Parte senza titolo 51

Andai in camera mia pronta per andare a letto e dormire qualche ora, ma il sonno non voleva arrivare e avevo bisogno di parlare con qualcuno. Non facevo altro che pensare a quello che era successo negli ultimi giorni e mi sentivo sempre peggio.

Aprii lentamente la porta della camera delle mie cugine, ma non c'era nessuno. I loro letti erano vuoti, nonostante fossero le due passate di notte. Sarebbe stato troppo bello se fossero state già a casa, se avessi potuto parlare con loro.

- Hai bisogno? -

Mi voltai di scatto trovando mia zia in pigiama mentre reprimeva uno sbadiglio. Lanciai un'occhiata alle sue spalle e notai che nemmeno lo zio era ancora rientrato. Forse era troppo presto eppure da quando era iniziata l'Alleanza non stavamo mai in giro oltre le tre.

Scossi la testa e sorrisi. - Volevo solo sapere se fossero rientrate. -

- Con me puoi parlare. - disse dolcemente. - Di quello che vuoi, puoi anche parlare e io starò in silenzio. -

Aprii la bocca, ma non riuscii a dire nulla. Non potevo raccontarle di Edgar, non ero certa di quanto sapesse di noi due e che idea si fosse fatta. Non volevo parlare delle mie amiche, nonostante sapesse bene come stessero le cose. Non volevo parlarle di quanto mi sentivo al sicuro con un demone, di quanto mi mancasse Kurt e che ogni dannata notte sognavo gli artigli di Bulgrad.

- TI va qualcosa di caldo? -

Annuii e andammo in cucina.

Mi sedetti al tavolo mentre mia zia metteva un pentolino d'acqua a bollire sul fuoco e preparava in tavola due tazze con due bustine. Aveva scelto per me la camomilla al miele, forse aveva capito quanto fossi agitata.

Aspettammo in silenzio mentre le bustine di camomilla e tè facevano il loro dovere. Un dolce profumo si espanse nell'aria mentre il ticchettio dell'orologio riempiva il silenzio.

Lanciai un'occhiata a mia zia, seduta davanti a me tranquillamente. I suoi occhi marroni e assonnati che lentamente si svegliavano e i capelli lisci intorno al volto. Le dita affusolate accarezzavano la tazza ritmicamente fino a quando non fu il momento di togliere la bustina.

- Sicura di non volerne parlare? -

Mi morsicai il labbro stanca e frustrata. - Non saprei nemmeno da dove iniziare. -

- Cosa ti preoccupa di più? -

La fissai negli occhi senza sapere cosa rispondere. Cosa mi preoccupava prima di tutto? Nessuno dei miei pensieri aveva una precedenza, si accavallavano uno sull'altro e ogni volta che ne mettevo uno in un angolo, il successivo era pronto a tormentarmi.

Sapevo di potermi fidare di lei, ma sicuramente non le avrei raccontato di Edgar. Infondo lui era un Consigliere e quella questione avrei dovuto risolverla da sola. Evitarlo non sembrava essere così difficile e mi sembrava anche la scelta migliore. Non volevo farla preoccupare raccontandole dei miei incubi, lei non era stata in quella caverna e speravo che almeno una persona della famiglia non dovesse pensarci.

Sentii le lacrime affiorare. Abbassai il volto e cercai di controllarmi, ma non ci stavo riuscendo.

- Sono le mie amiche. - mormorai. - Come possono essere coinvolte con i demoni? -

Appoggiò una mano sulla mia, ma non ebbi il coraggio di guardarla. - Riusciremo a capire cosa non vada, il perché di questi attacchi. Sono sicura che nessuna di loro lo stia facendo coscientemente. -

- Due volte non è un caso. -

- Capiremo chi di loro è coinvolto. -

La guardai dritta negli occhi. - Se fossero Claudia, o Marina? Sono con me da più di cinque anni, ne abbiamo passate tante insieme e... -

La voce si incrinò e non riuscii a continuare. Mi asciugai furiosamente gli occhi con i palmi delle mani. Non potevano essere loro, erano le ultime persone che avrebbero potuto essere coinvolte con dei demoni. Erano ragazze umane, non credevano a cose come... mi rifiutavo di credere che una di loro poteva avermi avvelenato.

Riuscii a calmarmi, almeno ad evitare di continuare a piangere. Mia zia rimase ferma, anche se aveva lasciato la mano allungata sul tavolo. Sapevo che voleva abbracciarmi, ma si era trattenuta e aveva rispettato il mio spazio. Assurdo sapere che non erano le sue braccia che volevo intorno a me, che non volevo che fosse lei a consolarmi. Era già un problema di suo, non dovevo aggiungerci anche la tremenda mancanza che avevo di lui.

- Non è solo questo, vero? - disse dolcemente.

Scossi la testa morsicandomi il labbro. - Mi manca Kurt. -

- Il Corvo... -

- Sì. - dissi prima che potesse finire. - Lui avrebbe apprezzato l'Alleanza. -

Sospirò rigirando la tazza fra le mani. - Hai parlato con Edgar? -

Le lacrime si interruppero all'istante. - Edgar? Perché? -

- Prima lavoravate insieme, era con te tutte le volte che sei stata avvelenata e fa parte dei Consiglieri. Mi sembrava che andavate d'accordo, mi sono sbagliata? -

Era stato con me tutte le volte che ero stata avvelenata, tranne l'ultima, e non si sbagliava. Credevo anch'io che il nostro rapporto non potesse far altro che migliorare, ma mi ero illusa.

- Abbiamo entrambi molti impegni. - dissi stringendomi nelle spalle. - Non abbiamo molto tempo per sentirci. -

- Ti potrebbe far bene parlare con lui. - disse tranquillamente, ma la sua espressione cambiò immediatamente, probabilmente per la mia. - A meno che, fra voi non sia successo qualcosa. -

- Non è successo nulla. -

- Nene, capisco se non vuoi parlarne con me. -

Aprii la bocca, ma la richiusi senza sapere cosa dire. Cosa potevo dirle di Edgar? Non sapevo nemmeno cosa pensare, era tutto confuso e... non volevo nemmeno pensare a lui. Avevo altri problemi più grandi e poi, se a lui non importava nulla, perché dovevo preoccuparmi? A lei non avrei mai raccontato di Edgar, non l'avrei mai fatto con nessuno.

- Zia, non è successo nulla, non preoccuparti. Sono solo in pensiero per le mie compagne, tutto qui e Edgar ha già troppo a cui pensare. -

- Dovresti chiamarlo. -

Era così convinta, che mi spiaceva deluderla. - Magari domani, ora vado a letto. -

Sorrise e poi prese le tazze mettendole nel lavandino.

Andai in camera e chiusi la porta alle mie spalle. Mi sdraiai sul letto e rimasi a guardare il soffitto per chissà quanto tempo mentre la mia mente vorticava fra tutti quei pensieri.

Non potevo raccontare a mia zia di me ed Edgar, era fuori discussione. Non lo avrei chiamato per nulla al mondo, avevo smesso di stargli dietro e aspettare anche un solo suo cenno. Più tempo passavamo lontani e meglio era, avevamo entrambi altro a cui pensare e di cui occuparci. Dovevo trovare prima di tutto un modo per dormire decentemente e senza la paura di chiudere gli occhi.

Dovevo concentrarmi solo su una cosa, che faceva male. Una delle mie amiche mi voleva morta. Una di loro aveva a che fare con i demoni, ma chi?

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Per il prossimo capitolo dovreste aspettare fino a venerdì prossimo! Spero che vi sia piaciuto e continuate a seguire la storia!! :)

Baci G. ^^

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