Cap. 39 - Sotto la pioggia.
Notte fonda, il vecchio barista si era fermato nei pressi delle strade più buie vicino al ristorante di sushi. Con lui, Joka, impegnato a spogliarlo di ogni indumento che potesse coprire il suo immacolato corpo. Ren non fece che gemere, porgere le braccia per avvolgerle intorno al collo di Joka, e baciarlo violentemente sulle labbra.
Dolci pizzichi di sé, privo di vestiti e con addosso solo quei guanti rossi "maledetti" dall'essenza del nuovo Metaverso, dove anche le Ombre potevano vivere oltre a essere la distorsione delle menti umane. Volontariamente o no, il corvino stava godendo ogni secondo.
«Sei un fuoco che brucia dentro me... mi sto dando al mio nemico, o rimane sempre lui, Goro Akechi? Cosa mi ha portato a fare sesso con il mio essere distorto? Ho tante domande...», sussurrò con debolezza, poi Joka si chinò per navigare le mani guantate sulle sue zone sensibili, avvicinarci la bocca e causare un urlo che bagnò le sue labbra, che poi catturò in un dolce bacio.
Ren tenne gli occhi chiusi, avvertiva solo il gelido vento sulla pelle, un brivido dopo l'altro, di paura, di piacere, di freddo improvviso nonostante lui fosse caldo come il sole, non poté dirlo.
Ciecamente calpestò il suo cappotto a tre code, quell'indumento che lo trasportava verso fantasie a lui sconosciute e allo stesso tempo così perverse da non saperle spiegare nemmeno a sé stesso, erano così segrete e sporche che solo loro potevano saperne l'origine.
Lo bloccò al muro, lui sbavò. Poi si tolse i guanti rossi e gli scivolò la mano destra in mezzo ai glutei, mentre l'altra mano gli coprì la bocca per stroncare le sue strazianti urla.
Con un assordante rumore dei palmi Ren incollò le mani sul muro di fronte a lui, subendo quel dolce e violento trattamento dal retro della sua mente cognitiva che lo faceva piangere.
Joka conservava il sorriso beffardo dietro la sua nuca, certamente non aveva buone intenzioni, ma godere della nudità propria e di Ren lo distraeva abbastanza da non causare quel caos più pericoloso dell'operato di Loki, Persona o dio che fosse stato.
Ren chiuse ermeticamente gli occhi grigi inondati di lacrime di puro piacere e pregò più volte di smettere di essere macinato nel modo che trovava ancora disgustoso; nonostante avesse ormai firmato l'accordo di passare dal lato oscuro, solo per vendetta nei confronti di Goro Akechi.
Il detective che ancora voleva il suo corpo per amarlo o possederlo.
Dall'altra parte, Yusuke non ci avrebbe dato importanza, se non fosse stata solo una mancanza della sua ispirazione artistica, avrebbe anche passato per Ren, ma sapeva come Goro era molto affezionato fisicamente a lui. Non aveva neanche il motivo di essere geloso, essendo stato il primo a confessare i sentimenti verso Ren, averlo baciato, averlo tradito a sua volta con Goro.
Ren divenne il conteso tra due o più amanti, aggiungendo anche Makoto Niijima e Joka.
⸺
Quella notte, Goro ebbe uno scatto nel sonno che lo fece alzare dal letto, un segno dubbioso, un quesito giunto dal nulla su cosa stesse effettivamente succedendo tra Ren e la sua nemesi. Preoccupato e curioso allora, uscì dalla camera da letto, passò dalla stanza del leader e non lo vide, come aveva premeditato.
«Lo sapevo!», sibilò, corrucciando il volto.
Si mosse nel salotto e guardò fuori dalla finestra: aveva ricominciato a piovere. Con uno sbuffo, il detective si armò di ombrello e uscì dall'ingresso con addosso il pigiama a strisce bianche e nere, poi, scalzo, si diresse al ristorante, picchiettando i piedi nudi sulla fanghiglia.
Passo dopo passo si fermò appena vicino al locale, camminò verso il retro, raggiunse un vicolo semi buio e scrutò i due amanti in preda alla passione, così si nascose dietro un muro sporco e bagnato. L'odore della pioggia inebriò di poco le sue narici.
