Cap. 35 - Incubo troppo reale.
L'acqua scendeva imperterrita sulla sua testa, scivolando lentamente sul suo corpo nudo, mentre le mani lo esploravano con voglia e pressione, lasciando libertà ai gemiti di uscire fuori dalla bocca. Inclinò la testa all'indietro e la schiena batté contro la parete della cabina della doccia, iniziò a premere di più, appesantendo il suo respiro, «Ah...», chiedeva aiuto.
Quelle mani trovarono un'appiglio dopo qualche minuto, toccando un petto molto simile al suo, se non uguale, sotto l'acqua vicino a lui, molto vicino, quasi petto contro petto. Dopo aver espirato cominciò a camminare su quella bellezza fino a raggiungere l'incavo del suo collo, il mento, le labbra che baciò con intensità, chiudendo gli occhi.
Dall'altra parte la sua nemesi lo prese per le guance con addosso solo i guanti rossi, gocciolando sudore mischiato al sapone sopra al suo corpo. Un secondo bacio passionale e un morso, i loro corpi si scontrarono e Joker posizionò le mani guantate rosse sui fianchi di Ren.
Il corvino gemette, tirando Joker più vicino a sé, percependo quel nudo intimo, il suo duplicato, in modo surreale. Inaspettatamente gli piacque e ne volle toccare la superficie, massaggiando il corpo ben scolpito della sua nemesi, partendo dagli addominali in giù. Un ghigno regnò sul viso di Joker, felice di godere finalmente ciò che richiedeva ormai da tanto tempo.
Lo baciò, ancora e ancora, non uscendo dalla cabina anche dopo che la doccia finì, spinse Joker contro il vetro e iniziò a leccare ogni parte del suo corpo, gambe, cosce, petto, raggiungendo le labbra. Joker prese il dominio di Ren, soprattutto mentale, allora se lo trascinò fuori dalla cabina e lo buttò sul letto della sua stanza, sostandogli sopra e perlustrando ogni zona della sua schiena. Ren si voltò, gli si abbracciò stretto dal retro, gli baciò la nuca e gli toccò l'intimo, gemendo, avendo il suo corpo tra le gambe.
«Che sto facendo...», sibilò a sé stesso.
«Ti stai amando», rispose Joker.
«Non smettere, salvami dalla prigionia, dalla gelosia...», lagnò Ren, intrappolando Joker tra le gambe e baciandogli ancora la schiena, mentre, desideroso, iniziò anche a spingere contro di lui, provocando le sue urla, l'eccitazione propriamente sua.
Sostò quindi le bagnate labbra ancora sul collo della sua nemesi mascherata, cercando sottili gambe non più nascoste dal giaccone con le tre code, un indumento che Ren, a guardarlo addosso a Joker, lo faceva agitare.
Una cosa che, se Ren non fosse stato offuscato, avrebbe considerato abbastanza disgustosa e fuori dai cardini, un circolo che si ripeteva all'infinito. Straziati i suoi gemiti, come toccava Joker, toccava sé stesso, poi la mano glielo toccò e lui urlò, agitato e preso alla sprovvista.
«Ren...», sibilò Joker.
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«Ren?», lo chiamò Ann, ma lui non rispose.
«Ren??», lo richiamò. Il corvino dormiva con le braccia sul bancone e la testa tra di esse, beato e col sorriso sulle labbra.
«REN!», urlò la bionda.
«AH! CHI È?», come al solito, si svegliò di scatto.
«Stavo... dormendo... Ann perdonami. Non ricordo a che ora mi sono addormentato ieri notte. Il matrimonio era finito verso le due e poi...», si toccò la fronte, gli venne mal di testa.
Ann sorride, «Akechi dice che hai passato la notte a messaggiare con quella ragazza con la quale hai fatto delle cose che non vorrei sapere al mio matrimonio! Ma che ti prende?! Dopo che Yusuke e Goro si sono fidanzati sembri cambiato, hai comportamenti assurdi. Ti danno fastidio loro? Dici di non essere geloso e di accettarlo, allora non è vero? Dai, sono tua amica, racconta».
