Capitolo 10.
La sveglia rimbomba per tutta casa, la spengo immediatamente perché odio sentirla. Oggi non ho proprio voglia di alzarmi e andare a scuola, dopo quello che è successo ieri vorrei solo riposarmi, ma sono sicura che se resto a casa mille pensieri mi riempiranno la testa.
Decido di alzarmi e questa mattina non mi va neanche di fare colazione. Vado in bagno a preparami. Indosso i leggins e la felpa nera che mi sono messa ieri pomeriggio perché non ho proprio voglia di scegliere nuovi vestiti e poi questi sono perfetti col mio umore di oggi. Prendo il giubbotto e esco di casa.
M'incammino verso la fermata dell'autobus con poca voglia, avrei preferito un passaggio in macchina da Jason. Controllo il cellulare per vedere se mi ha scritto ma nulla.
Non posso pretendere che pensi sempre a me. Continuo a ripetermi nella testa.
L'autobus è pieno e trovare un posto è impossibile, sono costretta ad affrontare mezz'ora di viaggio in piedi. Fantastico! Questa mattina mi danno tutti tremendamente nervoso. Ci sono delle ragazzine che si raccontano delle loro bravate e provo solo pena per loro, altri che sono in prenda all'ansia. Non vedo l'ora di scendere.
Al cancello c'è Dakota ad aspettarmi, le vado incontro per abbracciarla e entriamo insieme in classe. Lei ed io, seguiamo gli stessi corsi, così come Margot e Jason.
Quando entra il professore di Matematica, vado a mettermi al mio posto e vedere quel banco vuoto fa male. La lezione inizia e cerco di seguire per capire il nuovo argomento.
«Ehii Flam» mi sento chiamare alzo la testa per capire chi è e vedo Jason rivolto verso di me. Inizia a pronunciare cose strane con il labiale per non farsi sentire. L'unica cosa che capisco è 'buongiorno'.
«Parker, c'è qualche problema?» chiede il professore.
«Si ecco, vorrei sedermi vicino alla signorina Cooper» risponde Jason senza farsi alcun problema. Penso che sia proprio matto questo ragazzo.
Prima che il professore accettasse, si alza dalla sedia e viene a sedersi al mio fianco. Vedo Dakota che si volta a guardarmi e mi lancia un'occhiata che vale a dire "Voglio spiegazioni su voi due". Le faccio un sorriso e le faccio ceno che parleremo dopo. Forse dovrei raccontarle di ieri sera.
«Oggi ritorni con me» dice Jason a bassa voce. Non capisco se è una domanda o un obbligo, in ogni caso accetto perché proprio non mi va di riprendere il pullman.
«Ieri sera è stato bello» fa l'occhiolino «questa sera che fai?»
Ma cosa sta succedendo? «Penso che andrò da Margot»
«Allora ci vediamo oggi pomeriggio» dice.
«Dovrei studiare» dico. Non so che intenzioni ha ma da quando si è seduto vicino a me non riesco a seguire la lezione.
«Parker e Cooper, se la lezione non vi interessa potete sostare nel corridoio» il professore ci richiama e lancio una gomitata a Jason e lui sbuffa.
Per il resto delle lezioni non mi ha disturbata e lo ringrazio perché non mi va di prendere altri richiami dai professori.
Al suono della ricreazione, mi ritrovo Dakota e Jason che insieme dicono: «Usciamo?»
«Jason, scusami, dovrei parlare di una cosa importante con Dakota» lui annuisce e io e la mia amica usciamo. I corridoi sono affollati e decidiamo di andare nell'atrio.
«C'è qualcosa che devo sapere?» chiede Dakota sorridendo.
«Non iniziare a pensare male, io e Jason siamo solo amici.»
«Si, certo» mi fa l'occhiolino.
«Credo che mi stia così vicino per consolarmi da quello che è successo.» dico mentre mi appoggio ad un termosifone. «Però forse una cosa dovresti saperla..»
«Dimmii dimmi» sembra sorpresa, non so perché, non voglio che pensa che tra me e Jason ci sia qualcosa, ma voglio raccontarle di ieri sera.
«Ieri sera, dopo cena è venuto Jason da me. Ci siamo visti un film in camera e mi sono addormentata appoggiata a lui» dico con un po di imbarazzo.
Dakota inizia a sorridere e battere le mani: «siete una coppia perfetta»
È pazza! «Non iniziare, non stiamo insieme e mai accadrà» dico e lei mi lancia delle occhiatine. Per fortuna la campanella suona e siamo costrette a tornare in aula.
