Capitolo 2

Quando tornai a casa non trovai nessuno. Probabilmente mia zia era andata a fare la spesa, o da qualche altra parte.

Andai in camera mia e dopo aver messo delle lenzuola pulite mi sdraiai sul letto sfinita.

Le prime volte che avevo dormito in quella camera non mi ero sentita a casa, nonostante alcuni mobili fossero miei e gli oggetti. L'avevo arredata in modo simile alla mia stanza precedente e gli zii erano stati molto gentili. Ci erano volute alcune settimane prima che considerassi anche mia quella casa, ma ora stavo bene.

La fotografia dei miei genitori era sul comodino, sempre vicino a me in modo che potessi vederli sorridere ogni volta che mi svegliavo e quando andavo a dormire. Tutte le loro foto erano in una scatola sotto il letto, non mi andava di tenerle in bella mostra, mi bastava quella accanto a me.

I miei zii mi avevano adottato due anni prima, dopo che i miei genitori erano morti in un incidente automobilistico. Era stata davvero dura, ma loro e le mie cugine mi erano stati vicino. Mio zio ero certa che capisse meglio di tutti il mio dolore, infondo aveva perso una sorella.

Vivevo con loro oramai da due anni e la mia vita era stata completamente stravolta. Non era solo per la morte di mamma e papà, ma anche per ciò che mi avevano tenuto nascosto tutti quegli anni. Avrei tanto voluto sapere perché non me ne avessero parlato prima, ma non potevo più chiederlo e mio zio non sapeva la risposta. Forse volevano solo una vita normale per me, e non avrei mai smesso di ringraziarli perché mi avevano fatto avere una bella adolescenza, ma era il momento di prendere in mano la situazione.

Facevo parte dei Knights, come la mia famiglia da molte generazioni. I Knights erano un'Associazione formata da famiglie che combattevano i demoni. Sorprendentemente non era stato difficile crederci, avevo sempre pensato che gli umani non fossero gli unici sulla Terra. Ero una novellina in quel compito, ma me la cavavo abbastanza bene da poter andare anche in giro da sola. Solitamente i primi anni si era accompagnati da un famigliare, ma a me non era servito. Ero sicura che centrasse anche il fatto che in quel modo potevo scaricare tutta la mia energia, i miei sentimenti. Era una valvola di sfogo, e mi serviva.

In ogni caso ero una novellina rispetto alle mie cugine che ne facevano parte da cinque anni e mio zio che ne faceva parte da quarantadue anni. Mia zia era nell'Associazione, ma non combatteva. A quanto pareva, lei non possedeva il dono, o qualunque cosa fosse che rendeva speciale me e i miei genitori. Era comunque importante per l'Associazione, c'erano diversi altri compiti oltre ai cacciatori.

In pochi secondi mi addormentai fino a quando mia zia non mi svegliò per la cena. Avrei dovuto puntare la sveglia, almeno sarei riuscita a fare qualche compito in più e invece la cartella era ancora chiusa sul pavimento della camera.

Andai in cucina trovando mio zio che leggeva il giornale.

- Ciao. - dissi sedendomi accanto a lui.

- Ciao. Tutto bene a scuola? -

- Il solito. - risposi stringendomi nelle spalle.

Arrivarono anche Monica e Serena, così mia zia portò in tavola i piatti e iniziammo a cenare.

- Ragazze. - disse lo zio all'improvviso serio - Le cose cambieranno. Credo che vi siate già accorte del comportamento dei demoni. -

Tutte e tre annuimmo. Impossibile non accorgersi di come erano cambiati, di come si stavano fortificando e che andavano stranamente in giro a gruppi di tre, o più. I demoni erano tipi solitari, proprio come i Knights, perciò c'era qualcosa che stava cambiando.

- State attente. - disse mia zia dopo essersi pulita la bocca. - Da domani non andrete più in giro da sole. -

- Ognuna di voi avrà un partner. Sono stati decisi con attenzione, valutando ognuno di voi. -

Sbuffai e non fui l'unica.

Non volevo nessuno fra i piedi. Avevo una mia tecnica, delle mie strategie e funzionavano benissimo. Nessuno di noi era fatto per lavorare in coppia, bisognava avere una grande affinità e io non conoscevo molti Knights. Oltre i miei zii e le mie cugine, conoscevo giusto altre cinque persone ed erano tutte adulte e molto diverse da me. Non potevo lavorare con nessuno di loro e nemmeno con uno sconosciuto.

