Capitolo 6
Quella mattina mi portò a scuola mio zio. Era capitato poche volte, ma mi faceva piacere passare un po' di tempo con lui, anche se erano solo pochi minuti.
Era più silenzioso del solito, ma non indagai perché avevo già altri pensieri per la testa. Dovevo chiedere un giorno libero, una sera, ma non l'avevo ancora fatto e non sapevo nemmeno se farlo. Avrei anche voluto chiedere qualcosa sui demoni, ma non mi andava di discutere di prima mattina.
Le cose stavano andando meglio tra me ed Edgar, nel tragitto in auto riuscivamo perfino a chiacchierare. Avevamo una certa sintonia nel combattimento, non ci intralciavamo e ci buttavano nello stesso momento. Si fidava delle mie sensazioni, non mi chiedeva più se ero sicura di aver sentito la presenza di demoni, ma mi seguiva e basta. Stavamo facendo un buon lavoro, stavo migliorando e a quanto pareva lui aveva raccolto diverse informazioni, che ovviamente io non potevo sapere.
Salutai mio zio e scesi dall'auto. Non glielo avrei chiesto, avrei svolto il mio compito.
Andai davanti al cancello e mi sedetti a terra, quando vidi Claudia venire verso di me cambiai idea. Era da tanto che non passavo una serata fuori con le amiche, anche se in quel caso di amiche ci sarebbero state solo Marina e Claudia. Avrei dovuto parlare con mio zio.
- Ciao Ginny. - disse sorridendomi.
- Ciao Didi. -
Si sedette al mio fianco - Stasera ci sei? -
- Te lo dico più tardi. -
Sospirò - Fa niente, so già la risposta. -
- Didi, lo sai. -
- No. - disse voltandosi verso di me - Ginny, io non so perché da due anni te ne stai a casa ogni maledetta sera. I tuoi zii potranno essere anche severi, ma sei grande abbastanza da decidere per te stessa. Ti ritroverai da sola se continui così. - sospirò scuotendo la testa. - All'inizio non ti ho mai detto nulla, mi sembrava più che ragionevole che non volessi nessuno intorno. Con il passare delle settimane ti sei chiusa in te stessa, non sei più la Ginny che conoscevo. -
La guardai senza riuscire a dire una parola.
Non mi aveva mai detto niente, pensavo che capisse, che almeno lei mi sarebbe rimasta sempre vicino e invece ora mi rendevo conto di quanto ci eravamo allontanate. Quanto mi ero allontanata da tutte le mie amiche, di come la mia vita sociale era caduta in picchiata. Dopo la morte dei miei genitori la mia vita era cambiata, ma avrei dovuto mantenere un pezzo della Ginevra di prima. Anche le mie cugine avevano delle amiche con cui uscire, avevano due sere alla settimana libere, mentre io mi ero chiusa in me stessa.
Avevo allontanato molte persone, molte cose. Spesso quando le mie amiche parlavano di film appena usciti che avevano visto insieme al cinema, o ai concerti che erano andati, io mi ritrovavo ad ascoltare senza poter dire nulla. Andavano in giro per negozi, andavano fuori a cena e in vacanza insieme. Io ero diventata un'estranea a tutto quello.
Quella sera dovevo andare con loro, non potevo perdere completamente il contato con la realtà.
- Ciao ragazze! - disse Marina alle nostre spalle. Il suo sorriso sparì appena ci voltammo - Tutto bene? -
- Sì. - rispose Claudia sorridendo.
Si alzò e si mise a parlare con Marina. Per lei il discorso era chiuso, quella sera non si sarebbe aspettata di vedermi. Non volevo perderla, quella sera ci sarei stata e non mi importava di nulla.
- A che ora questa sera? - chiesi interrompendole.
Marina mi guardò sorpresa - Ci sei? -
- Cercherò di esserci. -
- Alle dieci, al Palms. - rispose Claudia neutra.
Quella giornata sarebbe stata pesante, non si sarebbe comportata come al solito e se anche quella sera non uscivo con loro, le cose sarebbero cambiate parecchio.
Sarei rimasta da sola.
E avevo paura.
******
Al pomeriggio avevo dormito, perciò ero arrivata all'ultimo a chiedere di uscire. Avrei dovuto farlo molto tempo prima.
Erano le otto passate e avevamo appena finito di mangiare. Monica e Serena erano andate a prepararsi per uscire, entrambe avevano un impegno ed erano state più intelligenti di me a chiederlo prima. Speravo che i miei zii mi permettessero comunque di uscire.
