Capitolo 31.
Finalmente suona la campanella che annuncia l'inizio della ricreazione. Ho atteso questo momento per tanto tempo, voglio incontrare Jason e raccontargli di quella Anne.
«Esco in cortile con Brian, vieni?» chiede Dakota.
«No devo parlare con Jason» dico.
Esco dall'aula ed è già qui ad aspettarmi. Mi fa cenno di seguirlo e cerco di stargli affianco facendomi spazio tra la folla.
«Cosa hai da dirmi?» chiede mentre si siede su una panchina.
«Conosci una certa Anne?» chiedo.
«Anne?» chiede confuso.
«Amica di Mia..bionda..» inizio a dire e poi vengo interrotta.
«Si me l'ha ricordo e la migliore amica di Mia» alza gli occhi al cielo.
«Questa mattina si è seduta affianco a me sul pullman sapeva già chi fossi e i miei giri. Pensava che stessimo insieme e mi ha iniziato a dire di stare attenta..» gli racconto e Jason inizia ad irrigidirsi.
«Mi sono rotto di questa storia, tutti che pensano che siamo fidanzati. Non stiamo insieme e mai ci staremo. Poi questa storia che tu devi stare attenta quando stai con me mi fa imbestialire, la gente non sa e parla» inizia ad agitarsi e ad alzare la voce. Comincio a pentirmi di averglielo raccontato, potevo tenerlo per me.
Quando ha detto che non staremo mai insieme mi si è stretto il cuore. Ci sono rimasta male in realtà. Non penso che mi piaccia o che provi qualcosa per lui ma mi rattrista il modo in cui l'ha detto. Dopo il suo sfogo resto zitta a testa bassa e non dico nulla per paura che finiamo di litigare.
«Vado a parlare con Jack» dice e si alza.
Che faccio? Lo seguo o me ne vado?
«Vado in classe..» dico anche se non è quello che voglio.
«Vieni con me» dice, annuisco e lo seguo.
Jack sta seduto sul prato insieme agli altri amici che tra l'altro sono i ragazzi che ho conosciuto alla festa di Brian. C'è anche Taylor, appena i nostri sguardi si incontrano abbasso lo sguardo. Anche se mi ha chiesto scusa, ogni volta nella mia testa riappare la scena di quello che è successo quella sera.
«Ehi amico» dice Jack mentre viene ad abbracciare Jason. Mi sento gli occhi degli altri puntati addosso e vorrei tanto andarmene, sarebbe stato meglio se io fossi tornata in classe.
«Ciao Flam, come stai?» chiede.
«Bene e tu?» chiedo.
«Bene» mi sorride, poi prosegue rivolgendosi a Jason: «oggi pomeriggio a casa mia non c'è nessuno quindi ho pensato di chiamare un po di gente per stare insieme e ovviamente devi esserci»
«Jack, non lo so» mette una mano sulla testa e Jack lo interrompe: «Non hai scelta devi venire per forza»
«Dai amico» lo supplica James.
«Eh va bene» si arrende e accetta l'invito.
Mi sto sentendo di troppo qui.
«Fa venire la ragazza» dice Tay.
«Ah si, ovviamente sei invitata anche tu, ci saranno anche Alice e Kate quindi non sarai l'unica femmina» mi fa l'occhiolino.
«Si fatela venire, voglio conoscerla» si intromette Alice e le rivolgo un sorriso. Alla festa non abbiamo avuto modo di parlare perché quando sono arrivata era già ubriaca.
«Grazie per l'invito, ci penserò» dico.
«Brava» fa Jack.
«Ci vediamo dopo, ciao a tutti» fa Jason e se ne va senza darmi il tempo di salutarli.
Inizia a camminare talmente veloce verso l'entrata della scuola che faccio fatica a stargli dietro. Vorrei urlare di aspettarmi o almeno di rallentare. Non è ancora suonata, non ha senso andare così di fretta.
«Sai perché ti hanno invitata?» chiede Jason.
«No..» rispondo insicura di volerlo sapere.
«Perché pensano che sei la mia ragazza» sbotta.
«Ah» dico semplicemente e per il resto del tragitto fino alla classe non parlo.
«Tanto non verrò oggi» dico mentre prendo il materiale per la lezione di storia.
«No, vieni. Avrai modo di conoscerli meglio, poi sicuramente Alice ti starà simpatica» dice con un tono di voce più calmo.
I suoi cambiamenti d'umore mi fanno diventare matta; nel giro di pochi minuti riesce a passare dal nervoso alla calma e non so mai come trattarlo.
«Non voglio che continuino a pensare che sono la tua ragazza» ammetto abbassando lo sguardo.