Ren sospirò, osservò che effettivamente ciò che stava facendo con Joker era parte di uno sogno, o un incubo, e che si era addormentato sul bancone dove stava la cassa del ristorante Dorobō, rendendosi conto di non aver dormito molto, un pò per Arisa, un pò per Goro, un pò per Joker.
Goro lo squadrò mentre serviva del sushi a dei clienti e ghignò, «Il solito Akechi Goro, non si tiene mai qualcosa per sé... in ogni caso non voglio moglie o una ragazza, o un ragazzo, voglio rimanere con me stesso e basta , Anna. Sono stanco di tenere questa fama che mi prende dalla cima dei capelli fino alla punta dei piedi e mi porta con sé. Hai chiesto io di essere una skin per videogiochi? Ho chiesto io di essere incluso come personaggio? NO! Un errore feci, baciare Yusuke nella macchina quella notte, il resto è venuto da sé», lamentò.
Ann lo stava ascoltando con attenzione, con la mano sinistra sotto il mento, chiusa in un pugno a mostrare l'anello nuziale, lo stesso che indossava Ryuji che tanto era al tavolo a ingozzarsi di sushi. Ren si sorprende quando lo notò, «Sono felice per te e Ryuji, avete la sala benessere, la palestra... ora ti basta solo la carriera da ballerina», disse.
Ann sbuffò, «Ah, ci ho rinunciato. La signorina Shimizu ha dato di matto per il suo perennemente essere una sigle e lasciato la scuola di danza, io potrei continuare anche come autodidatta, ma non vorrei in futuro fare la sua fine, nel senso di perdere il senno», osserva fuori dal raggio del corvino, volgendosi verso la porta del locale.
Un grande ristorante sulle tinte bianche e nere moderno nello stile, ogni parete nera aveva disegni doodle di sushi e dati l'enorme vetrata con porta all'ingresso, la luce rendeva quel negativo luminoso e felice, non come l'umore del suo proprietario, Ren Amamiya.
Ogni tavolo contava le sue quattro sedie di legno con cuscini neri e morbidi e la comodità di poltrone. Il pavimento era bianco e lucido, da riflettere gli splendidi disegni scintillanti e colorati di Yusuke sulle pareti nere.
Appena lo inaugurò, Ren assunse come camerieri i suoi fidati Yusuke e Goro, i soli che seriamente conoscevano un mestiere nel mondo della ristorazione, dopo aver fatto esperienza al bar LeBlanc, che fu venduto e trasformato in un negozio di vestiti.
Gli caddero gli occhiali sul naso, il volto s'oscurò, Ren osservò il suo successo luminoso con occhi tristi e invasi dallo sporco animo contaminato da Joker Ombra. Improvvisamente il suo volto cambiò colore e si colorò dal pallore quando la vide entrare nel locale col portamento di una modella, con alti tacchi neri ed eleganti, una mini-gonna e delle calze nere semi-trasparenti a nascondere la sua femminilità. Sopra un top bianco chiuso solo da un nodo al centro del seno.
Ren la fissò a lungo, non poteva essere lei, Makoto Niijima.
Ella raggiunse il bacone della cassa e Ann si allontanò, raggiungendo Ryuji, riservando un ghigno malizioso verso Ren che scosse la testa, «Wow, sei bellissima. Che ci fai qui?», le chiese.
Makoto, senza nessun esito, lo approcciò e lo baciò sulle labbra teneramente, poi si staccò e ridacchiò, in seguito si sistemò bene i vestiti e poggiò i gomiti sul bancone, «Scusami se sono venuta da te e ti ho baciato in questo modo, ma ora che sei single... ti piacerebbe riprovarci? Mi ricordo che in passato stavamo insieme... ma non funzionò. Forse è l'occasione giusta...», disse.
Ren la fissò rimanendo con la bocca aperta, poi accigliò e notò come Goro la stava fissando anche lui allo stesso modo, perciò, scusandosi con lei lo acchiappò e lo trascinò nel bagno degli uomini, poi lo sbatté al muro, avvicinandosi al suo orecchio.
«Cosa guardi?».
«La mia ex ragazza, Akira», rispose Goro.
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