Cap. 37 - Il conflitto di Ren.
Mattina presto, Ren si svegliò senza alzarsi dal letto, sovrastato da un'innata stanchezza, mentre Akechi, sveglio dopo di lui, si recò in pigiama verso la cucina, preparandosi dei pancakes per colazione con una tazza di caffè.
I suoi occhi rossastri, appena si aprivano si richiudevano in continuazione; il sonno e la notte passata con Yusuke lo tentavano di tornare a dormire, ma forzò sé stesso di andare avanti e restare sveglio.
Doveva sempre tenersi carico per affrontare la giornata e sopportare quei clienti troppo esigenti al ristorante di sushi, anche se in suo aiuto, Yusuke, lo spingeva molto a reggere la pazienza, sfruttando ogni tanto l'occasione per baciarlo a stampo.
Ren, intanto, entrò in cucina dopo di lui e decise di farsi delle uova col bacon. Curioso, spiò appena fuori dall'uscio della porta, e vedendolo, con quei capelli sciolti e guastati che dolcemente scendevano sulla schiena nuda, considerando la camicia del pigiama aperta e ferma all'altezza dei suoi gomiti, l'eccitazione salì alle stelle.
Il respiro s'affannò, reggendo la tensione durante la cottura delle uova. Probabilmente avrebbe portato la fetta di bacon in bocca per gustarlo in modo osceno pensando all'intimo di Akechi, ma non fece una mossa, cercò di controllare gli istinti, lottando contro sé stesso.
Goro Akechi, suo nemico e manipolatore di menti, suo falso amico solo per convenienza, suo amante, fidanzato con il suo ex ragazzo, un ragazzo da dimenticare.
Ren abbassò gli occhi sotto le lenti di vetro degli occhiali, osservando il bacon in padella che sfrigolava, pronto per essere accompagnato dalle uova. Uscì dalla cucina tenendo il piatto tra due mani come se lo stesse servendo in un locale, così come era abituato, e si sedette da solo sulla poltrona mangiando la colazione.
Akechi gettò le iridi su di lui, fissandolo dall'inizio alla fine della sua frettolosa colazione, notando come corse per chiudersi nel bagno. Intanto Yusuke si alzò e fece il suo ingresso nel salotto, sedendosi accanto a Goro e baciandolo, giocando poco la lingua.
«E Ren?».
«Nel bagno, Kita. Stamattina sembra distratto da... non lo so, e tu anche, vedo», stuzzicò Goro.
Yusuke lo squadrò da cima a piedi, «A parte la tua camicia che sta per sfilarsi via dal tuo corpo? Non smetti mai di tentarmi, e sono io il distratto?», provocò il pittore, alterandosi. Goro ridacchiò e indicò le zone inferiori del corpo di Yusuke.
«Non è la prima volta che vieni nudo a colazione, tesoro. Buono per me, i miei occhi godono, sei tu che dovresti riprenderti dal risveglio».
Il detective si alzò, si tolse la camicia e la avvolse attorno alla vita dell'artista, legandola con le maniche, come se fosse una gonna. Ciò fece ridere Yusuke, il quale lo schiaffeggiò sulla testa, arrossendo sulle guance, «SEI IL SOLITO MAIALE!», urlò.
Goro lo approcciò con violenza, infilò la mano nel tessuto bianco, toccò quel gioiello tanto conteso e toccò il lobo del suo orecchio sinistro, sussurrando, «Ti perdono, voi artisti siete così spontanei. Ti denuderesti anche in mezzo alla strada solo per impersonare il David del Michelangelo, vero, o mi sbaglio?», sibilò, gli leccò il collo e l'altro sussultò.
«Su questo avresti ragione, ma il mio è più grande di quello del David, Ake», Yusuke ghignò.
Goro gli strizzò l'intimo e lo fece urlare di nuovo, poi rise sguaiatamente.
«Basta parlare del tuo duro patrimonio, va a vestirti, tra un'ora apre il ristorante! Abbiamo del lavoro da fare... non è che hai sonno, eh?», lo spinse in avanti, non lasciando la presa. Yusuke cominciò a sudare, provando quel piacere notturno che non esitò a rimanere caldo nel petto.
