
Da quando era accaduto quello spiacevole incontro nel vicolo, cercavo di starle il più vicino possibile, perché non volevo le accadesse qualche altro episodio simile.
Tornerà Vincent, non so come, ma ne sono sicuro.
Avvertivo una specie di sesto senso, il quale mi avvertiva di stare in allerta.
Però, in quel momento, avevo problemi più grandi da superare:Damian non faceva altro che osservarmi.
-Hai intenzione di continuare a fissarmi? Sai...vorrei avvertirti di non sciupare la mia bellezza.
Ci sono ragazze, che vorrebbero ancora potermi anmirare-.
Provavo a buttarla sul ridere, ma il suo sguardo rimaneva irrimediabilmente di ghiaccio.
Che problemi ha sto ragazzo?
A volte era difficile anche per me capirlo fino in fondo, però non potevo fare a meno di stargli vicino, da quando l'avevo trascinato nella mia vita.
Tutto ebbe inizio quel giorno in cui conobbi Beatrix, la quale divenne in poco tempo una parte essenziale dei miei giorni.
Però più imparai a conoscerla, più mi resi conto di essermi cacciato in guai seri e non solo io, ma anche il mio migliore amico Damian ne fece parte.
Questo fu il mio più grande rimpianto, perché io riuscii a lasciare una parte del nostro passato alle spalle, ma lui continuò ad andare avanti, portandosi con sé una parte dei miei errori.
E quando lo verrà a scoprire, non posso fare a meno di sperare, che mi perdoni per quel che gli ho fatto passare.
Appena mi accorsi che Damian cercava di richiamare la mia attenzione, mi ripresi subito, sperando di potere dimenticare momentaneamente o per sempre il mio passato in un angolo recondito della mente.
Impossibile, ma non smetterò mai di pregare il contrario.
Damian, ormai riuscito ad ottenere la mia completa attenzione, si ricompose sulla sedia, smettendo di gesticolare le braccia come un forsennato.
-Mentre eri immerso in chissà quale pensiero, ti stavo proponendo: ti va di andare a fare un giro? -.
Era alquanto strano, non era da lui propormi di uscire, perciò gli chiesi:- Per tua sfortuna ti conosco troppo bene, quali sono realmente le tue intenzioni? -.
La sua espressione solitamente indifferente a tutto, in quel momento, mi stava guardando con un odio tale, al quale non potei fare a meno di sorridere.
Avevo centrato il bersaglio.
Appena mi disse le sue vere intenzioni, ne rimasi un po' spiazzato:- Ho intenzione di seguire mia sorella, prima di andarsene, mi ha detto di dovere uscire con Crystal finite le lezioni-.
Non ero abituato a un Damian così protettivo, infatti appena me lo domandò, gli risi in faccia,
-Amico dillo apertamente:non è che vuoi stare con Crystal? -.
Stavolta fu lui a scoppiare a ridere:-Scherzi? Io e lei manco andiamo d'accordo! -.
Per quanto sembravano vere le sue parole, sapevo che c'era una sorta di bugia nascosta tra esse, perché era da tanto tempo che non mi capitava di vederlo sotto le vesti da fratello, fin quando non era arrivata Crystal nella sua vita. Un tempo cercava di mantenere sempre un comportamento distaccato, freddo e scontroso con tutti persino con me, però lei era riuscita a cambiare tutto. Finalmente, eravamo riusciti ad accorciare tutti le distanze e a formare un gruppo tutto nostro, i cui problemi erano diventati l'ordine del giorno.
Però riuscivamo a non demordere mai e per quanti problemi c'erano ancora da risolvere, saremo riusciti a superarli.
C'era qualcos'altro che non riuscivo a capire, ma appena ne avrebbe sentito il bisogno, io sarei stato qui pronto ad ascoltarlo.
Avevo quella netta impressione, che c'era dell'altro ad unirli, ma non mi sembrava il caso di capire tutto in un'unica volta, perciò avrei aspettato da parte sua dei chiarimenti.