- Secondo quali criteri? - chiese Monica decisamente contrariata.

- Non lo so di preciso, ma è stato deciso il partner migliore per ognuno di noi. Domani conoscerete con chi farete coppia, e non voglio discussioni. Anche io non me ne andrò in giro da solo. Voi due. - disse indicando le mie cugine - Incontrerete i vostri partner all'Associazione, mentre tu Ginevra, domani nel tardo pomeriggio a casa. -

Annuii, ma non dissi una parola.

Perché dovevo essere sempre quella diversa? Non avevo ancora visto l'Associazione e non ne capivo il motivo. Le mie cugine l'avevano vista dopo il loro primo giorno, mentre io dopo due anni ne ero tenuta ancora all'oscuro. Non sapevo nemmeno se esistesse un posto preciso in cui i Knights si incontrassero, o se solo i Consiglieri si vedessero per prendere le decisioni.

Finita la cena andai in camera a fare i compiti e verso le undici uscii di casa seguita da Monica e Serena, che presero subito direzioni differenti.

Quella sera dovevo andare in una delle città vicino, perciò presi l'auto e parcheggiai in una delle vie in periferia. Quei posti mettevano i brividi, era ovvio che le persone normali avessero paura di andare in giro alla sera. Sempre più spesso si sentiva parlare di aggressioni nelle periferie e noi Knights facevamo di tutto per proteggere gli umani. Aggressioni che i telegiornali non specificavano e che gli alti ranghi cercavano di tenere sotto controllo, una fuga di informazioni sarebbe stato un disastro. Tanta gente non avrebbe mai creduto, ma altri avrebbero rischiato la vita inutilmente pensando di fare gli eroi o per provare un po' di adrenalina.

Mi sistemai il maglione fermando un paletto nella manica di sinistra con un elastico, uno lo infilai nei capelli nel caso perdessi il primo. Nascosi un coltello nello stivale e agganciai alla cintura la mia arma segreta. La mia preferita e unica nel suo genere.

Era un oggetto ereditato da mia madre, una delle armi più antiche dei Knights che si tramandavano di madre in figlia. Era una specie di frusta, all'apparenza normale con l'impugnatura di pelle nera e delle decorazioni argentee. Quando la stringevo, con davanti un demoni, la Frusta si illuminava ed era di una potenza incredibile. Si caricava di elettricità ed era la fine per quei mostri. L'unica pecca era che quando la utilizzavo perdevo energia, infondo per caricarsi doveva prenderla da qualche parte.

Chiusi l'auto e mi avviai per le strade silenziose e buie.

Sentii in lontananza le campane di una chiesa rintoccare la mezzanotte. Alzai gli occhi verso il cielo trovando un manto scuro senza luna. Sembrava vuoto e silenzioso, quasi triste.

Tornai alla realtà cercando di concentrarmi per capire dove fossero quei demoni, ma la mia mente andava alle parole dei miei zii. Volevo continuare a lavorare da sola, me la cavavo e non avevo bisogno di alcun aiuto. Riuscivo a distruggere tutti i demoni che incontravo. Avrei anche voluto sapere perché dovevo incontrare il mio partner nel pomeriggio a casa.

I miei pensieri furono spazzati via dal brivido che sentii al collo. Demoni, finalmente.

Corsi verso destra e vidi quei mostri piegati su due ragazze. La mia serata iniziava bene.

Impugnai il paletto della manica e mi avvicinai lentamente. Quei Succhiasangue erano i più veloci di tutti, ma non i più forti. Erano solo in quattro, perciò avrei dovuto farcela senza troppi problemi.

Schiacciai un bicchiere di plastica e i quattro mostri si voltarono verso di me. Due di loro si erano già dati da fare, i loro canini sporchi di sangue brillavano nella notte e in quella scarsa luce del vicolo. I loro volti erano deformati e tutti e quattro avevano capelli unti e abiti sporchi. Erano messi male, di solito avevano molta più eleganza. Come avevano fatto le due ragazze a cascarci?

Poi vidi la verità. Era solo una ragazza e non le rimaneva molto tempo. L'altra donna era una Succhiasangue, era stato tutto un trucco.

