Cap. 15 - Fox vs Crow 2.
Un'altra notte abbandonò Akechi. Egli, da parte sua, decise di rimuovere Ren dalla testa e puntare invece l'artista. Yusuke, infondo, non era un brutto ragazzo, e la sua pazzia per l'arte lo rendeva più appetitoso agli occhi del detective. Ci pensò a lungo e giunse alla conclusione di stuzzicare anche lui per testare la sopportazione di Ren.
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La mattina successiva, infatti, chi era più nell'intenzione di fare dispetti era proprio Goro, che dopo essersi alzato verso le nove e un quarto, uscì dal retro del bar col sonno sul volto pallido e spento, come se stesse camminando mentre dormiva, barcollando manco fosse sonnambulo.
Yusuke aveva aperto il bar verso le sette della mattina, prima che si svegliasse Ren, cercando di non fissarlo molto mentre dormiva, era troppo bello. L'orologio ticchettò le nove, giusto in tempo quando Goro gli apparve dietro la schiena.
«Buongiorno, Geloso Kita», disse.
«CHI?».
Yusuke ebbe un fremito, non si aspettò di essere chiamato in quel modo, quindi non si voltò.
Goro ridacchiò pesantemente, «Tu, mi hai sentito. Geloso Kita».
«Dillo di nuovo», minacciò l'artista, tenendo il capo basso e chiudendo entrambi i pugni alle mani che avevano sostato vicino ai fianchi.
Goro fece qualche passo avanti, superando il bancone con addosso ancora il pigiama a strisce bianche e nere, si fermò di fronte a lui e gli alzò con uno scatto il mento in su, col dito indice della mano destra, ghignando in sua direzione, «Geloso Kita, lo direi in continuazione».
Yusuke esplose, «TI HO DATO IL PERMESSO, IDIOTA?!», ribellando tutto il bar e i pochi clienti che stavano tranquillamente bevendo e mangiando.
«Ed ecco uno dei Ladri Fantasma come si è ridotto, mi fai ridere», Akechi proseguì.
«Sai cosa davvero ho sbagliato? Ospitarti qui. Tu dovevi andare a vivere per la strada come i mendicanti!», urlò ancora l'artista, arrossendo sul viso dalla rabbia.
«Sicuramente hai capito che in mezzo a noi due c'è un Trickster. Io però non me ne voglio sentire responsabile, ti sia chiaro, Geloso Kita», si strofinò il mento.
Yusuke fece un passo indietro e arrossì sulle guance.
«E allora? A te cosa importa? Si vede che Ren ti vuole», prese posizione, assumendo un ruolo dominante sul detective e intimorendolo. Goro rise, «Continui a parlare di Ren...», e alzò gli occhi al cielo, poi si diresse verso Yusuke e gli posò le mani sui bicipiti.
«Pensa a tutte le emozioni provate in sua compagnia...», sussurrò nell'orecchio.
«Rabbia, confusione, rottura», rispose Yusuke, abbassando il capo, «... credi davvero che ci stia prendendo in giro a tutti?» domandò innocentemente. Akechi ghignò, facendogli vedere con quanto piacere lo stesse raggirando. Lo toccò a mani nude e l'artista tremò.
«Non ti fideresti mai delle mie parole, ma ti assicuro che ha in mente un gioco e ci sta usando come pedine. Non farti trascinare dalle sue bugie, poi decidi tu come comportarti. Io ti sto solo avvisando», Goro rise e si precipitò alla porta della sua stanza mantenendo il ghigno.
«Goro Akechi», lo chiamò Yusuke.
Il detective si girò, «Cos'altro vuoi?».
Yusuke lentamente lo approcciò e lo spinse contro la porta violentemente, un ghigno malizioso sostò sulle sua labbra, portandolo nelle ombre del retro del bar.
«Detective Akechi Goro...».
«Cosa? Che vuoi da me?», sputò con presunzione.
«Fammi vedere la fragilità del vero Goro Akechi. Dici che non ti conosco, allora cosa nascondi? Lacrime, disperazione, solitudine, vendetta, la soddisfazione di vedere i tuoi peggiori nemici morire? I tuoi occhi parlano e ne godono», disse l'artista, mentre giocava la maglia dell'altro, volendola togliere.
Goro gli fermò la mano, «Esatto. Non ero un sadico?», si difese, pronto a crollare velocemente.
«Oh! Lo eri, lo sei e lo sarai fino al giorno della tua morte», minacciò Yusuke.
«Non saprai mai se mento o no. Vuoi vedere il vero me? Bene, allora spogliami della mia presunzione e vedrai solo l'anima di un povero giovane che nel passato ha fatto solo un mucchio di errori, e ora è tornato per cancellare tutto e ricominciare daccapo. Fallo».
Debolmente, Akechi tremava ancora sotto il tocco di Yusuke, non avrebbe mai confessato che in realtà aveva molta paura di lui. Il tremolio non cessò e rimase immobile, permettendo così all'artista di rimuovere la maglia a strisce e godere la vista del suo tonico petto nudo e sudato.
«Non ho intenzioni con te, ma non vedo nulla che mi attiri se non solo i segni di Ren sulla tua pelle. Sono invisibili, eppure io li vedo lo stesso. Ti dico solo una cosa...», prese Akechi per i fianchi e gli si avvicinò bruscamente fino a una minima distanza da bacio, «... tu con me non hai finito, ma ho altro a cui pensare».
Yusuke spinse Akechi contro la porta e dopo, riportandosi il ghigno sulle labbra, tornò al bancone fingendo che non fosse successo nulla, «Vuoi un caffè, Detective Ficcanaso?» ridacchiò.
Goro si girò, schietto, «Scusami?».
«Detective Ficcanaso, o potrei chiamarti Goro RubaRen. Suona meglio», sorrise.
Goro cercò di trattenere l'istinto di uccidere l'altro a mani nude, «Come mi hai chiamato?!».
Yusuke allargò il sorriso, «Goro RubaRen, per ripagare il tuo Geloso Kita. Siamo pari. Ora fai l'uomo e vieniti a bere questo caffè, in silenzio però», lo stuzzicò di nuovo, ridendo. Goro, impaurito, obbedì, dando libero spazio alle sue provocazioni.
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