Appena ci stavamo per alzare, una ragazza dalla chioma biondo finto, si buttò fra le braccia di Damian.
Ancora prima di realizzare chi fosse, una voce acuta e fastidiosa raggiunse le mie orecchie,
-Damian! È da tanto che non ti vedo, quando possiamo stare noi due soli? -.
La solita gatta morta...Chi se non Sky?
Aveva un comportamento così infantile, che ero così certo di una risposta negativa da parte del mio amico, che non mi aspettavo di certo una risposta affermativa da parte sua:-Ci vediamo domani piccola, ora non ho tempo.-
Faceva sul serio?
Rimasi piuttosto sorpreso, siccome non gli erano mai andate a genio quel genere di ragazze, preferendo di gran lunga una ragazza timida.
Cos'era cambiato?
Magari è proprio vero, che il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Appena la ragazza in questione si allontanò, non prima di dargli un bacio sulla guancia, lo guardai con rimprovero.
-Davvero, ti porti a letto quella lì?
Amico non so cos' hai bevuto, ma spero ritornerai presto sobrio-.
Se dovevo essere sincero, non volevo che Crystal rimanesse ferita da un cretino simile.
Ah si, te invece sei migliore di lui.
Ti devo ricordare, che siete fatti della stessa pasta?
Ecco la mia odiosa coscienza, quando smetterò di parlare da solo?
Mi dispiace dirtelo, ma io sono felicemente libero, mentre lui ha Crystal.
Questo lo dici te! Poi, in realtà, te hai Alexandra a cui pensare.
Veramente no, forse lei non si è neanche mai resa conto di me.
Per fortuna Damian si decise a rispondermi, costringendomi così a smettere di pensare ad Alex:- Ti consiglio di non giudicarla, senza conoscerla.
Non è una cattiva ragazza come pensate tutti-.
Bene, stava davvero arrivando la fine del mondo, se Damian non era più stronzo e menefreghista come prima.
Finalmente ci trovavamo ad aspettare il bus, pronti a seguire le ragazze dovunque andassero.
Potevamo sembrare degli stalker agli occhi degli altri ma, in realtà, mi sentivo una sorta di angelo protettore.
Da quando eravamo saliti, Alex non aveva mai smesso di parlare e sul volto di Crystal avevo notato fin da subito un sorriso tirato, ma anche uno strano interesse per ciò che le diceva l'amica.
Quel finto sorriso era dovuto ad altro e ne ero abbastanza sicuro, siccome ero cresciuto stando sempre attento a mascherare i miei sentimenti.
Mi ero distratto solo un secondo che, appena sentii la risata di Damian, lo guardai alquanto confuso.
Però notando il suo sguardo fisso su qualcosa o per meglio dire qualcuno, seguii la sua traiettoria e vidi Crystal intenta a fare cantare Alex.
Era da tanto tempo, che non la vedevo così felice e infatti era una visione celestiale per i miei occhi.
Il suo sorriso è qualcosa di unico e posso giurarvi, che non esiste niente di paragonabile a lei.
Cercai di riprendermi subito, per non fare notare a Damian il mio amore per sua sorella.
Siccome ero sempre stato visto da lui con una ragazza diversa ogni giorno, non mi lascerà mai frequentare Alex o almeno provarci.
Per non pensarci più, gli domandai con tono scherzoso,
-Scommetto, che vorresti trovarti te al posto di Alexandra con Crystal-.
Appena avevo pronunciato il suo nome, ottenni tutta la sua attenzione:-Non mi piacerà mai quella ragazza. Vedi com'è?
Cambia sempre umore, è la mia versione al femminile solo più scadente e di Damian ne basta uno solo-.
Non era neanche stato ad ascoltare la mia domanda.
Rimasi in silenzio a guardarlo e non riuscendo a trattenere un sorriso di derisione, capì di avere sbagliato completamente a rispondere e invece di ritornare sull'argomento, ci girammo verso le ragazze, ma di loro non c'è n'era neanche l'ombra.
