Cap. 51 - Cosa fai, Yusuke?!
Lunghi baci, lacrime sul viso, un abbraccio che non voleva staccarsi, Goro e Ren si sentirono come se improvvisamente i loro sentimenti avessero preso vita quella notte, trascinandosi poi nei pressi della loro abitazione, dove li aspettava Joker Ombra, con un'aria serena.
La distorsione, come terminò nella mente di Ren, fece lo stesso in lui, che non negò il suo carattere sbruffone, ma non aveva più l'idea di strappare la metà fuori dal mondo reale e distruggerlo cognitivamente nel Metaverso. Sorrideva, oltre il suo antipatico ghigno.
Goro, appena lo vide, si alterò, «Ancora tu? Come è possibile? La distorsione non era finita?».
«Certo, infatti sono qui per porgere le mie scuse. I miei comportamenti sono stati davvero blasfemi per colpa dell'alterazione della sua mente, che ora è confusa, ma pur sempre rimane serena e ne sono felice, perché è da tempo che avrei voluto confessare i miei sentimenti verso Prof Akechi...», parlò l'Ombra, apparendo nelle ombre notturne, bagnato come un pulcino.
La pioggia era cessata da un po', eppure dell'umidità dei suoi abiti si percepiva nelle narici, mischiata all'odore acerbo e inebriante della pioggia sulle piante e alberi che lo circondavano.
«Ora che farai con Crow?», chiese.
Ren si voltò verso Goro e arrossì sulle gote, «Non lo so, per ora. Abbiamo bisogno di capire se ci amiamo nel vero senso della parola... lui deve parlare con Yusuke...», sibilò, mentre si fermò a fissare gli occhi dell'Ombra: non erano più gialli, ma rossi, nella loro norma e ciò gli strappò un sorriso.
Joker Ombra allora si avvicinò a lui e lo baciò a stampo sulle labbra, «Io sono te, tu sei me. Siamo una cosa sola, perciò nel tuo cuore un piccolo lato oscuro c'è. Però per noi è impossibile avere un rapporto, lo sai, anche se diversi, siamo uguali», gli strinse le mani.
«Io sono te, tu sei me», Ren ripeté la frase che gli disse Arsene la prima volta in cui si manifestò nel Metaverso, mostrando la sua forza imponente. Joker lo baciò un seconda volta, in modo più intenso, e scomparve nel nulla. Goro volle commuoversi, ma cercò di ritirare le lacrime.
Il corvino, purtroppo, se ne accorse e lo riprese, ridacchiando.
«Il Principe si vuole commuovere?», provocò.
Goro, con un gesto violento, approcciò Ren e lo spinse di lato, «Assolutamente no!», sbottò, poi s'incamminò verso casa, «Andiamo, così bagnati rischiamo di ammalarci, e... per prima...».
«C'è tanto su cui lavorare su, caro detective, non smetteremo mai di essere nemici».
Ren ammiccò, Goro gli schiaffeggiò la faccia, «Basta, è stato un caso... prima fammi parlare con Yusuke, poi vedremo cosa fare...», e sbuffò, voltandogli le spalle e iniziando a camminare senza guardarsi dietro per controllare se lo stesse seguendo.
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La notte passò, Goro e Ren evitarono di docciarsi insieme e fingendo che non fosse successo niente di così grave tra loro, tornarono ognuno al proprio letto e dormirono poco, ciascuno dei due non credette a ciò che successe nel Metaverso, era troppo assurdo per contemplarlo.
La mattina dopo, quando Ren si svegliò, avvertì una piccola nostalgia del bar LeBlanc. così chiamò Yusuke, Goro, e gli altri Ladri al telefono e invitò tutti a consumare la colazione in un bar, per ricordare quando al loro bar si sedevano sui divanetti e discutevano.
Nonostante l'invito fu esteso a tutti, però, solo Ryuji e Ann accettarono. Makoto era troppo arrabbiata con Goro così come Futaba con Yusuke, il resto dei Ladri aveva degli impegni e Morgana non smetteva di voler riconquistare Aiko Ishikami, invano, fermo a Firenze, in Italia.
