Capitolo 53

Eren's pov

La porta dell'infermeria si spalanca di scatto, producendo quello scricchiolio abbastanza inquietante di una porta vecchia alla quale serve dell'olio per non farla scricchiolare più.
La figura dell'infermiera avanza all'interno.
Ha grandi occhioni azzurri e capelli biondo chiaro.
È un po' più bassa di Levi e sul cartellino ,attaccato con una spilla sul petto , c'è scritto :"Christa" .
Lei mi sorride e mi invita a sdraiarmi sul lettino sulla quale sono già seduto.
Fisso il soffitto, mentre lei mi intima di alzarmi la maglietta per avere una buona visione dei graffi sul mio braccio.
Disinfetta la ferita con dell'acqua ossigenata ed un batuffolo di ovatta , tamponandolo sulla mia pelle.
Strizzo gli occhi e stringo i denti, sentendo come se la mia pelle stesse bruciando nelle fiamme dell'inferno.

-ho quasi finito.-
Sussurra con dolcezza , togliendo gran parte del sangue raggrumato che stava scorrendo sul braccio .

Dopo aver fatto, raccoglie un paio di grosse bende e le poggia sul lettino, per poter poi tirare meglio su la manica della mia maglietta evitando che si d'intralcio, avvolge poi le fasce intorno la ferita , evitando in qualsiasi caso di farmi del male.

-Servono solo per tenere la ferita pulita e lontana dai batteri.-
Mi sorride e posa via tutte le cose.

-Puoi farti controllare tra una settimana. Per vedere se ci sono miglioramenti o peggioramenti.-
Si volta , facendo per andarsene, ma la fermo, saltando giù dal letto e correndo verso di lei per poterla afferrare ad una spalla.
Fa un urletto e si volta subito verso me.
Caccio fuori l'aria, ansimando per la corsa breve .
Arrossisce leggermente:-hai bisogno di qualcos'altro ?- mi chiede gentilmente mentre stacco la mano dalla sua spalla.

Le sorrido.

-sai dove hanno portato Levi Ackerman ?-
Chiedo.
Lei mi annuisce ed apre la porta della stanza , facendomi segno di seguirla.

-Il tizio che lavora in un bar e che è venuto qui con delle ferite dietro la schiena ?-
Mi domanda , mentre passeggiamo per il corridoio dell'ospedale.

-Sì. È lui.-
Faccio scorrere lo sguardo sulle varie porte che riportano vari numeri affiancati a delle lettere.
Sul fondo di esso, invece , c'è una luce che va ad intermittenza , la cui lampadina dovrebbe essere cambiata .

All'interno di alcune stanze si sente un brusio quasi silenzioso.
Deglutisco un paio di volte , mandando giù quello stupido groppo di ansia e paura che mi si era formato in gola.
Può essere quasi paragonato all'ospedale psichiatrico in cui siamo stati io e Levi , a primo impatto.
Apre la porta :- È qui.- sussurra , guardandomi con la coda dell'occhio, mostrandomi un sorriso che non promette nulla di buono.
Faccio un passo all'indietro e , nel dubbio, le dico:-Spalancala del tutto, la porta.-

Ridacchia.
Una di quelle risate monotone che sembrano quasi finte :-Non ti fidi di me ?- sospira e la apre del tutto:-Va bene...- sussurra.

Si fa da parte , facendomi passare, e guardo la stanza .
Le pareti sembrano pregne di una sostanza dallo stesso colore del sangue , che cola come una cascata su di esse. L'odore , nell'aria , è paragonabile a quello della sostanza stessa.
Sento un mugolio, provenire alla mia destra .
La porta di chiude di scatto, producendo un rumore assordante.
Mi hanno chiuso all'interno .
Quella dannata mi ha mentito.
Oppure no...?

Guardo alla mia destra .
Steso sul letto , imbrattato di cremisi, c'è Levi.
Legato a delle corte fatte con organi interni.
La bocca tagliata agli angoli sino a rigare le guance .
Continua a mugolare , contorcendosi sotto la stretta dell'intestino tenue legato intorno ai suoi polsi.
Più in là, sopra una sedia bianca , giace il corpo di Hanji.
Sventrato, vuoto...senza organi.
Ha la testa inclinata e sembra sorridere.
Cosa sta succedendo ?

Poi...sento una voce alle mie spalle.
La voce della signora anziana che mi dà il benvenuto e mi dice :-Tu sei l'ospite di mio figlio. Ti va di giocare insieme a me ?-
Mi volto lentamente, strizzando un occhi e stringendo i denti con i pugni stesi lungo i fianchi .
Guardo i suoi occhi vitrei, che stanno acquisendo una leggera sfumatura di rosso cremisi , ed apre la bocca ,mostrando quei denti affilati che spezzerei uno per uno e glieli farei anche ingoiare fino a farla strozzare.
Controllo le tasche: niente pillole.
Lascio che il mio corpo ceda il ruolo a ciò che risiede dentro me.
In poco tempo, dopo un mal di testa incredibile e mal di muscoli da farti contorcere dal dolore , mi ritrovo a fronteggiarla con un ghigno dipinto sul volto.

-Ti farò pentire di essere nata, mia cara mammina.-

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