Capitolo 32.

Quando torno a casa non ho molta fame, decido, quindi, di mangiarmi una mela.

«Mamma oggi vado a casa di amici» le dico mentre è indaffarata con le sue faccende, sperando così che non mi dia troppe attenzioni.

«Amici? Chi? Cosa vai a fare?» le mie speranze sono fallite e come sempre ora inizia a riempirmi di domande.

«Sono dei miei coetanei. Li ho conosciuti alla festa di Brian. In realtà, sono gli amici di Jason» spiego.

«Scusa e tu cosa vai a fare a casa loro? Sono tutti maschi?» vorrei scoppiare a ridere per l'espressione buffa che ha stampato sul volto.

«No ci sono anche due ragazze. Comunque ci ha invitati per vedere un film e stare in compagnia» dico mentre mordo una mela.

«Dakota c'è?» chiede.

Alzo gli occhi al cielo: «No»

«Mmh posso fidarmi?» socchiude gli occhi fino a che diventino una piccola fessura.

Scoppio a ridere, ho quasi diciotto anni e ancora non si fida di me. «Si»

«Signorina non provare a ridere di me» dice e io continuo a ridacchiare. «E comunque non fare tardi»

«Okay, grazie» dico e salgo in camera.

Guardo l'orologio e sono le 14:40. Fra meno di un'ora arriva Jason e potrei approfittare per farmi una doccia.

Prendo l'occorrente e vado in bagno, faccio uscire l'acqua calda e nel frattempo che aspetto faccio partire la mia playlist "this moment" che contiene tutte le canzoni del momento e la utilizzo quando devo fare le faccende o quando devo farmi la doccia.

L'acqua calda, quasi bollente inizia a scorrermi sulla pelle, lasciandomi una sensazione di sollievo. Inizio a cantare come se non ci fosse un domani e inizio a muovermi a ritmo di musica. Sotto la doccia do sempre il meglio di me perché è l'unico posto dove non può vedermi e disturbarmi nessuno. È l'unico momento della giornata in cui riesco a rilassarmi. Proprio per questo motivo odio se qualcuno inizia a chiamarmi o a mettermi fretta quando mi sto lavando.

Esco dalla doccia e mi avvolgo nell'accappatoio e mi siedo davanti alla stufetta per riscaldarmi.

«Flaminia» mia mamma sta bussando ripetutamente sulla porta e continua a chiamarmi senza interruzione.

Di cosa avrà mai bisogno?

«Che c'è?» sbuffo e vado ad aprire la porta.

Apro la porta e davanti a me ci sono la mamma con Jason. Ditemi che è tutto finto e Jason è solo frutto della mia testa.

Impallidisco per un attimo, non ci credo che sia già qui e sono davanti a lui con un semplice accappatoio, in presenza di mia madre. Quando realizzo la situazione imbarazzante che si è creata, richiudo immediatamente la porta senza dire nulla.

Sento la faccia che mi bolle, probabilmente sono rossa dalla vergogna.

«Flaminia sbrigati» dice mia madre con un tono abbastanza severo. Avrebbe potuto dirmi che c'era Jason e di certo non avrei aperto.

Ma a proposito di Jason, perché è già qui? Doveva passare alle 15:30.

Afferro il cellulare per vedere l'orario e con stupore noto che sono le 15:36. Ciò significa che sono stata tre quarti d'ora sotto la doccia senza nemmeno accorgemene.

«Faccio subito» avverto.

Inizio ad asciugarmi e vestirmi e con amarezza noto che non mi sono portata i jeans e la maglia in bagno. Mi tocca andare nella mia camera.

E se dovesse esserci lui? Di certo non posso uscire in mutande e canottiera.

Penso per un attimo alla soluzione migliore alla fine decido di rimettermi l'accappatoio e filare dritta in camera.

Per mia fortuna Jason non c'è, forse è di sotto con la mamma. Mi vesto velocemente e cerco di aggiustare un po il trucco. Le mie intenzioni erano di fare tutto con calma e di essere un po più presentabile del solito, per fare bella figura e invece mi sono ridotta a fare le cose di fretta senza capirci nulla.

Scendo in sala e la mamma e Jason sono seduti sul divano a parlare.

«Sono pronta» abbasso lo sguardo perché provo ancora vergogna per quello che è successo.

«Andiamo» dice Jason raggiungendomi. Salutiamo mia mamma e usciamo.

Dovrei dire qualcosa, "scusa" per esempio?

«Mi dispiace» farfuglio.

«Per?» chiede mentre fa partire la macchina.

«Averti fatto aspettare..» avrei dovuto dire "per aver aperto la porta del bagno mentre ero in accappatoio", ma il mio cervello ha preferito formulare quest'altra frase.

«Tranquilla, vedrai che saremo i primi ad arrivare. Fanno sempre ritardo» mi fa l'occhiolino e ricambio con un sorriso.

«Sei bellissima» dice.

Sento di nuovo la mia faccia in fiamme, spero che non si giri a guardarmi altrimenti sarebbe un'altra figuraccia.

«Grazie» dico imbarazzata.

«Però con l'accappatoio di più» ridacchia.