Mi avvicinai al vetro freddo e notai con orrore che avevamo perso la nostra fermata.
Bene, adesso ci tocca aspettare, che il bus faccia il giro. Di nuovo.
Dopo due ore arrivammo al centro commerciale, pregando che loro fossero ancora lì.
Ovviamente sprecammo altro tempo per cercarle e la mia pazienza era arrivata ormai al limite, fino a quando notammo due ragazze correre da un negozio e l'altro.
Erano di certo loro, perché una delle due aveva i capelli di una stupenda tonalità di rosso.
Però guardando nella loro direzione, potei anche notare una figura nera seguirle.
Questo non andava per niente bene: potevano essere loro.
Se ci avevano trovato, era la fine.
Io e Damian ci stavamo scambiando delle occhiate significative, perché entrambi avevamo pensato alla stessa cosa. Appena provammo ad avvicinarci, scomparì velocemente dalla nostra visuale. Sarebbe tornato, di questo ne ero sicuro.
Ormai vicini alle ragazze, non potevamo fare a meno di farci vedere, ma quando Damian si avvicinò a Crystal, lei lo cacciò infastidita e spaventata.
L'aveva notata anche lei quella persona, non poteva essere altrimenti, ma non era decisamente il tempo giusto per doverci pensare.
Adesso sono con Alex, lei dev'essere il mio unico pensiero.
Posai il mio braccio sulle sue spalle, sentendo il corpo di lei irrigidirsi, ma appena notò che ero, io cominciò a rilassarsi.
Mi piaceva potere pensare, di essere la causa della sua felicità ma, in realtà, era solo sollevata di scoprire che fossi io e non Vincent.
Nonostante ciò non avrei mai smesso di sperare, che riuscirà a non vedermi più come un amico e finalmente iniziare ad amarmi.
Dopo essere passati in un negozio, in cui avevo potuto ammirare la bellezza di Alex e vederla con quel vestito, il quale le fasciava il busto e lasciava intravedere le sue gambe snelle, era arrivato il momento di separarci.
Solo adesso che avevo avuto l'occasione di starle più vicino, mi resi conto, di quanto tempo avevo sprecato standole lontano, preferendo stare con ragazze senza valore.
Chissà quando mi capiterà stare così con lei un'altra volta.
Prima di potere cambiare espressione del volto in uno dei miei soliti sorrisi, notai Crystal fissarmi pensierosa.
Quando parlò, rimasi sorpreso dalle sue parole:- Ragazzi, mi dispiace. Io devo andare, ma se volete, voi rimanete qui.
Mi accompagnerà a casa Damian.-
Se non ci fossero stati gli altri, non avrei esitato a buttarmi ai suoi piedi per ringraziarla, anche se ero abbastanza sicuro che aveva capito qualcosa di troppo. In fondo di lei mi fidavo, magari un giorno gliene avrei anche parlato dei miei sentimenti per Alex.
Cercai di inventarmi qualcosa da fare nel pomeriggio, ma ovviamente Alexandra aveva già qualcosa in mente, perché mi afferrò e mi trascinò con sé.
-Andiamo a casa tua, almeno facciamo qualcosa.
Mi sono stufata di stare in giro-.
Era come avere a che fare con una bambina, infatti con lei non ci si poteva mai annoiare.
Però in casa mia non ci sarebbe mai entrata.
-No! Ehm... non possiamo. Andiamo da te, scommetto che quei due sono andati a casa di Crystal-.
E senza sospettare nulla, accettò.
Non le avrei mai permesso di farle conoscere la parte più brutta di me.
Superata la soglia di casa, la presi in braccio, nonostante di tanto in tanto perdevo l'equilibrio, rischiando di farla cadere.
La portai in giardino e cominciai a girare su me stesso, tenendo lo sguardo fisso su una stella, mentre le risate di Alexandra riempivano il mio cuore di una gioia mai provata.
