Il re pirata


Una settimana dopo l'arrivo di Federico e Alessandro a Felceazzurra, Giovanni si trovava ancora in mare, alle prese con un gruppo di corsari che avevano attaccato la nave di Edoardo il Temerario.

Era già la terza volta che accadeva ed il giovane cominciava a non poterne più.

"All'arrembaggio" di qua, "all'arrembaggio" di là, iniziava a essere una vera rottura.

«All'arrembaggio!» gridò il capitano della nave che li aveva attaccati.

Giovanni prese la spada, sconfisse i nemici che gli si paravano davanti e raggiunse l'uomo che li aveva attaccati.

Con sguardo truce, gli disse: «Ora mi sono stufato. Perdonami le espressioni, ma me le perdonerai sicuramente visto che sei un pirata. Vaffanculo, mi avete rotto i coglioni. Quindi, soffocatevi tutti con il rum e affogatevi in un punto qualsiasi del mare: insomma, levatevi dai piedi!».

Detto ciò colpì l'uomo, gli diede una gomitata allo stomaco e lo fece cadere in acqua.

«Cosa non vi è chiaro di ciò che ho detto? Ne volete, forse, anche voi?».

Gli uomini si guardarono l'un l'altro e, considerando la loro critica situazione, batterono in ritirata.

«Complimenti! Nessuno era mai scappato così in fretta. Giovanni, ti nomino ufficialmente co-capitano!» sentenziò allegro Edoardo.

«Ne faccio volentieri a meno. Insomma, quando arriviamo a Pioggialenta?».

«Tranquillo, siamo quasi arrivati».

Era passata un'ora da quando la ciurma del capitano Insegna aveva sconfitto coloro che li avevano attaccati.

Il cielo si era scurito ed aveva cominciato a piovere. Il mare aveva iniziato ad essere agitato ed il vento era aumentato.

«Laggiù c'è un faro! Siamo vicino alla città» gridò il pirata che era sull'albero maestro.

«Perfetto, seguiamo la luce e arriveremo al porto» gridò il capitano per farsi udire da tutti.

In poco tempo, nonostante la fitta pioggia, riuscirono ad attraccare.

Giovanni, Edoardo e altri due uomini della ciurma scesero a terra per andare dal re di Pioggialenta, altri andarono a fare rifornimenti, altri ancora rimasero sulla nave.

«Allora, com'è il re di questo posto?» domandò il giovane.

«Non male. Essendo stato anche lui un pirata, ha sempre avuto un occhio di riguardo per tutti noi. Come vedi, la città è piena di bucanieri».

«Come è diventato re?».

«Lui era figlio del fratello del sovrano di questo regno. Da giovane si rifiutò di entrare nell'esercito regolare e scelse la strada della pirateria. Solcò i mari per molti anni, divenne rispettato e temuto da tutti. Un giorno, però, gli giunse la notizia della morte del padre e decise di tornare a Pioggialenta per porgergli l'estremo saluto. Giunto qui, seppe che il figlio del re era morto durante una battuta di caccia. Essendo il parente più prossimo – rimasto in vita – del sovrano il regno passò a lui. Inizialmente non volle accettare, ma poi si ricordò di un'antica promessa fatta al padre. Pertanto abbandonò la pirateria e divenne re. Devo dire che è stato, anzi che è uno dei migliori sovrani che questo regno abbia mai avuto, secondo il mio modesto parere».

«Già, solo perché aiuta voi pirati».

«Pff, non è solo per questo».

«Siamo arrivati» li interruppe uno dei due uomini della ciurma.

Edoardo il Temerario si avvicinò alle guardie, le salutò e poi passò oltre, facendo cenno agli altri di seguirlo.

«Tutto qua? Non ci chiedono niente?».

«Mi conoscono. Non c'è bisogno».

Il capitano entrò nel palazzo, fece strada lungo un immenso corridoio, girò a destra e aprì una porta con disegnato un teschio. Al di là di essa un uomo robusto con i capelli neri era seduto a tavola con una donna dai capelli corti rossi e un'altra ragazza più giovane con i capelli castani.

«Ehilà, capitano Giacomo! È da un po' che non ci si vede».

«Edoardo! Vecchio marpione, dove sei stato tutto questo tempo?».

«All'avventura!».

«Ma sentitelo, all'avventura! Ma dimmi, hai trovato qualche bel tesoro?».

«Oh dai papà, lascia perdere i tesori» disse la giovane dai capelli castani.

«Si, hai ragione Maria. Niente tesori, niente».

«Edoardo, non ci presenti il tuo nuovo amico?» chiese la donna dai capelli rossi.

«Ma certo Anna. Lui è Giovanni, proviene dalla Terra ed è uno dei quattro ragazzi della profezia».

Piombò il silenzio e tutti gli occhi si puntarono su Giovanni.

