Capitolo 20.

Al suono della ricreazione consegno il compito e mi dirigo velocemente verso il mio armadietto. Jason è già lì, appoggiato sul muro, con gli occhi bassi sul cellulare. Faccio finta di non averlo visto e rimetto i miei libri al suo posto.

«Ehi, voglio che tu sappia che ho agito d'istinto» mi afferra il braccio e mi fa voltare verso di lui. Il mio sguardo finisce sul suo zigomo gonfio, marcato da un livido violaceo.

«Appena arriva Ethan ne parliamo» dico seria.

Lo vedo arrivare e appena mi nota, gli faccio cenno di venire da noi. Anche lui non sta messo bene, ha uno spacco sul labbro e un piccolo livido sulla guancia.

«Qualcuno mi spieghi cos'è successo» dico invitando uno dei due a parlare.

«Chiedi al tuo ragazzo, non si sa cos'ha in testa» sbuffa Ethan.

«Jason..?» lo incito.

«Piccola posso spiegare, dopo in macchina ti racconto»

«No. Devi parlare ora» incrocio le braccia e il nervoso inizia a crescere dentro di me.

«Mi ha dato fastidio il fatto che Ethan ti vada a raccontare del mio passato. Avrei potuto farlo benissimo io, se non fosse per il fatto che il suo scopo sia quello di farti allontanare da me» dice serio fissandomi negli occhi.

«La verità sul tuo conto gliel'ha raccontata Mia» lo corregge Ethan.

«Ah quindi se a te da fastidio qualcosa, invece di dirlo, agisci con le mani..» dico rivolta verso Jason.

«Ti ho già detto che ho agito d'istinto..» spiega.

«Dovresti riflettere prima di ogni azione» faccio un sospiro per restare calma, queste situazioni mi fanno arrabbiare, soprattutto se c'entro io.
«E poi penso che dovreste smetterla di odiarvi così tanto, per una cosa successa nel passato, ormai non ci fa caso nemmeno Mia.»

«No Flam, lo sai come stanno le cose, non ce la farei a essergli di nuovo amico» fa Ethan.

«Ma non ha senso! Allora, visto che siete miei amici, vi chiedo di prendere una tregua e non menarvi ogni volta che qualcuno mi racconta qualcosa» guardo entrambi aspettando una loro risposta. Entrambi abbassano lo sguardo e non sanno cosa dire.

«Okay» sbuffa Jason.

«Mettiamo in chiaro una cosa: io non ho nessun obiettivo, soprattutto fare allontanare Flaminia da te. Non sono geloso se lei sta con te, volevo metterla solo in guardia» dice Ethan mentre Mia sta arrivando.

«È abbastanza grande da poter fare da sola le sue scelte» ribatte Jason.

«Che succede?» chiede Mia preoccupata da questa conversazione.

«Nulla, ti racconto a casa» le risponde Ethan.

Il suono della campanella interrompe il nostro discorso e ci incamminiamo verso le nostre classi. Jason ed io ora dobbiamo seguire letteratura insieme. Non so fino a che punto riuscirò a concentrarmi, non farò altro che pensare a quello che è successo.

Le ultime ore si trascinano in modo lento e pesante, quando sento, finalmente, il suono dell'ultima campanella, che annuncia la fine delle lezioni, mi catapulto immediatamente fuori tra la folla e in pochissimo tempo raggiungo l'uscita. La fermata dell'autobus non è molto lontana, ma se voglio riuscire a prendere un posto, sono costretta a camminare veloce.

Qualcuno mi afferra un braccio, mi volto per vedere chi fosse e rimango delusa dal fatto che non sia Jason ma Ethan. Speravo che sarei potuta tornare in macchina ma a quanto pare non vuole.

«Ehi» dico.

«Vieni con me, dobbiamo parlare» dice tenendomi ancora il braccio.

«Non posso, perderò il pullman» cerco di divincolarmi dalla presa e, quando lo capisce, mi lascia.