Quando cominciai a vedere il paesaggio intorno a me ruotare pericolosamente, mi coricai per terra, afferrandola in un abbraccio.
Ora che è con me, non la lascerò più andare.
Alex, notando un altro tipo di interesse da parte mia, mi guardò confusa.
-Cosa stai facendo? -.
Alex credeva troppo nell'amicizia, perciò non aveva mai pensato a me come un probabile fidanzato.
Provai a cercare parole adatte per dirglielo, ma più la guardavo nei suoi incredibili occhi viola, più le parole venivano meno.
Non voglio perderla, ma è da tanto che voglio farlo.
Probabilmente capendo cosa stava per succedere e cos'avevo intenzione di fare, si allontanò e balbettando, disse testuali parole:-Perché... Perché voi maschi rovinate tutto?
Sai cos' ho passato, perciò.. Perché hai provato a baciarmi? -.
-Ma tu non sai cosa ho passato io...-. Dissi senza pensare.
-Infatti. E forse non ti conoscerò mai veramente-.
Se ne andò, senza accettare o lasciarmi il tempo di una qualsiasi giustificazione.
Forse pensa che sia un gioco per me, ma non lo è.
Se solo me ne lasciasse il tempo, le farei capire qualunque cosa voglia sapere.
Intanto la rivedrò presto con esattezza al ballo.
Dopo essermi cambiato e messo i primi vestiti che avevo, mi recai a scuola, cercando senza sosta Alex.
Giravo senza sosta in una marea di gente, il quale loro unico scopo era rendere speciale quella serata e invece per me era diventata una delle tante giornate andate male.
L'ho avuta con me solo per poche ore e adesso non ne posso fare più a meno. Posso essere patetico, ma lei mi fa questo effetto.
Dopo aver scambiato molte persone per Alex, decisi di arrendermi e recarmi al piccolo bar allestito.
Non c'era nessuno al banco, fino a quando non arrivò da dietro una porta una ragazza.
Ogni centimetro della sua pelle era coperta da tatuaggi, che creavano un armonia perfetta al solo guardarla.
Gli occhi erano di un bellissimo color ambra, ma quando le luci arrivavano a illuminarla, sembravano diventare oro.
I capelli non erano tanto lunghi, ma abbastanza da permetterle di farsi una coda alta.
Sembrava una di quelle classiche cattive ragazze.
Però appena vide il mio sguardo puntato su di lei, arrossì e divenne di due tonalità più scura. Dovevo ammetterlo, mi piacevano quel tipo di ragazze, ma non mi avrebbero mai fatto innamorare come ci riuscì lei.
Un solo suo sguardo le bastò, per renderla una parte integrante dei miei pensieri.
Da quando Damian me l'aveva fatta conoscere, non ero più riuscito a dimenticarla.
Basta! Non devo più pensarci!
La ragazza mi dedicò in parte la sua attenzione, giusto il tempo di farle segno di volere due cocktail.
Nonostante mi sembrava che fossi stato abbastanza chiaro, mi guardò alquanto confusa, ma senza chiedere nulla, incominciò a prepararli.
Appena me li porse, allungai una mano e le afferrai il polso e mi alzai, avvicinandomi al suo volto per sussurarle:-Vieni a farmi compagnia. Intanto ci sono altre persone, che possono sostituirti e poi ammettiamolo:è una festa!
Non dovresti stare lì dietro al bancone e perdertela.
Ci stai?-.
Tutti dicevano che ero sempre stato molto bravo a persuadere la gente, ma quella sera sembrò non funzionare: la ragazza continuava a stare immobile, impaziente di andarsene.
Cercò di liberarsi, ma ero intenzionato a non farla andare via, fino a quando non si avvicinò una mia compagna di classe e mi disse, facendomi rimanere allibito:- Non otterrai nulla da lei, se non il suo silenzio.
Da quando è in questa scuola, non l'ho mai sentita parlare.
Sai...ci sono molte voci su di lei:alcuni dicono che lo faccia, perché si sente superiore a noi.
