Alexandra
Pov. Alexandra
Un altro giorno stava iniziando, dando avvio alla mia solita noiosa routine di tutti i giorni: alzarsi con grande fatica dal letto, prendere qualche schifezza da mangiare, vestirmi e uscire di casa.
In tutto questo mio fratello non si fece vedere neanche una volta come ogni mattina del resto.
Stavo per sbattere la porta ma, quando vidi la sua moto ancora lì, mi bloccai, pensando di andarlo a svegliare.
Un istante dopo, ricordandomi di come venivo trattata da lui, scrollai il capo.
Ma che si arrangi, è abbastanza grande da cavarsela!
Chiusi la porta con una forza talmente esagerata che anche i vicini saranno riusciti a sentire il mio malumore.
Mi sono stufata di andare a scuola da sola!
Mentre mi stavo per incamminare, mi ricordai di Crystal.
Magari a lei avrebbe fatto piacere.
Appena mi trovai davanti a casa sua, alzai una mano tremante per suonare il campanello, ma mi bloccai.
Perché avevo così paura?
Magari...sarà che lei non si ricordava più di me e perciò non ero così sicura che lei fosse in grado di volermi bene ancora come un tempo?
Stavo per ribattere tra me e me, ma la mia attenzione venne catturata da quella ragazza dai capelli rosso fuoco, appena caduta sui gradini di casa sua.
Cercai di trattenermi dal ridere, ma, anche questa volta, non resistetti: erano troppo fenomenali le smorfie che faceva.
Crystal si alzò velocemente e, aspettandomi una reazione simile al giorno in cui ci eravamo incontrate, smisi di ridere.
Sul suo viso comparì invece un sorriso. Uno di quelli sinceri in grado di lasciarti senza parole.
Non mi sarei mai aspettata di rivedere in lei la mia vecchia Cry, quella bambina conosciuta al lago.
Creatosi uno di quei silenzi spiacevoli, Crystal iniziò a parlare.
-Dovremo incominciare a vederci in modi più normali.-
Mi voltai verso di lei e, vedendo che era di buon umore, mi affrettai a rispondere.
-E anche meno imbarazzanti.-
Detto ciò, incominciammo ad incamminarci verso scuola, senza ulteriori interruzioni soltanto una serie infinita di chiacchiere.
Da quant'è che non parlavo così tanto con qualcuno?
Improvvisamente, Crystal spalancò gli occhi, come se si fosse ricordata di una cosa importante e, in tutta fretta, aggiunse.
-Oddio! Ho dimenticato una cosa a casa. Tu inizia ad andare. Ci vediamo! -
Quando vidi allontanarsi anche lei da me, capii che quella giornata non poteva andare peggio di così.
Mi dispiace per lei, ma la conoscevo troppo bene: era una scusa quella.
Doveva fare altro.
Sicuramente qualcosa più importante di me...
Dopo essere stata quasi investita da una macchina, essendo sempre con la testa fra le nuvole, mi trovai in breve tempo davanti a scuola, individuando subito i milioni di tatuaggi che ricoprivano il corpo di Vincent.
Senza esitare un secondo, gli corsi incontro: lui era sempre riuscito a starmi vicino, quando tutti gli altri si limitavano a girarmi attorno.
Io ero la solita ragazza esiliata dai gruppi, che a fine anno riusciva a trovarsi ancora senza amici.
In fondo era meglio essere circondati da poche persone, ma almeno che fossero vere.
Questo mi ripetevo sempre.
Per lui era lo stesso.
Nonostante era il più voluto della scuola, si era accontentato di me.
-Tu sei l'unica persona che è andata oltre il mio aspetto e, inoltre, che è riuscita a trattarmi come un ragazzo qualsiasi.-
Non faceva altro che ripetermelo, per ricordarmi che io ero la cosa più bella della sua vita.
In realtà, anche se io non ne facessi parte, sarebbe comunque splendida: aveva una famiglia perfetta, sempre circondato da amici ed eccelleva in tutte le materie.
La sua perfezione era il motivo per cui era il ragazzo più voluto della scuola e tutte le ragazze non aspettavano altro che essere notate da lui.
Per questo non riuscivo a farmi delle vere amiche.
Non aspettavano altro quelle arpie di diventare mie amiche, per poi prendersi il mio ragazzo e portarmi via l'unica cosa bella che avessi.
Non avrei permesso al destino di farmi anche questo, soprattutto non dopo avere ritrovato Crystal.
Adesso, la mia vita cominciava ad avere un senso.
In poche parole Vincent era l'opposto di mio fratello, il quale era sempre circondato da persone false, ma gli andava ugualmente bene.
Pur che siano femmine.
Aggiunsi sarcasticamente, ma, in realtà, mi rifiutavo ancora di crederci.
Ero convinta che un giorno sarebbe riuscito a cambiare.
Dopo averlo raggiunto, gli saltai addosso e, avendo dei buoni riflessi, mi afferrò al volo.
In molti ci guardavano, ma non m' importava: avevo bisogno di lui ora più che mai.
Da quando mio fratello si era allontanato da me, mi sentivo sola, senza qualcuno su cui potere contare nel momento del bisogno, sapendo che un giorno sarei crollata.
-Ehi, come mai tutto questo affetto pulce? -.