«Ti riporto io a casa» annuisco e lo seguo.

Entriamo nella sua macchina e accende il riscaldamento. È strano che Mia non ci sia, solitamente torna insieme al fratello.

«Perché Mia non c'è?» chiedo.

«Il lunedì e il mercoledì fa i corsi di recitazione qui a scuola» spiega.

«Capito. Cosa devi dirmi?» domando curiosa.

«Mi dispiace per quello che è successo stamattina..» abbassa lo sguardo.

«Non è stata colpa tua. Jason ha agito d'istinto»

«Ma io l'ho provocato..»

Cosa? Voglio sapere la verità?
«Che significa..?» chiedo confusa.

«Lui appena mi ha visto mi è venuto contro dicendomi che sono uno stronzo per averti raccontato il suo passato e io ho iniziato a rispondergli a tono..» cerca di evitare il mio sguardo, poi continua: «gli ho detto che l'unico motivo per cui trascorre tanto tempo con te é per portarti al letto. Lui non ci ha visto più dalla rabbia e mi ha lanciato un pugno in faccia»

Sono sconvolta, non ci credo che Ethan pensa davvero queste cose e molto probabilmente pensa che io sia una di quelle ragazze che sta con un ragazzo solo per spassarsela.

«Quindi è colpa tua se avete iniziato a prendervi a botte! Spero che non pensi davvero quelle cose!» inizio a urlargli contro e per la rabbia le lacrime mi scorrono sul volto.

«Scusa ma lo penso davvero perché lui è quel tipo di ragazzo» dice posandomi una mano sulla guancia per asciugarmi le lacrime. Gliela sposto immediatamente e afferro la maniglia per scendere dalla macchina. Ethan mi blocca: «Fermati, ti riporto io»

Creare opposizione non mi aiuta quindi mi arrendo.
«Spero che tu non pensi anche che io sia una di quelle ragazze facili da portare a letto.. »

«No che non lo penso, voglio solo che tu stia attenta perché ci sa fare con le ragazze»

«Ethan, per favore non parlare così di lui. Lo so che nel passato si divertiva con le ragazze ma ora é cambiato e poi non ci sta provando con me, siamo solo amici» dico.

«Va bene» dice mettendo in moto la macchina.

Il resto del viaggio non parliamo ma meglio così, preferisco affogare nei miei pensieri osservando il paesaggio dal finestrino.

Quando rientro a casa, trovo una lettera sul tavolo. L'afferro e leggo che è per me. Mi inizia a salire l'ansia, è la lettera di risposta dalla UCI.
Scorro con gli occhi velocemente tutte le righe. fino a quando leggo che sono stata ammessa. Emetto un gridolino dalla gioia, non ci credo che mi hanno presa, finalmente tra qualche mese potrò studiare letteratura in una delle università più belle della California.

«Mamma!» urlo sperando sia in casa.

«Tesoro dimmi» dice uscendo dalla cucina.

«Hai visto?» chiedo mostrandole la lettera.

«È arrivata questa mattina ma non l'ho aperta. Che dice?» chiede.

«Sono stata amessaa» le corro incontro ad abbracciarla, sono troppo felice e anche lei lo è.

«Sono orgogliosa di te!» esclama.

«Grazie» dico stringendola più forte.

Non so se per la bella notizia o per l'idea che fra meno di un anno mi trasferirò, ma la mamma si è emozionata e mi guarda come se stessi partendo ora. Mi fa ridere la sua espressione quindi inizio a prenderla un po in giro.

Dopo tutto quello che è successo questa mattina, ci voleva proprio una bella notizia.

Digito immediatamente un messaggio a Dakota, dicendole della lettera. La sua risposta arriva subito: *Evviva, bravissima Flam! ✨*

*Sono felice!* le mando la risposta e con un sorriso stampato in faccia mi stendo sul letto, spengo il telefono e mi riposo.

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