Capitolo 19

Mi ribellai riuscendo a scagliarne vie due, ma anche gli altri si erano avvicinati a me.

Cercai Sara, ma nessuno la stava attaccando. La intravidi sopra di me che cercava di tagliare le testa ai Boa e allontanarmi da me. La continuavano a respingere, ma lei tornava all'attacco. Perché cercavano me? Cosa volevano?

Mi ribellai, tirai calci e pugni, ma non riuscivo ad avere abbastanza spazio per usare la Frusta. Un Boa iniziò a scivolare con la bocca lungo il braccio sinistro, mentre altri continuavano a tentare di tenermi a terra e portarmi via l'unica arma che mi era rimasta.

All'improvviso sentii un male incredibile al polso. Uno di loro mi aveva morsicato e per il dolore lasciai andare la Frusta. La cercai velocemente a tentoni, mentre sembrava che quei Boa mi lasciassero.

Mi alzai da terra rincorrendo quello con la mia Frusta, ma mi sentivo incredibilmente debole. Iniziavo ad avere caldo ed ero scossa dai brividi. La testa era pesante e muovere le gambe una dopo l'altra mi pareva uno sforzo enorme, ma non potevo permettere che mi portassero via la Frusta.

Sentivo la voce di Sara, ma era in lontananza.

All'improvviso i restanti Boa si fermarono e mi scaraventai contro quello che aveva la mia Frusta. Finimmo a terra e non so come riuscii a riprenderla. Appena la toccai, tornò ad essere piena di vita e di energia, ma io non lo ero. Non sapevo quanti passi in realtà avessi fatto, ma mi pareva di aver corso una maratona. Avevo la nausea, anzi, dovevo proprio vomitare.

Cercai di rialzarmi, ma caddi a terra picchiando le ginocchia, ma almeno avevo di nuovo la mia Frusta. Avevo l'eredità della mia famiglia e non l'avrei lasciata per nulla al mondo.

Quegli stupidi Boa l'avrebbero pagata, ma appena lo pensai, quello davanti a me scomparve bruciato e il viscidume cadde sopra di me. Al suo posto comparve Edgar che correva verso di me, ma un conato di vomito sopraggiunse e non riuscii a trattenerlo.

Mi sembrava di averla già vissuta quella scena, ma cominciavo ad essere confusa.

Iniziò a piovere e la puzza di morte fu sovrastata dall'odore dell'acqua e dal mio vomito. Rigettai due volte e poi fui scossa da un violento brivido. Non faceva così freddo prima.

- Ginevra! - esclamò una voce, ma era lontana.

La conoscevo, ma non poteva essere lì con me. Lavoravo con Sara, eppure mi sembrava di averlo visto. C'erano anche dei Boa, o forse mi sbagliavo? Sembrava troppo silenzioso per esserci dei demoni e poi non stavo combattendo. Ero a terra, ma non ne ricordavo il motivo. Tenevo in mano la mia amata arma, ma la sua luce era flebile.

Aprii gli occhi e incontrai quelli azzurri di Edgar. Allora non mi ero immaginata nulla. C'erano anche due ragazze sopra di me, ma riconoscevo solo Sara. L'altra chi era? Il volto di Edgar era preoccupato e non ne capivo il motivo, doveva anche spiegarmi cosa cavolo ci faceva lì.

- Cosa succede? - chiesi confusa.

- Dobbiamo tornare a casa. -

Un brivido di freddo mi percorse il corpo. Iniziavo anche a inzupparmi per tutta l'acqua che veniva giù. Le braccia forti di Edgar mi presero e non riuscii a ribellarmi. Volevo camminare da sola, ma sapevo che non ci sarei riuscita.

- Cosa fai qui? -

Sbuffò - Ti sto salvando la vita. -

Non mi piaceva il suo atteggiamento, preferivo camminare che farmi portare da lui. Era bello stare fra le sue braccia e anche dannatamente caldo, ma non potevo. Non lavoravamo insieme perché altrimenti sarei impazzita. Mi ero immaginata tutto?

- Sara esiste? -

- Esisto. - rispose un voce al mio fianco.

Voltai la testa e trovai lei insieme ad un'altra ragazza. La stessa che mi stava guardando poco prima. Quindi era tutto reale? Mi presi la testa fra le mani e cercai di concentrarmi e ricordarmi cos'era successo.

- Sei stata avvelenata. - aggiunse Sara apparentemente calma, ma sentii una nota di nervosismo nella voce.

- Di nuovo. - borbottò Edgar, poi attirò la mia attenzione e aprendo gli occhi trovai i suoi che mi guardavano. - Ginevra, devi combatterlo. -

La faceva facile. Ricordavo a malapena chi fossi.

Arrivammo in auto, ma Edgar non si mise al volante e continuò a tenermi stretta.

Avevo un mal di testa incredibile e la nausea non voleva andarsene. I miei arti erano così pesanti, non riuscivo a muoverli. Cosa mi stava succedendo?

- Come fai a guidare? - chiesi guardando Edgar negli occhi.

- Guida Sara, ti stiamo portando a casa. -

- Sara? - chiesi e poi mi ricordai e sbuffai - Di nuovo. -

Strinsi gli occhi cercando di controllare il dolore alla testa. Dovevo combatterlo, me lo aveva detto anche Edgar. Giusto?

- Hai freddo? -

Stavo bene, il suo corpo era così caldo e comodo. - Perché? -

- Stai tremando. -

- Sto bene. - mormorai stringendomi al suo petto caldo e invitante. - Posso dormire? -

Nonsentii la sua risposta e il buio inghiottì colori e suoni.

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