Altri ancora dicono sia sordomuta-.
Nel frattempo la ragazza misteriosa era scappata via.
Chissà perché, ma avevo la netta sensazione, che nessuna di quelle fosse l'ipotesi giusta.
Bevvi velocemente i due cocktail, sentendo subito l'alcool prendere il sopravvento sulla ragione e appena scorsi Alexandra fissarmi, non esitai a baciare la prima ragazza che passava.
Volevo vedere, se avevo speranza con lei. Se valeva la pena lottare per qualcosa destinato a non sbocciare.
Quando la vidi andarsene di corsa, capii che aveva provato qualcosa. Possibile?
Ero così preso dai miei pensieri, che non mi accorsi neanche dello schiaffo ricevuto da parte di quella ragazza.
Seguii Alex senza esitazione, ma appena la vidi con Crystal, decisi che sarebbe stato meglio aspettare.
Le parlerò un altro giorno.
Uscii in strada, prendendo una scorciatoia per arrivare a casa, ma appena vidi un pub aperto, non esitai ad entrarci.
Avevo davvero bisogno di scaricare tutti i miei problemi.
Presi il primo posto libero, non facendo minimamente attenzione a chi mi fosse seduto vicino, ma sentivo chiaramente un odore simile al tabacco e al sudore.
Una volta calmato, mi presi del tempo per osservare la locanda, accorgendomi da subito, che non era uno dei posti migliori in cui potersi fermare a prendere una birra: negli angoli del soffitto erano presenti macchie enormi di muffa e pezzi di muro sgretolato.
Le sedie erano ormai rotte dal tempo e nei divani erano presenti dei pezzi di toppa di colori diversi per coprire eventuali buchi.
Al bancone, dov'ero seduto io, c'erano tante persone dall'aria poco raccomandabile e bicchieri depositati ovunque.
Non era un posto adatto a me.
Però quando feci per andarmene, un tizio mi afferrò per la maglia e mi fece sedere al suo tavolo, avvertendomi,
-Da qui non te ne vai, finché non sarai ubriaco marcio da non ricordare più nulla.
Hai l'aria di uno che ne ha bisogno-.
Te invece hai proprio bisogno di una buona lavata.
Decisi di tenermi per me questo pensiero, prima di finire nei guai e non era ciò di cui avevo bisogno.
L'uomo mi allungò un bicchiere enorme contenente un liquido dall'odore pungente, per poi battermi forte una mano sulla spalla.
-Bevi tutto ragazzo! Tutto giù in una volta, che toglie i problemi di torno-.
Non avevo altra scelta, se non ritornare a casa pieno di botte:non c'era nulla da scherzare con gente del genere.
Ingerii tutto in una sola volta, tossendo di tanto in tanto per il gusto orrendo di quella bevanda.
Poi, non si seppe per quale motivo, mi trovai a raccontargli la mia vita in tutti i suoi più crudeli particolari.
Tutto era iniziato fin dalla mia nascita ma nel vero senso della parola perché i miei genitori, per motivi a me ancora sconosciuti, mi abbandonarono in un cassonetto.
Fortunatamente venni trovato da una buona donna, la quale mi curò per vari mesi, ma alla fine decise di scaricarmi ad altre persone, non potendo più tenermi.
Allora mi ritrovai a crescere in un orfanotrofio con altri bambini, ma anche qui non passai di certo giorni migliori: ci riprendevano sempre per qualunque tipo di sbaglio e a volte mi ritrovavo a trascorrere notti insonni fra lacrime di disperazione per le parole crudeli rivolte a me dai compagni di stanza.
Ero sempre stato la piccola pecora nera del gruppo, sempre escluso e maltrattato da tutti.
C'erano stati addirittura giorni, in cui venivo picchiato da loro solo perché ai loro occhi apparivo come un giocattolo, in fondo ero l'ultimo arrivato e il più piccolo.
A nove anni imparai a difendermi dalle cattiverie altrui e divenni il mostro che tutti impararono a temere.