Quanto lo odiavo, quando mi chiamava così!
D'accordo che ero bassa ma neanche più di tanto: era lui quello troppo cresciuto.
Nonostante ciò, quel giorno, non avevo neanche la forza di prendermela con lui.
Vincent, accortosi anche lui del mio umore, mi guardò profondamente con quelle due pozze nere che riuscivano a leggermi dentro.
Senza lasciargli il tempo di scrutarmi più del dovuto, gli rubai un bacio disperato, trasmettendogli tutta la tristezza provata in quelle ore.
Ci stacammo poco dopo, per non dare ulteriore spettacolo, ma ci ritrovammo ugualmente tutte e due senza fiato.
Vincent mi sorrise.
Istintivamente il mio cuore prese a battere così forte che, ero sicura, riuscisse a sentirlo anche lui.
-Mi piacerebbe ricevere questo tipo di buongiorno ogni mattina-.
Mi disse con tono rauco, facendomi venire i brividi per le mille promesse celate in quell'unica frase.
Nonostante avrei voluto stare ancora vicino a lui, mi staccai, sentendone subito la mancanza e lo guardai, ringraziandolo in silenzio.
Lui avrebbe capito, non c'erano bisogno di parole fra noi.
Vidi qualcosa arrivare alla mia destra, per poi constatare che era mio fratello e, come al solito, stava portando a spasso una di quelle cagne, travestite da barbie.
Si girò di spalle e, non aspettando altro tempo, gli corsi incontro e mi lanciai, atterrandogli sulle spalle. Cogliendolo di sorpresa, ero riuscita a farlo cadere.
Vincent riuscì a prendermi, prima che cadessi insieme agli altri due.
Lui si girò pronto a dircene quattro, ma, appena si accorse che eravamo noi, si limitò a dire.
-Peste, come fai ad avere tutta questa energia di prima mattina?-
Perché nessuno mi chiamava con il mio nome?
Incrociai le braccia sotto al mio prosperoso seno, fingendomi imbronciata, assomigliando a una bambina.
-Non sono una peste!-
-D'accordo come vuoi, adesso dobbiamo andare o faremo tardi.-
E c'è ne andammo, lasciando per terra quella ragazza che, molto probabilmente, si aspettava un gesto gentile da mio fratello.
Mia cara, si vede proprio che non lo conosci.
-Cavolo! Lo sapevo, che la giornata sarebbe andata di male in peggio!-
Sbraitai con nessuno in particolare, andando verso la mensa. La Young, la mia insegnante di scienze, ci aveva assegnato uno dei soliti compiti di gruppo.
Può apparire una cosa normale ma non per me: ogni volta, mi toccava farlo da sola.
Dirigendomi con passo strascicato verso il nostro tavolo, mi accasciai su di esso.
Axel e Vincent mi guardarono confusi, aspettandosi una delle mie solite entrate a sorpresa.
-Iniziati a preoccupare Axel...-
Senza lasciargli il tempo di finire la frase, scoppiai.
-Mi odia quella prof!
Per l'ennesima volta, mi toccherà fare uno dei suoi stupidi compiti da sola, visto che nessuno prova neanche ad avvicinarsi a me.
Manco fossi ammalata di peste-.
Loro risero e, in quel momento, avrei voluto picchiarli tutti e due.
Appena sentii ciò che disse Axel, cambiai idea.
-Quest'anno, non sarai sola:
hai Crystal.-
È vero!
Finalmente un pò di fortuna.
Cominciai a cercarla disperatamente, trovandola appoggiata ad un muro che parlava con Damian.
In realtà, sembrava che si stessero per azzuffare.
Quando mai..
Tutto ciò, mi divertiva: non lo avevo mai visto così in difficoltà con una ragazza.
Era ora che qualcuno usasse un minimo di cervello, per capire la vera natura di quel ragazzo.
Per salvare la mia amica, provai a scagliarmi su Damian.
Pessima idea: stava per lanciarmi via in mal modo.
Lezione da imparare: non devo mai interrompere i loro battibecchi o potrei rischiarci io.
Prima che riprendessero a litigare, decisi di mettere in atto il mio piano: convincere Crystal.
Mi preparai a pregarla, ma lei mi interruppe.
-Ci vediamo a casa tua per fare quel compito della Young.-
Senza darmi il tempo di rispondere, se ne andò.
Ero senza parole: perché riusciva sempre a stupirmi?
Sembrava che riuscisse a prevedere qualunque cosa ma, improvvisamente, mi venne in mente un idea.
Oggi avrei messo in atto il mio secondo piano: stupire Crystal.
Comincio a scusarmi subito per questo noioso capitolo, ma era essenziale, per introdurre Vincent, il ragazzo di Alexandra. Poi, più avanti, riusciremo a vedere l'importanza di questo personaggio.
Sperando che qualcuno di voi, abbia il coraggio, di leggerlo tutto ahaha.
Inoltre, c'è un piccolo mistero in questo capitolo:chi sarà il fratello di Alex?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo con un Pov. Di Damian.
Per il momento, vi lascerò soffrire con questo penoso capitolo.
Perciò, per incoraggiarmi, schiacciate quella stellina, sperando in un capitolo migliore per i nostri protagonisti.
Alla prossima!
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