Capitolo 28

Avevo detto che volevo uscire, ma speravo che il mio partner fosse qualcun'altro e non Edgar. Non aveva detto assolutamente nulla, ma mi era stato più vicino del solito. Forse credeva che non sarei riuscita a reggermi a lungo sulle mie gambe, ma io stavo davvero bene. Il liquido verde mi aveva guarito completamente ed ero più in forma di lui.

Ero contenta che non mi avessero vietato di uscire, anche se non tutti ne erano stati contenti, ma non potevano farne a meno. Sapevo che non mi avrebbero mandato in alcuna grotta, ma mi bastava anche solo girarci intorno.

Sentii li brivido al collo e aumentai il passo. Edgar mi seguì immediatamente e quando prese in mano il suo coltello, capii che anche lui aveva percepito la presenza dei mostri.

Ci fermammo entrambi di colpo guardando una dozzina Deathcat davanti a noi. Gli occhi gialli brillavano nella notte e le loro bocche si erano aperte in ghigni sinistri appena ci avevano visti. Ghigni estremamente ampi, non mi ero mai accorta di quanto fossero larghe le loro bocche. Non erano distratti, ma erano voltati verso di noi. Ci stavano aspettando. Oramai non doveva più essere un segreto che dei Knights si stavano aggirando fra quelle montagne.

Presi la frusta senza nemmeno tentare con altre armi e vidi Edgar fare lo stesso. Spostò il coltello nella mano sinistra e alzò la destra pronto a scagliare il fuoco.

- Pronta? -

- Quando vuoi. - risposi sorridendo. Forse era tornato ad essere quello di sempre.

Senza emettere alcun rumore, quei mostri balzarono contro di noi prendendoci alla sprovvista. Erano più svegli del dovuto e non avevano atteso a lungo ad attaccarci, solitamente ci studiavano per capire la nostra forza.

Non riuscii ad alzare la frusta che fui scagliata a terra pestando la testa. Degli artigli mi si conficcarono nel braccio, ma scalciai via i due demoni. Mi alzai in piedi caricando l'arma e ne colpii tre contemporaneamente, ma altri due erano già pronti a fermarmi.

Mi vennero addosso, ma furono eliminati. Delle grosse ali nere piombarono sopra di me e io rimasi immobile.

Quel Corvo mi aveva appena salvato la vita tagliando la testa ai due demoni e ne fece fuori un terzo con la sua coda. Avevo visto solo una volta la potenza di quella coda e non avrei mai potuto sbagliarmi su quelle ali, le spalle e quei capelli corti e neri.

Era già accaduta quella situazione.

Con la coda dell'occhio vidi Edgar mettersi in piedi e alzare un braccio nella mia direzione.

Mi alzai di scatto e mi misi davanti al Corvo. Sarebbe stato difficile spiegarglielo, fargli mantenere il segreto come aveva fatto Francesco e far in modo che non uccidesse quel demone. Quando gli avevo detto che stavo per lasciare libero un demone, anche se poi ci aveva pensato mio zio ad ucciderlo, avevo visto tutta la disapprovazione negli occhi.

- Che diavolo fai? - esclamò avvicinandosi.

- Non farlo Edgar, lui è dalla nostra parte. -

- Ginevra è un demone! -

- Ti prego. - lo supplicai.

Si fermò di colpo guardandomi dritto negli occhi. Era furioso e non potevo certo dargli torto.

Mi voltai verso il corvo e gli sorrisi. - É da tanto che non ci si vede. -

Il suo volto tornò normale, ma le ali e la coda rimasero. Non si fidava di Edgar e aveva ragione, ma speravo che quei due non si ammazzassero a vicenda.

Era come me lo ricordavo, sembrava non essere cambiato di una virgola.

- Ancora una volta mi hai salvato. - disse con voce profonda.

- Siamo pari, ma sei stato tu a salvarmi per primo. -

Mi sorrise - Lo faccio volentieri. Possiamo parlare? -

- Ginevra. - disse Edgar a denti stretti - Che diavolo fai? -

Non ci badai e continuai a guardare il Corvo - Cosa mi devi dire? -

- Una cosa su Bulgrad. - disse con calma, per poi alzare lo sguardo e guardare freddamente Edgar - Ma non vorrei essere minacciato. -

- Sei un demone. - rispose accigliato.

- Vi ho appena salvato la vita. -

- Non posso abbassare la guardia. Ginevra... -

- Ho delle informazioni su Bulgrad che vi possono tornare utili. -

- Ginevra, allontanati. -

Non aveva mai usato così tante volte il mio nome. Doveva essere davvero arrabbiato, ma quando mi voltai non sembrava solo furioso con me perché stavo proteggendo un demone. Sembrava quasi preoccupato, forse era solo teso per la situazione. Infondo stavamo conversando con un demone che poteva farci fuori.

- Solo se non lo attacchi. -

Sospiròlasciando cadere le armi. Gli tenni d'occhio il braccio e mi avvicinai a lui.Speravo che non facesse nulla. Per sicurezza gli presi la mano in modo che nonpotesse alzarla con tanta facilità.

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