«Salve. Non guardatemi così. È imbarazzante».

«Scusaci, ma non vediamo tutti i giorni persone provenienti dalla Terra. Averti qui per noi è un fatto eccezionale» gli spiegò Anna.

«Credo di avere capito perché sei qui, capitano Insegna. E la mia risposta è no. Non combatterò contro Enoren» continuò re Giacomo.

«Sapevo che sarebbe stato difficile convincerti, a dispetto di quello che pensava la regina Clotilde».

«Potevi non venire allora, ti saresti risparmiato la fatica. Ma, conoscendoti, avrai contratto qualche debito con re Filippo e, quindi, eccoti qui».

«Perché pensi che sia sempre in debito con qualcuno?».

«Non è così?».

Edoardo il Temerario sbuffò e Maria cominciò a ridacchiare.

«Perché non ci volete aiutare?» domandò con aria cupa Giovanni.

«Vedi, i pirati del Sud stanno dalla parte del Sovrano delle Tenebre. I commerci con loro sono molto importanti e poi hanno alcune basi qui. In quanto ex bucanieri sia io sia mio marito ci siamo impegnati ad assicurare la libertà a tutti i pirati, indipendentemente dalle loro scelte in materia di alleati» rispose la regina Anna.

«In parole povere, se ci schieriamo contro Enoren, dovremmo schierarci anche contro i pirati del Sud» concluse re Giacomo.

Giovanni pensò che, per quanto avessero tentato, i sovrani non avrebbero cambiato opinione. Poi ebbe un'idea. Guardò Edoardo che era giunto alla sua stessa conclusione.

«Peccato. Vi perderete una grande avventura e grandi tesori. Ma che dico grandi! Grandissimi, immensi!».

«Che stai farneticando, capitano Insegna?» domandò incuriosito il re.

«Non lo sai? Nella Rocca dei Re sono custodite immense ricchezze: oro, perle, gemme, pietre preziose. Chi più ne ha, più ne metta».

«Posso confermarlo. Re Filippo ha detto che chi parteciperà alla guerra contro il Sovrano delle Tenebre potrà prendere una parte del tesoro».

«Davvero ha detto così?» si illuminarono gli occhi, non solo di Giacomo, ma anche di Anna.

«Certo!».

«Ma non lo capite che stanno cercando di imbrogliarvi?» si intromise Maria.

Il giovane ed il capitano le lanciarono uno sguardo di fuoco e si affrettarono a confermare la veridicità delle loro parole.

«Mi fido di te, Edoardo il Temerario. Hai compiuto azioni notevoli da pirata, ti sei distinto tra molti. E tu sei uno dei ragazzi della profezia che dovrebbe portare pace e serenità nel nostro mondo. Per cui... E sia! Appoggerò re Filippo contro Enoren. Ma sia chiaro, voglio la ricompensa che mi avete promesso».

«Ovviamente, non te ne pentirai».

Presa questa decisione, il re invitò i suoi ospiti ad unirsi a loro per la cena.

La missione era compiuta. Restava solo da informare Filippo il Saggio del successo ottenuto e poi tutto sarebbe stato pronto per la guerra.


*


Il palazzo di Lumbar si ergeva in tutta la sua maestosità in una nera landa desolata, in cui spuntavano scuri arbusti e, tutto intorno al palazzo, rovi che rendevano difficoltoso l'accesso.

Nuvole nere si addensavano lungo tutto il territorio. Da ogni dove si udivano ululati e oscuri lamenti.

Risate malvagie provenivano dagli antri, un bagliore rosso dalle nere montagne.

Il Sovrano delle Tenebre passeggiava lungo il corridoio del suo palazzo, seguito dai Darkoth, Brandir e Bossolo.

Quando questi ultimi erano tornati e avevano riferito ciò che era accaduto, avevano dovuto affrontare l'ira del loro signore.

I quattro giovani erano ancora nella Terra dell'Infinito e, cosa ancora peggiore, erano in possesso dell'arma che avrebbe potuto sconfiggerlo.

Lui, però, non sarebbe caduto tanto facilmente. Il suo piano originario era, in parte, fallito, ma non tutto era perduto.

Il terrore era stato diffuso, il suo nome ricordato con timore.

L'esercito era pronto: presto avrebbe sferrato il suo attacco e si sarebbe vendicato.

Poi avrebbe recuperato il pugnale e, dopo essersi ricongiunto con la sua parte ivi racchiusa, l'avrebbe distrutto.

«Brandir, Bossolo! Sapete quel che dovete fare: uccidere i traditori. Niente errori questa volta».

«Non ti deluderemo» disse l'elfo, inchinandosi.

«La mia ascia è ansiosa di bagnarsi col loro sangue» continuò il nano.

«Molto bene. La fine è vicina. Il mio regno inizierà presto».


Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top