Alzo gli occhi al cielo. Lo sapevo che doveva dire qualcosa prima o poi.

«Se avessi saputo che tu stavi lì, di certo non avrei aperto» dico seria.

«Non stavi mica nuda» dice.

«No ma quasi»

Dopo la mia risposta con un tono abbastanza duro non abbiamo più parlato fino a quando non siamo arrivata a casa di Jack.

«Ciao ragazzi venite» dice sulla soglia dell'ingresso.

Entriamo in casa e mi meraviglio del tavolo imbandito di cibo e birre.

«Quante persone siamo?» chiedo perplessa, vista l'enorme quantità di bottiglie.

«Siamo sette» dice.

«Perché chi manca?» domanda Jason

«Mark e Simon non possono venire, dovevano studiare non ricordo cosa» spiega.

«Non meravigliarti della quantità di birra ma è sempre così» mi spiega Jason.

«Okay» dico.

So già che mi sentirò in imbarazzo: tutti che bevono e poi ci sono io che odio la birra e starò seduta in un angoletto cercando di integrarmi.
Beh, prevedo un pomeriggio molto divertente. Dannazione a quando ho accettato di venire.

Finalmente sono arrivati tutti. Ci siamo collocati tutti sui divani e sui cuscini per terra e stanno raccontando tutti gli episodi che sono successi da quando si conoscono.

Mi sento di troppo qui in mezzo, però devo ringraziare Jason perché mi è sempre stato affianco. Alice voleva tanto conoscermi questa mattina e invece oggi non mi ha nemmeno salutata. A me non sembra tutta questa simpatia, anzi mi sa proprio di una persona falsa.

«Flam fatti una birra con noi» dice Jack.

«No grazie» sorrido.

«Ti si arrabbia la mammina?» fa Taylor e tutti iniziano a ridacchiare tranne Jason e me, ovviamente. Mi sento presa in giro e sto pensando che volevano farmi venire qui per ridere di me, solamente perché non sono come loro che si divertono a bere e fumare come se non ci fosse un domani.

«Taylor» Jason lo fulmina con lo sguardo e lui per un attimo si ricompone ma non mi chiede scusa.

Jason mi abbraccia e mi stringe a se. Vorrei dirgli di tornare a casa ma non voglio che per colpa mia deve andarsene anche lui.

«Ci vediamo un film horror?» propone Alice.

«Si dai» dice Kate e tutti accettano la proposta.

«Perfetto, Jack scegline uno bello, io chiudo le serrande» fa Alice alzandosi di scatto.

Perfetto, ci mancava un film horror. Non posso dire che ho paura altrimenti mi prenderanno in giro all'infinito.

«Andiamo a casa?» mi sussurra Jason all'orecchio.

Lo guardo con un'espressione interrogativa e probabilmente la riesce ad interpretare: «Sono serio» dice.

«Tu vuoi restare?» sussurro.

«No» sorride e io ricambio.

«Che ore sono?» chiede Jason.

«Le cinque e dieci» dice Taylor.

«Oddio è tardissimo, ho un impegno fra venti minuti. Scusatemi ma devo scappare»

Vorrei scoppiare a ridere, è un perfetto attore e non capisco come gli vengano in mente certe cose.

«Eddai Jason rimanda l'impegno» dice Taylor.

«Non posso» taglia corto.

Dopo i vari saluti finalmente usciamo da quella casa, l'incubo è finito.

In macchina sono abbastanza taciturna. Sto pensando allo schifo di giornata che ho passato e a come mi hanno trattata.

«Vieni da me?» chiede. «Ci vediamo un film bello»

«Basta che non sia un horror» scoppio a ridere e Jason con me.

La sua risata mi fa impazzire potrei stare ore a guardarlo.

«Non preoccuparti, lo scegli tu»

«Va bene» dico. «Ma tu fra venti minuti non hai un impegno da sbrigare?»

«Si ce l'ho veramente» dice serio.

«Cioè?» chiedo curiosa.

«Stare con te e torturarti col solletico» mi guarda con aria divertita.

«Non ci provare» dico.

«Non lo so, ci penso» mi fa l'occhiolino.

«Comunque, mi dispiace per prima. Sono degli stronzi, ecco perché non volevo andare questa mattina. Sapevo che te l'avrebbero chiesto e se io avessi detto si tu saresti venuta. È colpa mia, perdonami» il suo sguardo è diventato serio e concentrato ma deve capire che non è colpa sua.

«Non fa niente. Non è colpa tua. Ora che so come sono fatti la prossima volta non ci penso due volte a non venire» spiego. «Anzi, mi dispiace che sei andato via anche tu ora per colpa mia»

«Fidati, preferisco starmene a casa con te» appoggia una mano sulla mia coscia e gli sorrido.

«Come fanno due amici» aggiungo.

Ritrae immediatamente la mano e la sua espressione si fa cupa. Forse era meglio se non dicevo nulla ma è stato lui stesso a dirmi che tra di noi non ci sarà mai nulla di più di una semplice amicizia.

«Dopo dobbiamo parlare anche di questo»

Ah. Inizia già a salirmi l'ansia. Cosa vorrà dirmi adesso? Che non mi vuole neanche come amica?

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