Yusuke rispose sbuffando, «Ah, non lo so... abbiamo fatto l'amore fino all'alba, potrei anche avere sonno, no? Quando ti metti in testa di volerlo fare a lungo nessuno e niente ti ferma!», rimproverò il pittore, mentre si spogliò della camicia in vita e si vestì davanti al suo fidanzato, col solo scopo di vederlo sbavare come un cane. Quando poi finì, gettò la camicia sulla sua faccia, ordinandogli di fare lo stesso e di smettere di pensare a cose perverse.
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Nel frattempo Ren si spogliò ed entrò nella cabina della doccia. Aprì il sifone e fece cadere l'acqua su di lui come se fosse pioggia di confusione, amore di sé, attrazione del nemico, gelosia.
«Avanti Ren, basta pensare a Goro! Io sono un leader di giustizia e non posso perdere tempo con queste sciocchezze! Piuttosto preferirei andare tutte le notti a letto con Joker!», urlò, mentre le mani vollero esplorare zone private di sé, come se l'unica cosa che volle godere fosse solo il suo sé, ipnotizzato dalla solitudine.
Uscì dalla doccia si fermò a fissare la sua immagine nello specchio, «Joker, sogno ogni notte quel tuo giaccone a tre code mentre mi avvolgo il corpo, vorrei le tue labbra sulle mie, toccami. Ho bisogno del tuo calore su di me... assaggiami anche le parti inferiori...», sussurrò.
«Ma... MA CHE STO DICENDO?», Ren ebbe uno scattò d'agitazione e si coprì la bocca troppo tardi, ormai si rese conto che per la prima volta nella sua vita fu incredulo delle sue stesse parole.
Scosse la testa, per sua fortuna Joker Ombra, o Joka, non apparve. Allora in fretta si vestì, indossò gli occhiali sul naso e silenziosamente uscì dalla porta del bagno, corse nel salotto e varcò l'ingresso di casa, non accorgendosi degli occhi di Akechi e Yusuke su di lui, impegnati a fissarlo con curiosità.
«Credo che lui sia più distratto e strano di noi due oggi, Ake», disse Yusuke.
Goro annuì, «Basta chiacchere, puliamo la cucina e andiamo al ristorante, a meno che non vuoi passare il giorno a dormire sul tavolo, tu che non hai vergogna a farmi vedere il tuo pennello a prima mattina, stuzzicandomi la lingua, volenterosa di esplorarti la biancheria».
«E il maiale non sei tu?», Yusuke s'impose.
Il detective allora gli si avvicinò in modo brusco, lo baciò con aggressività e gli schiaffeggiò i glutei, ridendo, «Ammetto le mie colpe, va bene? Se sono io il colpevole delle mie azioni, lo dico, questa è la mia idea di giustizia. Tu, invece, guarda prima in che stato è il nostro letto, manca mezz'ora, vai a metterlo a posto. Oggi non spetta a me».
Yusuke ricambiò il bacio con gusto, poi spinse l'altro in avanti e si diresse nella stanza, sbottando, «Lo faccio solo perché mi prendo la responsabilità di averti fatto vedere una parte di me che conosci meglio delle mie tasche, Goro Akechi. Sei incorreggibile!».
Goro sussultò e fece un passo indietro, imbarazzandosi, «Non nego nulla, sarò anche un tipo abbastanza perverso, infatti sto solo ignorando l'evidenza», disse, atteggiandosi mentre anche lui decise di cambiarsi i vestiti davanti a lui, che lo vide e ne godette come se lo stesse dipingendo nudo nella testa, strofinandosi il mento e leccandosi le labbra.
Dopodiché catturò il suo ultimo respiro e gli posò un piccolo bacio sul lato sinistro del collo, abbracciandolo con le mani sui fianchi lo strinse a sé, avvertendo il calore del suo corpo in ebollizione. Goro spalancò gli occhi e resse un leggero spasmo.
«Allora, andiamo a lavorare, scansafatiche?», sussurrò nel suo orecchio.
«Kita!», gemette il detective.
«Yandere, diamoci una mossa, poi si pensa al resto», stuzzicò Yusuke.
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