Le due ore successive trascorrono velocemente. Jason per fortuna non mi ha disturbata e sono riuscita a prendere gli appunti. Solo all'inizio ha insistito perché gli dicessi di cosa abbiamo parlato io e Dakota ma ovviamente non glielo detto.
Al cambio dell'ora esco sul corridoio per andare a comprare l'acqua alla macchinetta.
«Flam, all'uscita ci vediamo vicino alla mia macchina» dice Jason mentre esce dalla classe per andare alla sua aula. Annuisco e vado a prendere l'acqua.
L'ultima ora abbiamo lezioni diverse, io ho letteratura mentre lui fisica. Sono più portata per le materie umanistiche, quindi ho deciso di fare più ore di letteratura che di materie scientifiche.
A fine lezione mi precipito verso l'uscita. Il corridoio è molto affollato e alcune persone corrono sperando di non perdere il pullman.
Vengo spintonata da un ragazzo e i libri che avevo in mano mi cadono a terra.
«Ehi sta più attento» sbuffo.
«Scusa» dice il ragazzo dagli occhi blu. Per un attimo rimango ferma e l'immagine dei suoi occhi mi torna in mente.
Nel parcheggio vedo Jason appoggiato alla sua macchina col cellulare in mano.
«Ciao» dico.
«Ehi, ce l'hai fatta» dice e mi fa cenno di salire in macchina. «Ti sono mancato nell'ultima ora?»
«No» ridacchio e lui fa finta di essere offeso.
«Io ti ho pensata sempre, invece.»
«Ah si?» sorrido imbarazzata.
«Si, mi chiedevo come mai tu e tua mamma avete nomi italiani» dice.
«Ah, perché siamo Italiane, mentre mio padre è di origini americane. Per ragioni di lavoro quando ero piccola ci siamo trasferiti qui in America» dico e vedo Jason abbastanza sorpreso, poi proseguo: «i miei genitori si sono separati, ma mia madre ha mantenuto il cognome di mio padre, così io e lei abbiamo lo stesso cognome.»
«Ah wow, non l'avrei mai pensato. Ci sei più tornata in Italia?» chiede.
«No, ma mi piacerebbe» dico.
Il resto del viaggio lo trascorriamo parlando delle nostre famiglie, ho scoperto che sua madre é canadese e almeno una volta l'anno vanno lì per trovare i nonni materni. Deve essere bello il Canada!
«Allora a domani» dice stampandomi un bacio sulla guancia.
«A domani» scendo dalla macchina e corro subito in casa.
Il pomeriggio passa velocemente, ho studiato tutta chimica per il test di domani e ho iniziato a fare ordine mentale per la tesina dell'esame. Stiamo solo a gennaio, lo so che manca molto per gli esami, ma preferisco organizzarmi prima per non farmi assalire dal panico a maggio.
Guardo l'orologio e sono le 18:00, fuori è già buio e ho due ore di tempo per andare a fare visita a Margot.
Entro nella sua stanza e noto che è stata addobbata con dei pupazzi e delle foto sue. Lei è sempre lì, stesa su quel letto che la fa sembrare piccola e indifesa. Mi siedo affianco a lei e stringo la sua mano, tra le mie.
Ho letto su internet che durante il coma bisogna parlare con tali persone e condividere tutto quello che a loro piace, per esempio un film o delle canzoni. Per questo motivo mi sono portata un libro da leggere, il film "Città di carta" e un IPod con la playlist delle canzoni che ama.
Oggi le leggerò qualche capitolo del libro "Cercando Alaska" che è uno dei suoi preferiti. Ma prima di tutto le racconto di Jason. Lei ed io ci siamo sempre confidate ogni cosa, é come una sorella per me e anche ora, continuerò a raccontarle tutto quello che accade.
«Signorina sono le otto, l'orario per le visite è finito.» dice un infermiere. Non mi sono accorta di essere stata due ore qui, il tempo é volato e sinceramente non voglio andarmene.
«Mi dia cinque minuti e vado via» dico.
Metto tutto nel mobiletto della stanza in modo che nei prossimi giorni ho tutto a disposizione. Do un bacio sulla fronte alla mia amica: «Ti voglio bene, a domani» ed esco da questo ospedale.
Non so bene come funziona quando una persona é in coma, ma spero con tutta me stessa che percepisca la mia presenza e le faccia bene. Ho bisogno di lei, mi manca tanto.
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