Quella giornata era stata davvero dura, ero esausta. Claudia mi aveva parlato a malapena e Marina non era stata da meno. Avrei perso anche le ultime amiche che mi erano rimaste e non volevo.
- Potrei uscire questa sera? - chiesi tormentandomi le mani.
Mia zia smise di lavare i piatti e si voltò verso di me sorpresa. Lo zio fece lo stesso, la televisione perse ogni suo interesse e le notizie riempirono l'aria immobile della cucina. Avevo lasciato entrambi a bocca aperta, non credevo di poterlo fare.
- Vuoi uscire, Nene? - ripeté mio zio come per assicurarsi di aver sentito bene.
- Sì, questa sera. - risposi - Va bene anche solo qualche ora. -
Qualcuno alle mie spalle si schiarì la voce.
Ci voltammo tutti e mi ritrovai a guardare le mie cugine con Edgar e suo nonno alle spalle. Era la prima volta che saliva in casa per venirmi a prendere, ma io ero troppo occupata a parlare con i miei zii per accorgermene. Ero stata troppo occupata a preoccuparmi per rendermi conto del suono del campanello. Anche le mie cugine erano scioccate, perciò avevano sentito la conversazione e il ragazzo mi guardava con un sopracciglio alzato. L'unico a sorridere gentilmente era Paolo.
A quel punto non dovevo nemmeno parlare con Edgar, ma non sapevo se ne fosse contento o meno. Mi avrebbe preso per una superficiale, ci avrei scommesso la faccia, ma non mi importava. Dovevo salvare il mio rapporto con Claudia e Marina.
Più che altro, cosa ci faceva a casa mia a quell'ora e con suo nonno?
- Papà. - disse Monica - Vogliono parlare con te. -
- Certo. -
Si alzò e se ne andò in salotto con Edgar e suo nonno. Inutile chiedere di cosa si trattasse.
Mi voltai verso mia zia che si stava togliendo i guanti da cucina. Quegli orribili guanti di gomma gialli che contrastavano completamente con la sua figura. Era una donna bella e sembrava più giovane dei suoi quarantasette anni. Aveva un'eleganza innata che le invidiavo da morire e delle dita affusolate con le unghie dipinte sempre di colori neutri.
- Posso uscire questa sera? - le chiesi.
- Fammi chiedere a tuo zio. - rispose e anche lei sparì in salotto.
- Dove dovresti andare? - chiese Serena sorridendo e appoggiandosi al tavolo.
Era preparata a metà. Indossava già abito nero e calze chiare, ma aveva ancora le ciabatte e non si era truccata e nemmeno pettinata. La sorella era allo stesso punto, ma sembravano contente di aver visto Edgar, i loro volti si erano coloriti per bene.
- Al Palms alle dieci. Ci sono le miei compagne di classe. -
- Perché non l'hai detto prima? -
- Sai che serve qualche giorno d'anticipo Nene. Non siamo molti e non è un periodo semplice. -
- Lo so. - mormorai.
Perché non l'avevo detto prima? Non sapevo nemmeno io cosa rispondere e ora la voglia di uscire mi era passata completamente. La giornata era andata male e non sarebbe migliorata. Il giorno dopo non avrei trovato Claudia sorridente al cancello e Marina non mi avrebbe aiutato a coprire le mie occhiaie.
Andai in camera mia e chiusi la porta.
Sapevo già la risposta dei miei zii ed ero pronta per uscire a svolgere il mio compito.
Qualcuno bussò alla porta e poi la testa di mia zia fece capolino in camera. Il suo volto era estremamente serio, perciò la risposta era ovvia. Le giornate scolastiche sarebbero diventate dure da sopportare senza Claudia e Marina.
- So che avrei dovuto dirlo prima. - dissi sedendomi sul letto.
- Puoi uscire. - disse accennando un sorriso stanco. - Edgar verrà con te e poi andrete a fare la ronda. -
La guardai scioccata per poi non riuscire a trattenere un sorriso - Grazie. -
- Non hai mai chiesto di uscire. Hai detto solo qualche ora e te lo meriti. -
- La prossima volta lo dirò prima. -
Sorrise - Edgar ti aspetta di là. -
Uscì dalla camera e iniziai a prepararmi. Era da tanto che non indossavo un abito per uscire, che non mi truccavo e lasciavo i capelli sciolti e pettinati. Sembrava quasi come tornare indietro e fu bello. Mi sembrò quasi di essere una normale ragazza, ma l'illusione durò poco appena presi la borsa.
