Capitolo 61
- Ci vediamo questa sera? -
Marina e Claudia mi guardarono sorprese, come se ancora non credessero alle mie parole. Mi sembrava una buona idea passare la serata con loro, con le mie amiche. Sapevo che era strano proporre una cosa del genere, ma i miei zii non c'erano e non mi andava di restare da sola. Monica e Serena avevano i loro piani e non volevo che si preoccupassero per me, anche se invitare il mio assassino in caso non era il massimo. Ci sarebbe stato David a vegliare su di me, sarei stata al sicuro e Claudia non mi avrebbe fatto fuori con Marina lì con noi.
- Forza ragazze! Per una volta che ho casa libera, dovreste approfittarne. -
- Io non posso proprio. - disse Marina sospirando. - Cena in famiglia e non so a che ora finisce, ma se volete vi raggiungo. -
- Io ci sono. - disse Claudia sorridendo. - Raggiungici quando hai finito. -
- Sarà una bella serata. -
Mi voltai verso l'ingresso e mi bloccai. Non doveva esserci Edgar a prendermi, aveva ben altro da fare e non pensavo di vederlo tanto presto. Cos'era passato di mente a Monica e Serena? Loro sapevano del rapporto tra me e lui, sapevano che non volevo vederlo e che mi stavo ancora leccando le ferite.
- Avete fatto pace? - chiese Marina.
In un certo senso anche lei e Claudia sapevano che non parlavo più a Edgar, che fra noi era tutto finito. Non avevo raccontato ovviamente le vere ragioni, non potevo raccontare dei demoni e del matrimonio.
Scossi la testa. - Pensavo di non vederlo più. -
- Forse vuole rimediare. -
- Difficile che possa. -
- Ci vediamo questa sera? - chiese Claudia facendomi ricordare cosa avevo appena combinato.
Avevo invitato il mio assassino a casa e saremmo state da sole per qualche ora, se non per tutta la notte. Aveva il tempo di uccidermi, di farmela pagare per aver staccato la testa a suo padre. Aveva tutto il tempo che voleva e David poteva intervenire fino ad un certo punto. Claudia era la figlia di Bulgrad, non un demone qualsiasi. Avrei dovuto escogitare meglio il mio piano.
- Per le otto. - mi costrinsi a rispondere.
Sorpassai il cancello e attraversai la strada mentre Edgar rimaneva appoggiato all'auto con le braccia incrociate. Indossava i soliti jeans scuri con una camicia slacciata e le maniche tirate fino ai gomiti e sotto una maglietta blu. Sembrava a suo agio, nonostante quasi tutte le ragazze si voltavano a guardarlo, ma probabilmente era abituato a tutte quelle attenzioni.
- Cosa ci fai qui? - chiesi sospirando.
- Credevo ti servisse un passaggio. -
- Ci sono le mie cugine. -
- Ho già parlato con loro. -
Lo guardai stupita. - Ti hanno permesso di venire? -
- Ho dovuto insistere parecchio. - rispose accennando un sorriso per poi farsi serio. - Passi ancora il tempo con lei? -
Mi strinsi nelle spalle. - É sempre una mia amica. -
- Ti vuole uccidere, dovresti starle lontano. -
Era da lui che dovevo stare lontano, non da Claudia. Dei due mi aveva fatto decisamente più male Edgar, e non aveva cercato di farmi fuori, non aveva provato del veleno di demone su di me. Era seccante che mi desse dei consigli, che fosse lui a stabilire con chi avrei dovuto passare il mio tempo.
- Troppo tardi, questa sera verrà a casa mia e saremo solo noi due. -
- A casa tua? - chiese prendendomi per le spalle. - Sei impazzita? Non puoi aver invitato a casa il tuo assassino! -
Alzai gli occhi al cielo. - L'ho fatto e non deve interessarti. -
- Certo che mi interessa! -
- Perché? Hai Claire, hai di nuovo un rapporto con tuo padre e non ti importa più nulla di me. -
Mi fissò per qualche istante. - Mi importa di te Ginevra, voglio che tu sia al sicuro. -
Scossi la testa. - Non dire queste cose se nemmeno le pensi. -
Sbuffò alzando gli occhi al cielo, per poi prendermi il volto fra le mani e baciarmi.
Avrei voluto respingerlo, chiedergli che cavolo gli passasse per la testa e andarmene infuriata.
Non feci nulla di ciò che sarebbe stato giusto fare, ricambiai il bacio e mi strinsi a lui. Poteva essere l'ultima volta che lo baciavo e volevo godermelo. Era maledettamente bello, impossibile che riuscissi a tirarmi indietro, ancor di più che me ne andassi.
La sua lingua si muoveva esperta e ci mancò poco che non emettessi dei gemiti solo per quel bacio. Mi mandava in confusione e le sue mani, una dietro il collo e l'altra alla base della schiena, che mi spingevano contro di lui non aiutavano. Fui costretta a reggermi alle sue spalle, ma mi sentivo così bene che avrei potuto stare tutto il giorno in quella posizione.
Appoggiò la fronte alla mia tenendo gli occhi chiusi, ma sorridendo. Volevo ancora baciarlo, ma forse era meglio non dare spettacolo davanti a scuola.
Strinsi la sua camicia e mi chiesi per quanto tempo avremmo potuto stare così vicini. Era bello stargli accanto, baciarlo. Mi era mancato incredibilmente e non avevo capito quanto fino a quel momento.
Se solo non avesse dovuto sposarsi, avrei fatto di tutto per riaverlo al mio fianco. Forse potevo ancora farlo, infondo mi aveva baciato, era una prova che non volesse sposarsi. Dovevo parlargli, dovevo fare di tutto per riaverlo con me.
Si allontanò guardandomi negli occhi. - Non puoi stare da sola con Claudia. -
- Non posso tirarmi indietro. -
- Chiama le tue cugine, dobbiamo escogitare un piano. -
- Un piano? -
- Questa sera scopriremo se Claudia è l'erede e se bisogna ucciderla per forza. -
- Edgar... -
Mi strinse forte in un abbraccio. - Ginevra, non ho intenzione di perderti. -
Il mio cuore era ufficialmente volato via dal mio petto. Gli ultimi brandelli rimasti era spariti e finiti nelle sue mani con tutto il resto.
Sapevo quanto fosse stupido, ma non riuscivo a controllare le mie emozioni davanti a lui.
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