Capitolo 3.
La mattinata successiva passa molto velocemente. Mentre ci avviamo in laboratorio di chimica, Margot mi racconta della sua caduta durante l'allenamento di danza. Mi ci viene da ridere ma mi trattengo perché capisco che lei ci tiene molto alla danza e le cadute e gli errori le mettono rabbia. Diciamo che cerca sempre di fare il massimo davanti agli altri.
Il professore ci mette a coppie per fare un esperimento e io capito con Jason. Penso che sia il ragazzo più insopportabile della classe ma, allo stesso tempo, il più bello. Non è cattivo, neanche stronzo a mio parere, ma si comporta da stupido quando in realtà è molto intelligente.
Ci mettiamo i camici e le mascherine e andiamo alle postazioni. Mentre misuro 50 ml di acido solforico, Jason gioca con i miei capelli lunghi.
«La vuoi smettere?» gli dico con un tono abbastanza forte. «Potresti renderti utile in qualche modo».
«È quello che sto facendo» replica con un sorriso strafottente.
«Non si direbbe» sbuffo
«Va bene, la smetto» dice appoggiandosi al bancone «a patto che tu esca con me»
Scoppio a ridere. Come gli viene in mente lui e me. Per 5 anni mi ha a malapena detto ciao quando ci incontravamo e ora vuole uscire con me? Non se ne parla proprio.
«No che non esco con te» cerco di evidenziare il "con te" per fargli capire della sciocchezza che ha appena detto.
«Perfetto, alle cinque passo a prenderti» sorride.
Per un attimo rimango sconvolta e non capisco se sta facendo sul serio o se è uno dei suoi scherzi. Non gli rispondo e mi limito ad alzare gli occhi al cielo. Tanto sono sicura che non verrà, anche perché non conosce dove abito e non ha neanche il mio numero di cellulare.
Quasi verso la fine dell'esperimento, Jason si decide ad aiutarmi segnando i valori ottenuti in una tabella e eseguendo semplici calcoli. Lui è molto bravo in matematica e nelle materie scientifiche, a differenza mia che sono più ferrata in quelle umanistiche.
L'ultima campanella suona e mi avvio verso l'uscita. Vengo affiancata subito da Margot che mi racconta dell'esperimento andato a male e di come Dakota ha confuso due sostanze chimiche. Solo loro due insieme riescono a sbagliare un esperimento semplicissimo. Immagino che abbiano riso per tutta l'ora.
Mentre camminiamo, sento un braccio cingermi le spalle, mi giro ed era Jason.
«Cosa vuoi?» gli dico mentre cerco di liberarmi dalla presa.
Si mette a ridere. Il suo sorriso é perfetto. «Niente niente, ci vediamo oggi» mi risponde e se ne va.
Io sbuffo e Margot si starà facendo tantissimi pensieri. Ora lo odio ancora di più. Avevo deciso di non dire a nessuno questa cosa e adesso la mia amica lo sa e nel giro di poco lo saprà mezza classe.
«Allora tu e Jason eh? Da quando vi state sentendo? Perché non mi hai detto nulla?» mi guarda con una faccia stupita e vorrei prenderla a schiaffi quando fa così. Perfetto, ora pensa che ci stiamo sentendo, quando in realtà io non lo sopporto.
A casa mi accorgo che mia madre non c'è, non so dove sia ma decido di non chiamarla. Faccio un pranzo sbrigativo riscaldandomi una pizza avanzata dalla sera precedente e nel frattempo mi vedo un programma alla tv. É uno di quei programmi in cui mostrano quelle ville americane stupende, che la gente è disposta a pagare milioni di dollari pur di averne una.
Approfitto della casa libera per mettermi a studiare, senza preoccuparmi delle interruzioni.
Sto preparando l'interrogazione per questo venerdì per recuperare l'insufficienza del primo trimestre. Devo studiare tutto il programma di biologia fatto nei primi tre mesi di scuola. Mi pento di non aver studiato prima. Per fortuna è solo una materia.
«Sono tornata» urla mia madre dal piano di sotto mentre rientra in casa.
«Va bene, sto studiando» replico con lo stesso tono. Non mi va di chiederle dov'è stata perché non ho voglia di scendere.
Guardo l'orologio e sono già le quattro del pomeriggio. Il tempo è volato e forse dovrei fare una pausa.
Mi stendo sul letto e faccio partire la musica dal mio telefono. La prima canzone è "The day that never comes" dei Metallica. Questa canzone mi piace molto e mi rispecchia.
Non soffrirò più. Lo farò finire. Lo giuro, lo giuro. Il sole brillerà [..].