Avrei dovuto uccidere dei demoni, perciò dovevo portare tutti gli accessori. Infilai la Frusta nella borsa, era l'unica arma da cui non mi sarei mai separata, ero stata quasi intenzionata a portarmela a scuola, ma se qualcuno l'avesse vista sarebbe stato difficile da spiegare. Presi un sacchetto e infilai le solite armi base e anche qualche antidoto. L'avrei lasciato nell'auto di Edgar e mi sarei preparata prima di scendere.
Pensando a lui mi bloccai.
Sarei andata in un locale e riuscivo a immaginarmi tutta la sua disapprovazione. Non avevo avvisato prima nessuno e non gli avevo detto nulla. Era stato lui a schiarirsi la voce in cucina e non sembrava per nulla contento della mia richiesta. Ci mancava solo lui.
La sua espressione contrariata era ben chiara nella mia testa.
Mi sedetti sul letto sospirando. Non vedevo l'ora che quella giornata finisse.
All'improvviso entrarono le mie cugine senza nemmeno bussare. Chiusero la porta alle loro spalle ed entrambe incrociarono le braccia al petto.
Spesso mi sembravano gemelle. Avevano solo un anno di differenza e si somigliavano parecchio. Avevano lo stesso viso squadrato, la stessa bocca piccola e un grazioso naso alla francese. L'unica cosa differente era la forma degli occhi che Monica aveva più allungati, mentre Serena piccoli. Anche il taglio dei capelli era diverso e il colore, solo perché Serena se li tingeva di nero.
- Avete bisogno di qualcosa? -
- Volevamo vedere come ti eri vestita. - disse Monica, per poi girarsi verso la sorella - Direi che va bene. -
- Non male. -
Sospirai sorridendo - So vestirmi da sola. -
- Siccome è da tanto che non esci, volevamo darti una mano. -
- Però non ce n'è bisogno. - disse Serena sorridendo.
- Hai qualche possibilità di trovare un bel ragazzo. - disse Monica e poi sorrise maliziosamente - A meno che, quel ragazzo non ci sia già. -
Serena sbuffò - Edgar è fuori discussione. - si voltò verso di me guardandomi negli occhi come se stesse per darmi un gran consiglio - Trovati un altro ragazzo, è meglio. -
- Edgar è bello. Io voto per lui. - continuò Monica.
- Chiunque voterebbe per lui, ma non vuole alcuna storia seria e la nostra Nene è una brava ragazza. -
- Tu che ne pensi Nene? Io passerei il tempo a fissarlo, non vedrei certo i demoni. -
- Non sto cercando un ragazzo. - risposi divertita dai loro discorsi. - Ora fuori, devo finire di vestirmi. -
Sorrisero e se ne andarono senza aggiungere altro. Qualche minuto e sarebbero uscite. Erano già le nove passate e io ero in ritardo.
Facevo fatica già a tenermi stretta due amiche, avere un ragazzo sarebbe stata solo una perdita di tempo e non sarebbe durato nemmeno una settimana. Perché avevano pensato ad Edgar? Eravamo partner e poi lui non mi sopportava nemmeno, sarebbe stata dura anche solo pensare di piacergli.
Eppure mi ritrovai davanti allo specchio chiedendomi cosa avrebbe pensato Edgar vedendomi in quel modo.
Avevo messo fard, mascara e eyeliner nero e un bel rossetto color carne. Avevo pettinato i capelli facendoli cadere sulla schiena in morbide onde. L'abito non era dei più comodi per una ronda, ma era il migliore che avessi per usarlo in entrambe le occasioni. Era di pizzo, con scollo quadrato e mi fasciava il busto per aprirsi in una gonna fino a metà coscia. Il tessuto sotto aveva uno scollo a cuore profondo, ma il pizzo fatto come fiocchi di neve nascondeva bene e aveva le maniche fino ai polsi in modo che nemmeno i graffi si vedessero. Gli stivali avevano solo dieci centimetri di tacco ed erano abbastanza alti da poterci poi nasconderci un coltello.
Gli sarei piaciuta?
Scossi la testa e cercai di tornare alla realtà. Le mie cugine mi avevano messo in testa strane idee. Non dovevo ascoltarle mai, mi complicavano solo la vita.
Presiborsa e sacchetto e uscii dalla camera.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top