L'effetto sorpresa era sfumato. Dovevo darmi da fare. La donna sembrava la più temibile, perciò prima dovevo sbarazzarmi in fretta degli altri quattro.

Mi lanciai contro di loro togliendo dai capelli anche l'altro paletto e con un giravolta ne uccisi due in una volta sola. I loro corpi scoppiarono e polvere puzzolente si sparse intorno a me. Gli altri due compagni mi saltarono addosso, ma uno era a portata di paletto perciò fu semplice disfarsene. L'altro fu quello che mi diede più problemi e riuscì a graffiarmi un braccio facendomi urlare.

Avevano delle unghie affilate, facevano un maledetto male.

Mi saltò addosso e dopo una serie di pungi e calci da parte di entrambi, riuscii a finirlo. Altra polvere puzzolente mi si depositò sul corpo e fra i capelli.

Guardai la donna, pronta per attaccarla, ma sembrava quasi spaventata. Mi era sembrata la più temibile, eppure se ne rimaneva ferma a fissarmi con la povera ragazza sanguinante ai suoi piedi. I suoi canini erano in bella vista, ma in quello sguardo non vedevo rabbia. Non stava nemmeno guardando me, ma la mia preziosa arma.

Tolsi la Frusta dalla cintura e l'appoggiai a terra.

La Succhiasangue seguì tutti i miei movimenti, ma continuava a guardare l'arma senza prestare alcuna attenzione a me. Un ghigno le si aprì sul volto mentre guardava la Frusta e iniziò a muoversi, ma per lei era troppo tardi. Mi avvicinai restando sempre allerta, ma la pugnalai senza problemi. Altra polvere puzzolente.

Mi accovacciai a controllare come stesse la ragazza. Aveva perso conoscenza e le ferite erano meno gravi di quello che pensassi per fortuna. C'era tanto sangue, ma non stava per morire.

Presi il cellulare - Ginevra, vicolo tre, ragazza con morsi. Ha bisogno di cure. -

- Guaritori Due in arrivo in pochi minuti. - rispose la voce di mia zia.

Quella sera eravamo tutti occupati, ero convinta che mia zia non avesse il turno quella notte. Ero stata felice di sentire la sua voce piuttosto di quella delle altre due donne. La sua mi sembrava più calda e rassicurante, anche se le frasi erano sempre le solite. Dovevano solo dirmi che squadra di Guaritori dovesse arrivare.

Chiusi la chiamata e raccolsi la Frusta rimettendola al suo posto. Mentre aspettavo i Guaritori mi fasciai il punto in cui quel Succhiasangue mi aveva graffiato. Una volta a casa avrei dovuto disinfettarlo e fasciarlo per bene, dovevo inventarmi una scusa per Claudia e Marina. Forse una maglietta a maniche lunghe avrebbe coperto il rigonfiamento della garza senza problemi.

Sospirai e mi avviai per altri vicoli appena sentii i Guaritori arrivare, ma ben presto sentii un brivido sul collo. Altri demoni.

Mi precipitai di corsa e rimasi sorpresa di trovare tre orchi. Quelli sarebbero stati semplici da disfarsene, non erano intelligenti e le loro armi erano misere. Mi era andata bene, non avevo incontrato quelli con mazze ferrate.

Camminavano per la strada trascinando il bastone e pestando il terreno con quei grossi piedi nudi. Non capivo come una persona non potesse sentirne il rumore. Anche se gli umani non li vedevano, non potevano non accorgersi del casino e dell'odore.

Quella sera mi sarei dovuta lavare per bene. Mi erano capitati i demoni più puzzolenti in assoluto.

Presi la Frusta sentendo una scarica percorrermi il braccio e la corda si animò di elettricità.

Quegli orchi grossi e maleodoranti si voltarono al rumore, ma per loro era oramai troppo tardi. Non fecero in tempo ad alzare il bastone che uno dopo l'altro finirono a terra per poi sciogliersi in una poltiglia rossiccia e sparire lentamente.

I demoni avevano uno strano modo di morire, ma almeno non dovevo occuparmi di ripulire il posto, era un vero sollievo. Avere i loro corpi fra i piedi sarebbe stato un problema, almeno non davano fastidio anche dopo la loro morte.

Misi al suo posto la Frusta e continuai la mia ronda. Non avevo fatto abbastanza movimento con quei Succhisangue.

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