«Ehi..» dice posandomi due dita sotto il mento per costringermi ad alzare la testa e guardarlo. «Gliel'ho già detto molte volte che sei solo una mia cara amica, prima o poi capiranno, come lo capiranno anche tutte le altre persone.»
«Okay» dico. Vorrei tanto sfogarmi, cacciare tutti i miei dubbi e avere delle risposte.
Perché continua a passare la maggior parte del tempo con me se poi è sicuro che tra noi non ci sarà mai niente? Che senso ha avuto baciarmi alla festa o farmi conoscere alla sua famiglia?
Non so se provo qualcosa per lui ma per come stanno andando le cose mi aspettavo qualcosa in un futuro imminente. Ma forse mi sbagliavo e il nostro destino sarà restare amici.
«Se vieni fammelo sapere che ti passo a prendere» dice mentre andiamo a sederci ai nostri posti.
Annuisco e preparo tutto il materiale per seguire al meglio la lezione di storia ed evitare di essere cacciata nuovamente fuori per colpa dell'attenzione.
«Hai studiato storia alla fine?» chiede Jason con uno sguardo divertito.
«Si, così posso andare a recuperare il compito» mento. In realtà non ho studiato nulla e sono certa che il compito l'ho fatto bene.
«Buongiorno ragazzi. Ho riportato i test di storia.» dice la professoressa mentre posiziona le sue borse sulla cattedra.
«Come sono andati?» chiede Dakota.
«Tutto sommato bene. Ci sono state poche insufficienze e solo due hanno preso una F» afferra il pacco e inizia a chiamarci in ordine alfabetico per darci il nostro compito.
«Flaminia Cooper» finalmente sento chiamare il mio nome. Mi alzo e vado dritta verso la cattedra. «Complimenti» sorride.
Afferro fiera il mio compito, lo giro e trovo una A. Torno al mio posto con un sorriso raggiante stampato in faccia facendo attirare l'attenzione di tutti.
«Ah e tu saresti quella che doveva recuperare perché aveva fatto male il compito?» chiede Jason mentre vede il mio voto.
«Non pensavo che fosse andato così» dico cercando di evitare il suo sguardo.
«Parker..non ci siamo» dice la professoressa e Jason va a ritirare il suo compito.
Torna e mi mostra la sua F.
«Non è giusto, avevo studiato. Speravo almeno in una C» dice sbuffando.
«Posso vedere?» chiedo.
«Si, fa quello che ti pare» sbotta.
Poco lunatico il ragazzo!
Afferro il suo compito e mi meraviglio di come abbia risposto a tutte le domande ma purtroppo ha confuso gli argomenti. È vero ha studiato, ma forse troppo in fretta.
«Che hai studiato si vede, ma hai confuso gli argomenti. Se vuoi possiamo studiare insieme così recuperi con un'interrogazione» mi propongo di aiutarlo ma inutilmente perché non ricevo nessuna risposta.
«Tu avevi detto che ti era andato male e hai preso una A. Io che questa volta mi ci sono impegnato ho preso una F. Vedi è inutile studiare»
«Jason, per favore non essere ipocrita. Sono cose che succedono, probabilmente hai studiato tutto insieme e hai confuso i concetti. Ti aiuti io per preparare una buona interrogazione così recuperi» dico.
«Okay» dice.
Gli poggio una mano sulla sua spalla e vengo premiata con un suo sorriso.
Il resto della mattinata si trascina lentamente. Jason continua ad avere i suoi sbalzi d'umore mentre Dakota continua a sparirmi di continuo. Vorrei passare del tempo con lei per sapere come proseguono le cose con Brian. Si stanno sentendo da giorni e sembrano molto affiatati.
Finalmente l'ultima campanella suona. È buffo come il suo suono sia così fastidioso la mattina, mentre il giorno diventi così bello da sentire. Diventa un suono di libertà.
Mi inserisco nella mischia delle persone che stanno uscendo e come ogni volta perdo di vista tutti i miei amici. Mi sono dimenticata di chiedere a Jason se poteva darmi un passaggio in macchina quindi sono costretta a correre per prendere in tempo il pullman.
Quando salgo i posti sono già finiti e sono costretta a restare in piedi.
Afferro il telefono con una mano, mentre con l'altra cerco di reggermi. Cerco il nome di Jason sulla rubrica e faccio partire la chiamata.
Risponde al primo squillo: «Dove diamine stai?»
Oh no, è arrabbiato di nuovo.
«Sul pullman balbetto»
«Ti stavo aspettando in macchina. Va bene fa nulla» dice.
«Oggi voglio venire» mi affretto a dire «sempre se per te non è un problema» aggiungo.
«Si tranquilla, alle 15:30 passo a prenderti»
«Okay grazie. A dopo» dico.
«Ciao» chiude la chiamata.
Metto il telefono in tasca e aspetto pazientemente di tornare a casa.
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