Fu così che si svolge la prima mattina, si sedettero a un tavolo, ordinarono i loro caffè e dolci e cominciarono a parlare degli sviluppi riguardo alla sanità mentale di Ren recuperata. Ann ne fu molto felice, ma allo stesso tempo volle sapere cosa stesse succedendo tra lui e Goro.
Dall'altra parte del tavolo, Yusuke lamentava del comportamento di Ren con Ryuji e Goro, «Per me puoi fare quel che vuoi, Ake. In definitiva ci siamo stati tutti e tre, e se siete voi due i veri innamorati, vi lascio fare... ma alla fine sei tu quello attratto da me fisicamente».
Ryuji si adagiò sulla sua sedia e bevve un sorso d'acqua dalla bottiglia che gli portarono, «Bro, investiga a fondo perché a me Goro puzza d'inganno...», disse, notando che il detective lo scrutò con stizza, «... ehm, senza offesa», volle difendersi.
A quel punto, non udendo opposizioni da Goro, il biondo continuò a parlare, «Insomma, come ci si può mai innamorare di qualcuno che ti vuole morto? Le persone mai cambiano totalmente... troppi casini son successi e Ren non ha mai perso la testa fino a questo punto... minchia bastarda! Era Joker Ombra! Sapete di chi parlo!».
«Vedi che l'ho capito, per l'arte! Ma nonostante tutto, non ti rendi conto che la situazione è ancora complicata?!», Yusuke si alterò alzando la voce contro Ryuji, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi bruscamente a lui con uno scatto improvviso.
Il biondo avvertì di nuovo il disagio della vicinanza a un altro ragazzo così come lo avvertì quando il gesto fu fatto da Ren giorni prima. Arrossì sul volto e spinse Yusuke indietro, rimettendolo con forza a sedere e lui cercò di calmarsi.
«La coppia sono loro, Goro e Ren si piacciono, si vede», disse.
«Infatti, noi possiamo essere anche amici di letto, io e Kita», disse Goro.
Ryuji roteò gli occhi al cielo e rispose sbuffando, «Quindi cosa volete voi due da me? Come credete vi possa aiutare e dove sta il problema? Io non sono mica gay come voi, scusate!», lamentò, grattandosi la nuca con atteggiamento nervoso.
«Se parli così ti direi che sei omofobo. Se sei così curioso di sapere cosa si prova a baciare un ragazzo, fallo e togliti il pensiero! Ti ho solo chiesto un'opinione, da amico!», Yusuke era sul punto di scatenare tutto il bar, sfogandosi contro il ragazzo biondo. Goro osservava, scioccato.
Ryuji, impaurito, mise le mani davanti al volto come scudo, «Scusa bro, non volevo», pregò, sudando freddo. Yusuke non lo ascoltò, istintivamente si alzò in piedi, si avvicinò a lui, lo spinse in avanti e lo baciò con passione, quasi costringendolo a ricambiare.
Né Ren, né Ann lo videro perché troppo impegnati a spettegolare, ma Goro sì, essendogli vicino. Egli strinse gli occhi, fissando la scena dal suo inizio alla fine, quando Ryuji lasciò le labbra di Yusuke e gli leccò la punta della lingua, arrossendo sulle gote.
«Vedo che hai imparato come si fa, carissimo Kita», parlò con voce abbastanza alta da farsi sentire dai due, ormai persi nel passionale bacio, che si staccarono solo quando lo udirono urlare, «Cameriere! Il conto, per favore!», e Ryuji si alzò dalla sedia in meno di un secondo.
«Ann, mogliettina mia, andiamo a casa?», si alzò di scatto dalla sedia. Ann non capì subito le sue intenzioni, allora Ryuji, sorridendo la prese per un braccio e la trascinò fuori dal bar inventando la scusa del ritardo ad aprire la palestra e il centro benessere.
Subito dopo sia gli occhi di Goro che di Ren puntarono su Yusuke, che, in sua difesa, poté solo rifugiarsi sotto il tavolo, col volto rosso come un peperone. Ren non aveva visto il bacio, e dopo aver udito la situazione dal detective ridacchiò, «Bravo, Da Vinci», e sorrise maliziosamente.
«Ragazzi, sono in un bel guaio...», mormorò l'artista.
«Già...», disse Ren.
«Lo sei eccome...», replicò Goro.
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