Più avanti scoprii anche l'amore, grazie ad una ragazzina diversa dalle altre.
Lei era stata l'unica ad avere conosciuto la parte più dolce di me e da all'ora la mia vita migliorò.
Fino a quando non venne adottata e sparì anche lei come tutti gli altri, senza avvertirmi di nulla.
La vita mi aveva sempre riservato un brutto destino, facendomi finalmente adottare da una famiglia benestante, quando ormai per me aveva poca importanza, perché avevo perso tutto ciò a cui tenevo e non volevo più rischiare di affezzionarmi di nuovo.
I giorni in quell'enorme casa trascorrevano tutti tranquilli e monotoni.
Cercavano di farsi amare da me, regalandomi qualunque tipo di gioco esistente al mondo, ma io desideravo un'unica cosa impossibile da comprare con il denaro:una vera famiglia.
Ero stanco di tutte quelle persone false intorno a me, perciò a soli 15 anni decisi di scappare di casa e costruirne una in legno nel bosco, dove nessuno mi avrebbe mai più disturbato, ma iniziando la scuola, conobbi un ragazzo ostinato, il quale non si arrese mai d'essere mio amico.
Damian mi fece conoscere la vera importanza delle persone.
Nonostante i nostri gesti potevano apparire brutali o fuori luogo, noi in essi trovavamo quelle attenzioni mai ricevute da nessuno.
Lui divenne il primo ed unico esponente della mia famiglia, ma ne ero ugualmente felice, perché era la persona più vera e reale che avessi mai conosciuto.
Finito il mio interminabile discorso e dopo avergli raccontato anche di Alexandra , l'uomo si limitò a dirmi:- La vita riserva le prove più dure proprio alle persone migliori, riducendole imperfette.
In fondo sei stato fortunato, non vedere tutto in bianco o in nero, comincia a pensarla così: la perfezione è fatra per le persone, le quali hanno ottenuto tutto dalla vita senza lottare. Perciò sii felice, di ciò che ti è stato riservato e adesso corri da quella ragazza e fai di tutto per non perdere anche lei.-
Aveva detto davvero delle parole così toccanti, che non riuscii neanche a reagire, fino a quando non aggiunse:-Se non ti muovi, ti ci manderò io, ma non contare sulle mie buone maniere.
Perciò alza quel culo dalla sedia e corri-.
E senza farmelo ripetere un'altra volta, me ne andai via barcollando con l'unico scopo di raggiungerla.
Quando mi trovai davanti alla porta di casa sua, la rabbia prese a scorrere incontrollabile nel mio corpo, ricordandomi all'improvviso tutto quello che la vita mi aveva costretto a vivere. Per tutte quelle volte che avrei voluto baciarla, ma non avevo potuto.
Per tutte quelle volte che avrei voluto soltanto un abbraccio, ma persino quello mi era stato vietato.
Bussai con forza alla sua porta con l'intenzione di allontanarla da me, ma appena me la trovai davanti con i capelli disfatti dal sonno e il trucco sbavato, invece di dirle un "ti odio" dalle mie labbra uscì un "ti amo".
Delle lacrime silenziose presero a scorrere sul mio volto, per poi scoppiare in un pianto disperato, come non mi capitava più da tanti anni.
Soltanto che, stavolta non mi trovavo più da solo, avevo la fortuna di trovarmi in un suo abbraccio, avvolto dal suo incredibile profumo.
Scusate l'enorme ritardo, ma finalmente ho trovato un po'di tempo per scrivere tra i compiti e lo studio.
Cosa ne pensate del passato di Alex?
E la ragazza della festa chi sarà mai?
Sopratutto e cosa non meno importante, come andrà a finire tra Alexandra e Axel?
Spero di essermi fatta perdonare per i giorni di assenza con questo capitolo.
Se vi è piaciuto o trovate qualche errore, (nonostante è in fase di revisione) non esitate a dirmi nulla.
Alla prossima con Crystal e Damian!
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