S'agitò, incollò la schiena a quel marciume e respirò con affanno, reggendo a malapena l'ombrello sulla testa: quel rapporto lo stava facendo sentire stranamente eccitato.
«Sta calmo, Principe Detective», ordinò a sé stesso, sibilando.
Uno, due, tre respiri, poi ebbe coraggio e sbirciò: ciò che vide fu abbastanza stimolante per farlo nascondere di nuovo, le sue iridi rossastre non vollero smettere di fissare quella malata scena di ossessione. Era troppo preso che nemmeno la pioggia non lo colpiva più, la mano lasciò la presa dell'ombrello ed esso quasi cadde a terra.
Cominciò quindi a bagnarsi totalmente, i suoi capelli castani divennero quasi neri, gocciolanti e pesanti e il suo pigiama si fece trasparente sulla pelle sulle parti bianche. Il cuore batteva forte, lo toccò, posizionando la mano destra sulla zona del petto.
«Cos'è che sento? Perché sento la voglia di unirmi a loro?», le gambe tremavano.
Si ritrasse, ma non poté rinunciare di sbriciare la seconda in modo furtivo, poi l'ombrello lasciò definitivamente la sua sagoma e cadendone il manico, produsse un assordante rumore che attirò l'attenzione di Ren e Joka, i quali subito si affacciarono e non videro nessuno, Goro era già scappato.
Joka avvertì il suo odore, «Aspetta tesoro mio», disse a Ren e si precipitò dietro al vicolo, dove Goro si era nascosto, sudando e sperando di non essere visto. Un tentativo inutile, Joka lo vide appena fece un passo in avanti.
«Goro Akechi...», sussurrò, illuminando quegli occhi gialli nel buio della notte.
«Ti piace vedere come mi faccio qualcuno che hai sempre amato, perdendo l'occasione di confessare i suoi sentimenti? Che occhi accesi di rabbia sono i tuoi, oh...», passò la mano sinistra sui suoi capelli bagnati con dolcezza. Goro si allontanò con uno scatto e arrossì sul volto.
«Non parlo con le Ombre, mi fate vomitare, non toccarmi!», ordinò con voce debole. Joka lo seguì, procedendo in avanti finché fu capace di acchiapparlo tra le braccia.
Joka era totalmente vestito, tanto che le tre code del suo cappotto sfiorarono le gambe del detective, tanto vicino che egli avvertì il brivido anche se non fossero nude, ma essendo l'indumento bagnato la sensazione fu peggiorata.
Goro deglutì, «Ho già avuto a che fare con la mia Ombra e ho rischiato di rimetterci la vita...», deglutì di nuovo, «Non voglio che avvenga di nuovo ciò che è successo... la gabbia... due anni...».
«Parli troppo», Joka si fermò di fronte alla figura di Akechi e gli alzò in alto il mento, volendolo baciare col segno dell'oscurità, ma il castano si scostò di nuovo gridando.
«CHE FAI?! SEI UN FOLLE!», ma il suo urlo fu stroncato dalla mano guantata rossa di Joka sulla sua bocca.
«Sta zitto. La tua Ombra è molto innamorata di Yusuke Ombra. Sono una coppia meravigliosa, io non li sopporto, ma loro si amano. Tu, invece, ti permetti di provarci ancora col mio Ren dietro le spalle di Fox. Eri, sei, sarai un traditore, pensaci».
«Ma io...».
«Cosa potrebbe mai pensare il tuo ragazzo? Ren ormai è mio, non me lo potrai portare via. Anzi, la nostra unione sta per compiersi, preparati ad affrontarci, piuttosto che perdere tempo e va dal tuo amato artista. Lasciaci soli», Joka scomparve nelle ombre del vicolo e tornò da Ren.
Akechi, invece, s'immobilizzò, pensando a Yusuke, poi ricevette proprio da lui un messaggio: "Ake, mi sono svegliato e tu e Ren non ci siete a casa, che combinate?", a cui rispose, "Nulla, è una storia lunga che non riguarda me e lui... dammi cinque minuti e tornerò a casa e ti dirò tutto", in seguito lasciò il vicolo e raggiunse casa a piedi, cercando di calmare lo spirito caldo che ebbe nel petto vedendo Ren baciarsi con Joka.
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