Queste parole mi fanno riflettere, sembrano sia state scritte per me. Non voglio soffrire più, voglio rivedere la luce nella mia vita.
La voce di mia madre si sovrappone alla musica: «Flam scendi è per te»
Penso subito che mi sia arrivato qualche ordine fatto da internet qualche tempo fa, ma mentre esco dalla porta, mi soffermo un attimo, vedo l'orologio che segna le 17.10 e i miei pensieri vanno subito a Jason.
E se con qualche scusa non scendessi? Cosa faccio ora? Mi faccio coraggio e scendo al piano di sotto.
«Mamma chi è?» cerco di non urlare molto.
«È un ragazzo» non si lascia sfuggire neanche una parola in più, ma sono sufficienti per confermare la mi ipotesi. Come ci è arrivato a casa mia?
«Che vuole?» le dico.
«Non lo so, mi ha chiesto solo di te. Pensavo che tu ne fossi a conoscenza. Non è cosi?» replica con un tono preoccupato.
«Si più o meno» rispondo. Mi faccio coraggio e esco di casa.
Nel viale della mia casa c'è un bmw nero e appoggiato alla macchina c'é Jason. Voglio assolutamente delle spiegazioni, ora mi sente.
«Forse è meglio se tu vada via prima che..» vengo interrotta da lui. La mia minaccia lo fa ridere e non sembra per niente preoccuparsi del mio tono. «Visto che ti faccio ridere, arrivo dritta al punto. Vattene!». Devo cercare di mantenere quest'atteggiamento con lui, con la speranza che funzioni.
«Non me ne vado fino a quando non vieni a farti un giro con me» dice mentre tamburella le dita sullo sportello della macchina.
Fino a quando ha intenzione di continuare con questa storia?
«Come hai trovato casa mia?» cerco di deviare il discorso.
«Non è stato difficile scoprirlo. L'ho chiesto a Margot e non ho dovuto neanche insistere» mi guarda con un'aria strafottente poi prosegue: «lei è gentile e brava con me, a differenza tua che sei cattiva, dovresti chiederle delle lezioni di comportamento.»
Come si è permesso? Perché vuole uscire con me, se mi definisce cattiva?
«Sei uno stronzo!» rispondo secca. «Potresti chiedere a lei di uscire, invece di stare qui, a perdere tempo con me» sospiro. «Ah e sei pregato di non diffondere voci su me e te, non voglio che la gente si faccia strane idee. Con questo ti saluto» mi giro e a passo veloce vado verso casa.
«Flam, aspetta» dice Jason in tono lamentoso.
L'ultima sua frase che sento, prima di chiudere il portone, è "fammi parlare, ti prego". Non ho idea di quale gioco stia giocando, ma non mi piace. Dalle voci che corrono a scuola, sul suo conto, so che è il classico tipo che cambia ragazza ogni mese. Spero per lui che queste voci siano sbagliate.
In camera, dalla finestra, noto che sta dentro la macchina col motore spento. Perché non va via?
Mi stendo sul letto e chiudo gli occhi per scaricare il nervoso. Mi tornano in mente tutti i dettagli della mia conversazione con Jason. Se fosse stata un'altra persona, forse, avrei reagito in modo diverso, ma con lui é così. Mi da sui nervi anche il semplice tono o le espressioni del viso che usa quando parla con me. Sembra voglia prendermi in giro in ogni istante.
Non sono arrabbiata perché mi ha definita cattiva ma per il suo comportamento, da quando stavamo in laboratorio fino a ora; con un ricatto mi ha chiesto di uscire, ha proseguito con la prepotenza e infine é venuto a casa mia con la certezza che mi avrebbe portata chissà dove.
Dopo qualche ora, mi chiedo se Jason ci sia rimasto male. Forse gli dovrei delle scuse ma non ho nessun recapito di contatto. Potrei parlarci domani a scuola oppure chiedo a Margot dove abita. Sono confusa, lo detesto ma allo stesso tempo mi vengono i sensi di colpa. Questo succede perché, il più delle volte, agisco d'istinto e non penso alle conseguenze, forse ho sbagliato io e non me ne rendo conto.
I pensieri si stanno moltiplicando e mi gira la testa. Cosa potrei fare?
Il mio subconscio mi suggerisce di trovare qualcosa da fare che mi tenga occupata per un po e mettere da parte la confusione che mi tormenta.
Scendo in cucina e con mia madre, decidiamo di preparare la torta al cioccolato. Non vedo l'ora di mangiarne un pezzo, non posso rifiutare una fetta di felicità, soprattutto ora che ne ho bisogno.
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